20 ottobre '08 - H.Calvo Ospina www.campiflegreitaliacuba.splinder.com

 

 

La solidarietà ha

 

un nome: Cuba

 


Quella  Rivoluzione e il suo popolo ha dato anche quello che non aveva. E aveva  poco. Non si capisce come lo ha potuto fare,ma questa è la realtà così reale quanto le sue orgogliose palme.

In questi ultimi 49 anni, milioni di persone nel mondo lo  hanno potuto constatare.

 

L’Algeria,che cominciava a vivere senza il giogo coloniale francese, vide arrivare i suoi medici. La Rivoluzione Cubana appena vittoriosa condivise i pochi che aveva.

 

Migliaia di suoi uomini e donne morirono combattendo in Africa contro l’apartheid: vinsero, ma la storia dei potenti insiste nel non riconoscergli questo credito.

 

Una fotografia cambiò il corso della guerra in Vietnam: quella bambina che si vede correndo nuda,  piangente per le bruciature delle bombe al NAPALM statunitense, è stata curata a Cuba.

 

E’ stato l’unico paese,l’unico, che trasferì nel suo territorio molti di quelli che si ammalarono a causa dello scoppio della centrale nucleare di Chernobil. Lo ha fatto quando l’URSS era scomparsa ed i governanti della Russia piegati davanti agli Stati Uniti davano una mano a togliere aria alla già asfittica economia cubana.

 

Milioni di donne e bambini sono stati salvati al momento del parto, negli angoli più inospitali dell’America Latina,Africa e Asia, grazie ai medici arrivati da Cuba.

 

In Pakistan, dopo essere guariti, molti contadini scoprivano che esisteva la medicina, che esisteva quell’Isola e che esistevano esseri umani di pelle nera e camice bianco.

 

Quando uno dei tanti cicloni quasi fa scomparire una parte di Haiti, Cuba propose alla Francia: voi mandate le medicine,noi i medici. Ma Parigi preferì inviare truppe per aiutare a tenere sotto controllo le giuste proteste della popolazione. Cuba, da sola ed in silenzio, mandò i medici ed alcune tonnellate di medicinali.

 

E’ difficile calcolare quanti milioni di dollari sia costato tutto questo,al contrario invece è facile sapere che la Rivoluzione e il suo popolo li hanno dati,anziché investirli in comodità per il proprio vivere quotidiano.

 

Ah,hanno anche dato cose delle quali nessuno si ricorda al momento della verità. E le migliaia di stranieri che hanno ricevuto terapie di allegria, anche solo mescolandosi con quel popolo? perchè quel popolo inietta ottimismo con le sue risa, i suoi abbracci, la sua voglia di divertirsi. Perchè la fratellanza è vita.

 

Quella Rivoluzione e il suo popolo che tanto ha dato, oggi ha bisogno di noi.

 

Gli ultimi due cicloni che sono passati, uno appresso all’altro, hanno colpito duramente alcune zone del paese. Come un’esplosione nucleare,ha detto Fidel.

 

I grandi mezzi di comunicazione internazionale, sempre pieni di rabbia contro quei ribelli, non informano correttamente sulla situazione. Sicuramente soffrono a parlare della capacità organizzativa che ha la Rivoluzione nell’affrontare tali disastri. La stessa che, lo sappiamo, vorrebbero quelli che vengono danneggiati dagli stessi cicloni negli Stati Uniti.

 

Washington và raccontando ai quattro venti che Cuba rifiuta il suo aiuto. Un’altra storia fra le migliaia delle sue aggressioni all’Isola. L’Avana ha risposto che se proprio vuole dare una mano, tolga il “bloqueo” assassino, anche solo per sei mesi, e permetta di comprare quello di cui ha necessità. Chiaramente nell’ambito degli accordi che regolano il commercio internazionale. Non vuole aiuti  che mettano in discussione la sua sovranità.

 

Cuba non vuole,non necessita, né merita elemosine, perché mai le ha fatte. Nè può pensare di riceverle dallo stato che vuole distruggere la Rivoluzione. Lo stesso che mai offre niente senza un piano dietro.

 

E’ ora di restituire un poco del tanto che quel popolo ha fatto per tanti.

 

La Rivoluzione ed i Cubani non lo esprimerebbero così, ma questa è la verità e bisogna dirla.

 

In molti paesi si sta organizzando la solidarietà; diamo il nostro contributo.

 

Cuba necessita di solidarietà; di quell’atto di tenerezza fra i popoli.

 

 

Hernando Calvo Ospina

Giornalista e scrittore colombiano residente a Parigi.

Collaboratore di Le Monde Diplomatique.