COLPO DI STATO IN HONDURAS
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30 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Vari settori del paese esigono l’eliminazione del coprifuoco
Deputati di differenti partiti, organizzazioni popolari, politici e imprenditori dell’Honduras reclamano dal regime di Roberto Micheletti che elimini il coprifuoco nel paese, ha informato PL.
“Freniamo questo tentativo criminale che servirà da scusa per assassinare e far sparire migliaia di compatrioti, per il semplice delitto d’essere contrari al colpo di Stato”, ha dichiarato il legislatore di Unificación Democrática, César Ham, nel Congresso Nazionale.
Più di 20 deputati hanno reclamato la derogazione del decreto che, per 45 giorni, sospende le garanzie individuali.
L’Organizzazione degli Stati Americani, OEA, ha fallito nel tentativo di elaborare una dichiarazione di forte condanna contro la soppressione in Honduras delle garanzie costituzionali, perchè gli ambasciatori non sono giunti ad un accordo sul riconoscimento o meno della legittimità delle elezioni presidenziali pianificate per il prossimo 29 novembre, ha reso noto DPA.
Il presidente Zelaya ha definito le dichiarazioni dell’ambasciatore interino degli Stati Uniti nella OEA, Lewis Amselem, come “volgari, disgraziate e fuori contesto”, ha riferito TeleSur.
Il capo dello Stato ha risposto così alle dichiarazioni di Amselem, che ha considerato il suo ritorno in Honduras "irresponsabile e idiota, che non serve né agli interessi del suo popolo, né a coloro che cercano il ristabilimento pacifico dell’ordine democratico in Honduras”.
Zelaya ha chiamato la comunità internazionale ad essere più decisa di fronte alla situazione della nazione centro americana, perchè altrimenti l’oligarchia userà il colpo di Stato per espandersi in America Latina.
Rasel Tome, segretario della commissione creata dal governante costituzionale per dialogare con il governo golpista, ha denunciato che esiste un piano per mettere in moto un procedimento d’attacco, sequestro e assassinio di Zelaya, ha riportato ANSA.
“Le forze militari appostate fuori dall’ambasciata del Brasile realizzano una guerra psicologica contro di noi, che siamo qui dentro, e ci sono franchi tiratori appostati negli edifici circostanti che c’impediscono d’uscire negli spazi aperti”, ha aggiunto Tome.
29 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Forte operativo
militare contro
Più di 200 poliziotti hanno impedito una marcia antigolpista vicino all’Università Pedagogica, mentre operativi simili si attuano in altre città dell’Honduras, ha denunciato il Movimento di Resistenza Popolare.
Lo spiegamento militare contro le persone riunite nelle prossimità della sede universitaria include l’uso di elicotteri e veicoli antimanifestazione, con gli idranti, in una situazione sempre più tesa per la soppressione delle libertà costituzionali dettate dal regime di fatto.
Nonostante le intimidazioni, centinaia di manifestanti sono rimasti nel luogo con l’orientamento di mantenere un atteggiamento pacifico, come reitera il Fronte Nazionale di Resistenza contro il colpo militare di Stato.
Il dirigente contadino Rafael Alegría, uno dei coordinatori del Fronte, ha spiegato ai giornalisti che queste rappresaglie si stanno eseguendo in vari punti del paese.
“Sta succedendo in tutto il territorio nazionale e si vuole impedire alla gente d’uscire per le strade”, ha indicato Alegría, che ha confermato che i presenti vicino all’Università Pedagogica non si muoveranno, perchè questo è il punto di partenza delle marce di resistenza.
Come segnale di protesta, molti manifestanti si sono posti sulla bocca pezzi di nastro adesivo per ricordare la chiusura del Canale 36 di Televisione (Cholusat Sur) e dell’emittente Radio Globo, le cui trasmissioni raccontavano con obiettività gli avvenimenti relazionati al colpo militare e alla repressione del regime di fatto.
Nel fine settimana l’illegale governo di Micheletti ha sospeso per 45 giorni le garanzie costituzionali con un decreto che restringe le libertà di circolazione e d’espressione, che proibisce le riunioni pubbliche, ordina la chiusura dei media di stampa dell’opposizione ed autorizza la detenzione arbitraria delle persone.
Il presidente Zelaya, che è ritornato da alcuni giorni a sorpresa nel paese, rimane nell’ambasciata del Brasile della capitale ed ha chiamato la comunità internazionale ad attuare immediatamente, per evitare il suo assassinio e il rafforzamento della repressione contro il suo popolo.
“Hanno zittito le sole voci amiche che aveva il popolo dell’Honduras e stanno uccidendo il nostro spirito in forma crudele ed inumana”, ha detto Zelaya dopo la notizia della chiusura del Canale 36 e di Radio Globo.
28 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
La resistenza denuncia la morte di un’universitaria
Il Fronte Nazionale di Resistenza contro il colpo di Stato in Honduras ha denunciato che una studentessa universitaria è morta per i gas lacrimogeni che sono stati lanciati negli ultimi due giorni dai militari golpisti attorno all’ambasciata del Brasile, a Teguicigalpa.
La giovane Wendy Elizabeth Vila è morta per una complicazione bronco- polmonare provocata dai gas tossici, ha detto il marito Edwin Robelo, a EFE.
La denuncia della morte di Vila l’ha fatta il sacerdote Andrés Tamayo, membro del Fronte, che fa parte del gruppo che accompagna il presidente Manuel Zelaya nella sede diplomática.
Il governo golpista ha espulso dal paese i funzionari dell’Organizzazione degli Stati Americani ed ha stabilito un ultimatum per il Brasile, minacciando di applicare misure se non si definisce il tempo di dieci giorni concessi al governante legittimo del paese, ha reso noto AFP.
