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CONFERENZA DI COPENAGAHEN
Non si possono truffare tutti i popoli del mondo |
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Intervento dei Hugo Chávez Frías, presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, nel Vertice sul Clima delle Nazioni Unite, a Copenaghen, in Danimarca, il 18 dicembre del 2009 |
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Buona sera.
Signora Presidentessa:
Lei ha detto una grande verità: che si deve cenare.
Napoleone Buonaparte diceva che gli eserciti camminano sugli stomaci. Ringrazio molto che abbiano dato la parola al presidente Morales e a questo servitore. L’abbiamo chiesta presto stamattina e siamo qui da vari giorni. Omaba è venuto, ha parlato ed è uscito da quella porticina, questa porticina camuffata lì; m’immagino serva per il servizio, per la logistica, i coordinamenti della presidenza, e lui se n’’è andato di lì per la porta di dietro. È l’impero! Che giunge a mezzanotte e nell’oscurità, alle spalle della maggioranza, in maniera antidemocratica e pretende di cucinare un documento che noi non accettiamo e non accetteremo! Mai lo accetteremo!
Io sono assolutamente certo che per la dignità che noi difendiamo qui, il governo anfitrione, il regno di Danimarca, che ringraziamo per l’amabilità, le attenzioni: ho trovato un autista molto attento, che si chiama Thomas, amici che ci hanno dato sicurezza, la signora dell’hotel e i lavoratori dello stesso hotel. Ci siamo riuniti qui, in una palestra con migliaia di attivisti dei movimenti sociali che sono stati per le strade sotto la neve, reggendo cartelloni, movimenti che lottano per la giustizia sociale, partiti politici. Abbiamo trovato qui a Copenaghen compatrioti dell’America Latina, dei Caraibi, di tutti i paesi. Eravamo molto contenti e ci siamo sfidati in una corsa, ed anche se Evo è molto più giovane di me, io l’ho battuto in una corsa di cento metri piani sulla neve ed Evo corre forte! Così sono sicuro che il governo anfitrione condivide i nostri criteri, come l’immensa maggioranza. Chi non li condivide è quello che è uscito dalla porta di dietro. E così uscirà l’impero yankee da questo mondo: per la porta di dietro! Uscirà per la porta di dietro in maniera indegna!
Noi eravamo molto preoccupati perchè ci siamo resi conto che c’era una riunione, un piccolo gruppo di paesi amici della presidenza della conferenza. Noi non siamo nemici, vero? Siamo anche noi amici dei tutti. Non ci hanno invitato a partecipare per niente, nemmeno una consultazione, per sentire le nostre ragioni, ma noi vogliamo sottolineare che tutti i paesi siamo uguali e noi, i Presidenti, Capi di Stato e di Governo, abbiamo lo stesso livello, qui non ci sono Presidenti di prima e Presidenti di seconda; non ci sono popoli di prima e popoli di seconda: siamo tutti uguali e questo lo vogliamo sottolineare ben chiaramente qui!
Credo che sia stato un maneggio poco trasparente, per dirlo in maniera elegante. Stanno cercando di far abortire una soluzione che – come ha detto Lula – la salva solo un miracolo e dato che per queste cose non crediamo in miracoli e noi dobbiamo partire, parlerò a nome non solo del Venezuela.
Sono stato autorizzato dai rappresentanti dei paesi qui presenti dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America, cioè il governo ed il popolo della Bolivia, il Governo ed il popolo di Cuba, il governo ed il popolo dell’Ecuador, il Governo ed il Popolo del Nicaragua, i Governi ed i Popoli dei Caraibi: i paesi Dominica, San Vicente y las Granadinas, Antigua y Barbuda, e il Venezuela, e che non accada che dalla porta di dietro da dove è uscito Obama, esca oggi pomeriggio, al disotto, un foglietto segreto, top-secret, e si pretenda di presentarlo al mondo come la soluzione. Lo immaginiamo sin d’ora perchè noi non conosciamo alcun documento. Tra l’altro sono circolate delle versioni di documenti poco trasparenti, questo va reclamato.
Siamo sicuri che non si tenterà alcun genere di frode, perchè sarebbe una truffa ai popoli del mondo! Se c’è una cosa che va implementata nel mondo è la fiducia tra di noi. È ora di finirla con il fatto che alcuni si credono superiori a noi, gli indios del sud, a noi, i negri africani, a noi, indigeni, ai popoli del sud! Siamo tutti uguali!
