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IL CANDIDATO REPUBBLICANO
(Prima Parte)
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Queste riflessioni si spiegano da sole. Nell’ormai famoso supermartedì, un giorno della settimana in cui numerosi Stati dell’Unione hanno scelto, tra un gruppo di aspiranti, il loro candidato preferito alla Presidenza degli Stati Uniti, uno dei possibili candidati a sostituire George W. Bush poteva essere John McCain. Per la sua immagine preconfezionata d’eroe, la sua alleanza con forti concorrenti, come l’ex governatore di New York, Rudy Giuliani, altri aspiranti gli avevano già piacevolmente concesso il loro sostegno. L’intensa propaganda di fattori sociali, economici e politici, di gran peso nel suo paese, ed il suo modo di fare lo trasformavano nel candidato con maggiori possibilità. Solamente l’estrema destra repubblicana, rappresentata da Mitt Romney e Mike Huckabee, in disaccordo con alcune decisioni irrilevanti di McCain, il 5 di febbraio gli opponeva ancora una certa resistenza. Dopodichè anche Romney ha lasciato a favore di McCain. Mentre Huckabee si mantiene in corsa. Viceversa nel Partito Democratico, la lotta per il candidato è molto accanita. Sebbene, come di consueto, la parte attiva della popolazione con diritto al voto è solitamente minoritaria, già si sentono ogni sorta d’opinioni e congetture sulle conseguenze che avrà per il paese ed il mondo globalizzato il risultato finale della battaglia elettorale, se l’umanità sfuggirà alle avventure belliche di Bush. Non spetta a me parlare della storia di un candidato alla Presidenza degli Stati Uniti. Non è mai successo. Forse non l’avrei mai fatto. Perché questa volta? McCain ha affermato che in Vietnam alcuni suoi compagni furono torturati da agenti cubani. I suoi sostenitori ed esperti pubblicitari rimarcano abitualmente che lo stesso McCain subì tali torture da parte dei cubani. Spero che i cittadini degli Stati Uniti comprendano che sono obbligato ad un’analisi dettagliata di questo candidato repubblicano e a rispondergli. Lo farò partendo da considerazioni etiche. Nel suo fascicolo, McCain risulta prigioniero di guerra in Vietnam dal 26 ottobre 1967. Come lui stesso racconta, aveva allora 31 anni e stava realizzando la missione numero 23. Il suo aereo, un A4 Skyhawk, fu intercettato nei cieli d’Hanoi da un missile antiaereo. A causa dell’impatto, perse il controllo e si catapultò, precipitando nel lago Truc Bach, nel centro della città, fratturandosi entrambe le braccia ed un ginocchio. Una folla di patrioti, vedendo cadere un aggressore, lo ricevette ostile. Lo stesso McCain esprime il suo sollievo nel vedere sopraggiungere in quel momento un plotone dell’esercito. Il bombardamento del Vietnam, iniziato nel 1965, rappresentava un fatto commovente per l’opinione pubblica internazionale, molto sensibile agli attacchi aerei della superpotenza contro un piccolo paese del Terzo Mondo, trasformato in una colonia francese a migliaia di chilometri dalla distante Europa. Il popolo vietnamita aveva lottato contro gli occupanti giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale, ed al termine, la Francia ne aveva ripreso il controllo. Ho Chi Minh, il leader modesto ed amato da tutti, e Nguyen Giap, il suo capo militare, erano personaggi ammirati in campo internazionale. La famosa Legione Straniera era stata sconfitta. Per cercare d’evitarlo, le potenze attaccanti furono sul punto d’usare a Diên Biên Phu l’arma nucleare. Di fronte all’opinione pubblica nordamericana, i nobili annamiti, come affettuosamente li chiamò José Martí, con una cultura e dei valori millenari, dovevano essere presentati come un popolo barbaro ed indegno d’esistere. In materia di suspense e pubblicità commerciale, nessuno batte gli specialisti degli Stati Uniti. Tale specialità fu utilizzata senza alcun limite per esaltare il caso dei prigionieri di guerra ed in particolare quello di McCain. Seguendo quest’onda, McCain ha successivamente affermato che il fatto che suo padre fosse Ammiraglio e Comandante in Capo delle forze statunitensi nel Pacifico, permise che la resistenza vietnamita gli offrisse una liberazione anticipata se avesse riconosciuto di aver commesso dei crimini di guerra, cosa che aveva rifiutato aggiungendo che il Codice Militare stabilisce la liberazione dei prigionieri secondo l’ordine di cattura, e ciò significò cinque anni di prigione, botte e torture in un area penale chiamata dagli americani “Hanoi Hilton”. La ritirata finale dal Vietnam fu disastrosa. Un esercito di mezzo milione di uomini, addestrati ed armati fino ai denti, non poté resistere all’urto dei patrioti vietnamiti. Saigon, la capitale coloniale, l’attuale Ho Chi Minh, fu abbandonata in maniera vergognosa dagli occupanti e dai loro complici, alcuni attaccati agli elicotteri. Gli Stati Uniti persero oltre 50 mila valorosi figli, senza contare i mutilati. In quella guerra, di per se sempre sgradevole, spesero 500 miliardi di dollari esentasse. Nixon rinunciò unilateralmente agli impegni di Bretton Woods e creò le basi dell’attuale crisi finanziaria. Tutto ciò che hanno ottenuto è stato un candidato per il Partito Repubblicano, 41 anni dopo. McCain, uno dei numerosi piloti nordamericani abbattuti e feriti nelle guerre, dichiarate o meno, del suo paese, fu decorato con la Stella d’Argento, la Legione al Merito, la Croce dell’Aviazione per meriti di servizio, la Stella di Bronzo ed il Purple Heart. Un film per la televisione basata sulla sua esperienza come prigioniero di guerra è stata trasmessa durante il Memorial Day del 2005 ed è diventato famoso per i suoi video ed i suoi discorsi sul tema. Le peggiore dichiarazione fatta sul nostro paese è stata quella che i cubani avevano sistematicamente torturato i prigionieri nordamericani durante gli interrogatori. Di fronte alle allucinanti parole di McCain, mi sono interessato alla questione. Ho voluto sapere da dove provenisse una così strana leggenda. Ho chiesto di cercare i precedenti dell’imputazione. Mi hanno informato che esisteva un libro molto pubblicizzato, su cui si basa il film, scritto da McCain e dal suo consulente amministrativo al Senato, Mark Salter, che continua con lui a lavorare e scrivere. Ho chiesto che fosse tradotto testualmente. È stato realizzato in tempi brevi, come in altre occasioni, da personale qualificato. Titolo del libro: Faith of My Fathers, 349 pagine, pubblicato nel 1999. La sua accusa contro i rivoluzionari internazionalisti cubani, utilizzando il soprannome Fidel per identificare uno di loro capace di “torturare un prigioniero fino alla morte”, è priva della benché minima etica. Mi permetto di ricordarle, signor McCain: i comandamenti della religione che Lei pratica proibiscono la menzogna. Gli anni di prigionia e le ferite ricevute come conseguenza dei suoi attacchi su Hanoi non la esimono dal dovere morale della verità. Esistono fatti che dobbiamo farle conoscere. A Cuba è stata realizzata una ribellione contro un despota imposto dal governo degli Stati Uniti il 10 marzo 1952, quando Lei stava quasi compiendo 16 anni, ed il governo repubblicano di un illustre militare, Dwight D. Eisenhower – che fu certamente il primo a parlare del complesso militare-industriale - , riconobbe ed immediatamente sostenne quel governo. Io ero un po’ più grande di Lei, avrei compiuto 26 anni in agosto, mese in cui anche Lei è nato. Eisenhower non aveva ancora terminato il suo periodo presidenziale, iniziato nella decade del ‘50, alcuni anni dopo la fama acquisita grazie allo sbarco alleato nel nord della Francia, con l’appoggio di 10 mila aerei e la più potente forza navale fino ad allora conosciuta. Si trattava di una guerra dichiarata formalmente da potenze che affrontavano Hitler, iniziata a sorpresa dai nazisti, che avevano attaccato senza preavviso né una precedente dichiarazione. S’impose all’umanità un nuovo stile di provocare grandi massacri. Nel 1945 furono utilizzate contro la popolazione civile di Hiroshima y Nagasaki due bombe di circa 20 chiloton ciascuna. Una volta ho visitato la prima di quelle città. Negli anni ’50, il governo degli Stati Uniti costruì delle armi nucleari d’attacco tali che una di quelle, la MR17, arrivò a pesare 19,05 tonnellate e misurava 7,49 metri, poteva essere trasportata dai suoi bombardieri e scatenare un’esplosione di 20 megatoni, equivalente a mille bombe come quella che lanciò sulla prima delle due città il 6 agosto 1945. È un dato che farebbe impazzire Einstein, il quale, nelle sue contraddizioni, espresse non poche volte i suoi rimorsi per l’arma che, senza pretenderlo, aiutò a fabbricare con le sue teorie e le sue scoperte scientifiche. Quando il Primo Gennaio 1959 trionfa a Cuba la Rivoluzione, quasi 15 anni dopo lo scoppio delle prime armi nucleari, e proclama una Legge di Riforma Agraria basata sul principio della sovranità nazionale, consacrato dal sangue dei milioni di combattenti che morirono in quella guerra, la risposta degli Stati Uniti fu un programma d’azioni illegali ed attentati terroristici contro il popolo cubano, sottoscritti dallo stesso presidente degli Stati Uniti, Dwight D. Eisenhower. L’attacco alla Baia dei Porci fu realizzato seguendo precise istruzioni del Presidente degli Stati Uniti e gli invasori furono scortati da unità navali, compresa una portaerei. La prima incursione aerea con B-26 del governo nordamericano, partiti da basi clandestine, fu effettuata di sorpresa, utilizzando insegne cubane, per presentarla all’opinione pubblica mondiale come una sollevazione della Forza Aerea Nazionale. Lei accusa i rivoluzionari cubani d’essere dei torturatori. La invito seriamente a presentare uno solo degli oltre mille prigionieri catturati nei combattimenti di Playa Girón che sia stato torturato. Io mi ritrovavo lì, non in un lontano posto di comando. Catturai personalmente, con alcuni aiutanti, numerosi prigionieri; passai davanti a squadre armate, ancora nascoste nella vegetazione, che si paralizzarono per la presenza sul posto del Capo della Rivoluzione. Mi dispiace dover menzionare quella che può sembrare un’autoesaltazione, che sinceramente detesto. I prigionieri erano cittadini nati a Cuba, organizzati da una potenza straniera per lottare contro il loro stesso popolo. Lei si confessa a favore della pena capitale per i delitti molto gravi. Quale posizione avrebbe assunto di fronte a tali atti? Quanti avrebbe punito per quel tradimento? A Cuba furono giudicati diversi degli invasori che in precedenza, agli ordini di Batista, avevano commesso orrendi crimini contro i rivoluzionari cubani. Visitai più di una volta la moltitudine di prigionieri della Baia dei Porci, come chiamate voi l’invasione di Girón, e conversai con loro. Mi piace conoscere le motivazioni degli uomini. Erano stupiti ed esprimevano riconoscenza per il rispetto con cui erano trattati. Lei dovrebbe sapere che, mentre si negoziava la liberazione con l’indennizzo in cibo per i bambini e farmaci, il governo degli Stati Uniti pianificava il mio assassinio. Risulta negli atti scritti da persone che parteciparono ai negoziati. Non mi sono riferito nel dettaglio alla lunga lista delle centinaia di tentativi d’assassinio contro la mia persona. Non si tratta d’invenzioni. È quanto dichiarato nei documenti ufficiali divulgati dal governo degli Stati Uniti. Quale tipo d’etica soggiace a tali fatti, da Lei difesi con veemenza come questioni di principio? Cercherò d’approfondire tali temi.