Luiz Inácio Lula da Silva, presidente brasiliano ha detto che respinge qualsiasi ultimatum dei golpisti ed ha insistito nel non riconoscere come governo gli usurpatori del potere.
Il regime di Roberto Micheletti ha firmato un decreto che autorizza la chiusura dei media di comunicazione, la dissoluzione delle riunioni non autorizzate e altre restrizioni alle libertà pubbliche, ha annunciato la presidenza di fatto da una catena nazionale di radio e televisione.
26 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Lanciati gas tossici
israeliani contro l’ambasciata del Brasile
La ministra degli Esteri del Governo di Manuel Zelaya, Patricia Rodas, ha reiterato venerdì 25 kla denuncia che le autorità si sfatti hanno lanciato gas tossici contro l’ambasciata del Brasile, a Tegucigalpa, dove si rifugia il presidente ed ha dato i nomi delle imprese che li hanno forniti.
“Fonti d’intelligenza militare leali a Zelaya ci hanno informato che armi chimiche e d’assedio sono state fornite dalle imprese Alfacom e Intercom, ha detto la Rodas in una conferenza stampa a New York.
La ministra honduregna assiste ai dibattiti della 64ª Assemblea Generale della ONU, dove il suo paese non è intervenuto, e si spera che lo farà la prossima settimana.
“Le due imprese si trovano a Tegucigalpa, e sarebbero di proprietà del cittadino israeliano Yehuda Leitner, che ha fatto da intermediario con Israele, e sono entrate in Honduras pochi giorni fa, trasportate da un aereo privato”, ha spiegato la Rodas.
A Tegucigalpa, Zelaya ha denunciato il lancio di gas tossici contro la missione diplomatica dove si trova con la sua famiglia e un gruppo di seguaci da lunedì 21. Il governo di fatto ha assicurato che la notizia è falsa.
Patricia Rodas ha indicato che lo specialista della sanità Mauricio Castellanos ha eseguito delle prove dell’ambiente attorno all’ambasciata del Brasile in Honduras, a circa 30 metri dall’edificio dove i militari bloccano l’accesso.
Lo specialista ha utilizzato uno strumento approvato da “Amministrazione delle Droghe ed Alimenti” - FDA la sigla in inglese - costruito negli USA, e ha detto che i risultati mostrano una concentrazione al di sopra del normale di ammoniaca, che si usa come gas tossico.
In accordo con queste analisi, c’è anche un’alta concentrazione di acido cianidrico che produce una reazione rapida all’inalazione e al contatto con il ferro del sangue produce vertigini, nausea, vomito, mal di testa e difficoltà respiratorie.
Gli occupanti dell’ambasciata sono oggetto del lancio di armi chimiche da elicotteri e da aerei, utilizzate anche dalle truppe, che dispongono inoltre di apparecchi sofisticati a radiazioni soniche ed elettromagnetiche, che hanno già provocato diversi problemi.
La Rodas ha chiesto con urgenza l’invio d’una missione sanitaria internazionale della ONU, perchè in Honduras si sta effettuando una guerra irregolare e le forze armate del governo di fatto non lasciano entrare nell’ambasciata personale medico, né il personale della Croce rossa Internazionale.
Alcuni occupanti dell’ambasciata hanno segnalato d’aver visto uscire da una casa vicina dei camion pieni di terra. Sembra che stiano scavando un tunnel hanno detto, o stanno ponendo bombe nel sottosuolo, com’è già avvenuto nel passato.
25 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
La UE esige rispetto per la vita di Zelaya
L'Unione Europea (UE) ha chiesto il rispetto dell’integrità fisica del presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, della sua famiglia e dei membri del suo governo, le cui vite sono in pericolo per via dell’assedio militare attorno all’ambasciata del Brasile di Tegucigalpa, dove sono accolti.
In una dichiarazione la presidenza svedese della UE ha ricordato al regime di fatto di Roberto Micheletti il principio d’ inviolabilità delle sedi diplomatiche, ed ha coinciso con la dichiarazione del Gruppo di Río sulla situazione nella nazione centroamericana.
Inoltre sono stati condannati gli atti violenti perpetrati contro i seguaci di Zelaya, che salutavano il loro presidente vicino all’ambasciata del Brasile, dove il presidente legittimo del paese è ospite, dopo il suo rientro a sorpresa nel paese.
In una dichiarazione a Radio Nacional de España, pubblicata dal quotidiano mattutino madrileno ABC, Zelaya ha espresso il suo timore per un imminente assalto delle forze di sicurezza nell’immobile ed ha denunciato il piano dei golpisti che prevede l’entrata di gruppi mercenari per assassinarlo.
La UE e la Organizzazione degli Stati Americani, (OEA), hanno accordato il ritorno dei loro ambasciatori a Tegucigalpa che erano stati ritirati dopo il colpo di Stato di tre mesi fa.
Il ministro spagnolo degli Esteri, Miguel Angel Moratinos, in una conferenza stampa ha precisato che l’obiettivo di questa decisione è aiutare a porre le basi per risolvere il conflitto in Honduras in questo nuovo scenario.
Il segretario generale della OEA, José Miguel Insulza, ha confermato l’intenzione dell’Organizzazione d’inviare una seconda missione di ministri a Tegucigalpa, per promuovere una tavola di dialogo tra le parti in conflitto.
Insulza ha assicurato che Micheletti è disposto a ricevere la missione, che potrebbe andare immediatamente in Honduras ed ha ordinato l’invio d’una avanzata nella capitale, per vedere le condizioni sul terreno.
Su richiesta del Brasile è stata annunciata una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza della ONU, per trattare il tema dell’Honduras, sul quale Moratinos ha detto: "Spero che ci sia il consenso sufficiente per approvare una dichiarazione”, ed ha precisato l’appoggio della Spagna a questa nuova offensiva diplomatica
Zelaya esalta l’eroica resistenza del suo popolo
Manuel Zelaya, presidente legittimo dell’Honduras, ha esaltato la resistenza coraggiosa ed eroica del popolo di fronte al governo di fatto e la condanna della comunità internazionale dopo la rottura dell’ordine costituzionale in questa nazione.
