Signor Presidente, è urgente
 

liberare i Cinque

 

15 ottobre '09 - www.granma.cu (Cubadebate)

 

 

 

Signor Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, riceva il fraterno saluto di Pace e Bene.

 

In primo luogo le porgo le mie congratulazioni per la designazione come Premio Nobel per la Pace 2009, sperando che esso contribuisca a rafforzare la Pace nel suo paese e nel mondo, rispetto ai conflitti ed alle situazioni nei quali gli Stati Uniti sono inclusi e che possa contribuire a ristabilire i lacci di cooperazione e solidarietà tra i popoli.

 

Devo segnalarle che mi ha sorpreso la notizia della sua designazione. Conosco i suoi valori umanisti e la sua decisione di superare i gravi problemi che riguardano il suo paese ed il mondo. Che vuole rendere realtà il sogno di Luther King, quel gran difensore dei diritti civili, per superare le ingiustizie affinché tutti e tutte possano sedersi alla stessa tavola di fraternità e condividere il pane che alimenta il corpo ed il pane che alimenta l’anima, costruendo le strade della libertà. La Pace è la costruzione permanente tra le persone ed i popoli, nella diversità e nell’unità.

 

Signor Presidente, gli Stati Uniti hanno di fronte a sé una grande sfida, tanto al loro interno, quanto a livello internazionale. Si ha bisogno di decisioni politiche per superare i conflitti armati che attanagliano l’umanità, e quelli in cui si trova coinvolto il suo Paese. Non si è riusciti ad sradicare la tortura, né si è arrivati alla chiusura del carcere a Guantánamo, che gli Stati Uniti hanno a Cuba, e neppure quello di Abu Graib in Iraq. Fino ad ora non è stato possibile portare avanti la decisione da Lei espressa in varie opportunità: mettere fine alla guerra in Iraq ed in Afghanistan. I passi fatti sono stati molto deboli ed incipienti.

 

In America Latina è urgente terminare l’embargo, immorale ed ingiusto di quasi 50 anni, contro Cuba, la liberazione dei Cinque prigionieri cubani negli Stati Uniti e permettere le visite dei loro famigliari che da 10 anni non riescono ad ottenere il visto per poter vedere i loro amati, cosa che viola il Diritto Umanitario.

 

Anche se le sue dichiarazioni sono speranzose, è necessario concretarle nella pratica, essendo coerenti tra il dire ed il fare, ed incontrare i cammini alternativi di costruzione sociale, culturale e politica che permettano di cambiare le relazioni tra gli Stati Uniti ed i popoli, molte volte in conflitto, e di non integrazione e rispetto della diversità e della sovranità degli altri paesi.

 

L’istallazione di basi militari nordamericane in Colombia, non contribuiscono alla Pace. Al contrario, intensificano i conflitti e pongono in pericolo le democrazie in America Latina. Un esempio è il Colpo di Stato in Honduras, che non avrebbe potuto essere portato a termine senza la partecipazione del Governo degli Stati Uniti.

 

Signor Presidente, Lei si trova di fronte a grandi sfide che, sa bene, non possono essere affrontate da una sola persona. I popoli devono essere partecipi e protagonisti della costruzione di nuovi paradigmi di vita ed arrivare a rendere reali società più giuste e fraterne.

 

Ascolti la voce dei popoli e non si lasci manipolare da quelli che cercano sempre di privilegiare il capitale finanziario, imporre i propri interessi economici, politici e militari, sulla vita dell’umanità.

 

Sono quelli che distruggono l’ambiente, le libertà civili e generano la fame, la povertà e la marginalità.

 

Tenga presente che la FAO ha segnalato che muoiono di fame più di 35mila bambini al giorno nel mondo. Lei, come Presidente degli Stati Uniti e Premio Nobel per la Pace, deve optare e decidere il cammino da seguire: o continua ad aumentare il presupposto militare, torturando ed invadendo altri popoli, o è disposto a costruire la Pace, superare la fame, l’analfabetismo, la disuguaglianza sociale e costruire un “Nuovo Contratto Sociale” per l’umanità, di rispetto ed uguaglianza per tutti e tutte.

 

Signor Presidente, le auguro molta forza e speranza e spero che la sua designazione come Premio Nobel per la Pace contribuisca a rafforzare la governabilità nel suo paese, fondamentalmente, lo ripeto, per stare al servizio dei popoli e del mondo. Noi che siamo stati onorati del Premio Nobel per la Pace, speriamo di unire i nostri sforzi ed i nostri cammini.

 

Speriamo che i suoi prossimi passi e decisioni si dispieghino nella corretta direzione.

 

Le reitero il fraterno saluto di Pace e Bene

 

Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace 1980

 

Buenos Aires, 9 ottobre 2009