Cubadebate presenta un documentario

inedito sul Che

 

16 ottobre 2009 - www.granma.cu (AIN)

 

Una versione del film “Octubre del 67”, di Rebeca Chávez, è stata appena presentata  da Cubadebate, realizzata  per questo portale dalla regista cubana.

 

Nel filmato appare la testimonianza del capo dei Berretti Verdi dell’esercito degli USA che perseguitò Ernesto Che Guevara in Bolivia e virtualmente diresse la sua esecuzione.

 

Il documentario dura circa sei minuti ed include le testimonianze di Harry Villegas Tamayo (Pombo) e Leonardo Tamayo (Urbano), due cubani sopravvissuti alla guerriglia in Bolivia, che raccontano come si accorsero della presenza dell’’esercito boliviano e degli assessori nordamericani e seppero della morte del Che.

 

Appare Félix Rodríguez, agente della  CIA nato in Cuba, menzionato dal capo dei Berretti Verdi come l’uomo inviato dagli Stati Uniti per identificare il Guerrigliero Eroico.

 

Un battaglione boliviano diretto dai Berretti Verdi degli USA e dalla CIA ferì e catturò  il Che, l’8 ottobre del 1967 ed il giorno dopo un soldato boliviano lo assassinò.

 

Allora Che Guevara aveva 39 anni; fu mutilato e sepolto in segreto a Vallegrande, in Bolivia. Dopo intense ricerche di periti, nel 1997, i suoi resti sono stai scoperti e trasporti a Cuba.

 

 

Un’impressionante marcia universitaria

ha ricordato l’Eroe Guerrigliero

Con una camminata dall’Università Centrale de Las Villas fino al monumento all’azione del Treno Blindato, oltre 4.000 studenti dell’Educazione Superiore, assieme ai loro professori, hanno ieri ricordato il Che

 

9 ottobre 2009 - Nelson García Santos www.granma.cu (JR)


 

Oltre 4000 studenti dell’Educazione Superiore, assieme ai loro professori, hanno ieri ricordato il Comandante Ernesto Che Guevara con una camminata che è andata dall’Università Centrale de Las Villas, fino al monumento all’azione del Treno Blindato.

 

I giovani, durante il cammino di otto chilometri, hanno riaffermato il loro appoggio alla Rivoluzione, ed hanno richiesto la liberazione dei nostri Cinque eroi, seguendo lo stesso tragitto che percorse il Comandante Guevara quando entrò nella città alla fine del dicembre del 1958.

 

Nelle prime ore della mattina, un gruppo di bambini è anche entrato nell’Organizzazione Pionieri José Martí, durante un atto effettuato nel Monumento al capitano Roberto Rodríguez, El Vaquerito, nel parco del Carmen della città di Santa Clara.

 

Nella provincia hanno ricevuto il proprio foulard oltre 8400 bambini. 

 

 

Vogliamo che siano

come il Che!

(Parole dette da Fidel nella veglia in memoria del Comandante Ernesto Che Guevara in Plaza de la Revolución)
 

 

 

8 ottobre 2009 - www.granma.cu

 

(...) quando pensiamo alla sua vita, quando pensiamo al suo comportamento che è stato così singolare, quello di un uomo rarissimo, capace di coniugare la sua personalità non solo con le caratteristiche dell’uomo d’azione, dell’uomo dalle immacolate virtù rivoluzionarie e di straordinaria sensibilità umana, unite a un carattere di ferro e una volontà d’acciaio,  una tenacia indomabile.

 

(...)Se vogliamo dire come vorremmo che fossero i nostri combattenti rivoluzionari, i nostri militanti, i nostri uomini, dobbiamo dire senza esitazioni: che siano come il Che !

 

Se vogliamo dire come vorremmo che fossero gli uomini delle future generazioni, dobbiamo dire: che siano come il Che!

