30 gennaio 2008 - Salim Lamrani* www.prensa-latina.it

 

Hugo Chavez e gli ostaggi colombiani

 

 

 

La perseveranza e l'ostinazione del presidente venezuelano Hugo Chavez per ottenere la liberazione degli ostaggi colombiani ha avuto successo. Il 10 gennaio 2008, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) hanno, in maniera unilaterale ed incondizionata, liberato Consuelo Gonzalez e Clara Rojas, dando segni della loro volontà di giungere ad un accordo umanitario col governo colombiano di Alvaro Uribe e di mettere contemporaneamente fine al calvario che soffrono ancora i 44 ostaggi che sono nelle mani della guerriglia – tra loro Ingrid Betancourt – ed i 500 prigionieri politici che si trovano nelle carceri governative (1). Nonostante, l'operazione umanitaria che  il presidente venezuelano – appoggiato al riguardo dalla senatrice colombiana Piedad Cordoba – ha attuato é stata abbastanza complicata. Dopo avere ottenuto, all'inizio, l'accordo con Alvaro Uribe per intavolare negoziazioni coi gruppi insorti, lo stesso Uribe, brutalmente, il 21 novembre 2007, mise fine alla mediazione internazionale  usando come pretesto un'intromissione di Chavez nei temi interni della Colombia, mentre le conversazioni erano su di una buona strada. In realtà, a Bogotà - così come a Washington - non piaceva l'eventualità di una liberazione negoziata degli ostaggi; preferivano scegliere una soluzione militare contro le FARC (2).  

Lontano dallo sconforto, Chavez ha dato prova di persistenza ed ottenne l'accordo delle FARC per la liberazione delle due donne. Ma il 31 dicembre 2007, mentre vari elicotteri della Croce Rossa si trovavano stazionati a Villavicencio, pronti per raccogliere gli ostaggi, Uribe colse l'occasione per lanciare alcune operazioni militari, con l'appoggio di truppe statunitensi, nella zona dove si supponeva che si effettuerebbe la consegna dei prigionieri. La guerriglia ha dovuto sospendere il suo progetto umanitario (3). Consuelo Gonzalez offrì la sua testimonianza su questo tema: “Praticamente sentivamo le bombe a pochi metri da dove stavamo, e ascoltavamo gli elicotteri e le loro mitragliatrici” (4). “Uribe ha fatto esplodere [...] l'operazione”, dichiarò da parte sua il presidente venezuelano (5).  

Dopo numerose pressioni internazionali provenienti dall'America Latina e dall’Europa, Uribe ha dovuto cedere e l'operazione è arrivata finalmente alla liberazione di Consuelo Gonzalez e Clara Rojas, il 10 gennaio 2008. Lo Stato maggiore delle FARC lanciò anche un appello: Siamo una forza belligerante nell'attesa di essere riconosciuta dai governi del mondo. Questo passo appianerebbe il tortuoso cammino del popolo colombiano alla ricerca della pace. La nostra lotta è legittima. La guerriglia ringraziò Hugo Chavez per il suo intervento: Il mondo non ha dubbi che il suo immenso cuore palpita sinceramente per la pace della Colombia e per la pace dei popoli (6).  

Gli ostaggi liberati espressero la loro gratitudine verso il leader venezuelano. “Molte grazie, presidente. Sta aiutandoci a tornare a vivere”, dichiarò Consuelo Gonzalez (7). La comunità internazionale si congratulò profondamente con l'iniziativa del presidente venezuelano e l'invitò a che prosegua con il suo sforzo di mediazione. La parlamentare colombiana Piedad Cordoba sottolineò l'appoggio massiccio che ricevettero da parte del continente latinoamericano e dall’Europa, per continuare a lavorare seguendo il cammino che ha tracciato il presidente Chavez per continuare con la liberazione dei sequestrati e, soprattutto, arrivare ad un processo di pace in Colombia (8).  

Perfino il presidente colombiano si mostrò grato a Chavez per il suo sforzo ed efficacia nella liberazione dei suoi compatrioti rapiti. Approfittò anche dell'opportunità per ringraziare la Cordoba, la Croce Rossa ed al governo de L'Avana per il suo ruolo (9). Il presidente francese Nicolas Sarkozy, da parte sua, celebrò l'azione diplomatica, immaginativa e tenace del leader bolivariano, in un e-mail dell’11 gennaio 2008. “A nome mio e di quello di tutti i miei compatrioti che sono stati sensibilizzati dalla situazione che vivono gli ostaggi, riceva i nostri complimenti e l'attestazione del nostro riconoscimento”, scrisse, invitando Chavez a che prosegua nei suoi sforzi (10).  

