Con le loro stesse parole

 

28 ottobre '09 - www.granma.cu Fonte Canter Punch 

 

 

Le sproporzionate condanne imposte ai Cinque - GerardoHernández Nordelo (2 ergastoli più 15 anni), Ramón Labañino Salazar (1 ergastolo più 18 anni), Antonio Guerrero Rodríguez (1 ergastolo più 10 anni), Fernando González Llort (19 anni), e René González Seheweret (15 anni) – contrastano chiaramente con quelle che sono state applicate in anni recenti negli Stati Uniti ad altre persone accusate di praticare realmente lo spionaggio, a volte in modi inusuali, ed addirittura, in alcuni casi, in maniera vincolata ad azioni armate violente dirette contro gli Stati Uniti.

 

Nessuno di questi ultimi è mai stato condannato all’ergastolo; tutti hanno ricevuto sentenze inferiori a quelle dei cinque Cubani, ed alcuni hanno addirittura già compiuto le proprie pene e si trovano adesso in libertà, mentre ad altri, condannati per spionaggio, sono stati reiterati gli incarichi dall’amministrazione Obama, e sono stati liberati.

 

L’eccessiva natura delle sentenze dei Cinque costituisce una dimostrazione della motivazione politica vendicativa che ha permeato su tutto il giudizio, come lo sono anche le condizioni del loro incarceramento, passando per gli ostacoli molto severi alla concessione dei visti familiari, arrivando all’estremo dei visti delle mogli di René e Gerardo che sono sempre stati negati. 

 

C’è tuttavia un aspetto molto più rivelatore che dimostra che il proposito del Governo statunitense era quello di dare rifugio e proteggere i terroristi anticubani, per evitare che venissero scoperti i loro piani sinistri, convertendosi così in complici e favoreggiatori di future atrocità.

 

Per l’amministrazione Bush, questo era più importante degli anni di carcere oltre ad ogni proporzione. Questo fu ciò che disse la procura, in modo veemente ed in termini piuttosto creativi, quando sollecitò al Tribunale una pena addizionale: “l’inabilitazione”.

 

Che significa? Usando le loro stesse parole, per il Governo era essenziale assicurare che questi Cinque individui, dopo aver compiuto le proprie condanne, non potessero fare più nulla che influisse nelle attività dei terroristi che operano a Miami sotto la protezione del Governo statunitense. Per garantire ciò, i procuratori sollecitarono, ed il tribunale concesse loro, disposizioni speciali in ogni sentenza, assicurandosi che, dopo il periodo di incarceramento di uno o più ergastoli , agli imputati fosse reso impossibile continuare a realizzare le azioni per le quali andarono in carcere.

 

Gerardo, Ramón e Fernando sono nati  in Cuba, e come stranieri indesiderati, una volta terminato il loro periodo di prigionia, saranno espulsi immediatamente dal territorio statunitense. Questo fu specificatamente incorporato in ognuna delle loro sentenze, incluso in quella di Gerardo, che dopo aver passato in prigione 15 anni della sua seconda vita, sarà immediatamente deportato. (Trascrizione dell’Udienza per le Sentenze di fronte a Suo Onore Juoan A. Lenard, 12 dicembre del 2001, pagina 93)

 

René e Antonio pongono invece un problema particolare. Essendo nati rispettivamente a Chicago ed in Florida, sono entrambi cittadini statunitensi per nascita, e non possono essere obbligati ad abbandonare il Paese. Ciò richiese idee più creative, ed un’ispirata retorica da parte della procura, che diede mostra di possederle entrambe.

 

Si rese necessaria una spiegazione più franca e precisa della semplice “inabilitazione”.

 

Prima di tutto fu la volta di René, condannato a “soli” 15 anni. I procuratori espressero senza giri di parole la loro grande preoccupazione rispetto alla possibilità che un uomo ancora giovane, una volta liberato, tornasse a fare quello che già una volta ha fatto.

 

Il Tribunale quindi, attento alla preoccupazione del Governo, aggiunse questo piccolo requisito alla sentenza di René: “Come condizione speciale addizionale alla libertà vigilata, si proibisce all’accusato di associarsi con, o visitare luoghi determinati dove è noto che si trovino o si frequentino individui o gruppi di individui conosciuti come terroristi, membri di organizzazioni che propugnano la violenza o figure del crimine organizzato” (Trascrizione dell’Udienza per le Sentenze di fronte a Suo Onore la Giudice Joan A. Lenar, 12 dicembre del 2001, pagg. 45-46)

 

Poi arrivò il turno di Antonio Guerrero, che aveva già ricevuto una catena perpetua, più 10 anni di prigione. I procuratori dovettero sfruttare a pieno la loro eloquenza: per il Governo, “l’inabilitazione” era di vitale importanza. Non si potevano correre rischi, e quando Antonio affrontò il giudizio, il 27 dicembre del 2001, venne aggiunta alla sua sentenza, parola per parola, la stessa “condizione speciale” precedentemente imposta a René.

 

Tutto questo avvenne nel dicembre del 2001, solo 3 mesi dopo l’orrore dell’11 settembre. Da quel fatidico giorno, George W. Bush si fece famoso per la sua guerra contro i terroristi e contro chiunque abbia dato loro qualsiasi tipo di aiuto. Solo una citazione del suo più che ripetuto discorso: “Qualunque Governo che appoggi, protegga o dia rifugio ai terroristi, si renderà complice dell’assassinio di innocenti, e allo stesso modo colpevole di atti terroristici”.

 

Dobbiamo credere nella parola di George W. Bush.

 

 

P.S. In ottobre del 2011 René González avrà compiuto la sua condanna, a meno che la difesa non riesca a liberarlo prima. In entrambi i casi, verrà rilasciato in libertà vigilata durante l’attuale amministrazione. Cercherà il Presidente Obama di “inabilitarlo”? Gli verrà proibito di fare qualsiasi cosa che dia fastidio ai terroristi, nel luogo in cui “è noto che si trovino o si presentino”?