La fine degli accordi che il
Governo Bolivariano intratteneva con la Drug Enforcement Administration in
Venezuela (DEA) segna l’inizio di una guerra mediatica e psicologica contro
la Rivoluzione Bolivariana. Si sono sentite numerose dichiarazioni del
governo statunitense che pretendono di fare credere che le mafie della droga
regnano nel Venezuela. Queste calunnie, nonostante siano state smentite da
varie documentazioni di organismi internazionali, sono amplificate dalle
grandi imprese transnazionali della comunicazione. Il consumatore di questo
tipo di informazione tende quindi a denigrare il governo bolivariano.
Questo è l’effetto voluto: far passare nell’opinione pubblica mondiale la
Rivoluzione Socialista venezuelana come complice del traffico di droga
internazionale per poi giustificare qualsiasi tipo di azione bellica
lanciata nel nome della legittima guerra contro il problema della salute
mondiale. Il recente accordo che permette all’esercito statunitense di
utilizzare sette basi militari colombiane per combattere il narcotraffico e
il terrorismo materializza queste minacce guerrafondaie contro il Venezuela.
Ma, più che attaccare il governo venezuelano, conviene domandarsi da dove
arriva la nostra informazione, e quanto vale la credibilità della fonte
principale di questa campagna continua di bugie medianiche: come dire il
Governo degli Stati Uniti e le multinazionali considerano la Rivoluzione
Bolivariana come un ostacolo ai loro interessi. Analizziamo a seguire i 5
principali miti che fanno del Venezuela un alleato del narcotraffico
(1).
1)
Il Venezuela non collabora con la lotta
internazionale contro
il traffico di droga
L’8 agosto 2005, il governo venezuelano poneva fine alla collaborazione dei
suoi servizi segreti della lotta antidroga con i loro colleghi statunitensi
della DEA. Le autorità venezuelane segnalarono che gli agenti statunitensi
dedicavano più tempo allo spionaggio che a detta collaborazione. La DEA
aveva uffici dentro la propria sede della Oficina National Antidrogas
venezuelana (ONA – Ufficio Nazionale Antidroghe venezuelano), locali a cui
non aveva accesso nemmeno il direttore della ONA. La rottura con la DEA non
allontana il Venezuela dalla lotta antidroga, già che, d’altra parte, il
detto paese mantiene in questo campo 50 accordi internazionali con 37 paesi,
la maggior parte europei, e d’altra parte, il Venezuela continua ad avere un
vincolo permanente con le autorità statunitensi per combattere questa piaga,
come si evince dalle estradizioni dei trafficanti di droga verso gli USA.
Inoltre, per onorare gli accordi di collaborazione che le autorità
venezuelane mantengono con numerosi paesi, vari narcotrafficanti
internazionali furono posti nelle mani della giustizia dei paesi che lo
chiedevano. Così è successo nel 2008 con le estradizioni verso la Colombia,
l’Italia, gli Stati Uniti, il Belgio e la Francia.
In aggiunta a questi accordi bilaterali, il Venezuela collabora pienamente
con la Comision Interamericana para el Control del Abuso de Drogas (
Commissione Interamericana per il Controllo sull’Abuso di Droghe), relazione
che dipende dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e con l’INTERPOL.
Durante l’anno 2008, gli ambasciatori di Spagna, Germania e Francia in
Venezuela realizzarono congiuntamente all’ONA diversi seminari e riunioni di
lavori nei quali si riaffermò il compromesso comune della lotta contro la
droga. Nel settembre 2009, il Venezuela fu ospite della riunione annuale per
l’America Latina e il Caribe, dei Direttori dell’Agenzia Nazionale
incaricata di combattere il traffico di droga (HONLEA la sigla in inglese:
Head of National Drug Law Enforcement Agencies).
Queste riunioni, realizzate sotto l’auspicio dell’ONU, hanno per obiettivo
quello di rafforzare la cooperazione tra i paesi e coordinare la repressione
del traffico di droga a livello regionale. I paesi europei, asiatici ed
africani partecipano come osservatori.
Dire che il Venezuela non collabora con la lotta internazionale contro il
traffico di droga è una mistificazione i cui fondamenti non resistono
nemmeno un solo istante ad un’analisi obiettiva del lavoro del Venezuela e
degli accordi che il governo bolivariano onora con numerosi paesi ed
organismi internazionali.