Il presidente Sarkozy incoraggiò anche il suo omologo colombiano perché privilegiasse le conversazioni con Caracas. Questa liberazione dimostra che il dialogo tra Colombia e Venezuela può servire per nobili cause (11). I parenti degli ostaggi ancora sequestrati sono andati in Venezuela per incitare Chavez a proseguire la sua mediazione (12) e gli consegnarono un mandato umanitario affinché li rappresentasse nelle eventuali negoziazioni di liberazione (13). Il congressista democratico degli Stati Uniti William Delahunt esortò il leader bolivariano a che raddoppiasse gli sforzi in questo senso, cosciente che ha la chiave di una soluzione umanitaria (14).  

Per ciò, Hugo Chavez ha chiesto al presidente Uribe che riconosca le FARC e l'ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) come forze belligeranti e non come organizzazioni terroriste, unica maniera di risolvere il tragico conflitto colombiano che dura da mezzo secolo, ed ottenere finalmente una pace duratura. Nonostante tutto quello che accaduto alla fine dell’anno 2007, noi siamo disposti a continuare a cercare formule per ottenere la pace in Colombia ed in questo sforzo dobbiamo continuare a lavorare nei distinti livelli: col governo della Colombia, con le FARC [e] con l'ELN. È imprescindibile, dichiarò (15).  

Il presidente venezuelano giudicò che questa tappa era necessaria: Chi può pensare alla possibilità di un accordo umanitario, di pace, se non c'è contatto tra le parti che si affrontano? Chavez denunciò anche le pressioni esercitate da Washington, poco favorevole ad una risoluzione pacifica del conflitto, contro Uribe (16). Il primo interessato sul fatto che non finisca la guerra in Colombia si chiama: il governo degli Stati Uniti, perché è la scusa perfetta per mantenere ed incrementare la sua presenza in Colombia, concluse (17).  

Il presidente bolivariano si pronunciò anche contro i sequestri di persone e contro la lotta armata, affermando che discuterebbe di ciò col leader delle FARC Manuel Marulanda. Io non sono d’accordo col sequestro, mi sembra orribile, mi sembra contrario alla natura umana [...]. E non sono neanche d’accordo con la via armata, enfatizzò. Se Uribe riconosce alle FARC lo status di belligeranza [...], le FARC entrerebbero immediatamente nei protocolli di Ginevra [...] e non potrebbero utilizzare il sequestro (18).  

L'amministrazione Bush che preferisce l'opzione militare, si pronunciò immediatamente contro la proposta di Caracas. Non accettiamo questo suggerimento, affermò il portavoce del Dipartimento di Stato Sean McCormack, perché le FARC si guadagnarono il loro posto nella lista dei gruppi terroristi (19).  

Da parte sua, il congressista Delahunt espresse la sua preoccupazione rispetto al finanziamento che le multinazionali statunitensi concedono ai paramilitari colombiani, vincolati al governo di Uribe, e che si trovano tuttavia nella lista dei gruppi terroristici del Dipartimento di Stato. Ho intenzione di realizzare una serie di colloqui per corroborare questa informazione, dato che è una violazione delle leggi statunitensi che ci siano in ogni modo imprese che finanzino, un gruppo terrorista. William Delahunt si riunì con cinque ex comandanti delle AUC (Autodifese Unite della Colombia): Salvatore Mancuso, Jorge 40, H.H., Don Berna e Macaco. Dopo avere intervistato i cinque personaggi, mi resi conto che il tema è molto più grave e richiede che il Congresso statunitense faccia uno studio dettagliato dell'investigazione, segnalò (20).  