Fidel Castro Ruz 10 febbraio 2008 Ora: 6:35 p.m.
(Seconda Parte)
Uno degli organi di stampa degli Stati Uniti maggiormente ostile nei confronti di Cuba, con sede in Florida, riporta i fatti nel seguente modo: “Approfittando dei negoziati sulla liberazione dei prigionieri della Baia dei Porci, la CIA cercò d‘utilizzare una persona chiave nelle conversazioni, l’avvocato statunitense James B. Donovan per consegnare un regalo mortale a Fidel Castro: una muta in neoprene infettata con un fungo che lacera la pelle ed un dispositivo per respirare sott’acqua contaminato con tubercolosi… Il leader cubano ricevette l’attrezzatura nel novembre del 1962. “Questa rivelazione è uno dei molti aneddoti che appaiono nel libro After the Bay of Pigs (Dopo la Baia dei Porci), che tratta dei negoziati sostenuti dal Comitato dei Familiari per la Liberazione dei Prigionieri con il governo cubano, dall’aprile al dicembre 1962. “Il libro di 238 pagine, pubblicato alla fine dell’anno scorso, è stato scritto dall’esiliato cubano Pablo Pérez Cisneros in collaborazione con l’imprenditore John B. Donovan, figlio del defunto negoziatore, e Jeff Koenreich, un membro veterano della Croce Rossa che ha promosso missioni umanitarie tra gli Stati Uniti e Cuba. “Pérez Cisneros è figlio di Berta Barreto de los Heros, che fu la coordinatrice del Comitato dei Familiari a Cuba ed intercesse presso Castro per lo scambio dei 1.113 prigionieri della fallita invasione dell’aprile del 1961. “Barreto de los Heros ha incominciato il libro, ma è morta nel marzo del 1993. Suo figlio, che per 8 anni ha effettuato delle ricerche ed ha ultimato il libro, fu la persona che alla fine del 1962 comprò la muta al neoprene e l’attrezzatura subacquea, senza sapere che entrambe fossero per Castro. “Nel giugno del 1962, Pérez Cisneros visitò per la prima volta l’ufficio di James B. Donovan a Brooklyn per richiedere il suo intervento nei negoziati con Cuba. L’organizzatore della riunione fu Robert W. Kean, figlio di un ex deputato al congresso e cognato di Joaquín Silverio, che si trovava in prigione ed era membro della Brigata 2506. Donovan decise di lavorare gratuitamente per il Comitato dei Familiari. “Due mesi dopo, Donovan effettuò il primo dei suoi 11 viaggi all’Avana per mediare con il governo cubano. “Quando nell’ottobre del 1962 Donovan ritorna a Cuba, Castro gli dice che ha bisogno dell’attrezzatura subacquea e di una muta da sommozzatore. ‘È in quel momento che Donovan mi dice che vuole trovare un’attrezzatura di buona qualità per una persona, senza dirmi però che era per Castro’, dichiarò Pérez Cisneros in un’intervista al quotidiano El nuevo Herald per ampliare l’informazione sul caso. “Pérez Cisneros, ex campione cubano di pesca subacquea, comprò una muta in neoprene per 130 dollari ed un’attrezzatura da sub per 215 dollari in un noto negozio di Time Square a New York. “Castro li ricevette nel novembre del 1962 ed alcune settimane dopo, in un altro viaggio di Donovan, il Presidente cubano disse all’avvocato che li aveva utilizzati…” “Solamente alcuni mesi dopo il termine dei negoziati, Pérez Cisneros conobbe tutti i dettagli della storia reale: “Durante la seconda Guerra Mondiale, James Donovan lavorò per l’Ufficio dei Servizi Strategici, antesignano della CIA. “Successivamente fu uno dei pubblici ministeri nei processi di Norimberga contro i criminali di guerra nazisti. Nel febbraio del 1962 fu il principale mediatore nel più spettacolare scambio d’agenti segreti della guerra fredda, quello del colonnello russo Rudolf Abel con gli statunitensi Frederick Prior e Gary F. Powers, il pilota dell’U-2 che era stato catturato. “Quando Donovan informò la CIA che Castro aveva richiesto un’attrezzatura da sub, l‘agenzia statunitense gli disse d’incaricarsi della questione. Ciò nonostante, l’avvocato non accettò d’essere coinvolto nella proposta d’infettare la muta in neoprene e l’attrezzatura subacquea, perciò preferì dare a Castro l’attrezzatura comprata a Times Square. “Nel maggio del 1963, Castro invitò Donovan e l’avvocato John E. Nolan, che rappresentava l’allora Segretario alla Giustizia Robert Kennedy, ad una giornata d’immersioni nell’area della Baia dei Porci, utilizzando ancora una volta l’attrezzatura statunitense. “Alla fine del 1963 Pérez Cisneros affermò: ‘Donovan mi disse che l’idea di un attentato contro Castro gli fece venire la pelle d’oca e che si rifiutò di consegnare l’attrezzatura della CIA, poiché pensò che se Cuba avesse scoperto l’operazione, gli interi negoziati avrebbero potuto rovinarsi e lui stesso giustiziato…’” “Il libro, contraddistinto da fatti curiosi ed imprevisti, è un’intensa storia che dimostra come l’amore, la decisone e l’intelligenza resero possibili lo scambio dei prigionieri della Brigata 2506 con generi alimentari, medicine ed attrezzature mediche per un valore di 53 milioni di dollari. ”Gli sforzi di Donovan e del Comitato dei Familiari ebbero luogo quando ancora regnava l’incertezza sul destino dei prigionieri…” “La prima riunione del Comitato dei Familiari con Castro avvenne il 10 aprile 1962, nella casa di Barreto de los Heros a Miramar. Quattro giorni dopo, 60 membri della Brigata che erano feriti furono trasferiti a Miami. “La partecipazione di Donovan ai negoziati accelerò il processo di liberazione. “Donovan preparò un codice segreto per le comunicazioni, poiché sapeva che il telefono della famiglia Heros era intercettato. “A metà dicembre Castro concordò nel realizzare lo scambio e consegnò una lista di 29 pagine con i generi alimentari e le medicine che dovevano essere inviate a Cuba tramite la Croce Rossa statunitense. “Gli ultimi dieci giorni dei negoziati furono molto intensi, dato che Donovan contrattò un gruppo di 60 avvocati per garantire tutte le donazioni promesse dalle 157 compagnie statunitensi. “Il 23 dicembre 1962, i primi 5 aerei con 484 membri della Brigata partirono verso Miami. Un giorno dopo, i rimanenti 719 prigionieri partirono con altri 9 voli.” Ho trascritto letteralmente le parole dell’articolo. Non conoscevo alcuni dati concreti. Nulla, di ciò che ricordo, s’allontana dalla verità. Il mio rapporto con la Ciénaga de Zapata è iniziato molto presto. Ho conosciuto il posto grazie a degli ospiti nordamericani che mi parlavano del “black fish”, una trota nera molto abbondante nella Laguna del Tesoro, nel centro della Palude, dove la profondità massima è di 6 metri. Era l’epoca in cui pensavamo nello sviluppo turistico e a possibili polder, secondo lo stile olandese di strappare la terra al mare. La fama del luogo era nata quando ero studente liceale e la Ciénaga era popolata da decine di migliaia di coccodrilli. La cattura indiscriminata aveva quasi sterminato la specie. Bisognava proteggerla. Soprattutto eravamo attratti dal desiderio di fare qualcosa per i carbonai della Ciénaga. Cominciarono così i miei rapporti con la Baia dei Porci, tanto profonda da raggiungere quasi i mille metri. In quel luogo conobbi il vecchio Finalé e suo figlio Quique, che furono i mie maestri nella pesca subacquea. Percorsi isole ed isolotti. Arrivai a conoscere la zona palmo a palmo. Quando sbarcarono da quelle parti gli invasori, vi erano tre strade che percorrevano la palude, centri costruiti ed altri in costruzione per il turismo, e persino un aeroporto nelle vicinanze di Playa Girón, ultima ridotta delle forze nemiche, che i nostri combattenti presero d’assalto la sera del 19 aprile 1961. Ho parlato altre volte di quella storia. Stavamo sul punto di recuperarla in meno di 30 ore. Manovre diversive da parte della Marina degli Stati Uniti rallentarono il nostro fulminante attacco con carri armati all’alba del 18. Per affrontare il problema dei prigionieri catturati, conobbi Donovan, che mi parse – e sono contento di verificarlo con la testimonianza del figlio – un uomo onorevole, che effettivamente invitai a pescare e con il quale, senza dubbio, parlai di una muta e di un’attrezzatura subacquea. Gli altri dettagli non posso ricordarli con precisione; dovrei indagare. Non mi sono mai preoccupato di scrivere delle memorie ed oggi capisco che è stato un errore. La cifra esatta dei feriti, per esempio, non la ricordavo con tanta precisione. Conservavo il ricordo delle nostre centinaia di feriti, di cui non pochi morirono per la scarsità d’attrezzature, medicine, specialisti e per l’allora mancanza di strutture adeguate. I feriti invianti avevano bisogno sicuramente di riabilitazione o di cure migliori, che non erano alla nostra portata. Fu una tradizione, fin dal primo vittorioso combattimento del 17 gennaio 1957, curare gli avversari feriti. Risulta nella storia della nostra Rivoluzione. Nel libro di memorie “Faith of my Fathers”, scritto da McCain con l’onnipresente compagnia di Mark