America
Latina Miguel D’Escoto: il futuro del mondo
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11 dicembre '09 - www.granma.cu (PL) |
Alla chiusura del primo decennio del XXI secolo, il pianeta soffre le conseguenze di fenomeni naturali, politici, economici e sociali che richiedono una risposta urgente della comunità internazionale e dei suoi meccanismi di consenso.
Crisi economico-finanziaria, energetica e ambientale, militarismo, atteggiamento egemonico delle potenze occidentali, guerre e ineffettività di entità chiamate a garantire la pace e la stabilità mondiale, evidenzia la necessità di trovare soluzioni.
In questo contesto, l’ex Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Migul D’Escoto, ha acconsentito a parlare a Caracas con Prensa Latina circa la situazione e le prospettive di costruire il multilateralismo e la convivenza armonica.
D’accordo con Ministro degli Esteri (1979-1990), non c’è tempo da perdere se si vuole consegnare un paese differente alle nuove generazioni.
PL: Quali sono a suo giudizio i principali problemi del pianeta?
MDE: Il pianeta sta passando attraverso una crisi tremenda, con conseguenze nell’economia, la finanza, la politica, i temi sociali e l’ambiente. Più di un miliardo di poveri, grande quantità di persone che muoiono di malattie prevenibili o curabili, disoccupati, persone cacciate dalla propria terra, guerre e un deterioramento crescente dell’ambiente costituiscono un panorama di imprevedibili conseguenze. Alcuni esperti assicurano addirittura che per la fine di questo secolo spariranno almeno la metà delle specie della flora e della fauna. Tutto questo complesso scenario si aggrava con la posizione individualista delle potenze, come gli Stati Uniti che invece di dedicarsi a combattere i problemi, per molti dei quali sono responsabili, tendono a garantire la loro sopravvivenza.
PL: Di che risposta ha bisogno l’umanità per superare la crisi?
MDE: Prima di tutto devo dire che nonostante l’avverso panorama, ho fede nei popoli e nella capacità dei nuovi dirigenti vincolati alla creazione del nuovo ordine mondiale. Le risposte alla crisi si trovano nella responsabilità e nella solidarietà. L’attuale cammino dell’egoismo, della cupidigia e del predominio di interessi nazionali di esclusione, ci portano inevitabilmente verso la distruzione. Noi, in America Latina, stiamo inviando segnali al mondo, tra i quali la nascita di leader che, come Hugo Chávez, Evo Morales e Daniel Ortega, seguono il cammino tracciato da Fidel Castro, il più grande latinoamericano di tutti i tempo. Un’altra proposta è l’Alleanza Bolivariana per i popoli di Nuestra America, ALBA, perché da essa promanano i principi di cooperazione e sviluppo in armonia con la natura. A differenza di altre esperienze, l’ALBA nasce con il proposito di non lasciare indietro nessun paese per modeste che siano le sue risorse.
PL: L’arrivo alla Casa Bianca di un Presidente nero è stato interpretato come un segnale di speranza. Che opinione ha lei?
MDE: Molti vogliamo essere generosi e speravamo che il cambio credibile offerto dal Presidente Obama durante la campagna e dopo essere stato eletto, si realizzasse. Tuttavia, stiamo già tornando alla realtà e dobbiamo riconoscere che Obama è solo il Presidente statunitense, e non di più, che significa che non è lui a prendere le decisioni. Esse spettano al complesso militare-industriale statunitense che ha sempre governato l’imperio, e non è interessato a cambiare la situazione attuale. Le prove che il paese, invece di preoccuparsi dei problemi globali, cerca di recuperare o estendere la sua egemonia sono molte. |