Gli Stati membri del SELA

contro il blocco imposto a Cuba

 

1 aprile '09 - www.granma.cu (PL)

 

I 27 Stati membri del Sistema Economico Latinoamericano e dei Caraibi (SELA) hanno reclamato la fine del blocco economico e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba, imposto già da più di 50 anni.

 

Il segretario permanente del SELA, José Rivera, ha dichiarato a PL che questa è stata la volontà dei paesi che formano l’organismo regionale, espressa durante la riunione d’analisi per valutare le relazioni economiche tra gli Stati Uniti, l’America Latina ed i Caraibi, nel mezzo della  crisi.

 

“Il miglior segnale che l’amministrazione di Barack Obama potrebbe manifestare sarebbe porre fine  al blocco, un reclamo della comunità internazionale oltre che dei membri del SELA”.

 

L’inizio d’una nuova relazione con gli USA e l’America Latina, avrebbe una base ferma con una decisione simile. 

 

Riferendosi ai temi rilevanti che dovrebbero formare l’agenda per un possibile dialogo sulla regione con Washington, Rivera ha citato l’impegno di questa amministrazione nell’evitare l’adozione di misure di protezione per mantenere aperti i mercati.

 

Inoltre si dovrebbero sviluppare decisioni comuni per rivitalizzare la Ronda di Doha,  cosi come nuovi meccanismi per potenziare il libero commercio regionale, di fronte all’evidente mancanza di vitalità dell’area di libero commercio nelle Americhe, ALCA.

 

Il presidente del SELA ha detto che il governo di Obama dovrebbe inviare segnali favorevoli, rinnovando il sistema generalizzato di preferenza e reincorporando la Bolivia alla Legge di Promozione Commerciale andina e sradicamento della droga.

 

Ha anche segnalato che un altro tema del dialogo per l’intesa si riferisce alla necessità di Washington d’incentivare il finanziamento degli organismi multilaterali regionali e anche privati verso la regione, se si considera la loro influenza in queste istituzioni.

 

Il Presidente del Consiglio Latinoamericano del SELA, Jerónimo Cardozo, ha segnalato la necessità di creare un nuovo ordine economico internazionale che, ha detto, non va risolto nella cornice dei giudizi  chiusi, ma con la partecipazione dei 192 Stati membri della ONU.