Lasciamo sottolineata questa protesta, questa violazione ai procedimenti delle Nazioni Unite. Avevamo timore che non ci avrebbero dato la parola, perchè ci avevano avvisato, qui, attraverso la segreteria che non ce lo garantivano e ci avevano spiegato che stamattina qui avrebbe parlato solo un gruppo di presidenti, Capi di Stato molto degni, che erano in una lista che qualcuno aveva scritto, ma non si sa chi, vero? Per questo ringraziamo molto la presidentessa che ha dato la parola al presidente Morales ed a me. Sarebbe stato deplorevole che ce lo avessero vietato in questa riunione. Non voglio neanche pensarci e tanto meno sospettarlo.
Non si può dichiarare – come ha già detto Lula - che il protocollo di Kioto è morto o estinto, questo lo pretendono gli Stati Uniti. Per questo Evo ha detto una grande verità: se Obama, il Premio Nobel della Guerra ha detto qui - lo sentite l’odore di zolfo? qui c’è odore di zolfo, e lui continua a mandare odore di zolfo in tutto il mondo – che lui è venuto ad attuare, bene, che lo dimostri! Signor mio, non se ne vada per la porticina di servizio eh!, faccia tutto quello che deve fare, perchè gli Stati Uniti aderiscano al protocollo di Kioto e si vada tutti a rispettare Kioto e a rispondere al mondo in maniera trasparente.
Noi siamo d’accordo che le riduzioni delle emissioni di carbonio per il 2050 non devono essere inferiori all’80%- 90% e siamo la maggioranza.
Noi crediamo, Signora Presidentessa, che Copenaghen non termina oggi, per la dignità di questo popolo. Non vogliamo partire con l’amaro sapore della frustrazione, no! Vogliamo andarcene con il ricordo di un popolo allegro, di un popolo che non conoscevamo, di una città, di un paese, la Danimarca. Vogliamo portare Copenaghen nel cuore non come una frustrazione, ma come una speranza.
Lo abbiamo detto la notte scorsa: Copenaghen non termina oggi. Copenaghen ha aperto le porte per continuare un grande dibattito mondiale su come salvare la vita nel pianeta.
Copenaghen non è la fine, ma l’inizio, per concretare gli accordi che dobbiamo realizzare, e lo diceva Evo, ottenere l’equilibrio della Madre Terra, la Pachamama.
Quello che ha detto Obama è veramente ridicolo. Gli Stati Uniti, che hanno la macchina per fare i dollari, gli Stati Uniti che, credo, hanno assegnato 700000 milioni di dollari per salvare le banche - con ragione lì fuori dicono che se il clima fosse una banca lo avrebbero già salvato – e Obama adesso viene qui a dire che apporterà 10000 milioni di dollari l’anno, una cifra irrisoria. È come una barzelletta quella che ha detto il presidente degli Stati Uniti.
Le spese militari degli Stati Uniti sono di 700000 milioni di dollari l’anno, solo abbassando le spese militari alla metà, per lo meno potrebbero attuare.
Gli USA sono il paese che emette più gas, che inquina di più; sono i colpevoli dell’impero yankee che hanno imposto la violenza, invasioni, guerre e minacce di assassini e anche di genocidio con il capitalismo in questo mondo, sono gli Stati Uniti ed i loro alleati.
Loro sono i grandi colpevoli! E lo dovrebbe ammettere con grande dignità! Sappiamo che Obama non sta esercitando davvero il ruolo di governante degli Stati Uniti, perchè non è altro che la continuazione del governo precedente. Obama resterà di fronte alla storia come una delle più grandi frustrazioni per molta gente che ha creduto in lui negli Stati Uniti ed in altre parti del mondo; sta dimostrandolo che è una grande frustrazione.
Ma che importa, che importa! La cosa più importante è che i popoli del mondo ed i governi degni del mondo, la grande maggioranza, ci mettiamo d’accordo e diamo un impulso a soluzioni vere.
Noi non veniamo qui a chiedere elemosine: veniamo in condizioni di uguaglianza ad apportare modeste idee per cercare formule di soluzione.
Che nessuno lo dimentichi! Che nessuno lo dimentichi! La colpa è del capitalismo e si devono attaccare le cause!