2)
Il Presidente Chavez è sostenitore
del traffico
internazionale di droga
Il 20 gennaio 2008, durante una visita in Colombia, il precedente direttore
dell'Ufficio per la Politica di Controllo delle Droghe della Casa Bianca ha
dichiarato che “Hugo Chavez si sta convertendo in un importante facilitatore
dell'invio di cocaina verso l’Europa ed altre regioni dell’Emisfero”,
leggasi Stati Uniti. Se anche nessuna prova emergerà mai per chiarire
l’affermazione del funzionario statunitense, l’intenzione di Walters salta
all’occhio. Si tratta di accusare Hugo Chavez di essere in cospirazione con
il traffico di droga internazionale. Questa stessa accusa fu l’elemento
chiave mediatico che legittimò l’intervento degli Stati Uniti a Panama, nel
1989, e in minor misura l’invasione dell’Afghanistan nel 2001 (oltre al
terrorismo). Questa fu anche la ragione che si invocò per attuare il Plan
Colombia (Piano Colombia) e il rafforzamento dell’aiuto militare al governo
colombiano nella sua guerra contro la guerriglia. In poche parole, si tratta
di un’arma poderosa nella propaganda di guerra che anticipa totalmente
l’intervento militare.
Salvo che, secondo l’ONU, il 50% di cocaina disponibile nel territorio
statunitense entra dalla costa del Pacifico e il 38% arriva navigando lungo
le coste dei paesi dell’America Centrale. In altre parole, l’88% della
cocaina che arriva agli Stati Uniti non passa, secondo l’ONU, per il
Venezuela.
Se Hugo Chavez e il Venezuela non favoriscono per niente il traffico di
droga internazionale (nel 2008, il numero dei detenuti venezuelani in Europa
per traffico di droga diminuì passando dai 121 condannati a 30) possiamo
dire lo stesso degli Stati Uniti?
L’Informe Mundial sobre las Drogas (Rapporto Mondiale sulle Droghe) dell’ONU
per l’anno 2008 ricorda alcune cifre illuminanti.
Il maggior produttore mondiale di cocaina è la Colombia, con il 61% della
produzione mondiale; il maggior produttore di oppio nel mondo è
l’Afghanistan, che concentra il 92,5% della produzione. Questi due paesi
contano su di una massiccia presenza dell’Esercito degli Stati Uniti nel
loro territorio, il primo nella cornice del Plan Colombia e il secondo
dovuto all’occupazione militare “Enduring Freedom”: l’Informativa dell’ONU
dimostra che, nonostante l’occupazione militare statunitense, i risultati in
materia di lotta antidroga sono catastrofici in entrambi i paesi. Nel caso
della Colombia, la produzione di cocaina praticamente non è scesa in 10 anni
di aiuto tecnico e militare degli Stati Uniti attraverso il Plan Colombia.
Nel caso dell’Afghanistan, la produzione dell’oppio aumentò, secondo l’ONU,
del 141% dall'inizio della presenza delle truppe militari e della DEA nel
paese. Allora, chi è il facilitatore?
3)
Venezuela ospita e protegge i
trafficanti di droga
internazionali
Non è una buona idea coinvolgersi nel traffico di droga in Venezuela da
quando il governo ha deciso di espellere i funzionari della DEA. La
chiarezza delle cifre parlano da sole. Nel 2004, con l’appoggio dei
funzionari statunitensi, la Giustizia venezuelana condannò 1179 trafficanti
(273 stranieri). Quattro anni più tardi e senza la presenza della DEA, il
Venezuela ha messo dietro le sbarre 9133 trafficanti (tra cui 419
stranieri). Senza i funzionari della DEA, le condanne aumentarono nel 2008
del 675%.
Se si accumulano i risultati degli ultimi quattro anni della cooperazione
con la DEA e compariamo questa cifra con il risultato accumulato dei primi
quattro anni di una politica indipendente e sovrana nella lotta antidroga,
risulta essere molto positivo e confortante per lo Stato Venezuelano.
Durante gli ultimi quattro anni di presenza della DEA, 8823 persone furono
arrestate. Da quando il Venezuela ha assunto da solo la sua politica
antidroga, 15.174 delinquenti hanno dovuto confrontarsi con la Giustizia del
paese.
