La prima consegna

26 gennaio '09 - www.granma.cu

 

Le battute più forti che ho dato nella mia vita da giocatore di baseball, sono state sempre verso il settore destro.

 

Adesso, sul terreno di gioco della politica e della rivoluzione, queste battute che iniziano oggi, andranno verso tutti i settori con la stessa forza.


Sono, essenzialmente, un soldato. E come tale, sono stato formato nella scuola dell’impegno e dell'obbedienza al legittimo potere che orienta lo sforzo collettivo, in cerca degli obiettivi tattici e dei fini strategici.

 

Le circostanze e le condizioni che hanno segnato la mia vita, mi hanno trasformato molto presto in un soldato rivoluzionario. Così, d’allora, ho assunto come legittimo e superiore, il potere sovrano del popolo venezuelano, al quale adesso sono assolutamente subordinato. E lo sarò per il resto dei miei giorni.

 

Dico questo oggi, nel mezzo degli eventi che segnano l'inizio di questo 2009, quando s’inasprisce la battaglia politica, iniziata nella nostra patria due secoli fa: alcuni, la maggioranza di noi, vogliamo l'Indipendenza Nazionale, altri, la minoranza, vogliono trasformare nuovamente il Venezuela in una colonia, in un paese asservito all'impero, in una repubblichetta.

 

Non c'è altro cammino per ottenere l'Indipendenza venezuelana che la Rivoluzione Nazionale.

Non c'è altro cammino per la grandezza della Patria che questo, già intrapreso, del socialismo, il nostro socialismo bolivariano: la Democrazia Socialista!

 

L'altro cammino, per il quale ci vogliono condurre i colonialisti filoyankee condannerebbe il nostro Paese alla menomazione, alla piccolezza ed alla tomba storica, è il cammino del capitalismo e della sua espressione politica: la "democrazia borghese".

 

Noi, gli indipendentisti, abbiamo un giuramento; quello fatto dal nostro leader, Simón Bolívar, sul Monte Sacro il 15 agosto 1805. Noi, i Patrioti, abbiamo un progetto, portiamo una bandiera...

 

Loro, i colonialisti, non hanno giuramento, non hanno progetto, non hanno bandiera. O meglio, come abbiamo visto in diverse manifestazioni dei filoyankee, la loro bandiera al rovescio, girata, di sette stelle e non di otto, come voluto dal nostro Bolívar ad Angostura, dice tutto: rappresentano il contrario della patria, sono la "controbandiera", il "controvenezuela", il "controbolivar". Sono la negazione. Sono la non-patria.

 

E voglio esprimere questo nelle mie battute, soprattutto adesso che siamo in piena campagna per il referendum del 15 febbraio.


Febbraio, un’altra volta febbraio!! Da anni, sento che la mia vita è fortemente legata a questo mese, dei falò della savana e dei venti dell'estate: 27 febbraio, 4 febbraio, 2 febbraio!

 

E adesso: 15 febbraio.

 

Venti anni dopo il "Caracazo" che mi ha generato, 17 anni dopo la Ribellione Militare Bolivariana che mi ha partorito e dieci anni dopo l'insediamento che mi ha portato qui, pongo di nuovo la mia vita e tutto il mio futuro nelle mani del popolo e della sua decisione sovrana. Questo soldato rivoluzionario farà ciò che il popolo comanda.

 

Se la maggioranza dirà No, allora me n’andrò in un altro febbraio, quello del 2013.

 

Invece, se la maggioranza di voi, venezuelani e venezuelane, appoggia l'emendamento del Sì, allora sarà possibile che io possa continuare al timone oltre il 2013.

 

Questa, però, non è la cosa più importante.

 

Qui e adesso, la cosa essenziale è che, vincendo il No, s’imporrà la colonia, la contropatria.

 

E vincendo sì, s’imporrà la Patria, l'Indipendenza.

 

Per questo vi ripeto, uomini e donne, gioventù venezuelana:

 

Chi vuole la patria venga con me!

 

Chi verrà con me, avrà patria!

 

Hugo Rafael Chávez Frías