Salter, tecnicamente ben redatto, l’autore principale afferma: “Sono stato con frequenza accusato d’essere uno studente indifferente e considerando alcuni miei voti, posso avvertire la generosità di tale affermazione. Però ero più selettivo che indifferente. Mi piacevano l’Inglese e la Storia e spesso ho avuto buoni risultati in queste materie. Ho avuto meno interesse e meno successo in matematica e nelle scienze.” Più avanti assicura: “Pochi mesi prima del diploma, stavo facendo gli esami d’ammissione all’Accademia Navale… Mi andò sorprendentemente bene, compreso l’esame di matematica. “La mia reputazione come giovane scandaloso ed impetuoso non si limitava – mi dispiace confessarlo – ai circoli dell’Accademia. Molti cittadini decenti dell’affascinante Anapolis, testimoni d’alcuni dei miei più stravaganti atti d’insubordinazione, mi biasimavano, compresi molti ufficiali.” Precedentemente, narrando alcuni episodi della sua infanzia, racconta che: “Alla più piccola provocazione, scoppiavo in un accesso di furore, cadendo successivamente a terra incosciente. “Il medico m’indicò una cura che secondo le moderne regole delle pediatria sembrerebbe un po’ severe. Indicò ai miei genitori di riempire la vasca da bagno con acqua fredda e se incominciavo con i capricci e sembrava che mi stessi per gettare a terra, mi mettessero nell’acqua vestito”. Leggendo questo, si prova l’impressione che i metodi utilizzati con noi a quei tempi – sia con me, che vissi l’epoca prima della guerra, che con lui – non erano i più appropriati per trattare i bambini. Nel mio caso non si poteva parlare di medici che consultassero la famiglia; era la gente del popolo, in parte analfabeti, molti dei quali conoscevano le cure da seguire solo grazie alla tradizione. Esistono altri episodi raccontati da McCain che descrivono le sue avventure come cadetto durante viaggi d’addestramento. Non li menziono perché s’allontanano dal contenuto della mia analisi e non hanno nulla a che vedere con questioni personali. È naturale che McCain non si trovasse nel salone del Congresso la notte del discorso di Bush, lo scorso 28 gennaio, perché vi sono cose nella politica di quest’ultimo che lo compromettono molto. Si trovava a Little Havana, nel ristorante Versailles, dove ha ricevuto l’omaggio della comunità d’origine cubana. È meglio non indagare molto sui precedenti di vari personaggi che si trovavano lì. McCain sostiene la guerra in Iraq. Crede che la minaccia dell’Afghanistan, dell’Iran e della Corea del Nord e la crescita della Russia e della Cina, obblighino gli Stati Uniti a rinvigorire le forze d’attacco. Lavorerebbe insieme ad altri paesi per proteggere la nazione dall’estremismo islamico e continuare in Iraq fino alla vittoria. Riconosce l’importanza di conservare forti relazioni con il Messico ed altri paesi dell’America Latina. È a favore di proseguire con l’attuale politica aggressiva nei confronti di Cuba. Rafforzerà la sicurezza alle frontiere degli Stati Uniti, non solo per l’entrata e l’uscita delle persone, ma anche per i prodotti che entrino nel paese. Considera che gli immigranti debbano imparare l’inglese, la storia e la cultura statunitense. Cerca elettori d’origine latina, la maggioranza purtroppo non esercita il voto oppure lo fa eccezionalmente, sempre timorosa d’essere espulsa, d’essere privata dei figli o di perdere il lavoro. Davanti al muro del Texas ne continueranno a morire oltre 500 all’anno. Non promette una legge di regolarizzazione per coloro che cercano il “sogno americano”. Appoggia il Documento di Bush “Nessun bambino rimanga indietro”. Sostiene un maggior finanziamento federale per borse di studio e prestiti universitari a bassi interessi. A Cuba sono offerti a tutti solide conoscenze, educazione artistica ed il diritto a laurearsi gratuitamente. Oltre 50 mila bambini con difficoltà ricevono un insegnamento speciale. L’informatica è impartita su grande scala. Sono impiegate in questi compiti centinaia di persone molto qualificate. Però Cuba deve essere bloccata per liberarla da una simile tirannia. Come tutti i candidati, possiede il suo programmino di governo. Promette di ridurre la dipendenza dall’estero della fornitura energetica. È facile dirlo, difficile a questo punto è farlo. S’oppone al sostegno della produzione d’etanolo. Magnifico: ho suggerito lo stesso al presidente brasiliano Lula Da Silva, affinché esigesse al governo degli Stati Uniti di sospendere i considerevoli sussidi assegnati al mais ed agli altri cereali destinati alla produzione dell’etanolo partendo dagli alimenti. Però non è ciò che si propone; al contrario: esportare etanolo nordamericano facendo concorrenza al Brasile. Solamente lui ed i suoi consulenti lo sapranno, dato che l’etanolo dal mais non potrà mai competere nei costi con quello del Brasile, prodotto dalla canna da zucchero come materia prima, grazie allo sforzo durissimo dei suoi lavoratori, che in ogni caso miglioreranno la loro situazione senza le barriere delle imposte ed i sussidi degli Stati Uniti. Esistono molte altre nazioni latinoamericane che il governo degli Stati Uniti ha impegnato nel cammino della produzione d’etanolo derivato dalla canna. Cosa farebbero con le nuove decisioni emanate dal Nord? Non poteva mancare la promessa d’assicurare la qualità dell’aria e dell’acqua, l’uso appropriato degli spazi verdi, la protezione dei parchi nazionali, che sono un ricordo di ciò che un giorno è stata l’incantevole natura del paese, vittima dei dettami implacabili delle leggi di mercato. Il Protocollo di Kyoto, ciò nonostante, non sarebbe firmato. Sembrerebbero i sogni di un naufrago nel mezzo della tempesta. Ridurrebbe le imposte alle famiglie della classe media, manterrebbe la politica di Bush di ritagliare le esistenti e lascerebbe le tasse al livello attuale. Vuole un maggior controllo dei costi delle assicurazioni mediche. Considera che la famiglie dovrebbero tenere il loro sui soldi dell’assicurazione. Farebbe campagne sanitarie e di prevenzione. Sostiene il piano dell’attuale Presidente che permette ai lavoratori di passare i contributi della previdenza sociale ai fondi pensionistici privati. La previdenza sociale sarebbe come la borsa. Favorisce la pena di morte, il rafforzamento e l’aumento dei corpi armati, l’espansione dei TLC. Massime di McCain: “Le cose sono ora difficili, ma andiamo meglio del 2000.” (Gennaio 2008) “Sono molto preparato sui temi economici: ho partecipato alla rivoluzione di Reagan.” (Gennaio 2008) “Per evitare una recessione bisogna finirla con le spese incontrollate” (Gennaio 2008) “La perdita della forza economica porta alla perdita della forza militare.” (Dicembre 2007) “I repubblicani hanno dimenticato come controllare le spese.” (Novembre 2007) “Bisogna assicurare le frontiere; solamente così stabilire un programma di lavoratori ospiti.” (Gennaio 2008) “L’amnistia del 2003 non significa premiare il comportamento illegale (Gennaio 2008) “Bisogna raccogliere i due milioni di stranieri che hanno infranto la Legge e deportarli.” (Gennaio 2008) “Fare tutto il possibile per aiutare che tutti gli immigranti imparino a parlare in inglese.” (Dicembre 2007) “Niente inglese ufficiale; gli indiani americani devono usare la loro stessa lingua.” (Gennaio 2007) “Sono necessarie riforme migratorie per ottenere la sicurezza nazionale.” (Giugno 2007) “Gli atteggiamenti bipartitici sono un segnale della capacità d’essere un Presidente.“ (Magio 2007) “Bisogna mantenere l’embargo e processare Castro.” (Dicembre 2007) “Nessuna relazione diplomatica, né di commercio con quel paese.” (Luglio 1998) “Sarebbe ingenuo escludere le armi nucleari, ingenuo escludere d’attaccare il Pakistan.” (Agosto 2007) “Con la guerra in Iraq ‘abbiamo sviato l’attenzione dal nostro emisfero e ne abbiamo pagato il prezzo.” (Marzo 2007) Promette di visitare le sue proprietà nel continente. Ha detto che se sarà eletto alla Casa Bianca nel 2008, si recherà prima in Messico, Canada ed America Latina per “riaffermare il mio impegno con il nostro emisfero e con l’importanza delle relazioni all’interno del nostro emisfero”. Nell’intero suo libro, referenza obbligatoria delle mie Riflessioni, afferma che era forte in Storia. Non appare un solo riferimento ad un pensatore politico, nemmeno ad uno di quelli che ispirarono la Dichiarazione d’Indipendenza delle 13 Colonie il 4 luglio 1776, che tra 4 mesi e 23 giorni compierà 232 anni. Oltre 2400 anni fa, Socrate, noto saggio ateniese, famoso per il suo metodo e martire delle sue idee, cosciente delle limitazioni umane, espresse: “Solamente so di non sapere.” Oggi, McCain, il candidato repubblicano, esclama di fronte ai sui concittadini: “Solamente so che so tutto”. Continuerò.
Fidel Castro Ruz Data: 11 febbraio 2008 Ora: 5 e 35 p.m.