“Come ha detto il Comandante Fidel Castro, in Honduras si è generata una nuova rivoluzione pacifica, ed anche in America Latina”, ha detto Zelaya intervistato per telefono da Randy Alonso, moderatore del programma radiotelevisivo Tavola Rotonda, di giovedì 24.
“Se il popolo non avesse manifestato contro i golpisti esprimendo questa capacità eroica e coraggiosa, la comunità internazionale non avrebbe agito con tanta veemenza. Tutti i paesi si sono uniti perchè c’è un popolo fermo e alzato, che non si è sentito umiliato da una dittatura, che si è mosso per denunciare e non accettare il colpo militare”, ha aggiunto Zelaya, che ha denunciato la continua repressione ed il coprifuoco: “Per impaurire ed ostacolare la combattiva resistenza popolare che esige il mio ritorno al potere”.
“Nelle ultime 12 ore, ha detto, le condizioni nell’ambasciata del Brasile sono lievemente migliorate, con il ristabilimento dei servizi dell’acqua, dell’elettricità e con il ritiro degli apparati d’interferenza telefonica, ma è latente la minaccia d’una perquisizione della missione diplomatica”.
“Nella notte di mercoledì ho ricevuto uno degli assessori più vicini al presidente di fatto, Roberto Micheletti, che è venuto con proposte che ignoravano il mio mandato e che ho respinto, perchè inaccettabili. Solo il popolo sovrano nomina il suo presidente, ha ricordato, e nessun altro”.
Zelaya ha anche parlato degli incontri che ha avuto o che si stanno preparando con rappresentanti della Chiesa Cattolica, con leaders di partiti politici, candidati presidenziali, imprenditori e direttori di grandi media di comunicazione.
Il presidente dell’Honduras ha definito: “Un vero fallimento la squallida marcia convocata dai golpisti, effettuata mercoledì”, ed ha reiterato le sue denunce per la brutale repressione, gli omicidi, le torture e le intimidazioni che provocano solo indignazione e malessere nel popolo.
La Corte Penale Internazionale ha accettato la denuncia del suo governo contro i golpisti, per processarli con l’accusa di delitti di lesa umanità.
“Sto aspettando le risoluzione che prenderà il Consiglio di Sicurezza della ONU sul tema, convocato dal Brasile e ringrazio per l’accompagnamento della comunità internazionale, ed in particolare l’Alleanza Bolivariana dei Popoli di Nuestra América, il Gruppo di Río, il Sistema d’Integrazione Centroamericano, le Nazioni Unite, l’Organizzazione degli Stati Americani, il Banco Mondiale e la Unione Europea, tra i tanti” ha aggiunto Zelaya.
La resistenza femminista avverte sul pericolo della guerra civile
La rappresentante del Movimento Femminista della Resistenza dell’Honduras, Indyra Mendoza, che raggruppa circa cinquemila persone, ha affermato che la situazione del paese è allarmante e che non si scarta il pericolo di una guerra civile.
"In Honduras stanno perseguitando le persone della resistenza pacifica: noi non volgiamo una guerra civile, ma la gente lo sta pensando per via della situazione che vive attualmente. Con il governo golpista non si può scartare niente”, ha dichiarato la Mendoza, da Managua.
“Le forze militari e della polizia sparano costantemente in aria! Abbiamo diversi compagni spariti e la violenza è stata molto forte negli ultimi tre giorni”, ha assicurato.
“Ieri, mercoledì, sono state detenute almeno 120 persone della resistenza e sono state portate nello stadio Chochi Sosa. 40 tra loro sono donne e sono state picchiate e malmenate”, ha informato.
La dirigente femminista si trova a Managua, in Nicaragua, per denunciare le violazioni che si stanno commettendo.
“Inoltre si teme per la vita del presidente legittimo, Manuel Zelaya” ha detto ancora Indyra Mendoza, che ha chiesto alla OEA una maggiore energia perchè: “ È importante che la comunità internazionale continui ad appoggiarci, altrimenti il regime di Micheletti, presidente golpista, si rafforzerà. In questi tempi di pre-guerra la OEA dev’essere più energica e prendere misure” ha aggiunto.
24 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Reclamano il ritorno di Zelaya al potere
“La comunità internazionale chiede che Zelaya ritorni immediatamente alla presidenza del suo paese", ha detto il capo di Stato brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva all’Assemblea Generale della ONU a New York.
"Se non esiste la volontà politica, vedremo altri colpi di Stato come quello che ha deposto il presidente costituzionale dell’Honduras”, ha avvisato.
Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha chiesto alla ONU una risoluzione che dia un ultimatum al regime di Micheletti.
PL ha segnalato che la presidentessa dell’Argentina, Cristina Fernández, ha chiesto l’applicazione di una strategia multilaterale che permetta il ritorno della democrazia in Honduras.
La governante del Cile, Michelle Bachelet, si è sommata al reclamo, ed ha esposto che la nazione centroamericana merita un processo elettorale condotto dal presidente costituzionale.
Inoltre il presidente di El Salvador, Mauricio Funes, ha chiesto di lavorare per l’integrazione dell’America centrale, per evitare altri colpi di Stato, come quello dell’Honduras ed ha reclamato la restituzione del potere a Zelaya, ha reso noto Notimex.
Il presidente dominicano, Leonel Fernández, come quello del Uruguay, Tabaré Vázquez, ha segnalato il coraggio di Zelaya nel ritornare a Tegucigalpa, rinforzando la pressione contro i golpisti, ha reso noto ANSA.