 

Se vogliamo dire come desideriamo che si educhino i nostri bambini, dobbiamo dire senza esitazioni: vogliamo che si educhino nello spirito del Che! Se vogliamo un modello d’uomo, un modello di uomo che non appartiene a questo tempo, un modello di uomo che appartiene al futuro, di cuore io dico che questo modello senza macchia nella sua condotta, senza una sola macchia nel suo comportamento, questo modello è il Che! Se vogliamo dire come desideriamo che siano i nostri figli, dobbiamo dire con tutto il cuore di veri rivoluzionari: vogliamo che siano come il Che!

 

Fidel parla di Ernesto Che Guevara

“ Uno dei fattori che incise di più nella mia affinità con il Che”

(Capitolo 7 del libro “Autobiografia a due voci)

 

Dopo due anni di carcere nell’Isola de Pinos, Lei, Fidel, va  in  esilio  in Messico, e quando giunge là incontra per la prima volta Ernesto Che Guevara. Mi piacerebbe sapere in che circostanze lo conobbe.

 

Fidel: “ A me piace parlare del Che, realmente. È noto il percorso del Che di quando studiava in Argentina; i suoi viaggi in motocicletta all’interno del suo paese, poi in vari  paesi latinoamericani, Cile, Perù, Bolivia e altri luoghi.

 

Non va dimenticato che in Bolivia nel 1952 si formò dopo il colpo di stato militare del 1951, una forte movimento di operai e contadini che lottarono e che ebbe molta influenza. 

 

È noto il percorso del Che poco prima della laurea in medicina con il suo amico Alberto Granado, quando visitarono distinti ospedali e terminarono in un lebbrosario vicino al Rio (fiume) delle Amazzoni.

 

Lui aveva visitato molti luoghi dell’America Latina, come le miniere di rame di Chuquicamata, in Cile, dove il lavoro era molto duro; aveva attraversato il deserto di Atacama e visitato le rovine di Machu Picchu in Perù, navigato nel lago Titicaca, conoscendo e interessandosi moto agli indigeni.

 

Era stato in Colombia e in Venezuela e provava molto interesse per tutti quei temi. Dall’epoca in cui era studente s’interessava al marxismo e al leninismo. Poi, come si sa, si era trasferito in Guatemala, quando accaddero i fatti di Árbenz.

 

Il presidente Jacobo Árbenz stava facendo, in quel  momento, riforme molto progressiste in Guatemala.

 

Sì. Là si stava sviluppando un processo importante di riforma agraria, che permise la distribuzione ai contadini di grandi piantagioni di banane, che venivano sfruttate dalle grandi multinazionali  nordamericane.

 

I militari fecero un colpo di stato con l’appoggio degli Stati Uniti e quella riforma agraria fu frustrata rapidamente.

 

In quell’epoca parlare di riforma agraria era cosa da comunisti, era essere identificato in maniera automatica come un comunista.

 

In Guatemala ne avevano fatto una e, come dappertutto, i poderosi cominciarono ad opporsi. Anche i vicini del nord e le loro istituzioni organizzarono immediatamente azioni controrivoluzionarie per rovesciare il presidente eletto, Jacobo Árbenz, con una spedizione dalla frontiera e la complicità dei capi militari del vecchio esercito.

 

Quando il nostro movimento attacca la caserma Moncada il 26 luglio del 1953, un numero di compagni riesce a scappare dal paese. Antonio "Ñico" López e altri vanno in Guatemala. Che Guevara era già là soffrendo l’amara esperienza  dell’abbattimento di Jacobo Árbenz, conosce i nostri compagni e con loro se ne va in Messico”.

 

Suo fratello  Raúl lo ha conosciuto prima di lei?

 

Fidel: “Sì, perchè Raúl fu uno dei primi a partire da Cuba per  il Messico. Lo stavano già accusando di mettere bombe e io stesso gli avevo detto che doveva partire. L’idea d’organizzare dal Messico il ritorno armato l’avevamo concepita nella prigione. Era una tradizione in Cuba.

