Gli USA hanno violato il diritto dei Cinque ad un giusto processo
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20 maggio '09 - N.V.Garcia www.granma.cu
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L’ex deputato Osamu Yatabe, portavoce del gruppo degli avvocati giapponesi che ha sottoscritto uno degli “amicus curiae” a favore dei Cinque, assicura che gli USA devono dimostrare l’efficienza del loro sistema giudiziario
La causa dei Cinque riunisce le persone di buona volontà del pianeta. L’ingiustizia che soffrono gli antiterroristi cubani prigionieri nelle carceri statunitensi da oltre 10 anni per difendere la loro patria, unisce le voci più diverse del pianeta.
Da est ad ovest si chiede alla Corte Suprema degli Stati Uniti di rivedere il manipolato processo e, all’interno del gran numero di personalità ed organizzazioni firmatarie dei 12 Amicus, presentati il 6 marzo scorso dagli avvocati difensori di Gerardo Hernandez, René Gonzalez, Antonio Guerrero, Fernando Gonzalez e Ramon Labañino, si possono leggere gli argomenti inclusi da un gruppo di giuristi ed istituzioni giapponesi.
Osamu Yatabe, avvocato ed ex deputato, spiega al quotidiano Juventud Rebelde come in poco tempo varie organizzazioni della corporazione ed altre a difesa dei diritti umani, si sono sommate agli amici della Corte.
Yatabe spiega, via posta elettronica, che il suo primo avvicinamento al tema è stato durante un incontro con l’ambasciatore di Cuba in Giappone, José Fernandez de Cossio, che ha spiegato dettagliatamente i particolari del caso e la lotta in corso a livello internazionale affinché questi cinque uomini ritornino in Patria con le loro famiglie.
“Noi magistrati giapponesi concordiamo che il caso dei Cinque rappresenta una grave violazione dei diritti umani e abbiamo deciso di lavorare ad un amicus insieme ad altre organizzazioni”, precisa Yatabe.
“Noi credevamo che era indispensabile comunicare con i legali degli Stati Uniti responsabili del caso per ottenere più informazioni legali e documenti”, e sottolinea la magnifica collaborazione che si è stabilita con i difensori dei Cinque, che immediatamente hanno inviato i materiali richiesti.
“Abbiamo presentato la bozza dell’amicus alle organizzazioni giapponesi impegnate nei temi dei diritti umani: il Centro degli Avvocati per la SocialDemocrazia, l’Associazione degli Avvocati Democratici Giapponesi, l’Associazione di Solidarietà Internazionale degli Avvocati Giapponesi, la Fondazione per i Diritti Umani in Asia e Libertà Civili in Giappone. Abbiamo potuto avere l’appoggio dei membri di queste organizzazioni e di professori di Diritto, avvocati e politici, esperti con temi della pace e dei diritti umani.
Il totale supera le 50 persone e queste hanno lavorato coraggiosamente su questi tempi, ma è la prima volta che ci siamo uniti tutti in così poco tempo per concentrarci nella solidarietà con un solo caso”, segnala.
Yatabe ci spiega le ragioni degli avvocati giapponesi per appoggiare la difesa dei Cinque: “Consideriamo, in sintesi, che i diritti umani devono essere goduti da ogni persona in modo uguale, oltre le frontiere nazionali, perché i diritti umani non hanno frontiere. Tuttavia, ai Cinque è stato violato il loro diritto ad un giusto processo, garantito dalla Costituzione degli USA. Siamo sicuri che questa situazione deve essere corretta”.
Ci sono due aspetti importanti che Osamu Yatabe definisce così:
“Il primo è la violazione del diritto ad un giusto processo. Il Sesto Emendamento della Costituzione degli USA prevede un giurato ed un tribunale imparziale in tutti i processi giudiziari, ma Miami è una comunità dove prevalgono i pregiudizi e l’odio, e il processo è stato realizzato da giurati condizionati dai sentimenti di questa comunità. Il processo viola l’Articolo 14,1 del Convegno Internazionale dei Diritti Civili e Politici, che stabilisce che ogni persona ha il diritto ad un giusto processo in una corte aperta al pubblico”, spiega l’avvocato giapponese.
“Sotto l’Articolo 6, ogni persona ha il diritto a ricevere l’assistenza legale di avvocati, ma i Cinque sono stati confinanti in isolamento per 17 mesi. Gli sono state negate le azioni della difesa, impedendogli l’assistenza legale. Questo viola l’Articolo 14,3 della Convenzione già menzionata”.
“Il secondo è la violazione dell’Emendamento 14 della Costituzione degli USA, che garantisce un giusto processo. Ogni accusato ha il diritto a ricevere le prove necessarie del pubblico ministero, però ai Cinque non sono state esibite, con la giustificazione che il caso era legato alla sicurezza nazionale degli USA, cosa che li ha lasciati senza la possibilità di difendersi.
Il loro diritto alla difesa è stato infranto, violando la Costituzione”, scrive Yatabe.
Ma non si tratta solo del lato umano della vicenda, sanno che molte leggi statunitensi ed internazionali sono state violate palesemente in questo caso.
“In sintesi, crediamo che gli Stati Uniti devono mostrare un modello di paese che fa il massimo sforzo per rispettare la sua Costituzione e le convenzioni internazionali, e che apprezza i valori ed i diritti umani elementari e non dà solo consigli su questi tempi a resto del mondo”.
“La Corte Suprema degli Stati Uniti dovrebbe rivedere il caso dei Cinque e dimostrare che il loro sistema giudiziario funziona bene, tanto a livello nazionale che nel contesto internazionale”.
Nota: Il prossimo giugno la Corte Suprema degli USA dovrà annunciare se ha accolto o no la richiesta di rivedere il caso dei Cinque. Allora sapremo se Osamu Yatabe ed i 54 firmatari giapponesi, come altre migliaia in tutto il mondo, sono stati ascoltati.
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