Dal Venezuela modestamente lo abbiamo detto. L’unica maniera di conseguire l’equilibrio della società, di salvare le vite, di ottenere livelli superiori di vita, di portare gli esseri umanai a condizioni degne d’esistenza, è attraverso il socialismo. Questo è un dibattito eminentemente politico, eminentemente morale, eminentemente necessario. Il capitalismo è il cammino verso la distruzione del pianeta.
Signora Presidentessa, vogliamo che sia ben chiaro. Noi ce ne andiamo e non possiamo aspettare oltre. Ce ne andiamo, ma i paesi dell’ALBA dicono chiaramente che impugneremo qualsiasi documento che Obama faccia apparire al disotto della porta o che esca dal nulla, come dicevano ieri alcuni di voi, cercando di presentare questo come una soluzione di salvezza!
Semplicemente noi sapevamo che era possibile un accordo qui a Copenaghen e che non è stato possibile per via di quello che abbiamo detto ieri: la mancanza di volontà politica dei paesi più sviluppati della Terra, cominciando dagli Stati Uniti, e questa è una vera vergogna, è l’egoismo dei più responsabili, sopratutto per gli indici irrazionali di produzione e di consumo del loro capitalismo iper-sviluppato.
Fidel Castro ha scritto, e con questo termino per non interrompere la cena, la foto e le sessioni a venire – in una riflessione, stanotte, che gira qui, attento com’è da L’Avana a questa riunione, con la speranza che qui si prendano decisioni per salvare l’umanità ed ha parlato di un ingloriosa chiusura, una chiusura senza gloria. Io sono d’accordo: sarà una chiusura senza gloria.
Ma voglio dare, Signora Presidentessa, in onore di tutti quelli che hanno partecipato, perchè c’è gente che non ha dormito da non so quanti giorni un riconoscimento speciale a voi, i negoziatori, i ministri, i delegati, i capi delegazione, gli esperti, quanti hanno lavorato e dobbiamo riconoscerli tutti!(applausi) ed avere fiducia che il loro lavoro intenso non si perderà, che è un apporto, è un apporto e noi ora siamo più coscienti dei problemi e più impegnati a creare coscienze nei nostri popoli sul tema del clima e sul tema dello squilibrio ambientale.
E se così come ha detto Fidel, la chiusura sarà senza gloria, non vuole dire che sarà penosa.
No! Non è con dispiacere, non è una chiusura angosciosa quella di questo pomeriggio. È una chiusura che lascia nello stesso tempo le porte aperte a questa speranza, la speranze che noi riusciremo a prendere le decisioni per salvare l’umanità e ci riusciremo solo lasciando da parte gli interessi egoistici, soprattutto quelli dei paesi più sviluppati.
Vogliamo rendere omaggio a Copenaghen e al suo spirito, al suo popolo e ai popoli del mondo e impegnarci con la vita, impegnarci con il futuro.
Una chiusura ingloriosa, ma bella! Una chiusura piena di speranza.
Così ci portiamo Copenaghen nel cuore.
Signora presidentessa, molte grazie.
Buona sera signore e signori
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SE IL CLIMA FOSSE UNA BANCA
L’AVREBBERO GIA’ SALVATO
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Discorso pronunciato da Hugo Chávez Frías nel vertice sul Clima delle Nazioni Unite, in Copenaghen, Danimarca, il 16 di dicembre 2009 Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di MARINA GERENZANI |
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Signor
Presidente, signori, signore, amici e amiche, prometto che non parlerò più
di quanto sia già stato fatto questo pomeriggio, ma permettetemi un commento
iniziale che avrei voluto facesse parte del punto precedente discusso da
Brasile, Cina, India e Bolivia. Chiedevamo la parola, ma non è stato
possibile prenderla.
Los ricos están destruyendo el planeta. ¿Será que piensan irse para otro cuando destruyan este, tendrán planes para irse a otro planeta?; hasta ahora no se ve ninguno en el horizonte de la galaxia.
Apenas este libro me ha llegado —me lo ha regalado Ignacio Ramonet, que está por ahí también en esta sala—, y terminando el prólogo o el preámbulo esta frase es muy importante. Dice Kempf lo siguiente: "No podremos reducir el consumo material a nivel global si no hacemos que los poderosos bajen varios escalones, y si no combatimos la desigualdad; es necesario que al principio ecologista, tan útil a la hora de tomar conciencia: pensar globalmente y actuar localmente, le sumemos el principio que impone la situación: consumir menos y repartir mejor". Creo que es un buen consejo que nos da este escritor francés Hervé Kempf.
Bene, Signor Presidente, il cambiamento
climatico è senza dubbio il problema ambientale più devastante di questo
secolo, inondazioni, siccità, tormente, uragani, disgeli, innalzamento del
livello del mare, acidificazione degli oceani e ondate di calore, tutto
questo acuisce l'impatto delle crisi globali che si abbattono su di noi.
L'attività umana d'oggi supera i limiti della sostenibilità, mettendo in
pericolo la vita del pianeta, ma anche in questo siamo profondamente
disuguali.
Le entrate totali delle 500 persone più
ricche del mondo sono superiore alle entrate delle 416 milioni di persone
più povere, le 2800 milioni di persone che vivono nella povertà, con meno di
2 dollari al giorno e che rappresentano il 40% della popolazione mondiale,
ricevono solo il 5 per cento delle entrate mondiale... Luego nos pregunta Boff: "¿Qué podríamos esperar de Copenhague?". Apenas esta sencilla confesión: así como estamos no podemos continuar, y un propósito simple: ¿Vamos a cambiar de rumbo? Hagámoslo, pero sin cinismo, sin mentiras, sin dobles agendas, sin documentos salidos de la nada, con la verdad por delante.
¿Hasta cuándo, nos preguntamos desde Venezuela, señor Presidente, señoras, señores, hasta cuándo vamos a permitir tales injusticias y desigualdades? ¿Hasta cuándo vamos a tolerar el actual orden económico internacional y los mecanismos de mercado vigentes? ¿Hasta cuándo vamos a permitir que grandes epidemias como el VIH/sida arrasen con poblaciones enteras? ¿Hasta cuándo vamos a permitir que los hambrientos no puedan alimentarse ni alimentar a sus propios hijos? ¿Hasta cuándo vamos a permitir que sigan muriendo millones de niños por enfermedades curables? ¿Hasta cuándo vamos a permitir conflictos armados que masacran a millones de seres humanos inocentes, con el fin de apropiarse los poderosos de los recursos de otros pueblos?
Señor Presidente, hace casi dos siglos un venezolano universal, libertador de naciones y precursor de conciencias, dejó para la posteridad un apotegma pleno de voluntad: "Si la naturaleza se opone, lucharemos contra ella y haremos que nos obedezca". Era Simón Bolívar, El Libertador.
Desde la Venezuela bolivariana, donde un día como hoy, por cierto, hace 10 años exactos vivimos la tragedia climática más grande de nuestra historia, la tragedia de Vargas, así llamada; desde esa Venezuela cuya revolución intenta conquistar la justicia para todo su pueblo, solo posible por el camino del socialismo... El socialismo, el otro fantasma del que hablaba Carlos Marx, ese anda por ahí también; más bien es como un contrafantasma. El socialismo, ese es el rumbo, ese es el rumbo para la salvación del planeta, no tengo yo la menor duda. Y el capitalismo es el camino al infierno, a la destrucción del mundo.
El socialismo, desde esa Venezuela que enfrenta por ello las amenazas del imperio norteamericano, desde los países que conformamos el ALBA, la Alianza Bolivariana, exhortamos, yo quiero, con respeto, pero desde mi alma exhortar, a nombre de muchos en este planeta, a los gobiernos y a los pueblos de la Tierra, parafraseando a Simón Bolívar, El Libertador: si la naturaleza destructiva del capitalismo se opone, pues luchemos contra ella y hagamos que nos obedezca, no esperemos de brazos cruzados la muerte de la humanidad.
La historia nos llama a la unión y a la lucha. Si el capitalismo se resiste, nosotros estamos obligados a dar la batalla contra el capitalismo y a abrir los caminos de la salvación de la especie humana. Nos toca a nosotros, levantando las banderas de Cristo, de Mahoma, de la igualdad, del amor, de la justicia, del humanismo, del verdadero y más profundo humanismo. Si no lo hiciéramos, la más maravillosa creación del universo, el ser humano, desaparecerá, ¡desaparecerá!