 

Raúl va in Messico e là conosce il Che per mezzo dei nostri compagni che stavano già là. Veramente non era ancora il Che, era Ernesto Guevara,  ma siccome gli argentini chiamano la gente, Che!,  i cubani cominciarono a dirgli Che!, e così è diventato famoso.

 

Io ritardai un poco la mia partenza perchè non ero in imminente pericolo, ma non potevo continuare l’agitazione in Cuba e giunse il momento che dovetti partire per il Messico.

 

Tra le altre cose si doveva preparare rapidamente il ritorno. Nelle settimane successive all’uscita dalla prigione avevamo svolto un’intensa campagna di divulgazione delle idee e della formazione delle coscienze e avevamo strutturato la nostra stessa organizzazione rivoluzionaria, il Movimento 26 di Luglio, dimostrando l’impossibilità di proseguire la lotta per vie pacifiche e legali”.

 

Il Che simpatizzava già con le sue idee?

 

Fidel: “Lui era già marxista. Anche se non militava in nessun partito, in quell’epoca era un marxista  convinto.

 

Là  in Messico, era in contatto con Ñico López, uno dei dirigenti del Movimento, buon compagno, modesto, del Partito Ortodosso, molto radicale e valoroso, al quale io  avevo parlato molto di marxismo, ed era già convinto. Aveva partecipato all’attacco alla caserma di Bayamo.

 

La coincidenza di idee fu uno dei fattori che incise di più nella mia affinità con il Che”.  
 

 

GIORNATA PER IL CHE E CAMILO

Camilo scrive al Che

 

Aprile 24/58

 

Che, fratello dell’anima:

 

ho ricevuto il tuo biglietto e vedo che Fidel ti ha posto alla guida della scuola militare e ne sono molto felice perchè in questo modo potremo, in futuro, contare su soldati di prima scelta.

 

Non mi è piaciuto molto quando mi hanno detto che “venivi a farci il regalo della tua presenza”. Tu hai svolto un ruolo principale, al massimo in questa guerra e sei indispensabile in questa tappa dell’insurrezione, ma ancora di più ti necessiterà Cuba quando la guerra sarà finita! Fa bene il Gigante a proteggerti!

 

Mi piacerebbe molto stare sempre al tuo fianco. Tu che sei stato per tanto tempo il mio capo e lo sarai per sempre. Grazie  a te ho avuto l’opportunità di essere adesso più utile e farò qualsiasi cosa per non farti mai restare male.

 

Il tuo eterno chicharron*

Camilo

(Che desde la Memoria” Pp. 182 -1)
 

Un fatto che approfondì

l’amicizia

Parole pronunciate dal Comandante Ernesto Che Guevara, ministro dell’Industria, nella cerimonia d’omaggio a Camilo Cienfuegos

 

...un giorno di sconfitta, uno dei tanti giorni di sconfitta che abbiamo dovuto affrontare. Ci avevano sorpreso e nella fuga io aveva perso il mio zaino. Ero riuscito a salvare solo la coperta e poi ci riunimmo in un gruppo disperso.

 

Fidel era andato con un altro gruppo. Eravamo rimasti in dieci o dodici. 

 

Io seguivo, più o meno, una legge non scritta della guerriglia che sosteneva che chi perdeva i suoi beni personali doveva caricarsi sulla schiena tutto quello che poteva e doveva poi arrangiarsi.

 

Tra le cose che avevo perduto  una era preziosa per un guerrigliero: le due o tre lattine di marmellata che avevo in quel momento.

 

Quando giunse la notte, con assoluta naturalezza tutti si disponevano  a mangiare  le piccolissime razioni che avevano e Camino, vedendo che io non avevo niente da mangiare, dato che la coperta non era un buon alimento, divise con me la sola lattina di latte che aveva e da quel momento, io credo, nacque o si approfondì la nostra amicizia.