Industria sideromeccanica cubana

s’impone contro l’embargo economico

 

21 luglio 2009 - www.granma.cu

 

 

 

L’industria sideromeccanica cubana ha perso in importazioni 38160 milioni di dollari a partire dalla metà del 2008, a causa delle limitazioni dell’embargo economico imposto all’Isola dagli Stati Uniti.

 

In un incontro dei direttivi di questo settore circa i danni di una tale politica ostile, si è precisato che in quel periodo si sono acquisite risorse dall’estero per un valore di 642 mila 160 milioni di dollari, i quali hanno permesso di soddisfare la domanda in quest’area.

 

Dati forniti dalla direttrice delle Relazioni Esteriori del settore, Irene Rodríguez, hanno indicato che il cerchio economico che dura da quasi 50 anni ha obbligato Cuba a comprare dai lontani Paesi dell’Asia o dell’Europa, o attraverso intermediari, cosa che rende le transazioni più care o più difficili.

 

Senza l’embargo statunitense, e con una cifra simile alle perdite che hanno implicato queste importazioni, Cuba avrebbe potuto fabbricare 199 frigoriferi per il programma di risparmio energetico o 1980 trattori per lo sviluppo dell’agricoltura.

 

A questa lista di prodotti si aggiungerebbero anche 1273 ambulanze per i servizi medici d’urgenza, 1186 ascensori per barelle per gli ospedali, così come un milione 773423 tegole galvanizzate per costruire i tetti di 49260 abitazioni.

 

Tra le principali aree d’incidenza dell’embargo economico si identificano: una costante persecuzione di possibili contratti relativi a materie prime e l’invio di fondi e accordi tra imprese cubane e straniere per produzioni o servizi comuni, ha indicato la funzionaria.

 

Viene impedito inoltre l’accesso a crediti bancari statunitensi o di qualsiasi agenzia o compagnia sussidiaria dello stesso Paese e, ovviamente, ci sono le perdite monetarie per un aumento dei costi, gli alti tassi d’interesse e l’imbarco.

 

Risaltano inoltre le perdite nell’esportazione d’acciaio e dei suoi derivati per 400mila dollari, prodotti che hanno sperimentato una considerevole riduzione delle offerte ed elevati costi per l’impatto della crisi economica.

 

A partire dalla metà del 2008, il prezzo della tonnellata di barre d’acciaio è calata da 1250 dollari ad un minimo di 400 e 500 dollari.

 

D’altra parte, nel caso dell’acciaio inossidabile, imprescindibile nella fabbricazione dell’arredamento e nell’attrezzatura medica, il non accesso al mercato statunitense moltiplica varie volte i costi della sua acquisizione in altri Paesi e di conseguenza le perdite per Cuba.