Le Madri marciano in Plaza de Mayo in difesa di Cristina Fernández
Minacciata di morte la presidentessa
dell’Argentina
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16 dicembre '09 - M.P.Mok www.granma.cu |
Le Madri di Plaza de Mayo e centinaia di lavoratori hanno marciato per dimostrare il loro appoggio alla presidentessa dell’Argentina, Cristina Fernández, e condannare le minacce di morte di cui è stata vittima la scorsa settimana.
“Il Governo del popolo non si tocca”, è stato lo slogan dei manifestanti che hanno risposto ad una convocazione dell’Associazione delle madri di Plaza de Mayo e della Missione Sueños Compartidos.
In un breve discorso ai partecipanti alla simbolica marcia, la presidentessa della Associazione delle Madri, Hebe de Bonafini, ha incitato a creare coscienze tra la popolazione ed ha indicato la necessità di far continuare l’attuale governo.
“Le rivoluzioni si fanno marciando un giorno dopo l’altro”, ha segnalato Hebe, che ha aggiunto: “Ritorneremo in Plaza de Mayo per appoggiare la presidentessa Cristina Fernández ogni volta che sarà necessario”.
Inoltre nella Plaza storica è stata installata una Radio Aperta delle Madri, che ha trasmesso in diretta le opinioni degli assistenti.
Tra coloro che hanno espresso il proprio criterio, c’era Florencia de Felipe, come rappresentante della Gioventù del Partito Justicialista, che ha reiterato la condanna alle minacce contro la presidentessa: “Lanciate dalla destra più reazionaria che non se ne è mai andata”.
La scorsa settimana, la mattina di venerdì sono state interferite le comunicazioni dell’elicottero presidenziale, nel momento in cui Cristina Fernández andava dalla sua residenza ufficiale alla Casa di Governo.
Si sono sentite frasi, diffuse ieri nella Plaza de Mayo, come “Uccidete la giumenta”, e “Ammazzate quel pesce”, oltre a frammenti della marcia di Avenida de las Camelias, che accompagnò il famoso comunicato numero uno della Giunta Militare, nel 1976.
Il capo del gabinetto argentino, Aníbal Fernández, ha suggerito che questo fatto potrebbe avere relazioni con l’inizio del processo contro 19 ex marinai del Centro di Detenzioni illegali, installato nella Scuola di Meccanica dell’Armata - ESMA – durante l’ultima dittatura militare.
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Le Nonne di Piazza di Maggio Recuperato il nipote numero 98
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5 novembre '09 - www.granma.cu
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Le “Abuelas de la Plaza de Mayo”, le nonne di Piazza di Maggio, in Argentina, hanno informato dell’avvenuto recupero del nipote numero 98, un caso particolare, perchè si tratta di un giovane, figlio d’una donna desaparecida durante l’ultima dittatura argentina (1976-1983).
La gravidanza della donna era sconosciuta ai familiari biologici. L’organizzazione umanitaria ha informato che Martín Amarilla Molfino, di 29 anni, è figlio dei desaparecidos Guillermo Amarilla e Marcela Molfino, che la momento del sequestro, nell’ottobre del 1979, era incinta.
Per questo motivo, Martín, che è nato nel 1980 nell’ospedale della Guarnizione militare di Campo de Mayo, alla periferia di Buenos Aires, dove funzionò un centro clandestino di detenzione, non era mai stato ricercato dai suoi familiari, che includono anche tre fratelli maggiori.
Martin, che secondo i documenti che possedeva, era figlio di un agente dei servizi segreti già morto, ebbe i suoi primi dubbi sulla propria identità a 15 anni. La sua ricerca lo portò sino alle Nonne di Piazza di Maggio, ma il banco di dati genetici di cui dispone l’organizzazione contiene solo informazioni di persone che cercano familiari sequestrati e scomparsi, cioè desaparecidos.
il caso però si è risolto positivamente grazie ad un ex militare pentito, che ha confermato che Marcela Molfino aveva partorito un figlio nel Campo de Mayo.
Il dato è poi stato confermato da una sopravvissuta del Centro clandestino di Detenuti. Poi i dati genetici tra Martin e i suoi parenti hanno permesso pochi giorni fa di verificare la familiarità.
Per iniziativa delle Abuelas de la Plaza de Mayo, circa 3.300 giovani argentini si sono rivolti alla Commissione Nazionale per il Diritto all’Identità - CONADI – per investigare la propria provenienza, dato che si calcola che almeno 500 neonati furono rubati ai loro genitori durante la dittatura militare.
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