21 gennaio '08 - Gaia Passerini* www.granma.cu (PL)

 

GUANTANAMO

prigionieri o animali

 

 

Nato ad Amburgo da padre indiano e madre tedesca, Rashid è partito per l’India per incontrare una parte di famiglia che non ha mai conosciuto e per ritrovare le sue radici. Si ritrova, però, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Arrestato dalla polizia pakistana e consegnato agli americani, viene trasferito a Guantanamo dove inizia la sua vita di prigioniero. Realtà e allucinazione, dolore paura e incubo: tutto si fonde in questo romanzo coraggioso che senza inutile pathos racconta di un’esperienza inumana e assurda.

Sembra che a Guantanamo ci abbia passato degli anni. Non è una ex-detenuta, né una donna-soldato, è solo una scrittrice tedesca. Dorothea Dieckmann, nel suo libro “Guantanamo”, racconta la detenzione di Rashid tra incubo e realtà, una sorta di flusso di coscienza in cui la veglia si confonde con sogno, ricordo e speranza. La scrittrice si basa su dati reali descritti nei minimi dettagli: immagini e reportage di giornalisti, militari, ex detenuti della base cubana. I dati, però, sono accessibili a chiunque, ma solo l'immaginazione è in grado di guardare dentro la mente di un uomo, simbolo di molti altri, il cui corpo è stato svuotato, umiliato, ridotto ai minimi termini.

Nel sesto anniversario dell'apertura “di uno dei centri di detenzione più tristemente famosi del mondo”, la pubblicazione di questo libro rinnova il ricordo degli orrori e delle violenze sui detenuti, mentre Amnesty International rilancia la denuncia per le violazioni dei diritti umani perpetrate a Guantanamo.

La baia di Guantanamo divenne base navale americana durante la guerra ispano-americana del 1898. Gli Usa dopo aver conquistato l’isola nel 1901 hanno stabilito misure forzate per codificare il controllo di Cuba tra cui la possibilità di intervenire militarmente in qualunque momento. Con il Cuban-American Treaty del 23 febbraio 1903, gli Usa si sono impossessati della base di Guantanamo in cambio dell'affitto annuale di duemila dollari in oro, in base al principio per cui una potenza ricca ha il privilegio morale di comprare qualunque cosa, compresa la parte di un altro paese. Dal 1959, Cuba si rifiuta di riscuotere l'affitto.

Dopo la guerra in Afghanistan, il governo degli Stati Uniti ha aperto un campo di concentramento all'interno della base. Nonostante il rilascio di circa 500 persone, secondo stime attendibili, resterebbero ancora in carcere 277 detenuti di 30 nazionalità diverse che il governo americano riterrebbe collegate ad attività terroristiche. Ma solo per 10 detenuti è stato formalizzato un capo d'imputazione con conseguente rinvio a giudizio. Per molti dei prigionieri di Guantanamo, dunque, si protrae una situazione di detenzione illegittima, in una zona esclusa dalla tutela del diritto internazionale e senza alcun contatto con il mondo esterno.

