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Non si può continuare a sperperare fortune favolose, mentre

milioni d’esseri umano hanno fame e muoiono di malattie curabili

Intervento del Primo Vicepresidente del Consiglio di Stato e dei Ministri, José Ramón Machado Ventura, nel dibattito  generale del 63 periodo di sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite

 New York  24 settembre 2008.

 

 

Sr. Presidente:

 

Stiamo vivendo in un momento decisivo nella storia dell’umanità, dato che le minacce contro il mondo attentano l’esistenza della stessa specie umana
 

La promozione della pace, della solidarietà, della giustizia sociale e lo sviluppo sostenibile sono l’unico modo per assicurare il futuro. L'attuale ordine internazionale, ingiusto ed insostenibile, deve essere sostituito da un nuovo sistema veramente democratico ed equo, che si basi sul rispetto del Diritto Internazionale e sui principi di solidarietà e di giustizia, ponendo fine alle disuguaglianze e all'esclusione a cui é stata condannata la grande maggioranza della popolazione del nostro pianeta.

Non ci sono alternative. I responsabili di questo stato di cose,i paesi industrializzati,ed in particolare, l'unica superpotenza, devono assumersi le proprie responsabilità
. Non si può continuare a sperperare fortune favolose, mentre milioni d’esseri umano hanno fame e muoiono di malattie curabili. Non si può continuare ad inquinare l'aria e nell'avvelenamento dei mari, ciò che distrugge le condizioni di vita per le generazioni future. Né i popoli né il pianeta stesso lo permetteranno senza grandi sconvolgimenti sociali e gravissime calamità naturali.
 


Sr Presidente:

 

 

Le guerre di conquista, l’aggressione e l’illegale occupazione di paesi, l'intervento militare e il bombardamento di civili innocenti, la sfrenata corsa agli armamenti, il il saccheggio ed il furto delle risorse naturali del Terzo mondo e l'offensiva imperiale per schiacciare la resistenza dei popoli che difendono i loro diritti, costituiscono le maggiori e più gravi minacce alla pace e alla sicurezza internazionale.

Concetti come la limitazione della sovranità, la guerra preventiva e il cambiamento di regime, sono espressione del tentativo di mutilare l'indipendenza dei nostri paesi.

La presunta lotta contro il terrorismo o la pretesa promozione delle libertà, servono come pretesto per l'aggressione e occupazione militare, alla tortura, alla detenzione arbitraria e alla negazione di auto-determinazione dei popoli, ad un ingiusto blocco e sanzioni imposte unilateralmente, all'imposizione di modelli politici, economici e sociali che facilitino la dominazione imperiale, in franco disprezzo per la storia, le culture e la volontà sovrana dei popoli.

Ogni giorno si approfondisce sempre più la frattura tra ricchi e poveri. I molto modesti Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono un sogno irrealizzabile per la stragrande maggioranza.

Mentre il mondo consuma un milione di milioni di dollari in armi, più di 850 milioni di persone soffrono la fame; mille e cento milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile, 2 miliardi e 600 milioni  mancano di adeguata  igiene e più di 800 milioni sono analfabeti.

Più di 640 milioni di bambini mancano di un adeguato riparo, 115 milioni non frequentano la scuola elementare e 10 milioni muoiono prima di raggiungere i cinque anni di età, nella maggior parte dei casi come conseguenza di malattie che possono essere curate.

Le popolazioni dei paesi del Sud soffrono, ogni volta con maggior frequenza, le catastrofi naturali, le cui conseguenze sono aggravate dai cambiamenti climatici. Haiti, Giamaica, Cuba e altri paesi dei Caraibi sono esempi di questo. Facciamo, in particolare, un appello alla solidarietà con il fraterno popolo di Haiti di fronte alla loro drammatica situazione.

La crescita dei prezzi del petrolio è il risultato del consumo irrazionale, la pesante attività speculativa e le imperiali avventure belliche. La disperata ricerca di nuove fonti di energia ha spinto la criminale strategia sostenuta dal governo degli Stati Uniti di trasformare grani e cereali in combustibile.
 


