CONFERENZA DI COPENAGAHEN

 

Non si possono truffare

tutti i popoli del mondo 

 

 

Intervento dei Hugo Chávez Frías, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, nel Vertice sul Clima delle Nazioni Unite, a Copenaghen, in Danimarca, il 18 dicembre del 2009

Il Venezuela promuove una crociata mondiale per salvare il pianeta

 

23 dicembre (PL) - Il Ministro degli Esteri del Venezuela, Nicolás Maduro, ha dichiarato in una conferenza stampa che solo la continuità della lotta dei popoli salverà il pianeta dal deterioramento ambientale provocato dal modello capitalista di sviluppo.

In accordo con il funzionario, questo è il cammino per garantire la sopravvivenza alla specie umana dopo il fallimento del Vertice sul cambio climatico di Copenaghen, appena terminato, in Danimarca.

“Continueremo a mobilitarci, perchè solo così vinceremo la battaglia con i paesi capitalisti del nord, perchè assumano le proprie responsabilità ed applichino con un piano serio di riduzione dei gas con effetto serra, ed anche perchè lavorino con il fine di recuperare il pianeta”, ha detto ancora Maduro, nel Palazzo di Miraflores.

Inoltre ha anticipato la realizzazione di consultazioni con centri di studio e movimenti sociali, per articolare una campagna mondiale che impegni i principali paesi inquinanti e soprattutto gli Stati Uniti, ad adattare l’atteggiamento indicato e responsabile sul cambio climatico.

Buona sera.

 

Signora Presidentessa:

 

Lei ha detto una grande verità:

che si deve cenare.

 

Napoleone  Buonaparte diceva che gli eserciti camminano  sugli stomaci.

Ringrazio molto che abbiano dato la parola al presidente Morales e a questo servitore. L’abbiamo chiesta presto stamattina e siamo qui da vari giorni. Omaba è venuto, ha parlato ed è uscito da quella porticina, questa porticina camuffata lì; m’immagino serva per il servizio, per la logistica, i coordinamenti della presidenza, e lui se n’’è andato di lì per la porta di dietro. È l’impero! Che giunge a mezzanotte e nell’oscurità, alle spalle della maggioranza, in maniera antidemocratica e pretende di cucinare un documento che noi non accettiamo e non accetteremo! Mai lo accetteremo!

 

Io sono assolutamente certo che per la dignità che noi difendiamo qui, il governo anfitrione, il regno di Danimarca, che ringraziamo per l’amabilità, le attenzioni: ho trovato un autista molto attento, che si chiama Thomas,  amici che ci hanno dato sicurezza, la signora dell’hotel e i lavoratori dello stesso hotel. Ci siamo riuniti qui, in una palestra con migliaia di attivisti dei movimenti sociali che sono stati per le strade sotto la neve, reggendo cartelloni, movimenti che lottano per la giustizia sociale, partiti politici.  Abbiamo trovato qui a Copenaghen compatrioti dell’America Latina, dei Caraibi, di tutti i paesi. Eravamo molto contenti e ci siamo sfidati in una corsa, ed anche se Evo è molto più giovane di me, io l’ho battuto in una corsa di cento metri piani sulla neve ed Evo corre forte! Così sono sicuro che il governo anfitrione condivide i nostri criteri, come l’immensa maggioranza. Chi non li condivide è quello che è uscito dalla porta di dietro. E così uscirà l’impero yankee da questo mondo: per la porta di dietro! Uscirà per la porta di dietro in maniera indegna!

 

Noi eravamo molto preoccupati perchè ci siamo resi conto che c’era una riunione, un piccolo gruppo di paesi amici della presidenza della conferenza. Noi non siamo nemici, vero? Siamo anche noi amici dei tutti. Non ci hanno invitato a partecipare per niente, nemmeno una consultazione, per sentire le nostre ragioni, ma noi vogliamo sottolineare che tutti i paesi siamo uguali e noi, i Presidenti, Capi di Stato e di Governo, abbiamo lo stesso livello, qui non ci sono Presidenti di prima e Presidenti di seconda; non ci sono popoli di prima e popoli di seconda: siamo tutti uguali e questo lo vogliamo sottolineare ben chiaramente qui!

 

Credo che sia stato un maneggio poco trasparente, per dirlo in maniera elegante. Stanno cercando di far abortire una soluzione che – come ha detto Lula – la salva solo un miracolo e dato che per queste cose non crediamo in miracoli e noi dobbiamo partire, parlerò a nome non solo del Venezuela.

 

Sono stato autorizzato dai rappresentanti dei paesi qui presenti dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America, cioè il governo ed il popolo della Bolivia, il Governo ed il popolo di Cuba, il governo ed il popolo dell’Ecuador, il Governo ed il Popolo del Nicaragua, i Governi ed i Popoli dei Caraibi: i paesi Dominica, San Vicente y las Granadinas, Antigua y Barbuda, e il Venezuela, e che non accada che dalla porta di dietro da dove è uscito Obama, esca oggi pomeriggio, al disotto, un foglietto segreto, top-secret, e si pretenda di presentarlo al mondo come la soluzione. Lo immaginiamo sin d’ora perchè noi non conosciamo alcun documento. Tra l’altro  sono circolate delle versioni di documenti poco trasparenti, questo va reclamato.