Ma soprattutto, il Venezuela può essere orgoglioso dell’arresto di
Hermagoras Gonzalez Polanco “El Gordo” (“Il Grasso”), capo del cartello
della Guarijia e principale dirigente dell’organizzazione paramilitare
Autodefensas Unidas de Colombia AUC (Unità di autodifesa della Colombia) in
questa regione. Allo stesso tempo, il capo del cartello colombiano
dell’Atlantico Norte (Atlantico Nord) Libardo de Jesus Parra Gonzalez fu
fermato a Maracaibo. Tutti questi criminali internazionali sono stati
estradati verso la Colombia o consegnati all’INTERPOL.
L’italiano Giovanni Civile, arrestato nel settembre 2008 e sollecitato dalla
Francia, sta aspettando la sua estradizione.
Nonostante la chiusura dell’ufficio della DEA a Caracas, le autorità
venezuelane continuano a collaborare con la giustizia degli Stati Uniti. I
narcotrafficanti Daniel Ervin Davis e il messicano Luis Ramon Guerra lo
sanno molto bene dal momento che sono stati estradati verso il grande vicino
del nord.
Mentre durante gli anni di collaborazione con la DEA, l’organismo
statunitense maneggiava esclusivamente l’informazione dei capi sollecitati,
dalla rottura degli accordi con questa agenzia, il Venezuela ha espulso o
estradato 23 capi internazionali del traffico di droga.
Da quando ha recuperato la sua sovranità nella lotta contro il narcotraffico,
il Venezuela si è convertito in un vero inferno per i trafficanti
internazionali.
4)
Il consumo di droga si è incrementato in
Venezuela
dall’espulsione degli agenti della DEA
Una
delle linee guida della ONA (Oficina National Antidrogas – Ufficio Nazionale
Antidroghe) è considerare che “ le confische si misurano in grammi e non in
tonnellate”. Se i sequestri record di droga effettuati dall’agenzia
venezuelana sono colpi molto forti al narcotraffico, un’attenzione cruciale
deve concentrarsi sul consumatore, e non solo in termine di repressione ma
insistendo sulla prevenzione.
In questo campo, la ONA ha intessuto una cooperazione con tutte le
organizzazioni di tutti i settori della vita sociale venezuelana al fine di
sensibilizzare la popolazione sugli effetti devastanti del consumo di droga.
Per regolamentare le sue differenze politiche di prevenzione , la ONA
lanciò, nel 2008, il Piano “Sembrando valores por la vida” (“Diffondendo
valori per la vita”) la cui funzione è la formazione dei cittadini
venezuelani affinché combattano la radice di tutto il consumo.
Di conseguenza, vari laboratori di formazione sono stati realizzati in seno
delle scuole della Repubblica per perfezionare il messaggio pedagogico che i
professori trasmettono ai propri alunni. Nelle università, alcuni Laboratori
Interni Antidroga furono creati per sviluppare progetti di prevenzione con
la comunità universitaria.
A livello lavorativo, la ONA ha intessuto una cooperazione con tutte le
imprese pubbliche e private con più di 50 impiegati con l’obiettivo di
ridurre l’assunzione di droghe e alcool sul posto di lavoro. Da luglio fino
a novembre 2008, un corso fu proposto ad alcuni rappresentanti dell’impresariato
venezuelano al fine di aiutarli nella prevenzione del consumo di droga e
affinché riportino questa formazione nelle loro imprese.
D’altro canto, numerosi eventi sportivi, come tornei di pallacanestro, di
calcio, di boxe, di scacchi sono stati organizzati dalla ONA nelle comunità
popolari delle grandi città per incentivare nei giovani la pratica regolare
di un’attività sportiva e allontanarsi così dal vizio della droga. Questi
incontri sportivi sono stati anche il luogo ideale per divulgare il
messaggio di prevenzione della ONA.
In più, l’agenzia venezuelana si è impegnata particolarmente nel lavoro con
le popolazioni più esposte al problema della droga per ragioni
socio-culturali: bambini, bambine ed adolescenti in situazione di strada,
popolazione penitenziaria, comunità indigene, cittadini con disabilita’ o
popolazioni confinanti con la Colombia, primo produttore mondiale di
cocaina.
