Il presidente boliviano, Evo Morales, ha affermato che l’installazione delle basi militari degli Stati Uniti in Colombia è un’aperta provocazione in America Latina, soprattutto per i paesi che cominciano a rendere la dignità ai loro popoli ed ai loro governi.
Evo ha dichiarato alla stampa, a Cochabamba, che le basi nordamericane in Colombia sono un attentato contro i movimenti sociali rivoluzionari della regione e contro i Governi dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America - ALBA - ed anche per la stessa Colombia, per la totale impunità ed immunità di cui godranno i soldati statunitensi che non saranno giudicati secondo le leggi colombiane, qualsiasi delitto possano aver commesso contro il patrimonio locale.
Morales ha sostenuto che l’impero cerca un’egemonia mondiale, schiacciando i paesi rivoluzionari che lottano per la propria liberazione, per l’indipendenza e per lo sviluppo, ed ha smentito che le basi militari in questione abbiano come missione essenziale la lotta contro il narcotraffico, come cercano di giustificare i governi firmatari.
Di fronte a questo pericolo, Evo ha chiamato tutti i settori sociali che lottano per la dignità e la sovranità della Colombia e dell’America Latina tutta, ad organizzarsi e lottare contro la presenza di queste basi nella regione.
SIMBOLI DI GUERRA
Il presidente del Nicaragua, Daniel Ortega, ha denunciato il pericolo che rappresentano le basi militari statunitensi in Colombia ed ha definito “traditori dell’America Latina” i due governi, per aver fomentato il loro stabilimento.
Il presidente Ortega ha reiterato la sua condanna dell’accordo firmato da Colombia e Stati Uniti, parlando durante una manifestazione che si è svolta a Managua, per il 33º anniversario della morte in combattimento del Comandante Carlos Fonseca Amador, fondatore del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN).
Daniel Ortega ha anche denunciato che le basi sono una vera minaccia per tutti i popoli del continente e le ha definite “un simbolo di guerra”.