 

Siamo sicuri che non si tenterà alcun genere di frode, perchè sarebbe una truffa ai popoli del mondo!  Se c’è una cosa che va implementata nel mondo è la fiducia tra di noi. È ora di finirla con il fatto che alcuni si credono superiori a noi, gli indios del sud, a noi, i negri africani, a noi, indigeni, ai popoli del sud! Siamo tutti uguali!

 

Lasciamo sottolineata questa protesta, questa violazione ai procedimenti delle Nazioni Unite. Avevamo timore che non ci avrebbero dato la parola, perchè ci avevano avvisato, qui, attraverso la segreteria che non ce lo garantivano e ci avevano spiegato  che stamattina qui avrebbe parlato solo un gruppo di presidenti, Capi di Stato molto degni, che erano in una lista che qualcuno aveva scritto, ma non si sa chi, vero?  Per questo ringraziamo molto la presidentessa che  ha dato la parola al presidente Morales ed a me.  Sarebbe stato deplorevole che ce lo avessero vietato in questa riunione. Non voglio neanche pensarci e tanto meno sospettarlo.

 

Non si può dichiarare – come ha già detto Lula - che il protocollo di Kioto è morto o estinto, questo lo pretendono gli Stati Uniti. Per questo Evo ha detto una grande verità: se Obama, il Premio Nobel della Guerra ha detto qui - lo sentite l’odore di zolfo? qui c’è odore di zolfo, e lui continua a mandare odore di zolfo in tutto il mondo – che lui è venuto ad attuare, bene, che lo dimostri! Signor mio, non se ne vada per la porticina di servizio eh!, faccia tutto quello che deve fare, perchè gli Stati Uniti aderiscano al protocollo di Kioto e si vada tutti a rispettare Kioto e a rispondere al mondo in maniera trasparente.

 

Noi siamo d’accordo che le riduzioni delle emissioni di carbonio per il 2050 non devono essere inferiori all’80%- 90% e siamo la maggioranza.

 

Noi crediamo, Signora Presidentessa, che Copenaghen non termina oggi, per la dignità di questo popolo. Non vogliamo partire con l’amaro sapore della frustrazione, no! Vogliamo andarcene con il ricordo di un popolo allegro, di un popolo che non conoscevamo, di una città, di un paese, la Danimarca.  Vogliamo  portare Copenaghen nel cuore non come una frustrazione, ma come una speranza.

 

Lo abbiamo detto la notte scorsa: Copenaghen non termina oggi. Copenaghen ha aperto le porte per continuare un grande dibattito mondiale su come salvare la vita nel pianeta.          

 

Copenaghen non è la fine, ma l’inizio, per concretare gli accordi che dobbiamo realizzare, e lo diceva Evo, ottenere l’equilibrio della Madre Terra, la Pachamama.

 

Quello che ha detto Obama è veramente ridicolo. Gli Stati Uniti, che hanno la macchina per fare i dollari, gli Stati Uniti che, credo, hanno assegnato 700000  milioni di dollari per salvare le banche -  con ragione lì fuori dicono che se il clima fosse una banca lo avrebbero già salvato – e Obama adesso viene qui a dire che apporterà 10000 milioni di dollari l’anno, una cifra irrisoria.  È come una barzelletta quella che ha detto il presidente degli Stati Uniti.

 

Le spese militari degli Stati Uniti sono di 700000 milioni di dollari l’anno, solo abbassando le spese militari alla metà, per lo meno potrebbero attuare.

 

Gli USA sono il paese che emette più gas, che inquina di più; sono i colpevoli dell’impero yankee che hanno imposto la violenza, invasioni, guerre e minacce di assassini e anche di genocidio con il capitalismo in questo mondo, sono gli Stati Uniti ed i loro alleati. 

 

Loro sono i grandi colpevoli! E lo dovrebbe ammettere con grande dignità! Sappiamo che Obama non sta esercitando davvero il ruolo di governante degli Stati Uniti, perchè non è altro che la continuazione del governo precedente. Obama resterà di fronte alla storia come una delle più grandi frustrazioni per molta gente che ha creduto in lui negli Stati Uniti ed in altre parti del mondo; sta dimostrandolo che è una grande frustrazione.

 

Ma che importa, che importa! La cosa più importante è che i popoli del mondo ed i governi degni del mondo, la grande maggioranza, ci mettiamo d’accordo e diamo un impulso a soluzioni vere.

 

Noi non veniamo qui a chiedere elemosine: veniamo in condizioni di uguaglianza ad apportare modeste idee per cercare formule di soluzione.