Secondo il rapporto di Amnesty International “Guantanamo: vite fatte a pezzi”, i reclusi non sarebbero classificati dal governo Usa come prigionieri di guerra, né come imputati di reati ordinari (il che potrebbe garantire i loro processi e garanzie ordinarie), ma sarebbero invece ristretti come detainees (detenuti) senza dichiarato titolo. Amnesty International ha riferito anche che circa l'80% di loro sono stati detenuti in isolamento nei Campi 5, 6 e nel Campo “Echo”. Un isolamento di 22 ore al giorno in celle individuali, prive di finestre che assomigliano pericolosamente a gabbie per animali. Le vessazioni sui detenuti andrebbero dall'isolamento prolungato all'esposizione al freddo fino alle violenze fisiche. Nel centro di detenzione denominato “X-Ray” (campo provvisorio utilizzato dal 2002 al 2006), le celle misuravano due metri per due e si trovavano praticamente all'aria aperta. Avevano un tetto di compensato e pavimento di cemento, ma invece di pareti erano avvolte da fil di ferro. Poiché prive di pareti, le guardie avevano una visione completa di ciò che facevano i detenuti, come se si trattasse, per l'appunto, di una macchina a raggi X. “Le guardie devono avere una visione totale e assoluta di quello che fanno i detenuti”, aveva dichiarato il colonnello Terry Caricco, capo dell'accampamento. La trasformazione di Guantanamo da prigione provvisoria a centro di detenzione dall'aspetto permanente, è stata completata lo scorso dicembre con l'apertura di Camp 6. Oggi ci sono più di 500 celle, una baracca per la polizia militare che controlla i detenuti, quattro torri di controllo, una piccola infermeria da campo, circa 30 latrine portatili e due recinzioni attorno a tutto il perimetro. La sera, vengono accese 16 potenti fasci di luce che non vengono mai spenti durante tutta la notte. Tanto forti da dare l'idea che il sole non tramonti mai. Ogni prigioniero, in base, evidentemente, alla sua “pericolosità” risulta “classificato” in una di quattro possibili categorie: “Unrestricted access” (può essere visitato dagli inviati dell'organizzazione umanitaria senza restrizioni), “restricted access” (i rappresentanti della Croce Rossa possono solo rivolgergli domande sulla sua salute); “visual access” (possono solo visitarlo dal punto di vista medico ma senza parlargli), “no access” (il prigioniero non può essere visitato). Nel “Camp Delta standard operating procedures”, il regolamento segreto di Guantanamo pubblicato qualche giorno fa da un utente anonimo su Wikileaks, si legge che i prigionieri sono assegnati a diversi “blocchi” in base al livello più o meno grave e “punitivo” di detenzione. I livelli sono 5 e due minuziosissime tabelle prevedono cosa può avere (in termini di generi di conforto) e cosa può fare (in termini di attività autorizzate o meno) chi è assegnato a ciascuno di questi livelli: il numero 1 è il più “leggero”. Qualche esempio può essere illuminante di una quasi maniacalità nel determinare “premi” e punizioni. Ai primi due livelli si possono avere due coperte, a tutti gli altri, solo una. Solo al primo livello si può avere della carta igienica “addizionale”, si possono avere gli scacchi, giocare a carte (anche al secondo) e una bottiglia d'acqua con il tappo. Al primo livello sono concessi cinque pacchetti di sale (quattro al secondo, tre al terzo e nessuno al quarto e al quinto). Al primo livello si possono tenere sei libri religiosi o riviste dalla biblioteca dei detenuti; quattro testi al secondo, due al terzo e nessuno negli ultimi due. Carta e matita sono concessi solo al primo livello mentre tutti i detenuti, qualunque sia il grado di restrizione cui sono sottoposti, possono pregare, mangiare i pasti autorizzati, leggere il Corano, parlare con i detenuti della cella adiacente senza gridare, lavarsi in cella, stendere i vestiti ad asciugare. Chissà perché, però, il berretto da preghiera è permesso solo nei primi tre livelli. Al primo livello sono concesse tre docce alla settimana (due a tutti gli altri) e tre periodi giornalieri di ricreazione all'aperto (nei cortili chiusi da cancellate) ciascuno di 20 minuti. Nessuno, però, può stendere una coperta o un lenzuolo davanti all'ingresso della cella per proteggersi dal sole o dalla luce.

Almeno quattro detenuti si sarebbero suicidati e molti altri avrebbero tentato di togliersi la vita. I militari autorizzano la stampa ad avvicinarsi a circa 200 metri dal posto e controllano costantemente i loro movimenti all'interno della base. L'uso di binocoli è indispensabile per intravedere i detenuti. Le regole per i giornalisti sono così severe che ai fotografi è vietato usare obiettivi che superino i 200 millimetri. I prigionieri che giungono a Guantanamo possono appena vedere, sentire o annusare l'ambiente nel quale si trovano: occhi bendati, tappi nelle orecchie, una maschera che copre loro il naso e la bocca e quello che sembra essere un pesante cappotto di colore blu sopra la solita tuta arancione dei prigionieri negli Stati Uniti. Calzano pesanti guanti e semplici scarpe di tela con suola di plastica, anche queste di colore arancione. Sono tutti ammanettati piedi e mani alla cintura.

Quando arrivano all'accampamento, i prigionieri sono sottomessi a un controllo che dura circa due ore, durante le quali restano rannicchiati come sono arrivati, vale a dire ammanettati, con gli occhi bendati e le orecchie tappate. Rapido controllo medico, lo scatto di una foto, la rilevazione delle impronte digitali e la consegna degli unici oggetti personali che i detenuti hanno il permesso di tenere con sé. Da lì in poi tre pasti al giorno, di cui almeno uno caldo, confezionati secondo i precetti religiosi musulmani. Passano la giornata quasi sempre sdraiati, quando vogliono recarsi alle latrine o alle docce devono chiedere il permesso e sono scortati da due soldati.

La legislazione approvata a dicembre 2005 (legge sul trattamento dei detenuti del 2005) ha revocato il diritto dei detenuti di Guantanamo di presentare istanze di habeas corpus presso corti federali statunitensi contro la loro detenzione o trattamento, permettendo soltanto limitati appelli contro le decisioni dei Tribunali di revisione dello status di "combattente" e delle commissioni militari. È così stato messo in discussione il futuro di circa 200 casi in corso in cui i detenuti avevano presentato ricorso contro la loro detenzione in seguito a una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del 2004 che aveva decretato il loro diritto a presentare tali ricorsi.

Esiste on line il sito www.chiudereguantanamo.it, con testimonianze e approfondimenti sulla sorte degli ex prigionieri, la situazione dei detenuti “autorizzati per il rilascio”, ma ancora bloccati a Guantanamo, il conflitto in corso per la sua chiusura tra l'amministrazione Bush e la Corte suprema federale Usa. Attraverso il sito sarà possibile anche inviare messaggi di solidarietà ai detenuti.
 


*l'autrice è una studentessa della scuola di giornalismo dell'

Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano