25 marzo '08 - teleSUR

GUANTANAMO

Prigioniero denuncia la violenza carnale come metodo di tortura

 

 

Documenti ufficiali degli archivi della corte militare di Guantánamo, mostrano dichiarazioni del prigioniero canadese Omar Khadr, che riferisce di essere stato minacciato numerose volte di violenza carnale come una tecnica d’interrogatorio in Afghanistan e nella base navale USA a Cuba.

 

L'incartamento di nove pagine, censurato parzialmente e

 

Bush permette alla CIA di torturare

           

WILLIAM FISHER

 

Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha deciso di sfidare il Congresso ed ha vietato una legge contro l’uso del detto “sottomarino”, la simulazione di affogamento e di altre “tecniche intensive” d’interrogatorio per ottenere informazioni da presunti terroristi.

Le legga limitava alla CIA, oltre all’uso di 19 metodi meno aggressivi descritti in un manuale dell’esercito, l’uso del “sottomarino” (waterboarding in inglese), tortura usata dalle dittature latino americane negli anni settanta e ottanta, che consiste nel far provare all’interrogato la sensazione di morire affogato.

Il Congresso probabilmente non conta sulla maggioranza di due terzi dei voti necessari per lasciare senza effetto il veto di Bush, che conta soprattutto sul sostegno dei senatori del Partito Repubblicano, tra i quali John McCain, il candidato presidenziale per le elezioni  di novembre.

McCain è stato uno dei sostenitori della Legge di Trattamento dei Detenuti del 2006, che proibisce l’uso della tortura da parte dell’esercito, ma non include la CIA nel veto per questi interrogatori.

Bush l’aveva approvata chiarendo che si aggiudicava la facoltà d’ignorarla nei casi in cui la “sicurezza nazionale lo avrebbe reso necessario”.

“Sceneggiare un’esecuzione attraverso la percezione della asfissia è una chiara violazione alla legge”, aveva segnalato McCain in quella opportunità.

McCain si è allineato con Bush per l’uso del sottomarino da parte della CIA ed ha considerato che non si possono applicare gli stessi criteri usati per l’esercito negli interrogatori dell’agenzia.

Gli attivisti dei diritti umani condannano duramente la posizione adottata da Mc Cain che, il 4 marzo, si è assicurato la candidatura dei repubblicani per le elezioni presidenziali.

“Il suo voto contro la legge che mette fin alla tortura dimostra che mente quando dice di preoccuparsi dei diritti umanai fondamentali. È un opportunista e quel che è peggio complice nell’uso della tortura”, ha detto Michael Ratner, del Centro per i Diritti Costituzionali, che h difeso vari detenuti nella base navale di Guantanamo, a Cuba.

L’uso del sottomarino è divenuto un paradigma di poteri speciali che il governo di Bush reclama. 

Dopo la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), Washington processò i soldati giapponesi che avevano usato questa forma di tortura con prigionieri degli USA.

“Si tratta d’una tragedia di dimensioni storiche il fatto che il presidente degli USA, dopo aver detto più volte che noi non torturiamo, abbia vietato una legge che obbliga il potere esecutivo a rispettare questo principio”, ha detto il costituzionalista David Cole, nella Facoltà di diritto dell’Università di Georgetown.

Tra i critici di Bush per la sua posizione rispetto alla tortura ci sono almeno 30 generali ritirati che hanno segnalato che l’uso della tortura è poco consigliabile e inefficace.

“Ascoltiamo molti argomenti che cercano di giustificare le dette tecniche intensive d’interrogatorio, ma sappiamo esattamente di cosa si sta parlando. Si tratta di tortura con un facciata differente”, ha detto il brigadiere generale ritirato James Cullen.

Il generale David Petraeous, massimo comandante militare statunitense in Iraq, ha sostenuto che i metodi previsti nel manuale dell’esercito costituiscono una forma effettiva ed umana d’ottenere informazioni dal nemico.

Un altro punto di scontri ha a che vedere con l’autorizzazione data da Bush

All’Agenzia nazionale di Sicurezza, la maggiore di 16 organizzazioni d’intelligenza degli USA, perchè controlli i contenuti delle conversazioni telefoniche e la posta elettronica, senza ordine giudiziario.

Nel 1978 il Congresso ha approvato una legge creata da un Tribunale Speciale che dice che si deve ricorrere al governo per chiedere autorizzazioni per realizzare uno spionaggio del genere.

Ma Bush, dopo gli attacchi dell’11 settembre, ha lanciato un programma di vigilanza anti terrorista, senza richiedere l’approvazione ed ha coinvolto le compagnie telefoniche e i fornitori del servizio d’Internet.

Un tentativo dei legislatori per porre limiti a queste pratiche è attualmente impantanato in un dibattito per stabilire se queste imprese devono ricevere immunità retroattiva, di fronte a possibili denunce giudiziarie, anche se Bush assicura che non hanno mai violato nessuna legge.

 

 firmato da Khadr il 22 febbraio di questo anno, comprende confessioni e testimonianze che non sono una novità e che già sono state accertate dalla giustizia, tra cui le dichiarazioni di abusi a Guantánamo del 2005, e che provocarono un'indagine penale della Marina Militare, come informa il portale de El Nuevo Herald di Miami.

 

Il documento, però, contiene episodi non rivelati in precedenza, come le minacce di violenza carnale ed una descrizione, parzialmente censurata, di avere recuperato la coscienza dopo la sua cattura, e scoprire di essere interrogato in un ospedale da campo degli USA in Afganistan. In quel momento il canadese aveva appena 15 anni.

 

«Sono stato interrogato molte, molte volte. Tra la seconda e la quarta settimana di prigionia ero portato in barella nella stanza degli interrogatori», segnala Omar.

 

Il documento è pieno di dati sulle minacce di violenze proferite dai militari nordamericani ed i loro alleati.

 

«In varie occasioni a Bagram, i militari minacciarono che mi avrebbero violentato o che mi avrebbero inviato in altri paesi come Egitto, Siria, Giordania o Israele dove sarei stato violentato», dice al punto 23. Mentre al punto 55, quando era già stato trasferito a Guantánamo e portato ad interrogatorio con un afgano che «mi disse che sarebbe stato inviato in Afghanistan e violentato lì».