 

Che nessuno lo dimentichi! Che nessuno lo dimentichi! La colpa è del capitalismo e si devono attaccare le cause!

 

Dal Venezuela modestamente lo abbiamo detto. L’unica maniera di conseguire l’equilibrio della società, di salvare le vite, di ottenere livelli superiori di vita, di portare gli esseri umanai a condizioni degne d’esistenza, è attraverso il socialismo. Questo è un dibattito eminentemente politico, eminentemente morale, eminentemente necessario. Il capitalismo è il cammino verso la distruzione del pianeta.

 

Signora Presidentessa, vogliamo che sia ben chiaro. Noi  ce ne andiamo e non possiamo aspettare oltre. Ce ne andiamo, ma i paesi dell’ALBA dicono chiaramente che impugneremo qualsiasi documento che Obama faccia apparire al disotto della porta o che esca dal nulla, come dicevano ieri alcuni di voi, cercando di presentare questo come una soluzione di salvezza!

 

Semplicemente noi sapevamo che era possibile un accordo qui a Copenaghen e che non è stato possibile per via di quello che abbiamo detto ieri: la mancanza di volontà politica dei paesi più sviluppati della Terra, cominciando dagli Stati Uniti, e questa è una vera vergogna, è l’egoismo dei più responsabili, sopratutto per gli indici irrazionali di produzione e di consumo del loro capitalismo iper-sviluppato. 

 

Fidel Castro ha scritto, e con questo termino per non interrompere la cena, la foto e le sessioni a venire – in una riflessione, stanotte, che gira qui, attento com’è da L’Avana a questa riunione, con la speranza che qui si prendano decisioni per salvare l’umanità ed ha parlato di un ingloriosa chiusura, una chiusura senza gloria. Io sono d’accordo: sarà una chiusura senza gloria.

 

Ma voglio dare, Signora Presidentessa, in onore di tutti quelli che hanno partecipato, perchè c’è gente che non ha dormito da non so quanti giorni un riconoscimento speciale a voi, i negoziatori, i ministri, i delegati, i capi delegazione, gli esperti, quanti hanno lavorato  e dobbiamo riconoscerli tutti!(applausi) ed avere fiducia che il loro lavoro intenso non si perderà, che è un apporto, è un apporto e noi ora siamo più coscienti dei problemi e più impegnati a creare coscienze nei nostri popoli sul tema del clima e sul tema dello squilibrio ambientale.

 

E se così come ha detto Fidel, la chiusura sarà senza gloria, non vuole dire che sarà penosa.

 

No! Non è con dispiacere, non è una chiusura angosciosa quella di questo pomeriggio. È una chiusura che lascia nello stesso tempo le porte aperte a questa speranza, la speranze che noi riusciremo a prendere le decisioni per salvare l’umanità e ci riusciremo solo lasciando da parte gli interessi egoistici, soprattutto quelli dei paesi più sviluppati.

 

Vogliamo rendere omaggio a Copenaghen e al suo spirito, al suo popolo e ai popoli del mondo e impegnarci con la vita, impegnarci con il futuro.

 

Una chiusura ingloriosa, ma bella! Una chiusura piena di speranza.

 

Così ci portiamo Copenaghen nel cuore.

 

Signora presidentessa, molte grazie. 

 

Buona sera signore e signori

 

SE IL CLIMA FOSSE UNA BANCA

L’AVREBBERO GIA’ SALVATO
 

 

Discorso pronunciato da Hugo Chávez Frías nel vertice sul Clima

delle Nazioni Unite, in Copenaghen, Danimarca, il 16 di dicembre 2009

Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di MARINA GERENZANI

 

Signor Presidente, signori, signore, amici e amiche, prometto che non parlerò più di quanto sia già stato fatto questo pomeriggio, ma permettetemi un commento iniziale che avrei voluto facesse parte del punto precedente discusso da Brasile, Cina, India e Bolivia. Chiedevamo la parola, ma non è stato possibile prenderla.

Ha parlato la rappresentante della Bolivia, e porgo un saluto al compagno Presidente
Evo Morales qui presente, Presidente della Bolivia.

Tra varie cose ha detto, ho preso nota: il testo che è stato presentato non è democratico, non è rappresentativo di tutti i paesi. Ero appena arrivato e mentre ci sedevamo abbiamo sentito il Presidente della sessione precedente, la signora Ministra, dire che c’era un documento da queste parti, che però nessuno conosce: ho chiesto il documento, ancora non l’abbiamo. Credo che nessuno sappia di questo documento top secret.

Certo, la collega boliviana l’ha detto, non è democratico, non è rappresentativo, ma signori e signore: siamo forse in un mondo democratico? Per caso il sistema mondiale è rappresentativo? Possiamo aspettarci qualcosa di democratico e rappresentativo nel sistema mondiale attuale? Su questo pianeta stiamo vivendo una dittatura imperiale e lo denunciamo ancora da questa tribuna: abbasso la dittatura imperiale! E che su questo pianeta vivano i popoli, la democrazia e l'uguaglianza!

E quello che vediamo qui è proprio il riflesso di tutto ciò: esclusione. C'è un gruppo di paesi che si credono superiori a noi del sud, a noi del terzo mondo, a noi sottosviluppati, o come dice il nostro grande amico Eduardo Galeano: noi paesi avvolti come da un treno che ci ha avvolti nella storia
[sorta di gioco di parole tra desarrollados = sviluppati e arrollados = avviluppati NdT]. Quindi non dobbiamo stupirci di quello che succede, non stupiamoci, non c'è democrazia nel mondo e qui ci troviamo di fronte all'ennesima evidenza della dittatura imperiale mondiale.

Poco fa sono saliti due giovani, per fortuna le forze dell'ordine sono state decenti, qualche spintone qua e là, e i due hanno cooperato, no? Qui fuori c'è molta gente, sapete? Certo, non ci entrano tutti in questa sala, sono troppi; ho letto sulla stampa che ci sono stati alcuni arresti, qualche protesta intensa, qui per le strade di Copenaghen, e voglio salutare tutte quelle persone qui fuori, la maggior parte delle quali sono giovani.

Non ci sono dubbi che siano giovani preoccupati, e credo abbiano una ragione più di noi per essere preoccupati del futuro del mondo; noi abbiamo – la maggior parte dei presenti – già il sole dietro le spalle, ma loro hanno il sole in fronte e sono davvero preoccupati. Qualcuno potrebbe dire, Signor Presidente, che un fantasma infesta Copenaghen, parafrasando Karl Marx, il grande Karl Marx, un fantasma infesta le strade di Copenaghen e credo che questo fantasma vaga per questa sala in silenzio, gira in quest'aula, tra di noi, attraversa i corridoi, esce dal basso, sale, è un fantasma spaventoso che quasi nessuno vuole nominare: il capitalismo è il fantasma, quasi nessuno vuole nominarlo.

È il capitalismo, sentiamo ruggire qui fuori i popoli. Stavo leggendo qualcuna delle frasi scritte per strada, e di questi slogan (alcuni dei quali li ho sentiti anche dai due giovani che sono entrati), me ne sono scritti due. Il primo è "Non cambiate il clima, cambiate il sistema".

E io lo riprendo qui per noi. Non cambiamo il clima, cambiamo il sistema! E di conseguenza cominceremo a salvare il pianeta. Il capitalismo, il modello di sviluppo distruttivo sta mettendo fine alla vita, minaccia di metter fine alla specie umana. E il secondo slogan spinge alla riflessione. In linea con la crisi bancaria che ha colpito, e continua a colpire, il mondo, e con il modo con cui i paesi del ricco Nord sono corsi in soccorso dei bancari e delle grandi banche (degli Stati Uniti si è persa la somma, da quanto è astronomica). Ecco cosa dicono per le strade: se il clima fosse una banca, l'avrebbero già salvato.

E credo che sia la verità. Se il clima fosse una delle grandi banche, i governi ricchi l'avrebbero già salvato. Credo che Obama non sia arrivato, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace quasi nello stesso giorno in cui mandava altri 30mila soldati ad uccidere innocenti in Afghanistan, e ora viene qui a presentarsi con il Premio Nobel per la Pace, il Presidente degli Stati Uniti. Gli USA però hanno la macchinetta per fare le banconote, per fare i dollari, e hanno salvato, vabbè, credono di aver salvato, le banche e il sistema capitalista.

Bene, lasciando da parte questo commento, dicevo che alzavamo la mano per unirci a Brasile, India, Bolivia e Cina nella loro interessante posizione, che il Venezuela e i paesi dell'Alleanza Bolivariana condividono fermamente; però non ci è stata data la parola, per cui, Signor Presidente, non mi conteggi questi minuti, la prego.

Ho conosciuto, ho avuto il piacere di conoscere Hervé Kempf – è qui in giro -, di cui consiglio vivamente il libro “Perché i mega-ricchi stanno distruggendo il pianeta”, in francese, ma potete trovarlo anche in spagnolo e sicuramente in inglese. Hervé Kempf: Perché i mega-ricchi stanno distruggendo il pianeta. Per questo Cristo ha detto: E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. Questo l'ha detto Cristo nostro Signore.

 

Los ricos están destruyendo el planeta. ¿Será que piensan irse para otro cuando destruyan este, tendrán planes para irse a otro planeta?; hasta ahora no se ve ninguno en el horizonte de la galaxia.