(Terza Parte)
Ieri ho detto che, mentre Bush parlava al Congresso, McCain riceveva omaggi nel ristorante Versailles di Little Havana. Lì risiedono e si sono installati con le loro famiglie la maggior parte dei più aggressivi nemici della Rivoluzione Cubana, vale a dire i batistiani, i grandi possidenti terrieri ed immobiliari, ed i milionari che tiranneggiarono e saccheggiarono il nostro popolo. Il governo degli Stati Uniti li ha utilizzato a suo piacimento per organizzare gli invasori ed i terroristi che per circa 50 anni hanno insanguinato il nostro Paese. A quella corrente si sono successivamente aggiunti gli emigranti illegali, la Legge di Aggiustamento Cubano ed il brutale blocco imposto al popolo di Cuba. E’ incredibile che a questo punto il candidato repubblicano, con onorato come un eroe, diventi strumento di quella mafia. Nessuno abbia amore per se stesso commette un errore etico tanto grave. I rappresentanti quali Ileana Ros-Lehtinen, Mario e Lincoln Díaz-Balart, il senatore, anch’esso d’origine cubana, Mel Martínez, il governatore Charles Christ ed il senatore indipendente Joseph Lieberman, sono diventati il sostegno del candidato, per cercare di vincere in Florida, e anche i suoi principali consiglieri per la politica in America Latina. Che cosa potrebbero aspettarsi i latinoamericani da tali consiglieri? Ros-Lehtinen ha segnalato McCain come “forte nella difesa nazionale” e “capisce anche la minaccia che significa il regime di Castro.” McCain ha avuto una rilevante partecipazione nell’’udienza del 21 maggio 2002, riguardante Cuba, della Sottocommissione per il Consumo, il Commercio Estero ed il Turismo, e nella Commissione per la Scienza ed il Trasporto, dove ha ribadito che il nostro Paese è una minaccia per gli Stati Uniti per la sua capacità di produrre arme biologiche; fatto James Carter ha dimostrato ridicolo. Nell’ottobre del 2003 McCain ha presentato una mozione per interrompere il dibattito sulle misure proposte per rendere più flessibili i viaggi a Cuba. E’ significativo quanto realizzato nel marzo del 2005 per presentare un progetto legislativo intitolato “Legge per l’impulso alla democrazia 2005”, che autorizza finanziamenti, rafforza la sovversione, stabilisce nuove strutture e propone meccanismi supplementari di pressione contro Cuba. In merito ai piccoli aerei pirata abbattuti il 24 febbraio 1996, ha dichiarato: “Se fossi il Presidente degli Stati Uniti, avrei disposto una ricerca sull’abbattimento di quei coraggiosi che sono stati assassinati per ordine di Fidel e Raúl Castro, ed avrei processato loro.” In altra delle sue capricciose dichiarazioni ha affermato che “quando ci sarà la libertà a Cuba gli piacerebbe affrontare i cubani che hanno torturato alcuni dei suoi compagni durante la guerra nel Vietnam”. Ma che coraggio quello dell’ossessivo candidato! Ma andiamo alla sostanza del suo pensiero. Qual è stata la sua formazione politica? Nessuna. E’ stato addestrato come pilota di guerra per le sue capacità fisiche nel guidare un aereo da combattimento. Che cosa prevaleva in lui? La tradizione familiare e le sue forti motivazioni politiche. Nelle sue memorie afferma: mio padre è arrivato allo stato maggiore nel momento in cui il comunismo aveva sostituito il fascismo come la minaccia dominante contro la sicurezza nordamericana. L’odiò ferocemente e si dedicò al suo annientamento. Pensò che eravamo bloccati in una lotta senza uscita –la vita o la morte- con i sovietici. Una parte o l’altra sarebbe arrivata alla vittoria totale e la potenza navale sarebbe stato l’elemento cruciale. Era categorico a proposito di questo tema.” “Nel 1965, scontri violenti tra fazioni belligeranti, una delle quali credeva d’essere un fronte comunista, hanno portato la Repubblica dominicana sul bordo di una guerra civile. Il Presidente Johnson ordinò a mio padre di comandare l’assalto anfibio nell’Operazione Steel Pike 1, l’invasione e l’occupazione della nazione caraibica. Detta operazione risultava controversa. I critici l’hanno giudicata, giustamente, come un intervento illegale negli affari di una nazione sovrana. Mio padre, come al solito, era imperterrito di fronte all’opposizione interna. “Alcuni condannarono l’intervento perché ingiustificato,’ osservò, ‘ma i comunisti erano pronti ad intervenire e realizzarla. Può darsi che la gente non ti ami perché sei duro, quando devi esserlo, ma perciò ti rispettano ed imparano a comportarsi in base a questa tendenza.” “La sua nuova nomina nelle Nazioni Unite fu considerata dall’esercito come un punto finale e si pensava che fosse la sua ultima missione. Era un Ammiraglio con tre stelle e le prospettive di una quarta stella erano lontane. Due anni dopo gli ordinarono dandare a Londra per comandare le forze navali degli Stati Uniti in Europa. La quarta stella arrivò con questa nomina. Nell’anno gli fu conferito il commando di tutte le forze degli Stati Uniti nel Pacifico, il più importante comando operativo militare del mondo.” Quando McCain ritornò dal suo viaggio d’addestramento come cadetto, passò dal territorio occupato di Guantánamo.” “Guantánamo, in quei giorni prima di Castro, era un posto selvaggio. Sbarcammo tutti a terra e ci recammo immediatamente nelle enormi tende da campo istallate che fungevano da bar, dove erano servite grandi quantità di birra forte cubana e punch di rum, forse anche più forti, a coloro volevano bere e che non potevano nemmeno pagarsi la bevanda più a buon mercato.” Ero orgoglioso della mia laurea all’Accademia Navale. Però in quel momento, l’emozione che provai più profondamente fu quella del sollievo. Ero stato ormai accettato a Pensacola per un corso d’addestramento al volo. In quei giorni, bastava solo passare l’esame fisico per qualificarmi per l’addestramento al volo, ed ero ansioso di vivere come uno spensierato aviatore della Marina.” Nell’ottobre 1962, rientravo alla base navale di Norfolk dopo aver completato un’esercitazione nel Mediterraneo a bordo dell’Entreprise. Il mio squadrone decollò dall’Entreprise e rientrò nella Stazione aeronavale Oceana mentre la nave entrava a Norfolk.” Alcuni giorni dopo il nostro rientro, ricevemmo all’improvviso l’ordine di ritornare sulla portaerei. I nostri capi spiegarono l’insolito ordine comunicandoci che un uragano si stava dirigendo verso di noi.” “Tutti i nostri aerei ritornarono in ventiquattro sulla portaerei in ventiquattro ore e ci portammo in alto mare. Oltre ai nostri A-1, l’Entreprise possedeva aerei da combattimento a lunga raggio, che hanno delle difficoltà a decollare ed atterrare. C’imbarcammo per la nostra misteriosa esercitazione senza loro.” Il nostro comandante riferì ad un rappresentante dello squadrone che non avevamo tempo d’aspettare l’atterraggio di tutti gli aerei; alcuni di loro avrebbero dovuto ritornare alla loro base. “Eo abbastanza sconcertato dall’apparente urgenza della nostra missione – ci eravamo mossi precipitosamente in un giorno, lasciando indietro alcuni dei nostri aerei; lo squadrone della Marina aveva ricevuto l’ordine di raggiungerci con il combustibile sufficiente per atterrare o ammarare. Il mistero si risolse poco, quando dopo tutti i piloti si riunirono nel salone dell’Entreprise per ascoltare la trasmissione di un messaggio del Presidente Kennedy, con cui comunicava alla nazione che i sovietici stavano sistemando dei missili nucleari a Cuba.” Fa riferimento alla nota Crisi dei Missili dell’ottobre 1962, oltre 45 anni, che ha lasciato in lui dei latenti desideri d’attaccare il nostro Paese. “L’Entreprise, navigando a tutta velocità, spinta dall’energia nucleare, fu la prima portaerei nordamericana che giunse nelle acque di fronte a Cuba. Per cinque giorni, noi piloti dell’Entreprise credemmo che saremmo entrati in azione. Non avevamo mai combattuto, e malgrado il confronto mondiale che presagiva un attacco contro Cuba, eravamo preparati ed ansiosi di realizzare la nostra prima missione di volo. L’ambiente a bordo della nave era abbastanza teso, ma non esageratamente. Ovviamente, internamente eravamo molto eccitati, ma mantenemmo il nostro contegno ed imitammo l’immagine tipica di un laconico, riservato e audace nordamericano in guerra.” “Dopo cinque giorno la tensione diminuì, quando si fece evidente che la crisi si sarebbe risolta in modo pacifico. Non ci delude il fatto di non essere riusciti nella nostra prima esperienza di combattimento, anzi si ingrandirono i nostri appetiti e si ravvivarono le nostre fantasie. Anticipammo con avidità l’occasione di fare ciò per cui che eravamo addestrati, e scoprire, finalmente, se eravamo abbastanza coraggiosi per tale compito.” Successivamente racconta l’incidente che avvenne nella porta-aerei nucleare Forrestal quando si trovava al Golfo del Tonchino. Centotrentaquattro giovani nordamericani, molti di essi diciottenni e diciannovenni, morirono nell’enorme sforzo di salvare la nave. La portaerei, totalmente perforata dalle bombe esplose, rientrò negli Stati Uniti per essere ricostruita. Bisognerebbe rivedere ciò che allora fu pubblicato e l’approccio al tema. In seguito McCain si trasferisce su un’altra portaerei tradizionale