Honduras e SIP

 

 

4 agosto '09 - Atilio Boron* www.pl-it.prensa-latina.cu

 

 

Il prolungamento della crisi in Honduras non ha un effetto neutro, perché gioca a beneficio dei golpisti. Il ripudio e l'isolamento universali non commuovono gli usurpatori. Tutto il contrario: confermano la loro visione paranoica di un mondo dominato da comunisti, sovversivi e rivoluzionari, che cospirano senza cessare per distruggere la loro impresa patriottica. Sia i militari che i civili honduregni condividono giorno per giorno questo delirio che continua ad essere alimentato, dal Pentagono, dalla CIA e da buona parte dell'establishment politico dell'impero, per loro la guerra non è finita né finirà mai. Guerra soprattutto contro tutto questo immenso ed inaspettato movimento sociale che si è messo in moto a partire dal golpe e che oltrepassa, forse in modo irreversibile ed ampio, gli stretti confini della mal chiamata “democrazia rappresentativa” in Honduras.  

Bastò che il movimento pretendesse di onorare questa formula affinché la sacra alleanza abbandonasse, in accozzaglia, le caverne ed uscisse a dare battaglia: lì si unirono, per mettere insieme delle forze, i rappresentanti militari e politici dell'impero con la corrotta oligarchia locale, la perversa gerarchia della Chiesa Cattolica, le diverse frazioni del patronato ed il potere mediatico che il conglomerato della ricchezza e del privilegio controlla a suo capriccio, facendo della libertà di stampa uno scherzo sanguinante. Non è un caso che il sito web della benemerita Società Interamericana di Stampa, sempre tanto attenta innanzitutto su quello che succede coi mezzi di comunicazione in Cuba, in Venezuela, in Bolivia ed in Ecuador, abbia occultato astutamente quello che sta accadendo in Honduras. La risoluzione più importante sul tema dei mezzi di comunicazione, adottata il 24 luglio, è una condanna... al presidente Rafael Correa per incoraggiare “l’incessante clima di confronto ed epiteti contro i giornalisti, proprietari di mezzi di comunicazione e le loro imprese!”  

Né una parola su Gabriel Fino Noriega, giornalista honduregno di Radio Stellare, assassinato dalle forze paramilitari, della quale informa la missione dell'ONU inviata ad investigare la situazione dei diritti umani in Honduras. La stessa delegazione comprovò che a Tegucigalpa, Canale 36, Radio TV Maya e Radio Globo sono state militarizzate, constatando inoltre l'assalto a diversi mezzi locali di comunicazione e minacce di morte contro i giornalisti, il blocco delle loro trasmissioni o l'intercettazione telefonica e blocco del loro accesso ad internet. Inoltre, la missione corroborò come il mitragliamento della cabina di trasmissione di Radio Juticalpa in Olancho, e le minacce di morte prodotte contro i giornalisti ed il direttore del quotidiano El Libertador, Johnny J. Lagos Enriquez, come contro il giornalista Luis Galdanes. Nella città di Progreso, i militari hanno fatto tacere le trasmissioni di Radio Progreso, essendo perseguito il suo direttore, il sacerdote gesuita Ismaele Moreno, fermato temporaneamente uno dei suoi giornalisti, mentre altri ricevevano minacce di morte. Un altro caso è quello di Canale 26, TV Atlantico, il cui dirigente dichiarò davanti alla missione dell'ONU che i militari hanno orientato i mezzi di comunicazione del dipartimento che dovevano astenersi da trasmettere altre versioni o informazioni che non derivassero dal governo de facto.  

Davanti all'aggressione provocata contro i giornalisti di Telesur e la Televisione Venezuelana, senza il cui coraggioso lavoro il mondo non sarebbe venuto a sapere mai quello che succedeva in Honduras, la SIP si limitò ad emettere un tiepido comunicato dispiacendosi dei fatti; la risoluzione dura, invece, si prese contro Correa.  

Sarebbe molto lungo enumerare tutte le violazioni alla libertà di stampa ed i diritti umani, a parte l'assassinio di Noriega che passarono inosservate davanti agli attenti censori della SIP e dei suoi impertinenti, Mario Vargas Llosa e la combriccola dei “pluscuamperfecti  idioti latinoamericani”. Il Suo silenzio complice rivela la decomposizione morale dell'impero, le sue permanenti bugie e l'impunità con la quale si muovono questi falsi difensori della “libertà di stampa”. E di fronte a questo scenario, la segretaria di Stato Hillary Clinton osa qualificare come imprudente il gesto di Zelaya di viaggiare alla frontiera del suo paese!!, mentre il suo portavoce, Philip Crowley, optava contro “qualunque azione che possa condurre alla violenza” in Honduras.  

Ci manca già molto poco affinché Washington cominci a dichiarare che il vero golpista è Zelaya e che lui è stato e non un altro che ha gettato il suo paese in un caos di violenza e morte. La promessa di nuove mediazioni a carico della Casa Bianca servirà solo per distruggere ancora di più la verità ed inclinare l’ago della bilancia a beneficio dei golpisti e dei suoi mandanti.  

 
 

* Politologo argentino