187 anni dalla battaglia

di Pichincha

Ecuador, Venezuela e Bolivia hanno reso omaggio agli Eroi della regione

 

25 maggio '09 - www.granma.cu (PL)

 

 

I presidenti dell’Ecuador, Rafael Correa; del Venezuela, Hugo Chávez, e della Bolivia, Evo Morales, hanno reso omaggio al Maresciallo Antonio José Sucre e agli altri Eroi della Battaglia di Pichincha, che significò la liberazione dal dominio spagnolo.

 

Questa data dell’indipendenza è stata scelta anche per celebrare il Giorno delle Forze Armate dell’Ecuador, per l’esempio dato nel 1822 dalle truppe del Gran Maresciallo Sucre che sconfissero le forze spagnole del generale Melchor Aymerich.

 

La battaglia del Pichincha, da un punto di vista militare e strategico, fu e continua ad essere studiata come una chiara prova di destrezza castrense di Sucre, che dimostrò il suo dominio come capo e grande organizzatore.

 

Dopo la liberazione di Riobamaba il 21 aprile del 1822, si preparava la battaglia finale, quando Sucre marciò su Quito.

 

Il Maresciallo di 27 anni giunse con i suoi uomini sino all’attuale capitale dell’Ecuador due giorni dopo.

 

All’alba del 24 maggio le truppe dei liberatori si disposero a un lato del Vulcano Pichincha a 3500 metri d’altezza, dove si pose fine al dominio coloniale nel territorio di Cabildo de Quito, che formò parte della Gran Colombia, il sogno del Libertador Simón Bolívar.

 

Il luogo di quella terribile battagli è noto come la Cima della Libertà.

 

Oggi, nello stesso punto, si trova il Museo Tempio della Patria, dove sono esposti all’esterno baionette e cannoni utilizzati dalle truppe patriottiche e dove si possono apprezzare vari dipinti murali che rappresentano i momenti salienti delle gesta liberatrici.

 

Inoltre si leggono i nomi di coloro che combatterono nel bando rivoluzionario: venezuelani, ecuadoriani, argentini, neogranadiensi, peruviani, cileni, indigeni, inglesi, irlandesi e spagnoli, che diedero un esempio di unità latinoamericana e solidarietà mondiale.

 

Secondo gli studiosi la vittoria di Pichincha costituì il principale passi avanti per la liberazione dell’Ecuador dal dominio spagnolo.

 

Inoltre fece sì che il colonnello oppositore Basilio García,conoscendo la notizia della caduta di Quito, consegnò le armi e abbandonò la lotta.

 

La capitale d’allora, Quito, si unì così alla Gran Colombia e si apersero le porte verso il Perù, facilitando l’incontro tra i due colossi dell’indipendenza: Simón Bolívar e San Martín, nella Conferenza di Guayaquil.

 

Come coincidenza, la battaglia decisiva che diede la libertà a Quito fu combattuta nello stesso giorno in cui 300 anni prima l’impero indigeno era stato sconfitto dalle superiori armi di Pizarro.