YVKE Mundial ha informato che il presidente del Venezuela, Hugo Chávez, interrogato sul tema del suo arrivo a New York ha dichiarato che: “I golpisti sono dei troglodita, ma non potranno cambiare il cammino della storia. I troglodita non potranno impedire il risveglio della nuova era che sorge in America Latina”.
Chávez ha riconosciuto il coraggio di Zelaya ed ha segnalato che evidentemente - egli considera - il governo golpista di Micheletti non rispetta niente e nessuno.
Honduras nel dibattito generale delle Nazioni Unite
Con lo sguardo agli avvenimenti dell’Honduras, l’Assemblea delle Nazioni Unite sta sviluppando il suo dibattito generale annuale, con una maratona di quasi una settimana di discorsi sui più incisivi problemi internazionali.
La situazione in Honduras ha suscitato una forte dinamica, dovuta al ritorno del presidente costituzionale del paese, Manuel Zelaya, espulso dal potere e inviato a forza all’estero, lo scorso 28 giugno.
L’Assemblea della ONU, dopo quell’azione, aveva approvato una risoluzione di condanna per il colpo di Stato, esigendo la restituzione del potere al legittimo presidente e al suo governo.
Ora la crisi ha assunto nuove dimensioni con forti connotazioni internazionali, dato che Zelaya è ospite dell’ambasciata del Brasile, nella capitale Tegucigalpa e le forze militari, con la polizia assediano e minacciano la sede diplomatica.
Il problema è presente anche nei corridoi della ONU, e si sono sentite severe dichiarazioni dei presidenti Cristina Fernández ed Evo Morales, di Argentina e Bolivia, rispettivamente, e del ministro degli esteri cubano, Bruno Rodríguez, contro i golpisti honduregni.
Nella sede della ONU sono in atto i lavori dell’Assemblea e sono state già emesse dichiarazioni a favore del ritorno di Zelaya alla presidenza e per esigere che si rispetti la vita del presidente costituzionale dell’Honduras.
È presente anche , Patricia Rodas, ministra degli Esteri di Zelaya, che ha chiesto ai igoverni degli altri paesi di rimandare i loro ambasciatori a Tegucigalpa, dato che tutti sono stati ritirati per protestare contro il colpo di Stato.
Sono già intervenuti i governanti di Brasile, Stati Uniti, Libia, Uruguay, Cile, Argentina, Colombia, El Salvador, Repubblica Dominicana e Nicaragua.
23 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Zelaya denuncia un piano per assassinarlo Carmen Esquivel Sarría
Il presidente costituzionale dell’Honduras, Manuel Zelaya, ha denunciato l’esistenza di un piano del regime di fatto per occupare l’ambasciata del Brasile a Tegucigalpa, catturarlo ed assassinarlo.
“Avverto la comunità internazionale che esiste un piano per catturarmi e assassinarmi e che sono già pronti anche i giudici per dichiarare che è stato un suicidio”, ha dichiarato Zelaya in un’intervista alla catena Telesur.
Il presidente legittimo dell’Honduras, allontanato dal paese con la forza il 28 giugno scorso da militari golpisti, è ritornato a sorpresa nella capitale del paese, lunedì 21 e si trova con la sua famiglia nella sede diplomatica del Brasile.
La mattina di martedì 22, il regime di Roberto Micheletti ha ordinato all’esercito e alla polizia di reprimere e di allontanare le migliaia di manifestanti che si erano concentrati vicino all’ambasciata per proteggere Zelaya.
I servizi di acqua, elettricità e telefono della zona sono stati tagliati.
Il capo del dipartimento dell’America Centrale e dei Caraibi del ministero degli Esteri del Brasile, Gonzalo de Mello Mourao, ha denunciato le rappresaglie del regime di fatto in Honduras contro l’ambasciata del suo paese, a Tegucigalpa.
“Non solo da un punto di vista diplomatico, ma anche per il senso comune, si tratta di un atto d’aggressione che non si può accettare assolutamente, e lo dobbiamo fermare”, ha segnalato Mourao.
Nelle ultime ore, funzionari delle Nazioni Unite sono riusciti ad entrare nella sede diplomatica e a portare alimenti ed acqua al presidente Zelaya, ai suoi familiari e alle persone che li accompagnano.
Micheletti promette di rispettare l’ambasciata Ma si parla di un’incursione per ammazzare Mel
Il presidente di fatto dell’Honduras, Roberto Micheletti, ha assicurato al governante del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, che rispetterà l’ambasciata brasiliana a Tegucigalpa, che ospita il deposto presidente costituzionale, dell’Honduras Manuel Zelaya, ritornato a sorpresa nel paese.
"Dico pubblicamente al presidente Lula da Silva: rispetteremo la sua sede porche è territorio del Brasile e la rispetteremo, sempre e quando loro risponderanno alle nostre richieste”, ha detto Micheletti in una dichiarazione alla stampa dalla Casa Presidenziale.
Inoltre ha reiterato al proposito che: “Questo signor Zelaya ha dei processi aperti qui in Honduras e sarebbe conveniente che o gli danno asilo nel loro paese (in Brasile) o lo consegnano qui alle autorità”.
Alla domanda se avverrà qualcosa d’immediato nell’ambasciata brasiliana, ha risposto: “No, stiamo riflettendo sul tema”.
Micheletti ha definito “corretto”, che Lula abbia chiesto a Zelaya di non dare motivazioni per provocare un’invasione dell’ambasciata da parte delle forze di sicurezza dell’Honduras, per arrestarlo dopo l’allontanamento dei suoi seguaci nelle vicinanze dell’edificio.
“È corretto che Lula abbia fatto questo richiamo a Zelaya, perchè si trova ospite in una delle sue ambasciate ed è giusto che non continui a provocare la popolazione incitando alla violenza da una casa di un paese fraterno”, ha aggiunto il golpista Micheletti.