nelle stesse acque, con identico obiettivo. Si devono osservare ciascuna delle auto-definizioni dell’autore. “Il 30 settembre 1967, presi servizio sull’Oriskany, nel gruppo VA-136, che era uno squadrone d’attacco di A-4 chiamato “I Santi”. Nei tre anni dell’Operazione Rolling Thunder – una campagna di bombardamento nel Vietnam del Nord iniziata nel 1965 - , nessun pilota di portaerei partecipò a più azione o soffrì più perdite di quelli dell’Oriskany. Quando nel 1968 l’amministrazione Johnson considerò conclusa l’Operazione Rolling Thunder, trentotto dei suoi piloti erano morti o catturati. Si erano persi sessanta aerei, di cui ventinove A-4. ‘I Santi’ accusarono il maggior numero di morti. Nel 1967, un terzo dei piloti dello squadrone era morto o catturato. Tutti i quindici A-4 che appartenevano all’inizio a questo gruppo erano stato distrutto. Noi godevamo di una reputazione per la nostra aggressività e per il successo delle nostre missioni. Nei mesi precedenti al mio arrivo nello squadrone, ‘I Santi’ avevano distrutto tutti i ponti della città portuale di Haiphong.” “Come tutti i piloti da combattimento, mostravamo un’indifferenza quasi macabra nei confronti della morte, che nascondeva una grande tristezza nello squadrone e che diventava più profonda pian piano che aumentava la nostra lista dei morti. “Volavamo verso il nostro prossimo attacco con la determinazione di fare il maggior danno possibile. “Io ero sul punto di lanciare le mie bombe quando scattò l’allarme dell’aereo “Sapevo che mi avevano colpito. Il mio A-4, che volava ad una velocità di circa 550 miglia all’ora, precipitò violentemente a terra girando a spirale.” “Reagì automaticamente nel momento dopo l’impatto, e vidi che il mio aereo aveva perso un’ala. Comunicai la mia situazione per la radio ed attivai la leva d’espulsione d’emergenza del sedile.” “Ebbi una collisione con parte dell’aereo, rompendomi il braccio sinistro, il braccio destro in tre parti ed anche il ginocchio. A causa della forza dell’espulsione rimasi incosciente per un breve istante. Alcuni testimoni affermano che il mio paracadute si aprì solamente poco prima di cadere nelle acque poco profonde del lago Truc Bach. Toccai terra in mezzo al lago, nel centro della città, in pieno giorno.” “Mio padre non era solito combattere le guerre con mezze misure. Secondo lui l’autocontrollo era un’ammirabile qualità umana, ma in guerra si doveva adottare tutte le misure per portare il conflitto ad una conclusione rapida e persuasiva. La guerra del Vietnam non fu né rapida né di successo e so che questo lo frustrò abbastanza.” “In un discorso che pronunciò quando era in pensione, disse che “due decisioni deplorevoli” avevano condannato gli Stati Uniti alla sconfitta in Vietnam: "La prima fu la decisione pubblica di proibire alle truppe statunitensi d’entrare nel Vietnam del Nord e sconfiggere il nemico sul suo stesso terreno… La seconda fu…proibire il bombardamento di Hanoi e Haiphong fino alle due ultime settimane del conflitto...." "Queste due decisioni furono prese permettendo ad Hanoi d’adottare qualsiasi strategia voluta, sapendo che effettivamente non ci sarebbero state rappresaglie, né contrattacchi." "Quando nel Dicembre del 1971 i nordvietnamiti lanciarono un'offensiva di primaria importanza, in un momento in cui le forze degli Stati Uniti in Vietnam erano state ridotte a 69.000 uomini, finalmente il Presidente Nixon indicò a mio padre di minare immediatamente Haiphong ed altri porti del nord. L'Amministrazione Nixon accantonò la micro-direzione della guerra che aveva prestato un così cattivo servizio all'Amministrazione Johnson, soprattutto le assurde restrizioni sugli obiettivi imposte ai piloti dei bombardieri statunitensi." "I rapporti tra i comandanti militari ed i loro superiori civili migliorarono quando il Presidente Nixon ed il Segretario alla Difesa Melvin Laird assunsero l’incarico. La nuova amministrazione evidentemente era più interessata ed appoggiava i punti di vista dei generali e degli ammiragli impegnati nella guerra. Mio padre aveva un buon rapporto con entrambi, sia con Nixon che con Laird, ed anche con Henry Kissinger, il Consigliere Nazionale alla Sicurezza del Presidente." Non nasconde i suoi sentimenti quando parla delle vittime dei bombardamenti. Le sue parole emanano profondo odio. "Nell’aprile del 1972 la nostra situazione migliorò molto di più, quando il Presidente Nixon ricominciò il bombardamento del Vietnam del Nord ed agli ordini di mio padre incominciarono a cadere su Hanoi le prime bombe dal marzo del 1968. L’Operazione Linebacker, come fu chiamata quella campagna, mise in campo i B-52 , con il loro enorme carico di bombe." "L'angoscia che avevamo sofferto prima del 1972 peggiorò, temendo che gli Stati Uniti non fossero preparati a fare ciò che era necessario per concludere la guerra in un modo ragionevolmente rapido. Non potevamo scorgere all’orizzonte il giorno in cui la guerra sarebbe finita. A prescindere se Lei abbia sostenuto oppure si sia opposto alla guerra - conobbi diversi prigionieri che difendevano quest’ultima posizione - nessuno credette che la guerra doveva essere condotta nella maniere in cui fu realizzata dall’amministrazione Johnson" "I B-52 terrorizzarono Hanoi per undici notti. Era un susseguirsi d’ondate. Di giorno, mentre i bombardieri strategici venivano riforniti e riempiti di combustibili, altri aeroplani andavano all’assalto. I vietnamiti capirono." "I nostri ufficiali superiori sapendo che questo momento era imminente, ci avevano avvertito di non mostrare nessuna emozione quando fosse stato reso pubblico l’accordo." Distilla odio verso i vietnamiti. Era disposto a sterminarli tutti. "Alla fine della guerra, con la firma a Parigi degli accordi di pace, mio padre non era più in servizio attivo. Senza ormai le restrizioni della sua figura di subordinato a dei superiori civili, disprezzò l'accordo. ‘Nella nostra ansia di terminare la guerra, abbiamo firmato un accordo molto brutto, ' disse." In questi paragrafi è rispecchiato il pensiero più intimo di McCain. Il peggio si manifesta quando cede all'idea di fare una dichiarazione contro la guerra realizzata dal suo paese. Nel suo libro non poteva tralasciarlo. Come lo fa? "Lui (suo padre) aveva ricevuto un rapporto su una trasmissione propagandistica diffusamente pubblicata, che si pretendeva fosse stata da me realizzata; la stessa era stata analizzata e la voce confrontata con la registrazione della mia intervista col giornalista francese. Le due voci furono identificate come la stessa. Nei giorni d’angoscia dopo la mia confessione, temevo che ciò fosse stato scoperto da mio padre. "Ritornato a casa, non mi parlò mai di conoscere la mia confessione e sebbene gliene abbia parlato, non l’ho mai discusso a fondo. Solo da poco ho saputo che il nastro che sognai d’aver sentito attraverso l'altoparlante nella mia cella era stato reale, era stato trasmesso fuori dalla prigione e conosciuto da mio padre. "Se avessi saputo del momento in cui mio padre aveva sentito la mia confessione, mi sarei angosciato di più di quello che si può immaginare e non mi sarei rimesso dall'esperienza così rapidamente. Ma col passare degli anni, la mia stima per mio padre e per me stesso è maturata. Comprendo meglio la natura del forte carattere. "Mio padre fu un uomo sufficientemente forte per non giudicare troppo duramente il carattere di un figlio che aveva raggiunto i suoi limiti e scoperto che questi erano bassi per gli standard degli eroi idealizzati che ci ispirarono da bambini." Non lo critico per questo. Sarebbe spietato ed inumano farlo. Non è l'obiettivo. Si tratta ora della necessità di smascherare una politica che non è individuale, bensì condivisa da molte persone, poiché la verità obiettiva sarà sempre difficile da comprendere. Ha pensato qualche volta McCain ai Cinque Eroi antiterrorista cubani che sono stati rinchiusi in prigioni solitarie come quelle che dice di detestare, obbligati a comparire davanti ad una giuria di Little Havana per delitti mai commessi, sanzionati tre di essi ad uno e persino a due ergastoli, e gli altri due a 19 e 15 anni? È a conoscenza che le autorità degli Stati Uniti hanno ricevuto informazioni che hanno potuto impedire la morte per terrorismo di cittadini nordamericani? Conosce le attività di Posada Carriles ed Orlando Bosch, responsabili dell'esplosione di un aereo passeggeri in pieno volo e della morte dei suoi 73 occupanti? Perché non parla di questo ai cadetti di Annapolis? Gli eroi cubani sono ormai prossimi a compiere 10 anni di prigione. Non hanno mai assassinato né torturato nessuno. Non li accusi ora che erano in Vietnam torturando dei piloti nordamericani. Conosco quanto da Lei dichiarato nella scuola dove si laureò come cadetto. La ringrazio per il suo nobile desiderio di non rispondermi per non rendermi degno. L'unica deplorevole confusione - e non è stata l'intenzione delle agenzie che hanno trasmesso la prima riflessione sul tema - è che ho chiesto prove. Non si può provare quello che non è mai successo. Ho chiesto etica.
Continuerò.
Fidel Castro Ruz 12 febbraio 2008 7 e 26 p.m.
