27 ottobre '08 -  www.granma.cu 

 

RISOLUZIONE 62/3 DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

 

Necessità di porre fine al Blocco
 

Economico, commerciale e finanziario imposto

dagli Stati Uniti d'America contro Cuba 

 

 

 

Alla vigilia del 50° anniversario, quando il popolo cubano, dopo una tenace e lunga lotta per conquistare la sua vera indipendenza, riuscì a spodestare la sanguinaria dittatura che, con il sostegno del governo degli Stati Uniti d'America, lo stava opprimendo, e dell'inizio del più profondo processo di trasformazioni politiche, economiche e sociali nella storia del paese, il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti continua ad essere il più chiaro esempio di una politica crudele ed inumana, carente di ogni legittimità e legalità, il cui obiettivo è stato la distruzione della Rivoluzione cubana con qualsiasi mezzo possibile, perfino affamando e stimolando la disperazione della popolazione cubana.

 

Per i suoi obiettivi ufficialmente dichiarati e coperti, per la sua portata e per i mezzi e le attività per ottenerli, il blocco degli Stati Uniti contro Cuba si riconosce come un atto di genocidio, in base a ciò che sancisce dal 1948 la Convenzione di Ginevra per la Prevenzione e la Sanzione del Delitto di Genocidio, ed un atto di guerra economica, come stabilito dalla Conferenza Navale di Londra del 1909.

 

Detta politica, come confermano le 16 risoluzioni consecutive dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, viola i propositi ed principi della Carta di questa Organizzazione, i principi del diritto internazionale che regolano i rapporti tra Stati sovrani, ed i principi sulla libertà di commercio e navigazione internazionali sanciti da diverse istituzioni internazionali.

 

La recrudescenza della natura extraterritoriale di questa politica, in particolare durante l'amministrazione del presidente George W. Bush, è -in forma significativamente crescente -lesiva della sovranità di Stati terzi e dei legittimi interessi d’entità e persone sotto la loro giurisdizione.

 

Dall'adozione da parte dell'Assemblea Generale della risoluzione 62/3 del 30 ottobre 2007 fino ad oggi, sono state mantenute e rafforzate le principali direttive del blocco contro Cuba, con l’aumento delle sanzioni economiche e della persecuzione dell'attività imprenditoriale e delle transazioni finanziarie internazionali, comprese le operazioni destinate al pagamento delle quote cubane nei confronti degli organismi internazionali delle Nazioni Unite, con l'usurpazione di marche commerciali cubane e con l’aumento delle pressioni e delle rappresaglie contro coloro che commerciano con Cuba o intrattengono scambi culturali ed artistici. Il governo degli Stati Uniti è passato ad una fase più aperta e pericolosa nell’organizzazione e nell’esecuzione d’operazioni sovversive, utilizzando via ufficiali e non ufficiali, come previsto dal Piano del presidente Bush per la ricolonizzazione di Cuba e dal suo successivo aggiornamento del 10 Luglio 2006.

 

Lo stesso discorso pronunciato dal presidente degli Stati Uniti il 24 ottobre 2007, pochi giorni prima che l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottasse la sua risoluzione più recente, chiedendo al governo di quel paese di togliere il blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, fu chiaramente indicativo del corso e degli accenti che avrebbe avuto la politica americana nei confronti di Cuba nell'ultimo periodo dell'amministrazione Bush, con chiaro disprezzo della volontà della comunità internazionale.

 

Oltre a tracciare un quadro ridicolamente inverosimile della realtà cubana, con il proposito di demonizzare l'immagine del paese e cercare un pretesto per proseguire una politica sempre più criticata, il presidente statunitense ha confermato che "la parola chiave per i nostri futuri rapporti con Cuba non è stabilità. La parola chiave è libertà.”

 

Ha reso palese la decisione di ricorrere addirittura alla forza, se ciò fosse necessario per minare la volontà di resistenza del popolo cubano e ricolonizzare il paese, oppure, ed è lo stesso, per produrre un "cambiamento di regime" conforme alla dottrina aggressiva ed egemonica degli attuali inquilini della Casa Bianca.

 

Nella sua pazzesca condotta interventista e con un chiaro segnale di frustrazione per ciò che considera uno scarso sostegno internazionale al suo illegale impegno, il signor George W. Bush ha nuovamente chiamato a raccolta i complici della sua ostile ed aggressiva politica nei confronti del popolo cubano.

 

La recrudescenza della campagna politica e mediatica dell'attuale amministrazione americana contro Cuba, che supera tutte le precedenti, è stata confermata nell'intervento anticubano pronunciato dal presidente Bush alla Casa Bianca lo scorso 21 maggio.

 

Nel contesto di questa strategia bisogna sottolineare la nuova visita realizzata in varie capitali europee dalla Sottosegretaria di Stato, Kirsten Madison e dal proconsole della "virtuale" ricolonizzazione di Cuba, Caleb McCarry, dal 7 al 16 aprile scorsi.

 

I citati personaggi della politica anticubana di Washington, hanno concentrato i loro sforzi nell’ostacolare la sospensione delle sanzioni ingiustamente imposte dall'Unione Europea nel 2003, scoraggiare le visite di alti dirigenti europei a Cuba ed imporre la politica anticubana degli Stati Uniti nel dialogo con l'Unione.

 

Per distruggere l'ordine costituzionale stabilito e sancito dal popolo cubano, obiettivo fondamentale della politica del blocco economico, commerciale e finanziario, il governo degli Stati Uniti ha impiegato tutti i mezzi a sua disposizione per reclutare, organizzare e finanziare persone nate a Cuba, che agiscono al soldo dell’ostile ed aggressiva politica degli Stati Uniti contro la nazione cubana.

 

Cuba ha presentato evidenze e prove contundenti di questi fatti, che l'Amministrazione statunitense non ha potuto confutare.

 

L'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale degli Stati Uniti (USAID), è stata uno degli strumenti utilizzati per convogliare il denaro usato per pagare i mercenari degli Stati Uniti assoldati a Cuba, coinvolgendo direttamente in dette operazioni la Sezione d’Interessi degli Stati Uniti all'Avana.