Chi diavolo vota a
favore del blocco?
Anche il portavoce di Hillary Clinton se lo domanda...
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30 ottobre 2009 - www.granma.cu (JGA)
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Quali sono i due soli paesi che hanno votato a lato degli Stati Uniti nella ONU a favore del blocco contro Cuba?
In una conferenza stampa, dopo la condanna per la 18ª volta dei questa aggressione nordamericana contro l’Isola, il portavoce del Dipartimento di Stato, Ian Kelly, è rimasto avvilito.
“Saranno le Isole Salomone o la Micronesia?, ha pensato, senza riuscire a rianimare le sue facoltà.
Il dialogo con un giornalista non identificato nella trascrizione ufficiale si è svolto come segue, testualmente.
Giornalista: - L’Assemblea Generale ha espresso il suo voto annuale “sull’ embargo” contro Cuba Due governi si sono sommati a voi, due paesi. Ci può ricordare quali sono i paesi e parlarci del voto? -
Kelly: “Penso che uno era Palau...”
Giornalista: - Io credevo fosse la Micronesia... O sarà Israele? -
A Kelly è rimasta una sola via d’uscita, l’abituale retorica anticubana, ed ha cominciato così: “Lasciate che vi orienti su questo. Gli Stati Uniti credono d’avere il diritto sovrano di maneggiare la propria condotta economica con Cuba... Sulle relazioni economiche con Cuba, secondo gli interessi economici statunitensi...”
E bla bla bla.
Kelly: “Quest’anno gli Stati Uniti hanno esportato 717 milioni di dollari verso Cuba; le sanzioni sono una parte della politica degli Stati Uniti verso Cuba”.
Il giornalista lo interrompe: - Ma lei non ha opinioni sul fatto che il resto del mondo pensa che questo sia un cattivo modo d’attuare? -
Kelly: “Bene…”
Giornalista: - Il mondo intero, bene, Palau a parte...-
Kelly: “Questo sembra un esercizio annuale che...”
Giornalista: - È un esercizio annuale per dirvi quello che pensa il mondo intero...-
Kelly: (sempre più scoraggiato): “Sembra una sorta d’inerzia della Seconda Guerra Mondiale. La voce che non stiamo assistendo Cuba è falsa! Voglio dire che siamo tra i più importanti fornitori di aiuti umanitari per Cuba”.
Dobbiamo capire che per Kelly le vendite ben pagate ed in contanti dei prodotti agricoli venduti a Cuba, sono per l’amministrazione nordamericana un aiuto umanitario?
Il resto del dialogo si è perduto nell’abituale profusione di attacchi contro Cuba e con lo strano discorso sui diritti umani da parte della Nazione che non riesce a chiudere Guantánamo e che mantiene il maggior numero d’individui preferibilmente afro-americani e latini nelle sue prigioni, senza parlare della disoccupazione di massa che obbliga milioni di compatrioti del portavoce del Dipartimento di Stato a dormire per le strade.
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