Il presidente del Brasile ha detto a New York d’aver chiesto a Zelaya di stare tranquillo e non dare argomenti alle autorità golpiste per commettere una violazione della sede diplomatica brasiliana a Tegucigalpa.
Lula ha informato i giornalisti d’aver parlato telefonicamente con Zelaya, al quale ha assicurato la protezione nell’ambasciata del suo paese, dove si è rifugiato a sorpresa lunedì 21.
Il vice ministro honduregno alla Sicurezza, Mario Perdomo, ha reiterato alla stampa che sono vigenti gli ordini di cattura contro Zelaya, accusato di vari delitti politici e comuni.
Una nota di Radio La Primerísima dice che fonti militari che hanno chiesto l’anonimato hanno avvisato Radio Globo che Micheletti sta facendo pressioni sulla Corte Suprema di Giustizia per inventare un meccanismo giuridico che permetta l’ingresso dei militari nell’ambasciata del Brasile, a Tegucigalpa.
Radio Globo sostiene che Micheletti avrebbe già ottenuto questo meccanismo per giustificare l’incursione militare nella sede diplomatica, per catturare o assassinare Zelaya e che inoltre, per farlo, i militari copriranno l’operativo tagliando l’elettricità in tutta la capitale
22 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Tre morti nella repressione del golpisti
Tre persone sono morte per la repressione delle Forze Armate e della polizia contro chi si oppone al Colpo di Stato, ha denunciato il dirigente contadino Rafael Alegría.
In una breve dichiarazione fatta all’emittente Radio Globo, in un clima molto teso, Alegría ha detto che due persone sono state vittime dell’intossicazione da gas lacrimogeni. Una terza, il dirigente del Sindacato degli Impiegati dell’Istituto Nazionale Agrario è morto perchè gli hanno sparato, in accordo con il dirigente del Fronte Nazionale contro il colpo di Stato.
I militari e la polizia hanno aggredito all’alba varie migliaia di persone che si trovavano vicino all’ambasciata del Brasile, dove ieri è giunto a sorpresa il presidente costituzionale, Manuel Zelaya, dopo quasi tre mesi dal suo allontanamento forzato da parte dei militari golpisti.
I testimoni hanno detto che due corpi senza vita si trovavano nella strada davanti alla sede diplomatica e che inoltre il numero dei lesionati per gli attacchi dei militari e della polizia è molto alto, come il numero degli intossicati per i gas lacrimogeni.
Non ci sono rapporti sui fatti avvenuti attorno all’ambasciata del Brasile, dicono i giornalisti di Radio Globo, che hanno precisato che i membri della polizia hanno imposto ai corrispondenti stranieri d’allontanarsi dal luogo.
La polizia attacca i manifestanti a Tegucigalpa
La corrispondente di TeleSUR in Honduras, Adriana Sívori, ha reso noto che le Forze Militari si sono piazzate attorno alla sede diplomatica per obbedire all’ordine di sgombrare la zona.
La polizia dell’Honduras ha iniziato oggi, martedì 22 a compiere azioni di repressione contro le centinaia di persone che restano attorno all’ambasciata del Brasile a Tegucigalpa, dove si trova il presidente legittimo del paese, Manuel Zelaya, che è ritornato lunedì 21 a sorpresa nel paese.
25 uomini circondano la zona e ci sono già stati molti feriti e detenuti. Le azioni sono cominciate alle cinque e mezzo di mattina, ha informato lo stesso Zelaya, che resta nell’ambasciata.
La repressione è avvenuta durante il coprifuoco decretato dal governo di fatto, guidato da Roberto Micheletti, che va dalle quattro del pomeriggio di lunedì 21 alle sei del pomeriggio di martedì 22.
Le azioni della polizia si uniscono alla chiusura dei quattro aeroporti internazionali dell’Honduras, dopo il ritorno di Zelaya, che impedisce l’arrivo del segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), José Miguel Insulza, che non può entrare nella nazione ed ha rimandato il suo viaggio per questa decisione del governo di fatto.
Il popolo ora lotta con il suo Presidente “Patria restituzione o morte”, grida Zelaya
Il legittimo presidente dell’Honduras, José Manuel Zelaya è ritornato nel paese ed ha confermato che continuerà la lotta sino alla restituzione dell’ordine costituzionale, ha segnalato TeleSur, che ha contattato Zelaya nella sede dell’ambasciata del Brasile, a Tegucigalpa.
“Io non vado via: l’altra volta mi hanno preso mentre dormivo, ma ora no”, ha detto a migliaia di membri del Fronte Nazionale contro il colpo di Stato che sono corsi nell’area della capitale, nel quartiere Palmira.
Zelaya ha proclamato una nuova consegna davanti ai suoi seguaci: “Patria, restituzione o morte!”, in mezzo ad una forte ovazione di coloro che per 86 giorni hanno reclamato per le strade il ritorno di chi è stato eletto nelle urne.
Migliaia di persone sono rimaste fuori, al cadere della notte, vicino all’ambasciata del Brasile, nonostante il coprifuoco in vigore dalle quattro del pomeriggio e sino alle sette del mattino, decretato dal governo di fatto che inoltre ha ordinato la chiusura degli aeroporti.
L’emittente Radio Globo ha annunciato che l’elettricità è stata tagliata nella zona dell’ambasciata brasiliana da dove trasmetteva anche il Canale 36 della televisione, ora spento.
L’appoggio dell’ALBA
I governi dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli d’America (ALBA) hanno espresso lunedì 21, con un comunicato il loro appoggio al ritorno in Honduras del presidente, Manuel Zelaya, ed hanno incitato la comunità internazionale a fare pressioni perchè Zelaya riprenda la sua presidenza.
“Il suo ritorno risponde alle decisioni adottate dall’ALBA, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dall’Organizzazione degli Stati Americani (...) e spiana il cammino per il ritorno della democrazia in Honduras", recita il Comunicato Ufficiale, inviato dal Ministero degli esteri del Venezuela.