Finalmente, señor Presidente, ya para terminar, oigamos a Fidel Castro cuando dijo: "Una especie está en peligro de extinción: el hombre". Oigamos a Rosa Luxemburgo cuando dijo: "Socialismo o barbarie". Oigamos a Cristo, el Redentor, cuando dijo: "Bienaventurados los pobres, porque de ellos será el reino de los cielos".
Señor Presidente, señoras y señores, seamos capaces de hacer de esta Tierra no la tumba de la humanidad, hagamos de esta Tierra un cielo, un cielo de vida, de paz y de hermandad para toda la humanidad, para la especie humana.
Señor Presidente, señoras y señores, muchísimas gracias y buen provecho
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Venezuela e Bolivia scuotono il Vertice di Copenaghen “Il socialismo è la strada per la salvezza del pianeta”, reitera Chavez
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16 dicembre '09 - Fausto Triana www.granma.cu |
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Se mancavano attori con un linguaggio ben affilato, l’arrivo dei presidenti del Venezuela, Hugo Chávez ed Evo Morales, della Bolivia, ha davvero scosso ulteriormente il Vertice sul Cambio Climatico immerso in una profonda crisi d’incertezza.
Salvare il mondo in 48 ore? dicotomia di Copenaghen.
Hugo Chávez e stato obbligato a rinviare una conferenza stampa per il ritardo negli interventi del segmento d’alto livello della Conferenza, ma ha approfittato del suo spazio per esprimere posizioni non solo del Venezuela, ma anche dell’ALBA e di buona parte del Gruppo dei 77, più la Cina.
Evo Morales ha avuto contatti con i giornalisti ed ha partecipato ad un incontro molto toccante con il Caucus Indigeno Mondiale, rappresentato da più di 200 persone che hanno riconosciuto i suoi sforzi per la Madre Terra.
I delegati dell’Associazione del Popolo Internazionale Indigeno hanno spiegato a Morales la loro frustrazione per il fatto che la COP15 di Copenaghen non ha incluso nei suoi attestati nemmeno una sola delle rivendicazioni delle minoranze.
“Lei è un vero difensore del nostro pianeta, un esempio per l’umanità. Ci congratuliamo per la sua recente rielezione e perchè lei è un vero campione del mondo a favore delle comunità indigene”, hanno dichiarato ad Evo.
Lo statista boliviano ha ringraziato per le parole dei suoi fratelli ed ha approfittato per reiterare che il cambio climatico non è un problema di tecnologia o di finanziamenti, ma un modello di vita del sistema capitalista.
Con ironia e senso dell’umorismo, Chávez ha assicurato che i ricchi stanno distruggendo questo pianeta e si è chiesto se è perchè pensano d’andare in un altro, e questo ha provocato molte risate tra presenti.
Inoltre ha paragonato la realtà dell’appuntamento nella capitale danese con il successo della manifestazione all’esterno del Palazzo dei Congressi Bella Center, dove la marea umana delle ONG’s, sabato scorso ha toccato proporzioni inaspettate.
Chávez ha ricordato due degli slogan di protesta: “Non si deve cambiare il clima, ma cambiare il sistema”, e “Se il clima fosse una banca lo avrebbero già salvato”.
È curioso che nelle ultime e decisive 48 ore del COP15, le parole di Morales e di Chávez sono state ascoltate con molto interesse, stando al clamore delle ONG’s e delle numerose delegazioni.
Il capo della delegazione della Cina, Su Wei, ha invitato i paesi industrializzati a smettere con le scuse e a farsi carico delle loro responsabilità storiche, che sono la causa del cambio climatico.
Su Wei ha sottolineato che il blocco dei ricchi non è stato sincero nell’ora di presentare le offerte di riduzione delle emissioni inquinanti ed ha definito i loro obiettivi come “molto vaghi”.
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Chávez: o l’impero yankee o il mondo
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8 dicembre '09 - Randy Saborit Mora www.granma.cu (PL) |
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Il presidente venezuelano, Hugo Chávez, ha dichiarato che gli esseri umani devono scegliere tra l’impero statunitense e il mondo, perchè i due insieme non hanno posto nel pianeta.
“Questa potenza deve cadere questo impero deve terminare, perchè altrimenti finirà il mondo.
Scegliamo: o l’impero yankee o il mondo. Uno dei due. I due non possono coesistere per molto tempo in questo pianeta”, ha segnalato Chavez, intervenendo nel I Congresso Internazionale per il 10º anniversario della Costituzione.