 

Apenas este libro me ha llegado —me lo ha regalado Ignacio Ramonet, que está por ahí también en esta sala—, y terminando el prólogo o el preámbulo esta frase es muy importante. Dice Kempf lo siguiente: "No podremos reducir el consumo material a nivel global si no hacemos que los poderosos bajen varios escalones, y si no combatimos la desigualdad; es necesario que al principio ecologista, tan útil a la hora de tomar conciencia: pensar globalmente y actuar localmente, le sumemos el principio que impone la situación: consumir menos y repartir mejor". Creo que es un buen consejo que nos da este escritor francés Hervé Kempf.

 

Bene, Signor Presidente, il cambiamento climatico è senza dubbio il problema ambientale più devastante di questo secolo, inondazioni, siccità, tormente, uragani, disgeli, innalzamento del livello del mare, acidificazione degli oceani e ondate di calore, tutto questo acuisce l'impatto delle crisi globali che si abbattono su di noi. L'attività umana d'oggi supera i limiti della sostenibilità, mettendo in pericolo la vita del pianeta, ma anche in questo siamo profondamente disuguali.

Voglio ricordarlo: le 500 milioni di persone più ricche del pianeta, 500 milioni, sono il 7%, il 7%,  ripeto il 7% della popolazione mondiale. Questo 7% è responsabile, queste cinquecento milioni di persone più ricche sono responsabili del 50% delle emissioni inquinanti, mentre il 50% più povero è responsabile solo del sette per cento delle emissioni inquinanti.

Per questo mi sembra strano mettere qui sullo stesso piano Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti hanno appena 300 milioni di abitanti. La Cina ha una popolazione quasi 5 volte più grande di quella degli USA.

Gli Stati Uniti consumano più di 20 milioni di barili di petrolio al giorno, la Cina arriva appena ai 5,6 milioni di barili al giorno, non possiamo chiedere le stesse cose agli Stati Uniti e alla Cina. Ci sono questioni da discutere, almeno potessimo noi Capi di Stato e di Governo sederci a discutere davvero di questi argomenti.

Inoltre, Signor Presidente, il 60% degli ecosistemi del pianeta hanno subito danni e il 20% della crosta terrestre è degradata; siamo stati testimoni impassibili della deforestazione, della conversione di terre, della desertificazione e delle alterazioni dei sistemi d'acqua dolce, dello sovra sfruttamento del patrimonio ittico, della contaminazione e della perdita della diversità biologica. Lo sfruttamento esagerato della terra supera del 30% la sua capacità di rigenerazione.

Il pianeta sta perdendo ciò che i tecnici chiamano la capacità di autoregolarsi, il pianeta la sta perdendo, ogni giorno si buttano più rifiuti di quanti possano essere smaltiti. La sopravvivenza della nostra specie assilla la coscienza dell'umanità. Malgrado l'urgenza, sono passati due anni dalle negoziazioni volte a concludere un secondo periodo di compromessi voluto dal Protocollo di Kyoto, e ci presentiamo a quest'appuntamento senza un accordo reale e significativo.

E voglio dire che riguardo al testo creato dal nulla, come qualcuno l'ha definito (il rappresentante cinese), il Venezuela e i paesi dell'Alleanza Bolivariana per le Americhe, noi non accettiamo nessun altro testo che non derivi dai gruppi di lavoro del Protocollo di Kyoto e della Convenzione: sono i testi legittimi su cui si sta discutendo intensamente da anni.

E in queste ultime ore credo che non abbiate dormito: oltre a non aver pranzato, non avete dormito. Non mi sembra logico che ora si produca un testo dal niente, come dite voi. L'obiettivo scientificamente sostenuto di ridurre le emissioni di gas inquinanti e raggiungere un accordo chiaro di cooperazione a lungo termine, oggi a quest'ora, sembra aver fallito.Almeno per il momento. Qual è il motivo? Non abbiamo dubbi. Il motivo è l'atteggiamento irresponsabile e la mancanza di volontà politica delle nazioni più potenti del pianeta...

Il conservatorismo politico e l'egoismo dei grandi consumatori, dei paesi più ricchi testimoniano di una grande insensibilità e della mancanza di solidarietà con i più poveri, con gli affamati, con coloro più soggetti alle malattie, ai disastri naturali, Signor Presidente, è chiaramente un nuovo ed unico accordo applicabile a parti assolutamente disuguali, per la grandezza delle sue contribuzioni e capacità economiche, finanziarie e tecnologiche, ed è evidente che si basa sul rispetto assoluto dei principi contenuti nella Convenzione.

I paesi sviluppati dovrebbero stabilire dei compromessi vincolanti, chiari e concreti per la diminuzione sostanziale delle loro emissioni e assumere degli obblighi di assistenza finanziaria e tecnologica ai paesi poveri per far fronte ai pericoli distruttivi del cambiamento climatico. In questo senso, la peculiarità degli stati insulari e dei paesi meno sviluppati dovrebbe essere pienamente riconosciuta.


