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IL PENSIERO EDUCATIVO DI FIDEL E RAÚL
• Il vicepresidente del Consiglio dei Ministri, José Ramón Fernández, ha conversato sul tema con i partecipanti alla VIII Riunione Plenaria del Comitato Nazionale dell’UJC, realizzata recentemente
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24 dicembre '08 - M.Barrio www.granma.cu
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L’intervento speciale di José Ramón Fernández, vicepresidente del Consiglio dei Ministri nella giornata finale della VIII Riunione Plenaria del Comitato Nazionale dell’Unione dei Giovani Comunisti, può essere definito come un inventario di tutta la politica educativa del paese e dell’attuale vigenza, per il settore, delle idee di Fidel e Raúl.
Nella riunione, dedicata all’attenzione dell’UJC e alle organizzazioni studentesche, il dirigente ha cominciato ricordando le parole pronunciate da Fidel, il 17 novembre del 2005, nell’Aula Magna dell’Università dell’Avana: "Vi ho fatto una domanda, compagni studenti, che non ho dimenticato e vorrei che anche voi non la dimentichiate mai, anche se è una domanda che pongo, considerando esperienze storiche conosciute, e domando a tutti voi, senza eccezione, di rifletterci sopra. Può essere o no irreversibile un processo rivoluzionario?"
"Quali saranno le idee o il grado di coscienza che renderebbero impossibile la reversibilità di un processo rivoluzionario? Quando i primi combattenti, i veterani, scompariranno e faranno posto a nuove generazioni di leader, cosa fare e come farlo? Alla fine anche noi siamo stati testimoni di molti errori e non ce ne siamo accorti".
«Sono cose su cui si deve meditare. Uno studiar la storia, quello che succede nel mondo, medita su ciò che è successo oggi e su quanto succederà domani, dove conducono gli avvenimenti dei vari paesi, dove andrà il nostro, che ruolo avrà Cuba in questo processo e come lo svolgerà".
"Il nostro paese può auto distruggersi; questa Rivoluzione può distruggersi, quelli che non la possono distruggere adesso sono gli altri, ma potremmo farlo noi, sì, noi potremmo distruggerla e sarebbe colpa nostra".
Poi, Fernández ha citato le parole del Generale d’Esercito Raúl Castro nella VI Riunione Generale del Comitato Centrale del Partito, il 28 aprile scorso, quando ha affermato che l’educazione: "È un campo d’importanza strategica per il presente e per il futuro della Rivoluzione".
Il 24 febbraio, nella Sessione Costitutiva del Parlamento Raúl ha detto: "Mentre maggiori sono le difficoltà, più esigenza, disciplina e unità si richiede".
Fernández ha spiegato che avrebbe riferito gli aspetti in cui il lavoro dell’UJC è essenziale ed ha ricordato che il 7 luglio del 1981, in Ciudad Libertad, dove si realizzava la cerimonia di laurea di 11.000 maestri del Distaccamento Pedagogico Manuel Ascunce Domenech, Fidel aveva enunciato: "In primo luogo dobbiamo aver presente che nella scuola è il maestro, è il professore, che rende concreti i lineamenti tracciati dal Partito, nella misura in cui sa adempiere i piani di studio, i programmi, le indicazioni metodologiche ed i documenti normativi".
"L’educatore dev’essere inoltre un attivista della politica rivoluzionaria del nostro Partito, un difensore della nostra ideologia, della nostra morale, delle nostre convinzioni politiche. Deve essere, pertanto, un esempio di rivoluzionario, cominciando dal requisito d’essere un buon professore, un lavoratore disciplinato, un professore con spirito di miglioramento, un lottatore instancabile contro quanto viene fatto male ed un alfiere dell’esigenza".
"L’educatore non deve sentirsi mai soddisfatto delle sue conoscenze. Deve essere un autodidatta che perfeziona permanentemente il suo metodo di studio, d’indagine, di ricerca. Deve essere un entusiasta e un dedito lavoratore della cultura. L’auto-preparazione è la base della cultura del professore".
"Si deve dedicare molto tempo alla lettura, allo studio e si devono anche sacrificare le ore di riposo, se è necessario".
"…L’inquietudine intellettuale di un professore è una caratteristica inerente alla sua professione".
"Nella misura in cui un educatore è meglio preparato, nella misura in cui dimostra il suo sapere, il suo dominio della materia, la solidità della sua preparazione, così sarà rispettato dai suoi alunni e risveglierà, in loro, l’interesse per lo studio, per l’approfondimento delle nozioni. Un maestro che tiene buone lezioni, promuoverà sempre l’interesse per lo studio nei suoi alunni".