(Quarta parte)
Quando nella precedente riflessione ho domandato a McCain cosa ne pensasse dei Cinque Eroi antiterroristi cubani, l’ho fatto perché avevo presente ciò che ha pubblicato a pagina 206 del libro Faith of My Fathers, scritto da lui e dal suo assistente Mark Salter: “La solitudine è una cosa terribile. Comprime il tuo spirito e debilita la tua resistenza più efficacemente di qualsiasi altra forma di maltrattamento. Siccome non hai nessuno su cui contare, condividere confidenze, chiedere consiglio, cominci a dubitare delle tue convinzioni e del tuo coraggio. Però alla fine t’abitui alla solitudine come di fronte a qualsiasi difficoltà, architettando vari metodi per mantenere i tuoi problemi lontani dalla mente ed approfittare smisuratamente di qualsiasi opportunità di contatto umano.” “Nel 1970, terminato il mio periodo d’isolamento, fui sommerso dal desiderio irrefrenabile di parlare senza fermarmi…” Se per Lei è un tema interessante, attualmente negli Stati Uniti ci sono cinque prigionieri cubani, lontani uno dall’altro migliaia di chilometri. Non hanno nessuna zona che potrebbero definire ironicamente “Hanoi Hilton”. Le loro sofferenza e l’ingiustizia di cui sono vittime saranno conosciute dal mondo, non ne dubiti assolutamente. Ho deciso di toccare nuovamente il tema, ricordando che in alcune delle sue molte dichiarazioni, Lei ha cercato di ubicare il luogo trasformato nella prigione dei piloti dei bombardieri abbattuti durante gli attacchi sul Vietnam. Nel 1973, durante la mia visita in Vietnam, paese in cui giunsi il 12 settembre, dopo gli accordi tra gli Stati Uniti ed il Vietnam, a cui Lei allude, fui alloggiato nell’antica residenza del Governatore francese di tutta l’Indocina. Lì mi visitò Pham Van Dong, l’allora Primo Ministro, il quale pianse ricordando i sacrifici umani e materiali imposti al suo paese; da lì partì per visitare il Sud – ancora non interamente liberato – fino alla Linea McNamara, dove i fortini d’acciaio erano stati presi dai combattenti vietnamiti, nonostante i bombardamenti e gli incessanti attacchi aerei degli Stati Uniti. Tutti ponti, senza eccezione, visibili dall'alto lungo il tragitto tra Hanoi ed il Sud, erano effettivamente distrutti; i villaggi, rasi al suolo, ed ogni giorno le granate delle bombe a grappolo lanciate con quell’obbiettivo, esplodevano nei campi di riso dove bambini, donne e perfino anziano in età avanzata erano impegnati nella produzione alimentare. Si potevano osservare un gran numero di crateri su entrambe le entrate dei ponti. Allora non esistevano le bombe guidate dai laser, molto più precise. Dovetti insistere per effettuare la visita. I vietnamiti temevano che potessi essere vittima di qualche avventura yankee, se avessero saputo della mia presenza in quella zona. Pham Van Dong mi accompagnò tutto il tempo. Sorvolammo la provincia di Nghe-An, dove nacque Ho Chi Minh. Nel 1945, ultimo anno della Seconda Guerra Mondiale, in quella provincia ed in quella di Ha Tinh, morirono di fame due milioni di vietnamiti. Atterrammo a Dong Hoi. Sulla provincia dove si trova quella città furono lanciate un milione di bombe. Attraversammo su una chiatta il Nhat Le. Visitammo un ricovero per feriti a Quang Tri. Vedemmo numerosi carri armati M-48 catturati. Percorremmo sentieri di legno su quella che un giorno era stata la Strada Nazionale, distrutta dalle bombe. Ci riunimmo con i giovani soldati vietnamiti che si colmarono di gloria nella battaglia di Quang Tri. Sereni, risoluti, scuri per il sole e la guerra, un leggero tic della palpebra del capitano del battaglione. Non si sa come hanno potuto resistere a tante bombe. Erano degli d’ammirazione. Quella stessa sera del 15 settembre, ritornando per un’altra strada, raccogliemmo tre bambini feriti, di cui due molto gravi; una bambina di 14 anni era in stato di shock con un frammento di metallo nell’addome. Mentre i bambini lavoravano nei campi, una zappa aveva toccato casualmente la granata. I medici cubani appartenenti alla delegazione li curarono direttamente per ore e gli salvarono la vita. Sono stato testimone, signor McCain, delle prodezze dei bombardamenti sul Vietnam del Nord, di cui Lei si vanta. In quei giorni di settembre, Allende fu abbattuto; il Palazzo del Governo fu attaccato e molti cileni torturati ed assassinati. Il golpe fu promosso ed organizzato da Washington. Disgraziatamente, tutto ciò è successo. Il problema fondamentale in questo momento è sapere se il candidato repubblicano McCain è cosciente della crisi economica che, a breve termine o immediatamente, attraverserà gli Stati Uniti. Solo da questo punto di vista sarà possibile valutare qualsiasi candidato con possibilità di dirigere quel potente paese. Due giorni fa, il 12 febbraio, l'agenzia di stampa internazionale IAR, ha pubblicato un articolo firmato da Manuel Freytas, giornalista, ricercatore ed analista, intitolato "Perché una recessione negli Stati Uniti può trasformarsi in una crisi globale." Non ha bisogno di molti testimoni per argomentarlo. "Nell’attuale cupa previsione dell’economia statunitense – scrive – s’incontrano istituzioni chiave dell’attuale sistema economico-finanziario quali la Federal Reserve ed il Tesoro degli Stati Uniti, la Banca Mondiale, il FMI, il G-7 (i sette paesi più ricchi) e le banche centrali europee ed asiatiche che vedono nella convergenza crisi ipotecaria- caduta del dollaro innalzamento del prezzo de petrolio, il detonante centrale potenziale di un processo recessivo del capitalismo su scala mondiale. "La paura di una recessione negli Stati Uniti e la sua influenza sull’economia mondiale… hanno un impatto negativo sulla fiducia dell’elite economico-politica del sistema. "Il capo de la Federal Reserve degli Stati Uniti, Ben Bernanke, ha detto che il suo paese può cadere in un processo recessivo e che affronta la doppia sfida di un mercato immobiliare in caduta ed allo stesso tempo la necessità di controllare che l’inflazione non aumenti a causa dell’elevato prezzo del petrolio e dei generi alimentari. "In gennaio, le Nazioni Unite hanno avvertito che esiste un elevato rischio di cadere in una recessione economica globale…" “Al Forum di Davos, svoltosi in gennaio sulle Alpi svizzere, i leader delle potenze mondiali più ricche e forti hanno da poco avvertito di una recessione negli Stati Uniti con implicazioni mondiali, segnalando cupe previsioni per quest’anno. "In base al comunicato finale di una riunione svoltasi a Tokio sabato scorso, i ministri delle Finanze e le banche centrali dei sette paesi più ricchi del mondo (il G-7) hanno valutato che le loro economie avrebbero risentito di un rallentamento a breve termine..." "Esistono due elementi chiave che spiegano immediatamente perché una crisi recessiva negli Stati Uniti si proietterebbe sull’intera economia mondiale, tanto nei paesi centrali, come negli ‘emergenti' e nei ‘periferici'. "a) Nell’attuale modello globalizzato dell’economia mondiale, gli Stati Uniti sono il principale compratore e consumatore di prodotti e risorse energetiche e rappresenta, secondo gi ultimi calcoli della Banca Mondiale il 22,5 per cento dell’economia mondiale.
"b) La economia mondiale capitalista è ‘dollarizzata.' Il dollaro è la moneta base di tutti gli scambi commerciali e finanziari su scala globale.
"Questi due fattori centrali spiegano perchè qualsiasi oscillazione o disequilibrio economico-finanziario che abbia come protagonista gli Stati Uniti, colpisce immediatamente e s’allarga a tutto il ‘sistema '. "Una crisi recessiva negli Stati Uniti… colpirebbe immediatamente le borse ed i mercati globalizzati delle valute… completando il ciclo del crollo dell’attuale modello economico capitalista su scala mondiale. "Il crollo del modello romperebbe l’equilibrio della ‘governabilità ' politica e scatenerebbe un’ondata di conflitti sociali e sindacali che colpirebbe sia gli Stati Uniti che le potenze centrali ed i paesi emergenti '. "
Ieri, 13 febbraio, diversi articoli di noti giornalisti nordamericani puntavano nella stessa direzione, anche se partivano da differenti punti. Ne citerò solo due, da cui ho selezionato dei paragrafi che riflettono l'attualità e l’importanza del loro contenuto, per mezzo di concetti assolutamente accessibili per i livelli educativi del nostro popolo. Con il titolo "Il modello statunitense è un'idea giunta alla sua ora", Amy Goodman, presentatrice di Democracy Now, trasmissione internazionale diffusa ogni giorno da oltre 650 emissioni radiotelevisive negli Stati Uniti e nel mondo, scrive: "Edward Kennedy, senatore democratico del Massachussetts, l’ha trasformata in una questione personale: ‘Se il sottomarino lo facessero a Lei, lo considererebbe una forma di tortura?' ‘Penso di sì ’, ha risposto Mukasey (il Procuratore Generale). Benché sfuggisse alle domande prima e dopo quella di Kennedy, la sua risposta alla domanda personale sembrava autentica. "Il nostro Procuratore Generale non dovrebbe essere sottoposto al sottomarino per sapere che è una forma de tortura.
. "Suharto governò l'Indonesia per oltre 30 anni, dopo essere stato messo al potere dal paese più potente del pianeta, gli Stati Uniti.
"Durante l’intero regime di Suharto, le amministrazioni statunitensi - democratiche e repubblicane - armarono, addestrarono e finanziarono l’Esercito indonesiano. Oltre al milione d’indonesiani assassinati, altre centinaia di migliaia di persone furono assassinate durante l'occupazione indonesiana di Timor Est, un piccolo paese a 480 chilometri al nord dell'Australia. "Il 12 novembre del 1991, durante una marcia pacifica a Dili, la capitale di Timor, l'Esercito d’occupazione di Suharto aprì il fuoco contro la folla uccidendo 270 persone. "I soldati mi presero a calci con i loro scarponi e mi colpirono con il calcio dei loro fucili M-16, di fabbricazione statunitense. Fratturarono il cranio al mio compagno Allan Nairn che a quei tempi scriveva per la rivista The New Yorker.
"L'organizzazione Trasparenza Internazionale ha calcolato che la fortuna di Suharto oscillava tra i 15 ed i 35 miliardi di dollari. L'attuale ambasciatore in Indonesia, Cameron Hume, onorò questa settimana la memoria di Suharto, dichiarando: ‘Il presidente Suharto governò l'Indonesia per oltre 30 anni, un periodo durante il quale l'Indonesia raggiunse un notevole sviluppo economico e sociale. ' "Sia che si tratti del sottomarino, o di scatenare una guerra illegale, o di mantenere per anni nella baia di Guantánamo, o in prigioni segrete della CIA in tutto il mondo, centinaia di prigionieri senza imputazioni, tutto ciò mi fa ricordare le parole del Mahatma Gandhi, uno dei più grandi leader della non-violenza nel mondo. ‘Che cosa importa ai morti, agli orfani ed a quelli che perdono le loro case, ' domandava, ‘se la distruzione insensata si porta a termine nel nome del totalitarismo o nel sacro nome della libertà o della democrazia? '
"Quando gli domandarono che cosa pensasse della civiltà occidentale, Gandhi rispose: ‘Penso che sarebbe una buona idea. '" Lo stesso giorno, su CounterPunch, Robert Weissman ha scritto un altro articolo intitolato “Il vergognoso stato dell’Unione", tradotto per Ribellione da S. Seguì, dove, tra altre cose, ha affermato: “Gli Stati Uniti investono oltre 700 miliardi di dollari all’anno per le spese militari. Destina 506.900 milioni di dollari al Dipartimento della Difesa, oltre a 189.400 milioni di dollari per le operazioni militari in Iraq ed Afghanistan. "Il Congresso ha approvato circa 700 miliardi per le guerre in Afghanistan ed in Iraq. Non comprende i costi sociali: perdite umane, feriti, eccetera. "Secondo alcuni calcoli, oltre la metà della spesa federale discrezionale è ormai destinato a fini militari. "La ricchezza si sta concentrando in maniera vertiginosa.