Sr Presidente:

 

 

Per una buona parte dei paesi Non Allineati la situazione sta diventando insostenibile. Le nostre nazioni hanno pagato e dovranno continuare a pagare i costi e le conseguenze dell’irrazionalità, lo spreco e la speculazione di pochi paesi del Nord industrializzato, che sono responsabili della crisi alimentare mondiale. Imposero la liberalizzazione del commercio e le ricette finanziarie di adeguamento strutturale ai paesi in via di sviluppo. Provocarono la rovina di molti piccoli produttori; negarono, e in alcuni casi distrussero, l’incipiente sviluppo agricolo dei paesi del Sud, trasformandoli in importatori netti di prodotti alimentari.

Sono coloro che mantengono scandalose sovvenzioni agricole, mentre impongono le loro regole al commercio internazionale. Fissano i prezzi, monopolizzano le tecnologie, impongono ingiuste certificazioni e manipolano i canali di distribuzione, le fonti di finanziamento e il commercio. Essi controllano il trasporto, la ricerca scientifica, i fondi genetici e la produzione di fertilizzanti e pesticidi.
 


Sr Presidente

 

 

 

Non siamo venuti qui a lamentarci. Siamo venuti, a nome del Movimento dei Paesi Non Allineati, a esigere e difendere le rivendicazioni di miliardi di esseri umani che chiedono giustizia e i loro diritti.

La formula non è difficile, né richiede grandi sacrifici. Richiede solo la necessaria volontà politica, meno egoismo e la comprensione obiettiva che, se non agiamo oggi, le conseguenze potrebbero essere apocalittiche, e danneggerebbero anche i ricchi e i potenti.

Questo è il motivo per cui, ancora una volta, Cuba invita i governi dei paesi sviluppati, a nome del Movimento dei Paesi Non Allineati, al compimento dei loro impegni e, in particolare, esorta:

- Porre fine alle guerre di occupazione e al saccheggio delle risorse nei paesi del Terzo Mondo e liberare almeno una parte della loro milionarie spesa militari, per destinare queste risorse all'assistenza internazionale a favore dello sviluppo sostenibile.

- Condonare il debito estero dei paesi in via di sviluppo, che già si è pagato più di una volta, col che liberare risorse aggiuntive che potrebbero essere destinate allo sviluppo economico e ai programmi sociali.

- Onorare l'impegno di destinare almeno lo 0,7% del Prodotto Interno Lordo per l'Assistenza Ufficiale allo Sviluppo, senza condizionamenti, in modo che i paesi del Sud dispongano di tali risorse in funzione delle loro priorità nazionali e promuovere l'accesso dei paesi poveri a notevoli quantità di nuovi finanziamenti.

- Destinare alla produzione di alimenti, un quarto del denaro che, ogni anno, viene sprecato in pubblicità commerciale, che permetterebbe contare su quasi 250 miliardi di dollari supplementari per combattere la fame e la malnutrizione.

- Destinare allo sviluppo agricolo nel Sud, il denaro utilizzato per le sovvenzioni agricole nel Nord. Con questo i nostri paesi disporrebbero di circa un miliardo di dollari al giorno da investire nella produzione di alimenti.

- Rispettare gli impegni del Protocollo di Kyoto e fissare impegni più ambiziosi per la riduzione delle emissioni a partire dal 2012 in poi, senza la pretesa che si amplino le restrizioni per i paesi che, ancora oggi, mantengono livelli di emissione pro capite molto inferiori a quelli dei paesi del Nord.

- Promuovere l'accesso del Terzo Mondo alle tecnologie e sostenere la formazione delle sue risorse umane. Oggi, al contrario, il personale qualificato del Sud è sottoposto ad una concorrenza sleale e allo stimolo pianificato dalle politiche migratorie di natura selettiva e discriminatoria che applicano Stati Uniti ed Europa.

- E ciò che è oggi più urgente che mai, stabilire un ordine internazionale  democratico ed equo, e un sistema commerciale giusto e trasparente, in cui tutti gli Stati sovranamente partecipino nelle decisioni che li riguardano.
E' nostra più profonda convinzione che la solidarietà tra i popoli e governi è possibile. In America Latina e Caraibi, l’ALBA Petrocaribe ne sono la prova.
 