"Questo rispetto di cui parla Fidel – ha aggiunto il vicepresidente del Consiglio dei Ministri – non si concede per decreto, si guadagna con l’esempio, con la predica, ma soprattutto con l’esempio" ed ha citato nuovamente Fidel, che aveva spiegato: "Dobbiamo educare in tutti i luoghi in cui ci troviamo. Questo metodo d’educazione permanente deve essere l’esempio. Nella scuola, nel luogo di residenza, nelle attività sociali, il maestro deve essere un cittadino esemplare, che tutti rispettano ed ammirano".
In tal senso, Fernández ha ricordato che in una recente tele conferenza sono stati evidenziati tre aspetti: il riconoscimento al maestro, naturalmente dato al suo lavoro, alla sua condotta, al suo esempio; il necessario miglioramento permanente del docente ed il Consiglio della Scuola, come legame con la famiglia e con la società.
Poi ha citato altri frammenti di quello storico discorso pronunciato da Fidel nel 1981: "La formula fondamentale d’organizzazione del processo educativo è la lezione, che costituisce l’attività principale in cui si materializza l’adempimento degli obiettivi, dei piani e dei programmi di studio. La prima responsabilità di ogni maestro è impartire lezioni d’alta qualità".
"Io aggiungo qui adesso e sottolineo – ha detto Fernández – l’eccezionale aiuto che rappresentano i Computer ed i televisori, le lezioni registrate o le lezioni proprie di ogni materia, che sono un aiuto, un aiuto d’incalcolabile valore al loro lavoro ed alla qualità dello stesso".
Fernández ha ricordato il discorso di Fidel all’inizio dell’anno scolastico del 1980, quando nell’affrontare la selezione delle specialità da parte degli studenti disse: "Sono ancora scarse – e questa è la nostra sfortuna – le richieste d’iscrizione nelle facoltà di Fisica, Chimica e Matematica".
"Dobbiamo lavorare per risvegliare l’interesse nelle scienze, in particolare nella Matematica, la Fisica e la Chimica. Senza dubbio, la miglior motivazione per lo studio di queste discipline, sarà lo sviluppo di buone lezioni da parte dei professori, che stimolino gli interessi conoscitivi degli studenti".
Fernández, che è anche membro del Comitato Centrale ha aggiunto che: "Se il professore non è innamorato della sua professione, se non è un innamorato della materia, potrà fare poco con le parole per influire e far sì che i suoi alunni lo imitino, lo seguano e studino la sua stessa professione o specialità a cui si riferisce".
Il vicepresidente del Consiglio dei Ministri, ha fatto riferimento al 11 luglio del 2008, quando nella sessione ordinaria della VII Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular, il Generale d’Esercito Raùl Castro ha detto: " Dovremo portare i maestri dalle province interne e soprattutto dall’Oriente verso la capitale, che è quella che ha più abitanti".
"Oggi ci mancano maestri e professori. Per diverse cause, a migliaia non sono più nelle aule, alcuni perché pensionati ed altri perché hanno assunto nuove responsabilità in altri settori, giacché sono risultati quadri idonei per molteplici compiti e li richiedono in ogni settore".
"Quest’ultimo apprezzamento deve riempirci d’orgoglio – ha commentato Fernández – ma allo stesso tempo siamo obbligati a garantire che la fonte di chi forma sia nutrita adeguatamente, da alunni con disposizione, non portati per decreto, convincendoli, persuadendoli, spiegandolo a loro e alle loro famiglie".
José Ramón Fernández ha ricordato altre parole di Fidel, del 13 luglio 1976: "Anche voi credete che l’educazione è l’arma più potente che ha l’uomo per creare un’etica, per creare una coscienza, per creare un senso del dovere, un senso dell’organizzazione, della disciplina, della responsabilità".
A questo proposito Fernández ha aggiunto: "Non possiamo non cercare di fare una selezione dei nostri migliori giovani, dei nostri studenti, della parte migliore del nostro popolo, perché s’incarichi di formare, d’educare questa prossima generazione…".
"Voi che lavorate direttamente con i bambini e con i giovani, in congiunto con la scuola, siete incaricati non solo di conseguire una massa, ma anche di dare qualità a questa massa. Dovete, attraverso il vostro lavoro e con la qualità dello stesso, essere un esempio e dei veri formatori".
"A questo, cari compagni di questa VIII Riunione Generale, siamo convocati tutti, specialmente la Gioventù, che ci ha invitato e dato la possibilità di dirigerci a voi, che siete gli attori principali in questo settore del lavoro del nostro paese".
"Il sistema d’Educazione da solo, senza
avere la materia prima per formare professori di qualità, non lo potrebbe
realizzare. Resta adesso per tutti noi, in modo organizzato, il lavoro da
svolgere e non solo da parte vostra, ma di tutti noi. Dobbiamo rovesciare
questa situazione per una completa preparazione della formazione e del
prestigio del maestro, che lui si deve guadagnare, è chiaro, ma che noi
possiamo aiutare in questo; in secondo luogo dobbiamo sviluppare la
partecipazione sistematica di tutte le istituzioni e particolarmente della
famiglia".
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