"Nel 1976, l’1% più ricco della popolazione incassava l’8,83% dell'entrate nazionali; nel 2005, la stessa percentuale è stata del 21,93%. "Nell'attuale economia iper-finanziaria, sono i guru delle finanze quelli che stanno diventando realmente ricchi, nonostante le enormi perdite che sta accumulando Wall Street. "Neanche le banche d’investimento tradizionali possono pagare i scandalosi compensi che ricevono i gestori dei fondi di capitale privati, alcuni dei quali ottengono oltre un miliardo di dollari in un solo anno. Grazie ad un stratagemma fiscale, questi individui pagano alcuni imposte sull’entrate che equivalgono a meno della metà di ciò che deve pagare un dentista che guadagni 200.000 dollari all'anno. "Le grandi corporazioni si stanno impadronendo della gran parte della ricchezza nazionale. "La sfera immobiliare ed il collasso delle ipoteche ad alto rischio (subprime) stanno espellendo milioni di famiglie dalle loro case.
"Il Centro per un Indebitamento Responsabile considera che 2,2 milioni di prestiti ipotecari ad alto rischio concessi durante gli ultimi anni si sono già trasformati in fallimenti o termineranno con un’esecuzione ipotecaria. Le perdite derivate dalla caduta dei prezzi delle abitazioni possono raggiungere i 2 miliardi di dollari. "Il divario della ricchezza tra bianchi e neri non accenna a chiudersi, ed in realtà si sta allargando. "Secondo l'associazione United for a Fair Economy, i cittadini statunitensi d’origine africana raggiungeranno la parità con i loro compatrioti bianchi solamente tra 594 anni. La catastrofe delle ipoteche ad alto rischio si sta accanendo specialmente sulle comunità minoritarie e sta provocando quello che United for a Fair Economy stima come il maggiore impoverimento della popolazione nera nella storia moderna degli Stati Uniti. "Oltre un bambino su sei vive nella povertà. "Oltre 45 milioni di persone non hanno una polizza sanitaria.
"Il deficit commerciale statunitense ha raggiunto nel 2006 la cifra di 763.600 milioni di dollari. Ad un certo momento questo deficit commerciale dovrà equilibrarsi. Man mano che il dollaro continua a perdere il suo valore, bisogna aspettarsi un’inflazione maggiore e più alti tassi d’interesse a medio termine. Il livello di vita reale, in termini economici, s’abbasserà. "Attualmente l'efficienza energetica è peggiore di dieci anni fa. "L'infrastruttura sta cedendo. L'Associazione degli Ingegneri Civili stima che saranno necessari 1,5 miliardi di dollari, per cinque anni, per riportare le infrastrutture del paese ad uno stato accettabile. "Questa situazione è peggiore - in alcuni casi molto peggiore – di quella all'inizio del governo di George W. Bush, ma le sue radici affondano nella politica bipartitica condotta per trent’anni, favorevole alla deregulation, alla consegna d’attività pubbliche alle imprese private (privatizzazione), la globalizzazione corporativa, il carattere iper-finanziario dell'economia, alcuni alte, stravaganti spese militari, le riduzioni delle tasse ai ricchi ed i tagli alla rete della previdenza sociale." Robert Weissman, autore dell'articolo, è caporedattore del Multinational Monitor, di Washington, D.C., e direttore di Essential Action. Per non abusare dei lettori, manca solo la quinta parte.
Fidel Castro Ruz 14 febbraio 2008 8:12 p.m.
(Quinta parte)
Gli articoli enunciati nella riflessione di ieri, 14 febbraio,sono stati scritti negli ultimi due o tre giorni. Più di due settimane fa, il 27 gennaio 2008, nella pubblicazione digitale Tom Dispatch è comparso un articolo tradotto da Germán Leyens per Rebelión: La crisi del debito è la maggior minaccia per gli Stati Uniti, scritto da Chalmers Johnson. Il suddetto autore nordamericano non è stato riconosciuto in precedenza con il Nobel, come Joseph Stiglitz, prestigioso e rinomato economista e scrittore, ovvero lo stesso Milton Friedman, inspiratore del neoliberismo che ha condotto molti Paesi verso quella disastrosa strada, Stati Uniti inclusi. Friedman è stato il difensore più attivo del liberalismo economico contrario a qualunque regolamento governativo. Le sue idee hanno nutrito Margaret Thatcher, e Ronald Reagan. Membro attivo del Partito Repubblicano, è stato il consulente di Richard Nixon, Ronald Reagan e Augusto Pinochet, di lugubre storia. Egli è morto nel novembre 2006, all’età di 94 anni. Ha scritto numerose opere tra cui Capitalismo e Libertà. Quando parlo dell’articolo di Chalmers Johnson mi attengo agli argomenti inconfutabili utilizzati da lui. Uso il metodo di scegliere testualmente i paragrafi essenziali. “Nell’arrivare al 2008, anche gli Stati Uniti sono in una posizione anomala di non potere pagare a causa dei propri alti livelli di vita oppure allo spreco, esageratamente grande, establishment militare. Il loro governo non cerca neanche di ridurre le dannose spese di mantenere enormi eserciti permanenti, sostituire attrezzature che sono state distrutte ovvero logorate per sette anni di guerra, oppure di preparare una guerra all’estero contro avversari sconosciuti. Invece, il governo di Bush rinvia i suddetti costi perché vengano pagati -oppure ripudiati- da generazioni future. Tale irresponsabilità fiscale è stata mascherata da numerose trappole finanziarie manipolatrici –come portare i Paesi più poveri a prestarci somme senza precedenti-, ma arriva velocemente il momento di aggiustare i conti. “Ci sono stati tre vasti aspetti nella nostra crisi del debito. Il primo, in questo anno fiscale 2008 stiamo spendendo quantitativi demenziali di denaro in progetti di ‘difesa’ che non hanno a che fare con la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Contemporaneamente manteniamo le tasse sulle entrate dei segmenti più ricchi della popolazione statunitense a livelli sorprendentemente bassi. “In secondo luogo, continuiamo a credere che possiamo compensare l’erosione accelerata della nostra base manifatturiera e la nostra perdita di posti di lavoro a Paesi stranieri mediante spesse militari massicce…” “Terzo, nella nostra devozione per il militarismo, lasciamo d’investire nella nostra infrastruttura sociale ed altre esigenze per la salute a lungo termine del nostro Paese…” “Il nostro sistema d’educazione pubblica si è deteriorato in modo preoccupante. Non abbiamo assicurato l’assistenza sanitaria a tutti i nostri cittadini e abbiamo trascurato la nostra responsabilità come l’inquinante numero uno al mondo. Ed il più importante: abbiamo perso la nostra competitività come fabbricanti per bisogni civili –un uso infinitamente più efficiente delle scarse risorse che la fabbricazione di armi…” “E’ virtualmente impossibile esagerare lo spreco che costituiscono le spese del nostro governo nelle forze armate. Le spese pianificate dal Dipartimento di Difesa per l’anno fiscale 2008 sono superiori di tutti gli altri preventivi militari combinati. Il preventivo supplementare per pagare le attuali guerre in Iraq ed Afghanistan è in sé maggior che i preventivi combinati di Russia e Cina. Le spese relative alla difesa per l’anno fiscale 2008 supereranno il milione di dollari per la prima volta nella storia, e gli Stati Uniti sono diventati, da solo, il maggior venditore di armi e munizioni ad altre nazioni della Terra…” “Le cifre pubblicate dal Servizio di Riferimento del Congresso e dell’Ufficio del Preventivo del Congresso non coincidono tra sé…” “Ci sono numerosi motivi per questa prestidigitazione del preventivo – includendo un desiderio di mantenere il segreto da parte del Presidente, del Segretario di Difesa, e del complesso militare industriale-, ma il motivo principale è che i membri del Congresso, che traggono enormi benefici dai posti di lavoro nella difesa e dai progetti opportunisti per cattivarsi gli elettori nei loro distretti, hanno un interesse politico nell’appoggio al Dipartimento di Difesa…” “Ad esempio, 23 miliardi e 400 milioni di dollari per il Dipartimento d’Energia passano allo sviluppo e mantenimento di ogive nucleari; 23 miliardi e 300 milioni di dollari del preventivo del Dipartimento di Stato sono spesi in aiuto militare all’estero…” “Il Dipartimento delle Questioni dei Veterani riceve oggi almeno 5 miliardi e 700 milioni di dollari, di cui 50% è destinato all’assistenza a lungo termine dei terribilmente feriti di almeno 28.870 soldati feriti finora in Iraq e 1.708 en Afghanistan. “Altri 46 miliardi e 400 milioni di dollari sono destinati al Dipartimento di Sicurezza Interna; 1 miliardo e 900 milioni di dollari al Dipartimento di Giustizia per le attività paramilitari del FBI, 38 miliardi e 500 milioni di dollari per il Dipartimento del Tesoro destinati al Fondo di Pensione delle Forze Armate; 7 miliardi e 600 milioni per le attività legate alle forze armate della NASA; e molto più di 200 miliardi in interessi risultati di passati sborsi finanziati con debiti. Questo porta le spese degli Stati Uniti per il loro establishnment militare durante l’attuale anno fiscale (2008), calcolate in modo conservatore, ad almeno 1,1 milione di milioni di dollari. “Tali spese non sono soltanto oscene dal punto di vista morale ma insostenibili dal punto di vista fiscale. Numerosi neo-conservatori e statunitensi patrioti mal informati credono che, anche se il nostro preventivo di difesa è immenso, possiamo farlo perché siamo il Paese più ricco della Terra… Ormai questa dichiarazione non ha alcun valore. L’entità politica più ricca del mondo, secondo Il Libro mondiale di dati, della CIA, è l’Unione europea. Il Prodotto Interno Lordo dell’Unione europea nel 2006 è stato calcolato come leggermente superiore di quello degli Stati Uniti. Il Prodotto Interno Lordo nel 2006 di