“I governi dell’ALBA "invitano i governi dell’America Latina, dei Caraibi e del mondo, gli organismi regionali e internazionali a realizzare azioni coordinate che permettano al Governo legittimo di Manuel Zelaya di riprendere le sue funzioni", rilegge ancora nel documento.
21 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Vengo in pace, afferma Zelaya a Tegucigalpa
Vogliamo stabilire un contatto con il popolo honduregno con l’obiettivo di far tornare nel Paese l’ordine costituzionale, che passa per il mio ritorno alla Presidenza.
Vengo in pace, vogliamo stabilire un contatto con il popolo honduregno, con l’obiettivo di far ritornare nel Paese l’ordine costituzionale, che passa per il mio ritorno alla Presidenza.
Così da Tegucigalpa, si è espresso il legittimo Presidente di Honduras, Manuel Zelaya Rosales, che si trova nella sede delle Nazioni Unite nella capitale, dalla quale, secondo Telesur, ha parlato con il leader della Rivoluzione Bolivariana, Hugo Chávez, che gli ha espresso il suo appoggio e la sua volontà di difendere la causa del popolo honduregno nel 64° Periodo di Sessioni dell’Assemblea Generale dell’ONU, che comincerà il prossimo mercoledì a New York.
Anche lei contattata telefonicamente, Patricia Rodas, il Ministro degli Esteri, ha affermato che “il popolo sta proteggendo il suo Presidente Zelaya, che già si trova nel Paese”.
Invece, Roberto Micheletti che dirige il Governo de facto, nega la presenza di Zelaya in Honduras: “Non è vero, lui è tranquillo nella sua suite di un hotel in Nicaragua”, ha affermato, mentre la strade nella quale si trova la sede dell’ONU è nelle mani del popolo che festeggia il suo legittimo Presidente.
17 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Celebrato il Giorno
dell'Indipendenza
Le forze popolari dell'Honduras hanno celebrato il Giorno dell'Indipendenza, con parate popolari contro il colpo di Stato militare, nella capitale e nel resto del paese, hanno annunciato i leader della resistenza.
Il segretario generale della Federazione Unitaria dei Lavoratori, Israel Salinas, ha detto che è stata una giornata speciale, perché “il popolo dell’Honduras è tornato in massa sulle strade”.
“Non per celebrare l'indipendenza, ma per reclamare la liberazione, quella arriverà solo quando ci sarà una vera indipendenza”, ha dichiarato Salinas durante una marcia a Tegucigalpa.
Salinas ha ricordato che l'Honduras ha vissuto 150 anni di dipendenza economica e politica, una lunga storia di sottomissione al potere degli Stati Uniti, ma la nazione non continuerà così.
Il popolo si è destato dopo il 28 giugno, sa quello che vuole e riusciremo ad ottenere quello che vogliamo nell'Assemblea Nazionale Costituente.
“La lotta è nostra, è degna e di principio”, ha aggiunto.
Il coordinatore generale del Fronte, Juan Barahona, ha sottolineato che la resistenza è operante nei 18 Dipartimenti dell'Honduras e che continuerà a mobilitarsi sino al ristabilimento dell'ordine costituzionale, al ritorno del presidente Manuel Zelaya e alla Costituente.
“Lottiamo per eliminare la privatizzazione neoliberale, restituire la terra ai contadini ed ottenere una vita degna con istruzione e salute di qualità e gratuite, in una vera democrazia partecipativa. È per questo che lottiamo”, ha detto in uno dei suoi discorsi durante le tante manifestazioni di resistenza quotidiane, nella giornata numero 80 di martedì 15.
I leaders del Fronte hanno chiesto all'emittente Radio Globo di trasmettere dal vivo le cronache delle sfilate antigolpiste nelle differenti città e dipartimenti.
Il governo de facto ha organizzato una sfilata con la partecipazione delle forze armate, che è terminata nello Stadio Nazionale. La mobilitazione della resistenza è terminata nel Parco Centrale di Tegucigalpa, davanti alla statua dell'Eroe dell'indipendenza, Francisco Morazan.
15 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Espulso l’ambasciatore di Honduras dal CDH
L’ambasciatore di Honduras José Delmer Urbizo è stato espulso lunedì 14 dalla sala del Consiglio di Diritti Umani delle Nazioni Unite, su petizione dei paesi latinoamericani che hanno stimato che non rappresenta il governo del deposto presidente Manuel Zelaya, l’unico considerato legittimo.
I paesi del Gruppo Latinoamericano e dei Caraibi (GRULAC), hanno interrotto la sessione del Consiglio dei Diritti Umani della ONU per la presenza dell’ ambasciatore del governo di fatto dell’Honduras, nella Sala dell’Alleanza delle Civiltà, a Ginevra.
La posizione del Messico, come quella degli altri paesi del GRULAC è stata determinante, perchè non ha riconosciuto l’autorità sorta da una violazione dell’ordine costituto e questa posizione coincide con l’Organizzazione delle Nazioni Unite, ONU, con la OEA, Organizzazione degli Stati Americani e in accordo con la dichiarazione del Gruppo di Rio.
10 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Il colpo di Stato in Honduras è un arretramento inaccettabile
Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha sostenuto che il colpo di Stato n Honduras costituisce un arretramento inaccettabile in America Latina, per cui va condannato incondizionatamente.
Parlando durante un pranzo offerto al presidente di El Salvador, MauricioFunes, che ha iniziato la sua prima visita ufficiale in Brasile, Lula ha sostenuto d’essere testimone della volontà di riconciliazione che ha permesso un nuovo incontro tra El Salvador e tutta l’America Centrale, con la stabilità e lo sviluppo.