Señor Presidente, el cambio climático no es el único problema que afecta hoy a la humanidad; otros flagelos e injusticias nos acechan, la brecha que separa a los países ricos y pobres no ha dejado de crecer, a pesar de todos los Objetivos del Milenio, la Cumbre de Monterrey sobre financiamiento, todas esas cumbres —como decía aquí el Presidente de Senegal, denunciando una gran verdad, promesas y promesas y promesas incumplidas, y el mundo sigue su marcha destructiva
 

Le entrate totali delle 500 persone più ricche del mondo sono superiore alle entrate delle 416 milioni di persone più povere, le 2800 milioni di persone che vivono nella povertà, con meno di 2 dollari al giorno e che rappresentano il 40% della popolazione mondiale, ricevono solo il 5 per cento delle entrate mondiale...

Ci sono 1100 milioni di persone che non hanno accesso all'acqua potabile, 2600 milioni prive di servizio di sanità, più di 800 milioni di analfabeti e 1020 milioni di persone affamate: ecco lo scenario mondiale.

E ora, la causa, qual è la causa? Parliamo della causa, non evitiamo le responsabilità, non evitiamo la profondità del problema, la causa senza dubbio, torno all'argomento di questo disastroso scenario, è il sistema metabolico distruttivo del capitale e della sua incarnazione: il capitalismo.

Ho qui una citazione di quel gran teologo della liberazione che è Leonardo Boff, come sappiamo, brasiliano, che dice: Qual è la causa? Ah, la causa è il sogno di cercare la felicità con l'accumulazione materiale e il progresso senza fine, usando, per fare ciò, la scienza e la tecnica con cui si possono sfruttare in modo illimitato le risorse della terra.

Può una terra finita sopportare un progetto infinito? La tesi del capitalismo, lo sviluppo infinito, è un modello distruttivo, accettiamolo.
 

Luego nos pregunta Boff: "¿Qué podríamos esperar de Copenhague?". Apenas esta sencilla confesión: así como estamos no podemos continuar, y un propósito simple: ¿Vamos a cambiar de rumbo? Hagámoslo, pero sin cinismo, sin mentiras, sin dobles agendas, sin documentos salidos de la nada, con la verdad por delante.

 

¿Hasta cuándo, nos preguntamos desde Venezuela, señor Presidente, señoras, señores, hasta cuándo vamos a permitir tales injusticias y desigualdades? ¿Hasta cuándo vamos a tolerar el actual orden económico internacional y los mecanismos de mercado vigentes? ¿Hasta cuándo vamos a permitir que grandes epidemias como el VIH/sida arrasen con poblaciones enteras? ¿Hasta cuándo vamos a permitir que los hambrientos no puedan alimentarse ni alimentar a sus propios hijos? ¿Hasta cuándo vamos a permitir que sigan muriendo millones de niños por enfermedades curables? ¿Hasta cuándo vamos a permitir conflictos armados que masacran a millones de seres humanos inocentes, con el fin de apropiarse los poderosos de los recursos de otros pueblos?


Noi popoli del mondo chiediamo agli imperi, a quelli che pretendono di continuare a dominare il mondo e noi, chiediamo loro che finiscano le aggressioni e le guerre. Niente più basi militari imperiali, né colpi di Stato, costruiamo un ordine economico e sociale più giusto e equo, sradichiamo la povertà, freniamo subito gli alti livelli di emissioni, arrestiamo il deterioramento ambientale ed evitiamo la grande catastrofe del cambiamento climatico, integriamoci nel nobile obiettivo di essere tutti più liberi e solidari.
 

Señor Presidente, hace casi dos siglos un venezolano universal, libertador de naciones y precursor de conciencias, dejó para la posteridad un apotegma pleno de voluntad: "Si la naturaleza se opone, lucharemos contra ella y haremos que nos obedezca". Era Simón Bolívar, El Libertador.

 

Desde la Venezuela bolivariana, donde un día como hoy, por cierto, hace 10 años exactos vivimos la tragedia climática más grande de nuestra historia, la tragedia de Vargas, así llamada; desde esa Venezuela cuya revolución intenta conquistar la justicia para todo su pueblo, solo posible por el camino del socialismo... El socialismo, el otro fantasma del que hablaba Carlos Marx, ese anda por ahí también; más bien es como un contrafantasma. El socialismo, ese es el rumbo, ese es el rumbo para la salvación del planeta, no tengo yo la menor duda. Y el capitalismo es el camino al infierno, a la destrucción del mundo.

 

El socialismo, desde esa Venezuela que enfrenta por ello las amenazas del imperio norteamericano, desde los países que conformamos el ALBA, la Alianza Bolivariana, exhortamos, yo quiero, con respeto, pero desde mi alma exhortar, a nombre de muchos en este planeta, a los gobiernos y a los pueblos de la Tierra, parafraseando a Simón Bolívar, El Libertador: si la naturaleza destructiva del capitalismo se opone, pues luchemos contra ella y hagamos que nos obedezca, no esperemos de brazos cruzados la muerte de la humanidad.