Cina è stato soltanto leggermente inferiore di quello degli Stati Uniti, ed il Giappone è stato il quarto Paese più ricco del mondo. “Una comparazione più convincente, che dimostra in quale punto stiamo peggio, può essere trovata nei ‘conti correnti ‘ di diverse nazioni. Il conto corrente misura l’eccedente commerciale netto o deficit di un Paese, più i pagamenti internazionali di interessi, royalties, dividendi, capitale di profitto, aiuto straniero ed altre entrate. Il Giappone, per produrre qualcosa, deve importare tutte le materie prime necessarie. Dopo avere fatto questa incredibile spesa, riesce ad avere un eccedente commerciale di 88 miliardi di dollari annui con gli Stati Uniti e ha il secondo bilancio di conto corrente del mondo per la sua dimensione. Cina è il numero uno. Gli Stati Uniti sono il numero 163 –l’ultimo della lista, peggio che i Paesi come l’Australia ed il Regno Unito, che hanno anche grandi deficit commerciali. Il suo deficit di conto corrente nel 2006 è stato di 811 miliardi e 500 milioni di dollari;il secondo peggiore è stato la Spagna con 106 miliardi e 400 milioni di dollari. Ecco quello che è insostenibile…” “Le nostre eccessive spese militari non si sono sviluppate in scarsi anni. L’hanno fatto per molto tempo seguendo un’ideologia superficialmente plausibile ed adesso cominciano a fare strage. La chiamo ‘keynesianismo militare ’ . E’ la determinazione di mantenere un’economia di guerra permanente e di trattare la produzione militare come se fosse un prodotto economico ordinario, anche se non fa alcun contributo né alla produzione né al consumo… “La Grande Depressione degli anni trenta era stata superata soltanto dall’apogeo della produzione di guerra della Seconda Guerra Mondiale… “Con questo concetto, gli strateghi statunitensi hanno cominciato a creare una massiccia industria di munizioni, sia per contrastare il potere militare dell’Unione Sovietica –che hanno esagerato in modo consistente- che per mantenere il pieno impiego e prevenire un possibile ritorno della Depressione. Il risultato è stato che, sotto la leadership del Pentagono, si sono create delle industrie interamente nuove per fabbricare grandi aerei, sottomarini a propulsione nucleare, ogive nucleari, missili balistici intercontinentali, e satelliti di sorveglianza e di comunicazioni. Questo ha portato a quello che era stato avvertito dal presidente Eisenhower nel suo discorso di congedo datato 6 febbraio 1961: ‘ La congiunzione di un immenso establishment militare e di una grande industria di armi è qualcosa di nuovo nell’esperienza statunitense ’ –in altre parole, il complesso militaro-industriale. “Nel 1990, il valore delle armi, dell’attrezzatura e delle fabbriche dedicate al Dipartimento di Difesa rappresentavano l’83% del valore di tutte le fabbriche e delle attrezzature nella manifattura statunitense…” “La dipendenza degli Stati Uniti dal keynesianismo militare è, infatti, una forma più lenta di suicidio economico…” “Lo storico Thomas E. Woods, Jr, osserva che, durante gli anni cinquanta e sessanta, tra un terzo e due terzi di tutto il talento di ricerca statunitense è stato sviato verso il settore militare… “Tra gli anni quaranta e 1996, gli Stati Uniti hanno speso almeno 5.8 mille miliardi di dollari nello sviluppo, collaudo e costruzione di bombe nucleari. Nel 1967, l’anno picco dell’arsenale nucleare, gli Stati Uniti possedevano circa 32.500 bombe atomiche e d’idrogeno movibili…” “Le armi nucleari non sono state soltanto l’arma segreta degli Stati Uniti ma la loro arma economica segreta. Nel 2006, avevamo ancora 9.960 (de più moderne). Attualmente non c’è un uso giudizioso di esse, mentre i milioni di milioni che sono stati spesi in esse avrebbero potuto utilizzarsi per risolvere i problemi di sicurezza sociale e di assistenza sanitaria, educazione di qualità ed educazione alla portata di tutti, per non parlare della ritenzione dei posti di lavoro altamente qualificati all’interno dell’economia statunitense…” “Il nostro breve esercizio come ‘l’unica superpotenza ’ del mondo è arrivato alla sua fine. “…Attualmente non siamo più il principale Paese usuraio del mondo. Nei fatti siamo adesso il maggior Paese debitore del mondo, e continuiamo ad esercitare l’influenza soltanto sulla base delle prodezze militari. “Parte del danno cagionato non potrà mai essere rettificato. “Ci sono alcuni passi da fare da questo Paese urgentemente. Includono la revocazione dei tagli delle tasse di Bush per i ricchi nel 2001 ed il 2003, che cominciamo a liquidare il nostro impero totale di più di 800 basi militari, che eliminiamo del preventivo di difesa tutti i progetti che non siano legati alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e che cessiamo di utilizzare il preventivo di difesa come un programma keynesiano di creazione di impieghi. Se lo facciamo avremo una possibilità di liberarci per poco. Se non lo facciamo, siamo di fronte all’eventuale insolvenza nazionale ed a una lunga depressione.” In una consulta ad Internet sull’opera di Johnson, la risposta è ormai disegnata per lui. Che cosa dice? Qualcosa che spiego sinteticamente: “”Johnson spiega che gli Stati Uniti è il loro peggior nemico. ‘ Più presto che tardi, assicura lui, l’arroganza degli Stati Uniti provocherà la loro caduta. Il libro di Johnson è formato, in grande misura, da capitoli autonomi su numerosi temi vagamente collegati. “E’ corto il tempo per evitare il fallimento finanziario e morale ’. Più tardi,arriva alla conclusione seguente: ‘Siamo sul punto di perdere la democrazia per mantenere il nostro impero ’. Le opere di Johnson sono descritte come polemiche’… Mentre molti di noi siamo diventati insensibili davanti alle atrocità della Casa Bianca, l’indignazione di Johnson con l’Amministrazione –i suoi memorandum della tortura, il suo disprezzo per la libera informazione pubblica, la sua burla dei trattati stabiliti- è chiaro. Questo può essere risultato dei suoi precedenti conservatori: tenente della Marinategli anni 50, consulente della CIA da 1967 a 1973 e difensore per molto tempo della guerra di Vietnam, Johnson si è terrorizzato soltanto tardivamente del militarismo e del interventismo nordamericano. Adesso scrive come se volesse ricuperare il tempo perso. Il contributo più rilevante di Johnson al dibattito dell’impero nordamericano è la sua documentazione della vasta rete di basi militari degli Stati Uniti all’estero… “Da molti anni si poteva tracciare l’espansione dell’imperialismo contando le colonie ‘, scrive Chalmers Johnson in Nemesi:gli ultimi giorni della repubblica statunitense. ‘ La versione nordamericana della colonia è la base militare…’ “Nemesi è un libro sul potere duro. Nel comparare le lontane basi degli Stati Uniti con le guarnizioni di Roma, Johnson postula che le cose non hanno cambiato molto dai giorni di Cesare ed Ottavio. Ma con le armi nucleari disperse tra le grandi potenze e le minori, il potere militare solo può arrivare alla distruzione reciproca… Le nostre troppe sono assediate.” “Tutti gli eruditi capitoli di Johnson insegna ed al tempo stesso perturba. Ma la sua geremiade soggiacente sulla morte della democrazia, manca di forza analitica. Johnson guarda in modo incredulo a ‘chi crede che la struttura del governo nel Washington di oggi ha qualche somiglianza con quello che appare nella Costituzione di 1787 ‘. “Tale pessimismo sembra esagerato. La Repubblica è sopravvissuta a Richard Nixon ed ad Edgar J. Hoover, e la democrazia, malgrado i colpi ricevuti, sopravivrà anche a Bush.” Gli argomenti per rispondere concretamente all’articolo sottoscritto da Johnson il 27 gennaio hanno bisogno di più di una dichiarazione di fede nella democrazia e la libertà. Johnson non ha inventato l’Aritmetica, che perfino l’allievo della scuola elementare conosce; non l’ha inventata neanche il gran poeta cileno Pablo Neruda, anche lui Premio Nobel. Per poco non ottiene un titolo universitario: continuamente chiedeva –racconta il suo biografo- quanto era 8 per 5: non ricordava mai che era 40. Alcuni mesi fa, analizzando accuratamente più di 400 pagine della traduzione delle memorie di Alan Greenspan, chi per 16 anni fu Presidente della Riserva Federale degli Stati Uniti, La era della turbolenza –sulla quale ho promesso di scrivere alcune riflessioni ed è ormai acqua passata- ho imparato a conoscere il segreto delle sue enormi inquietudini: ciò che comincia a succedere oggi. In sostanza, capiva chiaramente le conseguenze, terribili per il sistema, d’imprimere banconote e spendere senza limiti. Deliberatamente non ho confrontato nessuno dei candidati dei due partiti al delicatissimo tema del cambio climatico per non perturbare illusioni e sogni. La pubblicità non incide nulla sulle leggi fisiche e biologiche. Queste sono meno comprensibili e più complicate. Alcuni mesi fa ho detto che chi più conosceva sul tema del cambio climatico e contava con più popolarità non avrebbe aspirato ad essere candidato alla Presidenza. L’aveva già fatto e gli avevano strappato la vittoria mediante scandalosa frode. Capiva i rischi della natura e della politica. Ovviamente parlo di Albert Gore. E’ un buon termometro. Bisogna chiedere lui come ha dormito. Senza dubbio le sue risposte saranno utili per la disperata comunità scientifica; questa desidera che la specie sopraviva. Nella prossima riflessione affronterò un tema d’interesse per molti compatrioti, ma non l’anticiperò. Chiedo scusa ai lettori per il tempo e lo spazio che ho occupato per cinque giorni con Il Candidato Repubblicano.
Fidel Castro Ruz 15 febbraio 2008 20:26
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