Bernard Duraud (BD): Nel suo ultimo libro, apparso
di recente, lei parla di Cuba e dell'Europa. L'Unione
Europea (UE) pretende erigersi come arbitro e distribuire i buoni e,
soprattutto, i voti negativi. Quali sono le ragioni del suo accanimento?
Salim Lamrani (SL): Cito i documenti ufficiali dell'UE che
spiegano chiaramente questo accanimento con Cuba. Il Consiglio d'Europa afferma
che è “preoccupato per il fatto che il governo cubano abbia fatto marcia
indietro su alcune riforme che portano ad una timida apertura economica. Il
Consiglio si lamenta che queste restrizioni abbiano ridotto un'altra volta
l'ambito delle iniziative private”. In una parola, l'Europa utilizza la scusa
dei diritti umani, ma cerca solo il ritorno ad un capitalismo di impresa privata
e l'introduzione di un'economia di mercato a Cuba.
BD: Si può parlare di un allineamento con la politica aggressiva di
Washington?
SL: Esattamente. L'UE è una potenza economica innegabile, ma continua ad
essere un nano diplomatico, incapace di adottare una posizione costruttiva ed
indipendente dell'influenza statunitense. La “posizione comune” adottata nel
1996 è un'emanazione di Washington ed è stata promossa da José Maria Aznar, l'ex
presidente del governo spagnolo. Si allinea con la politica aggressiva degli
Stati Uniti verso Cuba ed è condannata al fallimento dal momento che L'Avana non
è sensibile al linguaggio della minaccia e non accetta nessuna ingerenza nei
suoi temi interni.
BD: Analizzando le relazioni di Amnesty International (AI) lei dimostra
che le sanzioni contro Cuba, con la scusa dei diritti umani, non si
giustificano. Perché?
SL: Per giustificare la sua politica ostile verso Cuba - la posizione
comune del 1996 e le sanzioni politiche e diplomatiche del 2003 -, l'UE evoca la
questione dei diritti umani. L'unico paese del continente americano vittima di
questa politica è Cuba. Orbene, secondo le relazioni di AI, il paese americano
che meno viola i diritti umani è Cuba. Questo è il primo paradosso.
Allo stesso modo, secondo AI, quasi tutti i paesi dell'Europa presentano una
situazione molto più disastrosa di quella di Cuba. AI evoca dei casi di omicidi
politici nel Regno Unito, di tortura e di trattamento inumano o degradante in
Belgio o in Francia, di utilizzo di prove ottenute sotto tortura in Germania, di
traffico di esseri umani in Grecia, di impunità dei crimini commessi da agenti
dello Stato in Spagna, di bambini privati di accesso all'educazione a causa
della sua origine etnica in Ungheria, di sterilizzazione forzosa di donne
provenienti da minoranze in Repubblica Ceca. Tutto questo nel continente delle
Luci e della Democrazia!
AI non ha segnalato mai fatti simili a Cuba benché segnali alcune violazioni.
Pertanto, l'UE non ha nessuna autorità morale per dare lezioni sui diritti umani
a Cuba.
D'altra parte, 135 paesi membri, cioè più di 2/3 dell'Assemblea Generale,
scelsero proprio Cuba, nel maggio 2006, per occupare uno scanno. In realtà, gli
Usa e l’Europa utilizzano la problematica dei diritti umani come pretesto e
hanno imposto una visione politicizzata della realtà cubana che il resto del
mondo non condivide in assoluto.
BD: Come vedi il futuro di Cuba?
SL: Le speculazioni attorno al futuro di Cuba derivano da un postulato
erroneo che consiste nel pensare che il processo rivoluzionario cubano dipende
da un solo uomo, Fidel Castro. In realtà, si tratta di un processo profondamente
radicato nel seno della società cubana, edificato da più di quattro generazioni
di cubani e senza dubbio irreversibile. Parlare di processo di transizione
sarebbe un grave errore. I cubani non vogliono in nessun modo ritornare ad
un'economia di mercato che sarebbe sinonimo di attentato contro le loro
conquiste sociali e la loro sovranità”.
Salim Lamrani è professore, scrittore e
giornalista francese, specialista delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti.
Contatto :
lamranisalim@yahoo.fr