“L’America Latina, ha detto, ha appreso con un duro sforzo che otterrà la pace ed il progresso per mezzo del dialogo, la tolleranza e molto rispetto delle differenze, e non possiamo lasciarci sfuggire queste conquiste”.
Per questa ragione il colpo di Stato in Honduras è un arretramento inaccettabile: dobbiamo condannarlo senza condizioni ed esigere il ritorno del presidente Manuel Zelaya alle funzioni costituzionali per le quali il popolo del paese lo aveva eletto".
Dopo aver segnalato che i golpisti devono comprendere che la volontà popolare è sovrana nel continente, Lula ha dichiarato che il Brasile ha espresso tutte le misure di condanna del colpo di Stato.
“Abbiamo ritirato il nostro ambasciatore, abbiamo interrotto tutti i progetti di cooperazione ed abbiamo sospeso l’esenzione dei visti d’entrata. Il Brasile, il MERCOSUR (Mercato Comune del Sud) y la OEA (Organizzazione degli Stati Americani) sono uniti in questo impegno”, ha aggiunto Lula.
"Non riconosceremo le elezioni svolte con la forza dalle forze dell’arretramento e dell’autoritarismo”, ha assicurato ed ha detto ancora che questa è anche la determinazione dei paesi del Sistema d’Integrazione Centro-Americano (SICA).
Inoltre ha reiterato che "le misure recentemente adottate dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, contro i golpisti sono davvero benvenute e segnalano che la Casa Bianca si è unita al consenso politico regionale e mondiale".
Il 28 giugno scorso, un colpo di Stato militare ha strappato Zelaya non solo dal potere, ma anche dal suo paese.
9 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Carovane in tutta la città contro il golpe militare
Il Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato in Honduras ha annunciato per oggi la realizzazione di carovane di auto nella capitale e nel resto del Paese come parte della resistenza antigolpista.
La dimostrazione è stata accordata la scorsa domenica nella prima Assemblea Nazionale di questa vasta alleanza di forze popolari e partiti progressisti, nella quale si è affermato che la lotta proseguirà fino alla vittoria del popolo.
Il coordinatore generale del Fronte, Juan Barahona, ha precisato che la carovana si realizzerà nella capitale durante il pomeriggio, dopo la marcia che le forze antigolpiste effettuano giornalmente a Tegucigalpa.
In tanto le tre centrali sindacali hanno ieri deciso di organizzare un nuovo sciopero di 48 ore a partire da domani mattina contro il golpe del passato 28 giugno.
La decisione è stata adottata in una riunione dei sindacati di queste unioni, come ha dichiarato a Prensa Latina Barahona, presidente della Confederazione Unitaria dei Lavoratori (FUTH).
Gli altri due gruppi operai sono la Centrale Generale dei Lavoratori (GCT) e la Confederazione dei Lavoratori (CTH), tutte membri del Fronte.
Barahona ha precisato che le richieste dello sciopero nel settore statale sono la restituzione dell’ordine costituzionale e del presidente Manuel Zelaya, sequestrato e portato in Costa Rica dai militari.
Le centrali sindacali esigono inoltre la convocazione di un’Assemblea Nazionale costituente, una delle aspirazioni del settore popolare per ottenere trasformazioni sociali e politiche nel Paese.
La FUTH, la CGT e la CTH sono alcune delle organizzazioni che hanno creato il Fronte poche ore dopo l’interruzione dello stato di diritto a causa delle forze armate.
A partire dal golpe militare, le organizzazioni del Fronte hanno mantenuto manifestazioni giornaliere in difesa della restituzione dello Stato di Diritto, in quelle che ormai sono 74 giornate consecutive di lotta.
7 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
La resistenza in Honduras realizzerà la sua prima Assemblea Nazionale
Il Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato analizzerà oggi nella sua prima Assemblea Nazionale strategie per rafforzare la lotta per il recupero dell’ordine costituzionale.
Juan Barahona, coordinatore generale del Fronte, ha spiegato a Prensa Latina che saranno presenti delegazioni della resistenza dei 18 dipartimenti del Paese, avendo ieri raggiunto le 71 giornate di resistenza antigolpista.
Il dirigente contadino Rafael Alegría ha specificato che gli obiettivi dell’appuntamento sono stabilire un coordinamento orizzontale con tutte le forze oppositrici honduregne contro il golpe militare del 28 giugno passato.
Allo stesso modo è necessario fare un’analisi generale della lotta con enfasi sui temi delle elezioni del 29 novembre prossimo, e della strategia generale delle forze popolari.
Barahona ha ricordato che gli obiettivi del Fronte sono la restituzione dell’ordine costituzionale, il ritorno incondizionato del Presidente Manuel Zelaya e la convocazione di un’Assemblea Nazionale Costituente.
Ha sottolineato inoltre, che la Costituente si organizzerà con i delegati del popolo indipendentemente dal ritorno di Zelaya, perché —ha affermato— si tratta di un diritto e di una aspirazione del popolo per trasformare la società.
I cambi sociali si realizzano con il popolo, a partire dal popolo, ha detto. Questa è una lotta di classe del popolo sfruttato contro le oligarchie sfruttatrici, ha affermato.
Il Fronte è una vasta alleanza di organizzazioni sindacali, contadine, studentesche, femminili e di partiti progressisti fra gli altri, ed è stato costituito nelle ore successive al Golpe.
L’annuncio della sua creazione è avvenuta pochi minuti prima che centinaia di soldati e membri della polizia in assetto antisommossa reprimessero brutalmente a migliaia di persone riunite di fronte alla Casa Presidenziale di Tegucigalpa.
L’Assemblea nazionale odierna è stata convocata la passata domenica dal Segretario Generale della Federazione Unitaria dei Lavoratori, Israel Salinas, al ritorno da un viaggio all’interno del Paese.
Salinas ha detto che tra gli scopi della riunione si trova il rafforzamento della lotta del Fronte a livello di regioni, dipartimenti, municipi, e comunità.