Per il momento, il governo di Alvaro Uribe sembra preferire la forza per la risoluzione del conflitto, approfittando dell'arsenale materiale ed umano che Washington mette a sua disposizione, invece di cercare un accordo di pace. Durante la sua visita a Parigi il 21 gennaio 2008, il presidente colombiano riaffermò la sua volontà di schiacciare i terroristi (21). Ma si tratta, naturalmente, di una politica poco costruttiva che è condannata al fallimento. La soluzione non può essere in nessun caso di tipo militare. Le FARC e l'ELN dispongono di circa 20.000 uomini e controllano una parte sostanziale del territorio nazionale. Gli Stati Uniti hanno consumato centinaia di milioni di dollari per cercare di annichilire la guerriglia colombiana, senza successo. Invece, Hugo Chavez è l'unico che ha ottenuto la liberazione degli ostaggi e ha suscitato una speranza di pace. Bogotà darebbe una prova di sagacità capendo che la soluzione alla tragedia colombiana non si trova nella Casa Bianca, bensì dalla parte del Palazzo di Miraflores.


 



Note:

(1) Maurice Lemoine, «Libération en Colombie», Le Monde Diplomatique, 13 de enero de 2008.

(2) Associated Press, «Key Dates in Colombia’s Hostage Drama», 4 de enero de 2008.

(3) G. Guillen, «Se frustra la liberación de los rehenes de las FARC», El Nuevo Herald, 1 de enero de 2008.

(4) The Associated Press/El Nuevo Herald, «Rehén liberada revela crueldad en cárceles de las FARC», 11 de enero de 2008.

(5) G. Guillen, «Se frustra la liberación de los rehenes de las FARC», op. cit.

(6) Agencia Bolivariana de Noticias, «Comunicado de las FARC sobre la liberación: Es el primer paso para pensar en la posibilidad de la paz», 10 de enero de 2008.

(7) Agencia Bolivariana de Noticias, «FARC entregó junto a las liberadas pruebas de vida de 16 retenidos más», 10 de enero de 2008.

(8) Agencia Bolivariana de Noticias, «Córdoba destacó apoyo de Latinoamérica y Europa a gestión humanitaria de Chávez», 15 de enero de 2008.

(9) Agencia Bolivariana de Noticias, «Uribe agradeció esfuerzo y eficacia del presidente Chávez en liberación de rehenes», 10 de enero de 2008.

(10) Ministerio del Poder Popular para Relaciones Exteriores, «Presidente Sarkozy felicitó a su homologo venezolano por gestión realizada para lograr liberación de Clara Rojas y Consuelo González», Gobierno Bolivariano de Venezuela, 14 de enero de 2008.

(11) Agencia Bolivariana de Noticias, «Sarkozy dijo a Uribe que deben prevalecer diálogos con Venezuela», 15 de enero de 2008.

(12) Agencia Bolivariana de Noticias, «Familiares de retenidos solicitan a Chávez que mantenga mediación humanitaria», 18 de enero de 2008.

(13) Agencia Bolivariana de Noticias, «Familiares de rehenes colombianos entregarán a Chávez mandato humanitario de intervención», 18 de enero de 2008.

(14) Agencia Bolivariana de Noticias, «Congresista Delahunt instó al presidente Chávez a continuar en canje humanitario», 18 de enero de 2008.

(15) Agencia Bolivariana de Noticias, «Chávez solicitó al Gobierno colombiano reconocer a las Farc y ELN como fuerzas insurgentes», 11 de enero de 2008.

(16) Ibid.

(17) The Associated Press / El Nuevo Herald, «Chávez dice que no está de acuerdo con secuestros», 13 de enero de 2008.

(18) Ibid.

(19) The Associated Press / El Nuevo Herald, «EEUU rechaza pedido de Chávez de legalizar a las FARC», 14 de enero de 2008.

 

(20) Agencia Bolivariana de Noticias, «Delahunt expresa preocupación por financiamiento estadounidense a paramilitares», 18 de enero de 2008.

(21) Agence France-Presse, «Uribe à Paris: la priorité, libérer les otages et ‘écraser les terroristes’», 21 janvier 2008.

 

*Salim Lamrani è professore, scrittore e giornalista francese, specialista delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Ha pubblicato i libri: Washington contre Cuba (Pantin: Le Temps des Cerises, 2005), Cuba face à l’Empire (Genève: Timeli, 2006) e Fidel Castro, Cuba et les Etats-Unis (Pantin: Le Temps des Cerises, 2006).



Ha appena pubblicato Double Morale. Cuba, l’Union européenne et les droits de l’homme (Paris: Editions Estrella, 2008).

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tradotto da Ida Garberi