 

La historia nos llama a la unión y a la lucha. Si el capitalismo se resiste, nosotros estamos obligados a dar la batalla contra el capitalismo y a abrir los caminos de la salvación de la especie humana. Nos toca a nosotros, levantando las banderas de Cristo, de Mahoma, de la igualdad, del amor, de la justicia, del humanismo, del verdadero y más profundo humanismo. Si no lo hiciéramos, la más maravillosa creación del universo, el ser humano, desaparecerá, ¡desaparecerá!


Questo pianeta è vissuto migliaia di milioni di anni, e questo pianeta è vissuto per migliaia di milioni di anni senza di noi, la specie umana: non ha bisogno di noi per esistere. Bene, noi senza la Terra non viviamo, e stiamo distruggendo il Pachanama*, come dice Evo e come dicono i nostri fratelli aborigeni del sud America...
 

Finalmente, señor Presidente, ya para terminar, oigamos a Fidel Castro cuando dijo: "Una especie está en peligro de extinción: el hombre". Oigamos a Rosa Luxemburgo cuando dijo: "Socialismo o barbarie". Oigamos a Cristo, el Redentor, cuando dijo: "Bienaventurados los pobres, porque de ellos será el reino de los cielos".

 

Señor Presidente, señoras y señores, seamos capaces de hacer de esta Tierra no la tumba de la humanidad, hagamos de esta Tierra un cielo, un cielo de vida, de paz y de hermandad para toda la humanidad, para la especie humana.

 

Señor Presidente, señoras y señores, muchísimas gracias y buen provecho


* Pachanama = Madre Terra

 

Venezuela e Bolivia scuotono

il Vertice di Copenaghen

“Il socialismo è la strada per la salvezza del pianeta”, reitera Chavez

 

16 dicembre '09 - Fausto Triana www.granma.cu

 

Se mancavano attori con un linguaggio ben affilato, l’arrivo dei presidenti del Venezuela, Hugo Chávez ed Evo Morales, della Bolivia, ha davvero scosso ulteriormente il Vertice sul Cambio Climatico immerso in una profonda crisi d’incertezza.

 

Salvare il mondo in 48 ore? dicotomia di Copenaghen.

 

Hugo Chávez e stato obbligato a rinviare una conferenza stampa per il ritardo negli interventi del segmento d’alto livello della Conferenza, ma ha approfittato del suo spazio per  esprimere posizioni non solo del Venezuela, ma anche dell’ALBA e di buona parte del Gruppo dei 77, più la Cina.

 

Evo Morales ha avuto contatti con i giornalisti ed ha partecipato ad un incontro molto toccante con il Caucus Indigeno Mondiale, rappresentato da più di 200 persone che hanno riconosciuto i suoi sforzi per la Madre Terra.

 

I delegati dell’Associazione del Popolo Internazionale Indigeno hanno spiegato  a Morales la loro frustrazione per il fatto che la COP15 di Copenaghen  non ha incluso nei suoi attestati nemmeno una sola delle rivendicazioni delle minoranze.

 

“Lei è un vero difensore del nostro pianeta, un esempio per l’umanità. Ci congratuliamo per la sua recente rielezione e perchè lei è un vero campione del mondo a favore delle comunità indigene”, hanno dichiarato ad Evo.

 

Lo statista boliviano ha ringraziato per le parole dei suoi fratelli ed ha approfittato per reiterare che il cambio climatico non è un problema di tecnologia o di finanziamenti, ma un modello di vita del sistema capitalista.

 

Con ironia e senso dell’umorismo, Chávez ha assicurato che i ricchi stanno distruggendo questo pianeta e si è chiesto se è perchè pensano d’andare in un altro,  e questo ha provocato molte risate tra  presenti.

 

Inoltre ha paragonato la realtà dell’appuntamento nella capitale danese con il successo  della manifestazione all’esterno del Palazzo dei Congressi Bella Center, dove la marea umana delle ONG’s, sabato scorso ha toccato proporzioni inaspettate.

 

Chávez ha ricordato due degli slogan di protesta: “Non si deve cambiare il clima, ma cambiare il sistema”, e “Se il clima fosse una banca lo avrebbero già salvato”.

 

È curioso che nelle ultime e decisive 48 ore del COP15, le parole di Morales e di Chávez sono state ascoltate con molto interesse, stando al clamore delle ONG’s e delle numerose delegazioni.

 

Il capo della delegazione della Cina, Su Wei, ha invitato i paesi industrializzati a smettere con le scuse e a farsi carico delle loro responsabilità storiche, che sono la causa del cambio climatico.

 

Su Wei ha sottolineato  che il blocco dei ricchi non è stato sincero nell’ora di presentare le offerte di riduzione delle emissioni inquinanti ed ha definito i loro obiettivi come “molto vaghi”.

