"Spie" senza spiare |
31 ottobre '09 - www.granma.cu Ricardo Alarcón de Quesada Fonte Canter Punch
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Il primo atto d’accusa, nel settembre del 1998, incolpava i cinque Cubani d’essere agenti cubani non registrati e di altre violazioni minori. Il Governo accusava inoltre tre di loro, Gerardo, Ramón e Antonio, di “cospirazione con fini di spionaggio” (Imputazione 2).
La Procura non accusò nessuno di loro di spionaggio in sé e per sé, per una ragione molto semplice: non si verificò mai niente di simile, e quindi non era possibile provarlo. Ma i Pubblici Ministeri non si fermarono a questo. Nella loro dichiarazione iniziale avvertirono la Giuria che non si aspettasse la rivelazione di nessun segreto. L’unica cosa che doveva fare la Procura, era “convincere” i membri della giuria che gli imputati erano persone malvagie, capaci di mettere in pericolo la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti in un qualsiasi ipotetico momento del futuro. E argomentarono, inoltre, che gli imputati meritavano la pena più severa possibile, perché erano persone davvero cattive che perturbavano la pace di Miami. Ricordate Elián?
Per raggiungere tale obiettivo i Pubblici Ministeri, a dispetto di quanto presupponeva la loro propria accusa, rilasciarono, durante il giudizio, dichiarazioni tra le più violente possibili, accusando i Cinque, niente di meno che, di cercare di “distruggere gli Stati Uniti”, e ricordarono ai terrorizzati membri della giuria che se non li avessero condannati, avrebbero “tradito la comunità”.
I mezzi di comunicazione si incaricarono del resto. Loro presentarono sempre i Cinque cubani come “spie” o come persone accusate di essere “spie”. I media eccedettero davvero nel compimento dei loro doveri. Continuarono a ripetere la stessa cantilena, anche dopo il settembre del 2008, quando la Corte d’Appello concluse all’unanimità che non c’erano prove che dimostrassero che gli imputati avessero “ottenuto o trasmesso informazioni segrete” o che avessero danneggiato la Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, decidendo, di conseguenza, che le sentenze per la seconda imputazione (cospirazione per commettere spionaggio) erano erronee, annullandole ed ordinando che Ramón e Antonio venissero sottoposti a nuova sentenza. (Undicesimo Circuito della Corte d’Appello, No. 01-17176, DC, Docket No. 98-00721-CR-JAL, pagg. 70-81)
Tuttavia, nonostante avessero riconosciuto che lo stesso procedimento doveva applicarsi anche a Gerardo, in un incredibile atto di discriminazione giudiziaria, il tribunale rifiutò di procedere, argomentando che un ergastolo già stava giocando a suo sfavore.
In effetti risultava piuttosto facile rendersi conto che in questo caso non era coinvolta nessuna informazione segreta o militare, e che la sicurezza nazionale degli Stati Uniti non si trovò mai in pericolo. Questo fu ciò che disse il Pentagono in un linguaggio molto chiaro e semplice prima che cominciasse il giudizio. Questa fu la testimonianza sotto giuramento dell’ammiraglio ritirato Eugene Carroll (trascrizioni ufficiali, pagg. 8196-8301), del generale dell’Esercito ritirato Edward Breed Atkeson (Idem, pagg. 11049-11199), del generale ed ex comandante del Commando Sud Charles Elliot Wilhelm (Idem, pagg. 11491-11547), e del tenente generale ritirato delle Forze Aeree James R. Clapper (Idem, pagg. 13089-13235).
Le loro testimonianze non furono segrete, tutt’altro: vennero rilasciate appositamente in un’udienza pubblica. Probabilmente una simile sfilata di distinti e decorati capi militari che appoggiavano l’innocenza di giovani rivoluzionari cubani, non aveva precedenti di fronte a un tribunale degli Stati Uniti. Questo non fece notizia fuori da Miami, però le trascrizioni ufficiali del processo stanno lì, a disposizione di chi le voglia leggere.
Da quando i Cinque furono condannati hanno avuto luogo altri casi, i cui risultati contrastano chiaramente con i loro. Esaminiamone brevemente qualcuno.
Khaled Abdel-Latif Dumesisi, accusato di essere un agente non registrato del Governo di Saddam Hussein. Fu condannato nell’aprile del 2004, nel mezzo del guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq, a 3 anni e 10 mesi di prigione.
Leandro Aragoncillo fu dichiarato colpevole, nel luglio del 2007, di trasmettere informazioni segrete della difesa nazionale degli Stati Uniti (circa 800 documenti classificati) ottenuti dal suo ufficio nella Casa Bianca, nel quale lavorava come assistente militare dei vicepresidenti Al Gore e Dick Cheney. Il Sr. Aragoncillo fu condannato a 10 anni di prigione, mentre il suo co-cospiratore, Michael Ray Aquino, ricevette una sentenza di 6 anni e 4 mesi.
Gregg W. Bergersen, analista del Dipartimento di Difesa, fu accusato, nel luglio del 2008, di somministrare informazioni di difesa nazionale a persone non autorizzate in cambio di denaro e regali, e fu condannato a 4 anni e nove mesi di prigione.
Lawrence Anthony Franklin, colonnello della riserva delle Forze Aeree degli Stati Uniti, lavorava nel Dipartimento di Difesa, venne accusato di consegnare informazioni classificate e di difesa nazionale, inclusi segreti militari, a rappresentanti di un Governo straniero, e la sua sentenza fu di 12 anni e 7 mesi di prigione. Ciò nonostante, non entrò mai in una prigione federale: si trovava in libertà mentre ricorreva in appello, e nello scorso maggio il Dipartimento di Giustizia ha ritirato le imputazioni a suo carico.
È ovvio che nessuno dei casi precedentemente enunciati sia stato disputato nel Sud della Florida, e che non includeva nessun tentativo di frustrazione di piani criminali.
I Cinque ricevettero, in totale, quattro ergastoli più 77 anni.
Nessuno di loro lavorava per la Casa Bianca, né per il Pentagono, e neppure per il Dipartimento di Stato. Non disposero mai, e neppure cercarono di accedere, a informazioni segrete di nessun genere. Ma fecero qualcosa di imperdonabile: lottarono contro il terrorismo anticubano, e lo fecero a Miami. |
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