Il continuo rifiuto del regime nord americano di eliminare
Protestano
a Miami contro le restrizioni imposte a Cuba
AIN -
I cubani residenti negli Stati Uniti, convocati dall’Alianza Martiana,
hanno protestato per le strade di Miami, sabato 20, contro le restrizioni
imposte a Cuba dal governo di George W. Bush.
Andrés Gómez,
coordinatore nazionale della Brigata Antonio Maceo della Alianza Martiana,
ha informato la AIN che dalle prime ore della mattina gli attivisti si
sono riuniti vicino al Municipio di Hialeah, per poi percorrere con una
carovana di automobili, le strade principali della città.
Il diritto di viaggiare
a Cuba assieme alle altre misure stabilite dalla amministrazione Bush, che
limitano le relazioni tra le famiglie residenti ai due lati dello stretto
della Florida, sono state oggetto di censura a livello mondiale e
soprattutto dopo il passaggio degli uragani Gustav ed Ike.
Cuba continua a
ratificare la necessità dell’eliminazione del blocco nordamericano
economico, commerciale e finanziario, fatto vitale per il recupero
dell’Isola danneggiata molto gravemente dai recenti cicloni. |
definitivamente
il blocco imposto a Cuba da quasi cinque decenni ha generato un potente
anticiclone internazionale contro questa aggressiva politica di Washington, in
un momento in cui l'isola caraibica sta vivendo una complessa situazione dopo
essere stata colpita dai distruttivi uragani
Gustav e Ike.
Anche se l'attuale amministrazione della Casa Bianca, negli ultimi giorni, ha
sollevato un polverone per cercare di nascondere la sua rancida condotta
anticubana, migliaia di voci, in tutto il
mondo, si sono nuovamente alzate e con maggiore forza contro la guerra
economica, finanziaria e commerciale che gli Stati Uniti fanno a Cuba.
Washington
pianificava coprire il suo fallimentare assedio a Cuba proclamando a tutto il
mondo che era pronto ad offrire aiuto, con ridicole cifre in denaro, oltre
a mentire su presunte licenze consegnate ad imprese statunitensi per
vendere prodotti agricoli a l'Avana.
Per fare ciò il governo del presidente George W.Bush ha lanciato una
crociata mediatica, utilizzando i suoi potenti mezzi di propaganda, per cercare
di dimostrare che le autorità cubane avevano respinto l'ipocrito e decantato
aiuto.
Allo stesso tempo, Washington è rimasta silenziosa, atteggiamento che
attualmente mantiene, di fronte alla
risposta di Cuba che almeno sospendesse temporaneamente, per sei mesi, il
blocco e permettesse acquistare i prodotti necessari per affrontare i gravi
danni causati dai cicloni Gustav e Ike.
La campagna di propaganda statunitense, smantellata dal governo cubano, aveva il
proposito di cercare di sviare l'attenzione su insistenti richieste della
comunità internazionale di porre fine a questa guerra economica.
Questa guerra mediatica è iniziato esattamente un mese prima che nell' Assemblea
Generale delle Nazioni Unite (ONU) sia nuovamente messa ai voti una proposta di
risoluzione contro il blocco.
Il prossimo 29 ottobre l'Assemblea Generale dibatterà per la diciassettesima
volta questo progetto, che l'anno scorso ha ottenuto il
voto favorevole di 184 delle
192 nazioni membri delle Nazioni Unite.
Gli Stati Uniti sono consapevoli del fatto che la loro condotta aggressiva sarà,
ancora una volta, condannata in maniera schiacciante. Per questo motivo Bush ha
tentato di utilizzare come alleati Gustav e Ike per ingannare, come é solito
fare abitualmente, la comunità internazionale.
Nel frattempo, a Cuba siamo impegnati nel recupero e decisi a sconfiggere, con
il crescente sostegno della nazioni del mondo, il blocco, il più lungo e
terribile uragano sofferto in tutta la storia della nazione cubana.