Il Fronte nazionale esisterà in ogni angolo di Honduras, ha affermato ricordando che “è nato dal cuore del popolo il 28 di fronte alla Casa Presidenziale”.
5 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
Afferma Insulza che Zelaya è l'unica garanzia per le elezioni in Honduras
Il segretario generale dell'OEA, per le sue sigle in spagnolo, José Miguel Insulza, ha affermato che la garanzia della successione democratica in Honduras “dipende soltanto del ritorno del presidente costituzionale Manuel Zelaya, non c'è un’altra alternativa” .
In alcune dichiarazioni a Radio Cooperativa, Insulza ha espresso che “se non ci sono delle elezioni con tutte le garanzie democratiche è difficile poi riconoscerle come legittime”.
L’ex-ministro degli Affari Esteri cileno, che è arrivato in questo paese per commemorare il 50 ° anniversario della Commissione Inter-Americana per i Diritti Umani (CIDH), per le sue sigle in spagnolo, ha commentato che condivide la posizione degli Stati Uniti di non riconoscere le future elezioni in Honduras.
Più di due mesi dopo il golpe di Stato nel paese centro-americano, continua la condanna internazionale al regime de facto di Roberto Micheletti.
D'altra parte, riferendosi alle prossime elezioni in Cile, Insulza ha esortato la “Concertacion”, coalizione politica al potere, a lavorare duramente per assicurare il trionfo del suo candidato, l'ex-presidente Eduardo Frei.
La maggior parte del paese-ha assicurato-ha un pensiero progressista e pensa come la “Concertacion”, ma è necessario trasmettere questo messaggio e non quello delle lotte interne. D'altra parte, ha riconosciuto che “la verità è che in questo momento chi ha più opportunità di essere eletto è il candidato del partito di destra “Alleanza per il cambiamento”, Sebastian Piñera.
L'unico
rivale possibile, ha rimarcato, è Frei, però, “ci sono ancoradelle
discussioni un po' sterili”, ha sottolineato. 4 settembre '09 - www.granma.cu (PL)
67° giornata di resistenza al Colpo di Stato militare
Migliaia di persone hanno manifestato nelle strade di Tegucigalpa,la capitale dell’Honduras, per esprimere la loro condanna al colpo di stato militare del 28 giugno, esigendo il ripristino dell'ordine costituzionale.
“Sono sessantasette giorni, ma qui nessuno si arrende!”, hanno gridato i manifestanti nella lunga manifestazione attraverso i quartieri più umili della periferia a nord della città, riferendosi alle giornate di resistenza pacifica.
Con fischietti, trombe ed altri oggetti rumorosi, i membri del Fronte Nazionale contro il Colpo di Stato si sono arrampicati per ripidi pendii, su strade sterrate, con l’intenso sole del mezzogiorno e durante le prime ore del pomeriggio.
Molte famiglie sono uscite ad acclamare la marcia e ad applaudire il passaggio, mentre altri cittadini si sono riuniti a lato delle strade per osservare la poco usuale manifestazione in quelle zone povere, dove le abitazioni sono precarie.
I Dirigenti del Fronte hanno spiegato a PL che hanno deciso di percorrere queste zone della capitale per combattere la censura e la campagna di tergiversazione eseguita dai mezzi di stampa, controllati dai gruppi di potere del paese.
Dalle macchine con le altoparlanti, i portavoce del Fronte spiegano alla popolazione gli obiettivi della loro lotta: condanna del colpo di stato,ripristino dell'ordine costituzionale e il ritorno del presidente, Manuel Zelaya.
La lotta proseguirà sino a stabilire un'Assemblea Costituente e si approvi una nuova Costituzione, per stabilire la democrazia partecipativa e garantire equità e giustizia sociale.
1 settembre '09 - www.granma.cu
Forte rifiuto popolare per l’inizio della campagna elettorale in Honduras
La campagna per le elezioni generali del 29 novembre prossimo in Honduras, è formalmente cominciata oggi, rifiutata da vasti settori sociali opposti al golpe militare del passato 28 giugno.
In un comunicato precedente all’inizio delle attività di proselitismo, il Fronte Nazionale contro il Golpe di Stato ha affermato che le elezioni senza la previa restituzione dell’ordine costituzionale, sarebbero la legalizzazione della violenza militare contro lo Stato, per tanto, inaccettabili, come riferisce PL.
Il Fronte ha deciso di disconoscere la campagna, il processo ed i risultati elettorali se non viene ristabilito prima lo stato di diritto ed il Presidente Manuel Zelaya.
La stessa posizione è stata assunta dall’aspirante Presidente indipendente Carlos Humberto Reyes, che ha chiesto che i candidati non golpisti ad ogni livello delle elezioni popolari, si ritirino dal processo elettorale se si mantiene la dittatura.
Anche il Partito Unificazione Democratica che si presenterà con il candidato César Ham, ha affermato di non poter partecipare ai comizi sotto le condizioni del golpe militare, d’accordo con il legislatore Marvin Ponce.
Fino ad ora, solamente i candidati presidenziali dei due partiti tradizionali hanno cominciato la campagna: Elvin Santos, del Liberale, e Porfirio Lobo, del Conservatore Nazionale.
Gli altri due candidati presidenziali sono Felícito Ávila, del piccolo Partito Democratico Cristiano, e Bernard Martínez, di Innovazione e Unità Socialdemocratica, con un settore opposto al Governo di fatto.
Nel frattempo, il Fronte ha annunciato che rafforzerà le strutture della resistenza fino all’ultimo angolo del Paese per esigere la restituzione dello stato di diritto.
Il segretario generale della Federazione Unitaria dei Lavoratori, Israel Salinas, ha informato che a tal proposito sarà celebrata la prossima domenica nella capitale un’assemblea con rappresentanti di tutta la Nazione.
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