Sr Presidente:

 

Il Movimento dei Paesi Non Allineati è rimasto fedele ai suoi principi fondativi.

Sosteniamo la causa del popolo palestinese e il suo diritto inalienabile alla auto-determinazione in uno Stato indipendente e sovrano, che abbia la sua capitale a Gerusalemme Est.

Sosteniamo la causa di altri popoli la cui sovranità e integrità territoriale sono minacciate, come in Venezuela e Bolivia, e sosteniamo il diritto di Porto Rico ad essere indipendente.

Condanniamo l'imposizione di misure coercitive unilaterali, che violano il Diritto Internazionale, e il tentativo di impiantare un modello unico di sistema politico, economico e sociale. Ci opponiamo alle negative pratiche di certificare paesi sulla base dei modelli e degli interessi dei potenti. Siamo fermamente contrari alla manipolazione politica e all’applicazione dei due pesi e due misure in merito alla questione dei diritti umani, e rifiutiamo l'imposizione selettiva di risoluzioni motivate politicamente contro i paesi membri del Movimento.

L'istituzione del Consiglio dei Diritti Umani offre l'opportunità di aprire una nuova fase nella promozione e protezione di tutti i diritti umani per tutti, sulla base della cooperazione internazionale e di un dialogo costruttivo. Coloro che hanno causato la scomparsa della ex Commissione dei Diritti Umani ora cercano di screditare il Consiglio, perché non sono stati in grado di piegarlo in funzione dei loro interessi. Si rifiutano a partecipare ai suoi lavori per evitare il controllo della comunità internazionale, come parte del suo meccanismo di Esame Periodico Universale.

La legittimità del Consiglio non dipende dalla percezione che l'Impero ha sui suoi lavori, ma dalla sua capacità di attuare il suo mandato in stretta conformità ai principi di universalità, obiettività, imparzialità e non selettività nel trattare le questioni dei diritti umani.

Il Movimento dei Paesi Non Allineati continuerà a difendere gli interessi del Terzo Mondo e promuovere la costruzione di un mondo più giusto, democratico e solidario.
 


Sr Presidente:

 

 

Cuba ha dovuto pagare un prezzo elevato per la difesa della sua indipendenza e sovranità.

L'eroico popolo cubano ha resistito al blocco più lungo e crudele della storia, imposto dalla potenza più forte della Terra. Nonostante il fatto che questa Assemblea si sia pronunciata, più volte e in maniera schiacciante, per porre fine a questa politica genocida, il governo degli Stati Uniti non solo ha ignorato la volontà della comunità internazionale, ma in franco disprezzo per la stessa, ha incrementato, ogni volta di più, la sua guerra economica contro Cuba.

Mai la politica estera nei confronti di un paese è stata dotata di un così ampio e sofisticato arsenale di misure aggressive negli ambiti politico, economico, culturale, diplomatico, militare, ideologico e psicologico.

Cuba è stata appena colpita da due intensi uragani che hanno devastato la sua agricoltura e seriamente colpito parte delle sue infrastrutture e danneggiato o distrutto più di 400 mila case.

Permettetemi di cogliere questa occasione, a nome del governo e del popolo cubano, per ringraziare tutti quei paesi, organizzazioni e individui che in un modo o nell'altro hanno contribuito onestamente e sinceramente, con risorse o sostegno morale, agli sforzi di ricostruzione intrapresi dal mio paese.

Ciò contrasta con la posizione che ha assunto il governo degli Stati Uniti, che si impegna a continuare ad attuare spietatamente il blocco.

Cuba non ha chiesto regalo alcuno al governo degli Stati Uniti. Semplicemente ha chiesto e ha ribadito che possa acquisire i materiali che sono indispensabili per la ricostruzione degli alloggi e delle reti elettriche e che alle imprese americane si consenta di offrire crediti commerciali privati a Cuba per acquistare alimenti. La risposta è stata negativa, ed è stata accompagnata da un tentativo di manipolare le informazioni modo tale che il governo degli Stati Uniti appaia come preoccupato per il benessere del popolo cubano, mentre il governo di Cuba sia percepito come quello che respinge l'offerta.