“Questo modello consumista e capitalista sta distruggendo il pianeta e la minaccia è presente nella rottura dell’equilibrio del pianta”, ha segnalato ancora il presidente nel suo discorso, durante la cerimonia celebrata nella sede del Tribunale Supremo di Giustizia, a Caracas.
“Si sciolgono i Poli, i grandi ghiacciai ruggiscono, scompare l’Oceano Artico, scompaiono le nevi perpetue, si riscalda il pianeta... ma dove andiamo?”, ha chiesto chiave.
“Vediamo cosa succede nella Conferenza di Copenaghen che sta cominciando. Sto studiando, sto leggendo, perchè i grandi paesi hanno già preso le loro decisioni prima del Vertice”.
Chávez ha sostenuto che non si deve andare a questo Vertice a dire quattro cose, perchè le decisioni sono già state prese, soprattutto gli Stati Uniti, che sono la potenza egemonica nel mondo, tuttavia. |
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la Terra del Venezuela
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7 dicembre '09 - www.granma.cu (PL) |
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Il Venezuela difenderà nella Conferenza sul Cambio Climatico di Copenaghen, in Danimarca, un’ambiziosa proposta per ridurre, per il 2020, le emissioni dei gas con effetto serra del 49%.
L’iniziativa, condivisa con paesi come Bolivia e Paraguay, rappresenta la più intraprendente di tutte quelle che si proporranno nel Forum, che durerà da oggi 7, sino al 18 dicembre.
“Questa proposta segnala il tasso più alto di riduzione, dato che gli europei parlano del 20% di mitigazione e il Canada del 5%, rispetto al 1990”, ha affermato la direttrice generale di Gestione e Cooperazione Internazionale del Ministero dell’Ambiente del Venezuela, Claudia Salermo, che fa parte del gruppo venezuelano che negozierà a Copenaghen, nella riunione convocata dalle Nazioni Unite.
“Non si può far finta di niente e partire da zero per i paesi industrializzati che sono i principali responsabili dei danni ambientali, da decenni, della devastazione del pianeta”, ha sottolineato.
Sino ad oggi appare lontano lo stabilimenti di un impegno efficace, se si considerano le raccomandazioni del Gruppo Intergovernativo sul Cambio Climatico, IPCC.
Questo gruppo di esperti domanda per i prossimi 10 anni una diminuzione globale dal 24% al 40% della liberazione nell’atmosfera di diossido di carbonio, metano, vapori d’acqua, ozono e ossido di nitrogeno.
Oltre a queste sostanze naturali chiede la riduzione delle emissioni di cloro- fluoro carboni, gas artificiali molto utilizzati come refrigeranti, estintori e propellenti per aerosol.
Le offerte non giungono ai minimi come la recente dichiarazione del presidente Barack Obama, d’impegnarsi con il 17% di mitigazione.
Nonostante il difficile e spinoso tema, il Venezuela mantiene il suo ottimismo. “Preferisco pensare in un successo a Copenaghen, dove si stabiliranno mete, quando nel 2012 scadrà il Protocollo di Kyoto. Il cambio climatico non chiederà se uno è più o meno sviluppato, prima di distruggerci”, ha avvisato la Saleremo.
Tra gli effetti devastatori previsti dal IPCC, se si manterranno gli attuali ritmi d’emissione di gas ad effetto serra, ci sono l’aumento delle temperature, l’elevazione del livello del mare, la siccità e le inondazioni.
La funzionaria venezuelana ha ricordato che ci si aspettano responsabilità nel trasferimenti delle tecnologie al resto dei paesi, da parte dei più sviluppati, per creare condizioni che permettano le riduzioni.
Per Caracas, l’impegno con l’ambiente giustifica l’ambizione di portare alla Conferenza sul cambio climatico la sua proposta.
Claudia Salermo ha parlato dei progetti intrapresi del governo di Hugo Chávez, per garantire una convivenza armonica con l’ambiente.
Tra le azioni ha segnalato i programmi di rimboschimento, la trasformazione delle discariche a cielo aperto, l’uso di energie pulite e delle idroelettriche, la riduzione dell’utilizzo di refrigeranti ed il controllo sistematico della pulizia dell’ aria.
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