Siamo una delegazione di parlamentari
britannici e sindacalisti statunitensi, canadesi ed inglesi.
Abbiamo passato questo giorno qui nel dipartimento di Arauca, Colombia,
ascoltando le testimonianze delle vittime dei terrificanti abusi contro i
diritti umani.
Abbiamo sentito di padri, madri, fratelli e figli assassinati, di famiglie
sfollate, di contadini innocenti ammazzati e travestiti da guerriglieri, di
sindacalisti minacciati, intimiditi ed uccisi.
Siamo in uno stato di shock per via di quello che abbiamo sentito, e data
l'evidenza non abbiamo dubbi sul fatto che il governo di Alvaro Uribe e le
forze di sicurezza sono complici di questi crimini di lesa umanità. Inoltre,
siamo convinti che le attività assassine delle forze paramilitari siano
approvate ed attivamente appoggiate dal governo e dalle forze dello Stato.
Questi crimini sono aggravati dall'impunità di cui godono quelli che li
hanno commessi, e dalla latitanza del sistema giudiziario quando si tratta
di processare criminali e mandanti.
Invece di incarcerare i veri criminali, il governo ha imprigionato i
sindacalisti, i membri dell'opposizione politica ed i difensori dei Diritti
Umani come Martín Sandoval, che vari di noi hanno avuto la possibilità di
visitare oggi. Chiediamo la sua immediata liberazione e quella degli altri
prigionieri politici e sindacalisti.
Una volta tornati nel Regno Unito ed in Nordamerica, chiederemo la fine
immediata dell'appoggio militare e politico alla Colombia. Ci muoveremo
affinché non si dia Trattato di Libero Commercio alcuno con la Colombia sino
a quando i diritti umani e dei lavoratori non saranno rispettati in modo
internazionalmente verificabile, affinché sia di dominio pubblico la
complicità delle multinazionali come l'Occidental Petroleum con la
violazione dei diritti umani e dei lavoratori in Colombia, ed affinché cessi
immediatamente la criminalizzazione dell'opposizione democratica e
legittima, così come le esecuzioni extragiudiziarie.
Domenica 4 aprile 2009
1. Ian Davidson MP: Member of Parlament
for Glasgow;
2. Jeremy Dear: General Secretary of the Nacional Union of jaurnalist (NUJ)
which represents 32.000 journalist, also chair of Justice for Colombia and a
member of both the TUC Executive and TUC General Council;
3. David Drever: President of the Educational Institute of Scotland (EIS)
which represents 60.000 teachers in Scotland;
4. Simon Dubbins: Director of Internacional Relations for Unite Union which
represents 2.100.000 members in several sectors, also a member of the
executive of the European TUC and President of the graphical sector of Union
Network Internacional (UNI), 5. Samuel Gurney: internacional Policy Officer
for the TUC and member of the ILO Governing Body;
6. Sally Hunt: General Secretary of the University and Collage Union (UCU)
which represents 118.000 members in academia, also a member of the Justice
for Colombia Nacional Comité ando f both the TUC Executive and TUC General
Council where she is spokesperson on internacional relations;
7. Peter Kilfoyle MP: Member of Parliament for Liverpool, former Goverment
Minister;
8. Adam Lee: Oficial for the trade union, United Steelworkers (USW) which
represents 1.2 million members from several sectors in the US and Canada;
9. Andy Love MP: Member of Parliament for Edmonton, Parliamentary Private
Secretary;
10. James McGovern MP: Member of Parliament for Dundee;
11. Karie Murphy: Parliamentary Assistant;
12. John O'Neill: Partner al Thompsons Solicitors;
13. Sandra Osborne MP: Member of Parliament for Ayr, Carric & Cumnock,
member of the Foreign Affaire Select Committee;
14. Stephanie Peacock: Member of the Labour Party Nacional Executive Comité;
15. Frederick Redmond: Internacional Vice President of trade union United
Steelworkers (USW) representing 1.2 million membres from several sectors in
the US and Canada, also a member of the AFL-CIO Executive Council;
16. Mark Rowlinson: Legal Officer for the trade union, United Steelworkers (USW)
which represents 1.2 million members from several sectors in the US and
Canada;
17. Michael Shaw: President of the FIRE Brigadas Union (FBU) which
represents 45.000 members in the FIRE service;
18. James Sheridan PM: Member of Parliament for Paisley and Renfrewshire
North;
19. Carol Wilson: Parliamentary Assistant;
20. Anthony Woodhouse: Chair of the Nacional Executive Comité of Unite the
Union which represents 2.100.000 members in several sectors.
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Da qualche anno imperversano in Colombia,
un paese già martoriato dalla povertà di ampi strati della popolazione e
da una guerra civile di lunga durata. Si fanno chiamare “Aquile
nere”, le nuove organizzazioni criminali dedite a ogni forma di
delinquenza, considerate – a ragione – le degne eredi delle famigerate
AUC (Autodefensas Unidas de Colombia), i corpi paramilitari di estrema
destra di recente smantellati in seguito all’entrata in vigore della legge
“Justicia y paz”. Le AN sono comparse per la prima volta nel dipartimento
Norte de Santander, nel nordest colombiano, al confine con il Venezuela.