Se gli Stati Uniti sono davvero preoccupati per il popolo cubano, l'unico comportamento morale ed etico sarebbe quello di togliere il blocco imposto a Cuba per cinque decenni, che viola le norme più elementari del Diritto Internazionale e della Carta delle Nazioni Unite.

Questa politica irrazionale ha un chiaro obiettivo: distruggere il processo di profonde trasformazioni rivoluzionarie intraprese dal popolo cubano a partire dal 1959. In altre parole, calpestare il suo diritto alla libera determinazione, strappare la sua libertà e le sue conquiste politiche, economiche e sociali e riportarlo alla sua precedente condizione di neocolonia.

L'amministrazione Bush pretende giustificare la recrudescenza della sua politica contro Cuba mediante il ricorso, ancora una volta, alla frode e all'inganno, con il cinismo e ipocrisia che lo caratterizzano. La sua determinazione di dominare e ricolonizzare  Cuba è presentata come, niente meno, un’impresa di liberazione e democratizzazione.

Chi, con l'eccezione dei suoi complici, riconosce, in questo mondo, autorità alcuna  al governo degli Stati Uniti in materia di democrazia e diritti umani?


Quale autorità potrebbe pretendere un governo che caccia e maltratta nel modo più crudele gli immigrati irregolari nella sua frontiera meridionale, che legalizza l'uso della tortura e che mantiene in campi di concentramento, come quello che è stato installato,  sul territorio che illegalmente occupa, la base statunitense di Guantanamo, persone di cui non sono stati provati e nemmeno contestate imputazione alcuna?

Che rispetta merita un governo che attacca la sovranità di altri Stati con il pretesto della lotta contro il terrorismo, e al contempo garantisce l'impunità per i terroristi anticubani?

Che giustizia può promuovere un’amministrazione che mantiene illegalmente detenuti nelle sue carceri cinque patrioti cubani che erano solo in cerca d’informazioni per neutralizzare le azioni dei gruppi terroristi che operano contro Cuba dagli Stati Uniti?
 


Sr Presidente:

 

 

Cuba apprezza la solidarietà che ha ricevuto da questa Assemblea Generale nella sua lotta contro il blocco e le aggressioni che ha dovuto affrontare durante quasi cinque decenni.

Cuba ribadisce la sua ferma decisione a difendere la propria sovranità ed indipendenza.

Cuba ribadisce la sua volontà di continuare, insieme con tutti i membri del Movimento dei Paesi Non Allineati, la battaglia per un mondo migliore, nel quale si rispetti il diritto di tutti i popoli alla giustizia e allo sviluppo.

Termino ricordando le parole del Comandante in Capo della Rivoluzione cubana, compagno Fidel Castro Ruz: "Un mondo senza fame è possibile (...) Un mondo giusto è possibile. Un mondo nuovo, del cui progressi è meritevole la nostra specie, è possibile e sarà realtà. "

Grazie mille.

 

 

Intervención de José Ramón Machado Ventura, Primer

Vicepresidente de los Consejos de Estado y de Ministros de La

Republica de Cuba, Jefe de la delegación cubana a la Reunión de

Alto Nivel sobre “Las necesidades de África en materia de

desarrollo: Estado de cumplimiento de los diversos

compromisos, problemas y camino a seguir”.

Nueva York, 22 de septiembre de 2008

 

 

Sr. Presidente:

 

Es necesario poner fin a la retórica. La situación de África no se resolverá con las condolencias, las lamentaciones y la limitada ayuda caritativa mientras se derrochan fortunas en lujo y extravagancias en el Norte.
 

Se requieren nuevas relaciones de solidaridad y cooperación plena con nuestros hermanos africanos.

Lo que hagamos será un ejercicio estéril si no se brinda respuesta al imperativo de establecer un nuevo sistema de relaciones Norte-Sur, que ponga fin al injusto e insostenible orden económico, comercial y financiero vigente en el mundo, que margina y sacrifica al 80% de la población mundial en función del derroche y las extravagancias de una exigua minoría. En este estado de cosas, que se agrava con la imposición del neoliberalismo, se pretende demonizar el derecho de los pueblos a la solidaridad internacional y se niega el trato especial y diferenciado que los países en desarrollo, en particular los africanos, requieren y merecen.