 

Chávez: o l’impero

yankee o il mondo

 

8 dicembre '09  - Randy Saborit Mora www.granma.cu (PL)

  

Il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha dichiarato che gli esseri umani devono scegliere tra l’impero statunitense e il mondo, perchè i due  insieme non hanno posto nel pianeta.

 

“Questa potenza deve cadere questo impero deve terminare, perchè altrimenti finirà il mondo.

 

Scegliamo: o l’impero yankee o il mondo. Uno dei due. I due non possono coesistere per molto tempo in questo pianeta”, ha segnalato Chavez, intervenendo nel I Congresso Internazionale per il 10º anniversario della Costituzione.

 

“Questo modello consumista e capitalista sta distruggendo il pianeta e la minaccia è presente nella rottura dell’equilibrio del pianta”, ha segnalato ancora il presidente nel suo discorso, durante la cerimonia celebrata nella sede del Tribunale Supremo di Giustizia, a Caracas.

 

“Si sciolgono i Poli, i grandi ghiacciai ruggiscono, scompare l’Oceano Artico, scompaiono le nevi perpetue, si riscalda il pianeta... ma dove andiamo?”, ha chiesto chiave.

 

“Vediamo cosa succede nella Conferenza di Copenaghen che sta cominciando. Sto studiando, sto leggendo, perchè i grandi paesi hanno già preso le loro decisioni prima del Vertice”.

 

Chávez ha sostenuto che non si deve andare a questo Vertice a dire quattro cose, perchè le decisioni sono già state prese, soprattutto gli Stati Uniti, che sono la potenza egemonica nel mondo, tuttavia.

 


Ambiziosa proposta  per difendere

 

la Terra del Venezuela   

 

7 dicembre '09  - www.granma.cu (PL)

 

 

Il Venezuela difenderà nella Conferenza sul Cambio Climatico di Copenaghen, in Danimarca, un’ambiziosa proposta per ridurre, per il 2020, le emissioni dei gas con effetto serra del 49%.

 

L’iniziativa, condivisa con paesi come Bolivia e Paraguay, rappresenta la più intraprendente  di tutte quelle che si proporranno nel Forum, che durerà da oggi 7, sino al 18 dicembre.

 

“Questa proposta segnala il tasso più alto di riduzione, dato che gli europei parlano del 20% di mitigazione e il Canada del 5%, rispetto al 1990”, ha affermato la direttrice generale di Gestione e Cooperazione Internazionale del Ministero dell’Ambiente del Venezuela, Claudia Salermo, che fa parte del gruppo venezuelano che negozierà a Copenaghen, nella riunione convocata dalle Nazioni Unite. 

 

“Non si può  far finta di niente e partire da zero  per i paesi industrializzati che sono i principali  responsabili dei danni ambientali, da decenni, della devastazione del pianeta”, ha sottolineato.

 

Sino ad oggi appare lontano lo stabilimenti di un impegno efficace, se si considerano le raccomandazioni del Gruppo Intergovernativo sul Cambio Climatico, IPCC.

 

Questo gruppo di esperti domanda per i prossimi 10 anni una diminuzione globale dal 24% al 40% della liberazione nell’atmosfera di diossido di carbonio, metano, vapori d’acqua, ozono e ossido di nitrogeno.

 

Oltre a queste sostanze naturali chiede la riduzione delle emissioni di cloro- fluoro carboni, gas artificiali molto  utilizzati come refrigeranti, estintori e propellenti per aerosol.

 

Le offerte non giungono ai minimi come la recente dichiarazione del presidente Barack Obama, d’impegnarsi con il 17% di mitigazione.

 

Nonostante il difficile e spinoso tema, il Venezuela mantiene il suo ottimismo.  “Preferisco pensare in un successo a Copenaghen, dove si stabiliranno mete,  quando nel 2012 scadrà il Protocollo di Kyoto. Il cambio climatico non chiederà  se uno è più o meno sviluppato, prima di distruggerci”, ha avvisato la Saleremo.

 

Tra gli effetti devastatori previsti dal  IPCC, se si manterranno gli attuali ritmi d’emissione di gas ad effetto serra, ci sono l’aumento delle temperature, l’elevazione del livello del mare, la siccità e le inondazioni.

 

La funzionaria venezuelana ha ricordato che ci si aspettano responsabilità nel trasferimenti delle tecnologie al resto dei paesi, da parte dei più sviluppati, per creare condizioni che permettano le riduzioni. 

 

Per Caracas, l’impegno con l’ambiente giustifica l’ambizione di portare alla Conferenza sul cambio climatico la sua proposta.

 

Claudia  Salermo ha parlato dei progetti intrapresi del governo di Hugo Chávez, per garantire una convivenza armonica con l’ambiente.

 

Tra le azioni ha segnalato i programmi di rimboschimento, la trasformazione delle discariche a cielo aperto, l’uso di energie pulite e delle idroelettriche, la riduzione dell’utilizzo di refrigeranti ed il controllo sistematico della pulizia dell’ aria.