Da lì altri gruppi criminali, sempre sotto il nome di “Aquile nere”, hanno
cominciato ad espandere le loro attività in vari municipi concentrandosi
nelle zone di Santander, Cesar, Caquetà e Antioquia, tanto da indurre il
presidente colombiano Uribe – sul cui governo continuano a piovere accuse
di combutta con le vecchie AUC per attività di “guerra sporca” e di
narcotraffico – a ordinare al suo esercito la creazione di un “Nucleo
speciale di ricerca” per snidare i membri di queste pericolose bande
armate.
Col tempo le AN hanno stretto legami con i potenti cartelli della droga
(come già era accaduto per le AUC) e sono coinvolte in attività illecite
come estorsioni, rapine, sequestri di persona e atti terroristici contro
le popolazioni. Peraltro, in perfetta continuità con le vecchie AUC, le AN
svolgono oggi la loro medesima funzione politica attaccando membri delle
FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia, la guerriglia di
ispirazione bolivariana e guevarista) e provvedendo all’eliminazione
fisica – sovente dietro commissione – di sindacalisti, attivisti politici
e dei diritti umani, e di altri individui “scomodi” appartenenti ai
movimenti civili. La loro attività più redditizia resta il narcotraffico,
grazie al quale si finanziano e si armano e che li spinge, in casi
sporadici, persino a scendere a patti scellerati con i loro nemici
ideologici, i guerriglieri delle FARC, per spartirsi i lauti guadagni del
commercio della droga. A gonfiare i sempre più folti ranghi di queste
bande criminali sono sia gli ex paras delle AUC (quelli che non hanno
aderito alla smobilitazione, ma anche molti “smobilitati” tornati a
delinquere), sia malviventi “comuni” senza alcuna relazione con i vecchi
paramilitari, ma particolarmente vogliosi di entrare nel business del
narcotraffico. Secondo un rapporto della Polizia Colombiana, tra il 2006 e
il 2007 sono stati catturati ben 1765 membri di bande armate criminali (Bacrim),
dei quali 258 erano paramilitari “smobilitati”.
Uno degli individui sospettati di comandare le AN è l’ex paras Vicente
Castaño (meglio conosciuto con il nome di “El Profe” e cofondatore delle
AUC), il quale scomparve in seguito alla smobilitazione dei paramilitari e
subito dopo essere stato accusato dell’assassinio del fratello Carlos, il
capo storico delle AUC freddato ad Antioquia per ordine degli altri jefes
reclusi nel carcere di massima sicurezza di Itagüí. Ma in realtà i
sospetti arrivano ben più in alto, fino a lambire i palazzi della
politica. Se il presidente colombiano Alvaro Uribe nega l’esistenza di
legami tra le istituzioni e le decine di organizzazioni armate facenti
capo alle nuove AN, la magistratura – di contro – continua a svolgere
spinose indagini sulla presunta alleanza di un settore del governo con i
capi dei narco-paramilitari. Molti di loro, come Salvatore Mancuso (di
chiare origini italiane), don Berna e Jorge 40, sono già stati estradati
negli Stati Uniti per reati legati al narcotraffico, ma potrebbero
decidere da un momento all’altro di “vuotare il sacco” rivelando molte
verità compromettenti sul conto di Uribe e dei suoi uomini di partito, per
far scontare al presidente colombiano il fatto di non aver mantenuto le
sue promesse di impunità secondo i dettami della legge di amnistia
“Justicia y paz”.
Per allontanare e far dimenticare all’opinione pubblica i sospetti che lo
riguardano, il mandatario colombiano si affida ai media nazionali (tutti –
o quasi – subordinati al suo governo), i quali “sebbene non possano
nascondere la portata degli scandali in atto, continuano ad avvalorare una
presunta popolarità di Uribe ottenendo, grazie alla tecnica Goebbels
(“ripetete una bugia, cento, mille, un milione di volte e diventerà una
verità”), che sia presa per buona anche internazionalmente. Dimenticando
che le elezioni di Uribe sono state non soltanto illegittime (per
l’asseverata compra di voti che hanno reso possibile la riforma
costituzionale che ha permesso la rieleggibilità presidenziale), ma anche
ottenute con il contributo decisivo dei vari blocchi paramilitari,
all’origine dello stesso scandalo della cosiddetta para-politica”. **
Mentre le istituzioni colombiane affondano sommerse dagli scandali, le
Aquile nere sono tornate prepotentemente alla ribalta, ora anche sulla
scena internazionale. Qualche mese fa, i loro capi si sono fatti sentire
inviando lettere minatorie ad Ong di vari Paesi (tra cui l’Italia) con
sede in Colombia, a sindacati dei lavoratori e a movimenti studenteschi
nazionali ed internazionali che da anni si battono per la difesa dei
diritti civili del popolo colombiano. Nel testo, pieno di insulti
all’indirizzo delle FARC e dei suoi “fiancheggiatori”, si legge che tutte
queste organizzazioni e i loro aderenti sono dichiarati dalle Aquile nere
“obbiettivi militari”, e pertanto passibili di eliminazione. E di solito,
purtroppo, alle minacce dei paramilitari fa regolarmente seguito
l'esecuzione delle stesse.
** “La nazione dei veleni” di Guido Piccoli – Latinoamerica n°104
(3/2008).
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