Es contradictorio que varios de los estadistas del Norte que han venido a expresar su supuesta preocupación por África, sean al mismo tiempo los que imponen leoninas condiciones y esquemas de ajuste estructural a través de los organismos financieros internacionales que controlan. Esas políticas atentan contra el desarrollo y la consolidación de los servicios sociales básicos. Se exige el pago de la deuda externa y su servicio, y se incumplen los compromisos de asistencia oficial al desarrollo. África gasta hoy cinco veces más en pagar el servicio de la deuda que en educación y salud juntas. Las tan manidas iniciativas de alivio sirven para la televisión, pero no para enfrentar las penurias de los pueblos africanos.

Las egoístas normas y condiciones que imponen al comercio las grandes economías del Norte, asfixian a las economías menos desarrolladas. El excluyente y multimillonario negocio de imponer desde el Norte un injusto régimen internacional de patentes y control de las tecnologías, bloquea el desarrollo económico y las políticas de beneficio social, tanto de África como de la inmensa mayoría de los países del Sur.

Mientras Estados Unidos y Europa cierran sus puertas a millones de personas del Sur que intentan migrar para mejorar sus condiciones de vida y aplican políticas de retorno forzoso que violan los más elementales derechos de los migrantes irregulares, roban parte importante de nuestros profesionales más capaces.

Sr. Presidente:

Si de verdad queremos apoyar los esfuerzos de los pueblos y gobiernos africanos, debemos reclamar entonces:

- La condonación de la deuda externa a los países africanos, la cual han pagado ya más de una vez.

- El cumplimiento del compromiso de Asistencia Oficial al Desarrollo por los países del Norte. Esta asistencia debe llegar a todos los países africanos y ser utilizada, sin condicionamientos, en aquellas áreas y sectores priorizados por los gobiernos de África.

- La movilización de recursos nuevos y adicionales que potencien la rápida ejecución de proyectos de desarrollo agrícola, prestando especial atención a las necesidades alimentarias de África con medidas que vayan mucho más allá de los tibios resultados de la reciente Conferencia de la FAO sobre seguridad alimentaria.

- El apoyo financiero, técnico y humano a la realización de la meta de erradicar el analfabetismo y asegurar la educación para todos.

- Un esfuerzo global que permita asistir el desarrollo de sistemas efectivos de atención primaria de salud en todo el continente y garantizar el suministro de los medicamentos necesarios para la atención de enfermedades como el SIDA, la tuberculosis, la malaria y otras pandemias y enfermedades tropicales, y que incluya la formación de médicos y técnicos para los países de África y el personal de salud requerido para enfrentar la difícil situación sanitaria del continente.

Sr. Presidente,
 

Cuba ha desarrollado profundos vínculos con África. La cooperación con el continente es un componente esencial de la política exterior de la Revolución. Cuba apoyó decidida y desinteresadamente a los pueblos africanos en la lucha contra el colonialismo y el apartheid.

Nuestro país ha puesto a la disposición de estudiantes africanos sus universidades y politécnicos, permitiendo graduar en las últimas cinco décadas más de 32 mil jóvenes africanos. Hoy estudian becados en nuestras universidades 2,253 jóvenes de 45 países africanos.

Solamente en el año 2007, los 1982 médicos y técnicos de la salud cubanos que trabajan en 35 países africanos ofrecieron casi 7 millones de consultas médicas, atendieron unos 100,000 partos y realizaron casi 200,000 intervenciones quirúrgicas.

Si Cuba puede desarrollar estas acciones, ¿qué no podrían lograr los países del Norte, que cuentan sobradamente con los recursos que se necesitan? No faltan recursos, lo que falta es voluntad política.

Los africanos no necesitan nuevas promesas ni recetas paternalistas. Tanto los pueblos de África, como todos los habitantes del planeta, lo que exigen es el respeto a sus derechos, a un orden internacional justo y equitativo, en el que la solidaridad y la cooperación en pos del bienestar de cada pueblo y cada ser humano, sean los principios rectores.
 

Muchas gracias