Come ufficio governativo, la ONA ha saputo adattarsi ai cambi strutturali
dell’apparato statale venezuelano, nella sua conversione in un vero Stato
Rivoluzionario, dando una priorità alla collaborazione con i Consigli
Comunali. D’accordo con gli articoli 8 e 9 della Legge dei Consigli
Comunali, la ONA partecipa nella realizzazione del Comitato Prevenzione
Comunale per rinforzare la realizzazione locale del lavoro di informazione
sul pericolo della droga da parte delle organizzazioni di base. Inoltre, al
fine di tessere una potente rete sociale, la ONA istituzionalizzò, con
l’aiuto delle comunità organizzate, la figura del responsabile antidroga in
tutti i livelli dello Stato Venezuelano (Regionale, Municipale e
Parrocchiale) incorporando in questo modo 11.296 cittadini nel lavoro
preventivo della lotta contro la droga.
Questo lavoro quotidiano ha prodotto buoni risultati. Secondo le cifre
dell’ONU, il Venezuela ha un consumo per abitante abbastanza debole,
chiaramente inferiore ai paesi europei, e senza nessuna comparazione
possibile con il primo consumatore di droga: gli Stati Uniti. Per esempio,
la città di New York ha un consumo di cocaina per abitante 12 volte più alto
che Parigi, e molto più che qualsiasi città importante del Venezuela.
5)
I risultati ottenuti dal Venezuela nella
sua lotta contro la
droga sono deplorabili
Esiste già una categoria di persone che non crede a questa bugia mediatica:
gli stessi trafficanti.
I risultati positivi del governo bolivariano nella guerra contro il
narcotraffico crebbero in maniera costante all’espulsione dei funzionari
della DEA.
Mentre il governo bolivariano aveva confiscato 43 tonnellate di droga nel
2004, grazie alla collaborazione con la DEA, questa cifra aumentò fino a
77,5 tonnellate di droga confiscate non appena i funzionari statunitensi
furono espulsi. I buoni risultati di questa politica indipendente nella
lotta contro il narcotraffico si confermano se analizziamo le confische dei
primi quattro anni senza la collaborazione della DEA (250.298,19 chilogrammi
di droga confiscata). Possiamo constatare un aumento del 63% di tonnellate
di droga confiscata da quando la DEA non realizza nessuna intromissione
negli affari del Venezuela.
Resta da sottolineare che i buoni risultati del Venezuela continuano ad
aumentare. Durante l’Operazione Boquete, sviluppata nell’anno 2008, 223
piste clandestine di atterraggio utilizzate dai narcotrafficanti furono
distrutte. Queste operazione, si avvalse della partecipazione di 600
funzionari appartenenti alla ONA, delle Forze Armate Nazionali Bolivariane e
della Guardia Nacional (Polizia Militare), appoggiati da elicotteri MI-17,
da aerei F-16 ed anche dai nuovi radar di fabbricazione cinese recentemente
acquistati per lottare con il traffico internazionale.
Inoltre, la distruzione dei laboratori, che generalmente confinano con la
Colombia, è una priorità del governo venezuelano. Solamente nell’anno 2007
il Venezuela smantellò 12 laboratori clandestini che producevano fino ad una
tonnellata giornaliera di cocaina al mese.
Generalmente, tanto gli organismi internazionali come l’ONU, o la OEA
(Organizzazione degli Stati Americani) attraverso il proprio Mecanismo di
Evaluacion Multilateral (Meccanismo di Valutazione Multilaterale), come i
numerosi paesi che mantengono accordi bilaterali con il Venezuela nella
lotta antidroga, concordano tutti nel segnalare i buoni risultati del
Venezuela in questo campo.
NOTA
[1]Le cifre che utilizziamo sono estratte dall’”Informe Mundial sobre las
Drogas” (Rapporto Mondiale sulle Droghe) realizzato dall’ONU nel 2007 e nel
2008, così come i risultati della “Oficina Nacional Antidrogas” (Ufficio
Nazionale Antidroghe) del Venezuela.
Titolo originale: "Mitos y Realidades de la lucha antidroga en Venezuela "
Fonte: http://www.voltairenet.org/
Link 16.09.2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ADRIANA DE CARO
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