Ricorre oggi il sesto anniversario
dell'apertura di uno dei centri di
detenzione più tristemente famosi nel mondo, simbolo delle violazioni dei
diritti umani, d'ingiustizia ed abusi.
L'11 gennaio 2002 i primi prigionieri,
incappucciati ed incatenati, entrarono nel carcere statunitense di massima
sicurezza di Guantanamo Bay. Da allora vi sono stati reclusi più di 800 uomini,
in un sistema che va oltre ogni legalità ed elude il diritto internazionale.
Vengono spediti a Guantanamo i sospettati di terrorismo, senza che siano loro
formulate accuse precise né abbiano il diritto di avere un processo giusto o
presentarsi davanti ad un giudice civile.
I prigionieri vengono tenuti in completo isolamento dal mondo esterno, vittime
di violenze e abusi, in condizioni di vita disumane. Testimonianze e confessioni
vengono estorte con metodi coercitivi e con la tortura e i “fortunati” che
arrivano ad un processo vengono spesso condannati grazie a prove tenute segrete.
Il centro di massima sicurezza di Guantanamo è il simbolo e il monito che il
governo dei “civilissimi” Stati Uniti d'America lancia nella lotta al
terrorismo. Infatti dopo l'11 settembre è stato facile giustificare alla
comunità detenzioni illegali, torture e violazioni dei diritti umani verso
prigionieri presentati come terroristi sanguinari, indegni di vedersi
riconosciuti i diritti processuali e umanitari, colpevoli a prescindere. Ma in
sei anni, nel carcere statunitense, solo 10 dei detenuti sono stati accusati di
un crimine e soltanto uno è stato condannato, per gli altri permane una
detenzione ingiustificata a tempo indeterminato.
Quello di Guantanamo, più che un sistema di sicurezza nell'ambito della “guerra
al terrorismo” inneggiata dagli Usa, è un vero e proprio sistema del terrore,
che garantisce amplissimi ed indiscussi poteri al presidente e si inserisce
nell'ambito di una struttura più ampia che comprende il programma di detenzioni
segrete della Cia e le “rendition”, trasferimenti di detenuti da un paese
all'altro.
Sono attualmente detenuti nel carcere quasi 300 detenuti, di cui l'80% nel campo
d'isolamento Echo e nei campi 5 e 6, dove le condizioni di detenzione sono più
dure: celle individuali prive di finestre, 22 ore al giorno d'isolamento,
divieto di accesso a giornali e televisione, sorveglianza video ininterrotta,
continui interrogatori, mancanza di cure mediche.
La segregazione a Guantanamo è così dura che sono frequenti i tentativi di
suicidio, di cui quattro riusciti. Un numero che sarebbe più alto probabilmente,
ma il controllo è così serrato che togliersi la vita è difficile mentre
impazzire è facilissimo.
È da tempo che associazioni per i diritti umani, familiari delle vittime e
rappresentanti di amministrazioni straniere denunciano l'illegalità delle
procedure adottate a Guantanamo, ma il governo Bush ha ricevuto i colpi più duri
dalla Corte Suprema statunitense che ha emesso verdetti che sanciscono
l'illegalità delle commissioni militari che operano a Guantanamo.
Oggi si terranno più di 70 manifestazioni, sit-in e proteste in tutto il mondo,
molti dei quali davanti a ambasciate e consolati statunitensi, per esigere la
chiusura immediata di Guantanamo.
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