IL PRIMO VENTENNIO AVANERO (1500-19) = Dopo vari tentativi
Sessione solenne per il 490º anniversario
della Villa de San Cristóbal de La Habana
Susana Lee 17 novembre 2009
L’Assemblea Provinciale del Poder Popular
de L’Avana, ha celebrato una sessione solenne effettuata nel teatro
Amadeo Roldán, nel 490º anniversario della fondazione della Villa de San
Cristóbal de La Habana.
Eusebio Leal Spengler, Storiografo della
capitale ha pronunciato le parole finali, mentre Juan Contino Aslán,
presidente di quest’organismo, ha informato all’inizio sugli sforzi
della popolazione della capitale negli ultimi tempi, per compiere i
programmi della Rivoluzione che includevano il temine di 729 opere ed
oggetti d’opera, in saluto all’anniversario.
Nel breve e commosso intervento finale
Eusebio Leal Spengler ha percorso pagine della storia della città,
ricordando importanti avvenimenti e le brillanti personalità nate nel
territorio, che ha sintetizzato alla fine in José Martí, Camilo
Cienfuegos, Juan Almeida e i nostri Cinque Eroi.
Lázara Mercedes López Acea, prima
segretaria del Partito nella capitale era presente con il Comandante
Faure Chomón; Jacinto Angulo, ministro del Commercio Interno e la
generalessa di brigata Delsa Esther Puebla, tra i tanti invitati.
La Giraldilla de L’Avana, la più alta
distinzione consegnata dalla Assemblea Provinciale, è stata consegnata
in questa speciale occasione al generale di brigata (ritirato) Rolando
Kindelán Blés, presidente dell’ Associazione dei Combattenti della
Rivoluzione Cubana nella capitale, al dottor Albadio Pérez Assef,
eminente specialista in Medicina Interna dell’ ospedale Enrique Cabrera;
la dottoressa in Diritto, Julia Maceda Domínguez, delegata fondatrice
del Poder Popular; all’Hotel Nacional de Cuba, emblematica installazione
di noto prestigio prestigio, ricevuta Antonio Martínez, il suo
direttore.
Dopo l’istituzione della Sessione
Solenne, 100 compagni e compagne con rilevanti carriere nei differenti
settori economico e sociale, hanno ricevuto la targa commemorativa 490º
Anniversario della Fndazione de L’Avana.
Erano presenti deputati, quadri e
funzionari del PCC, integranti delle 15 assemblee municipali, membri dei
consigli dell’amministrazione provinciale e municipali, rappresentanti
della UJC e delle organizzazioni di massa. |
itineranti, L’Avana Coloniale, corrispondente all’attuale
Avana Vecchia è stata ufficialmente fondata dalle autorità spagnole il
giorno di domenica 16 novembre 1519 (col nome di San Cristobal de La Habana),
ed è stata l’ultima delle sette principali città coloniali fondate a Cuba
dai conquistadores all’inizio del Cinquecento. Durante i suoi quattro lunghi
viaggi dalla Spagna a Cuba, effettuati a cavallo dell’anno 1500, il genovese
Cristoforo Colombo non giunse mai nella grande baia avanera. Infatti fu il
marinaio galiziano Sebastian de Ocampo nel 1508, durante la prima
circumnavigazione dell’isola, che ispezionò questa rada lunga cinque
chilometri chiamandola Baia de Puerto de Carenas (praticamente: “baia del
porto dove si aggiustano le navi”) la quale, dopo uno strettissimo canale di
ingresso, si allarga internamente con tre vaste insenature chiamate Atares,
Marimelena e Guanabacoa… Ufficialmente la capitale di Cuba è nata sulla
costa destra di questa baia nel 1519, ma i suoi fondatori, prima di giungere
in questa zona, vissero la seguente tribolata storia itinerante… Nel 1514,
su ordine del Comandante Diego Velazquez de Cuellar, il comandante iberico
Panfilo de Narvaez, giunto nella costa sud-caraibica ove attualmente c’è la
città di Batabanò (da dove ora salpano i traghetti per l’Isola della
Gioventù) fondò un minuscolo e spartano accampamento militare, dove, oltre
ad un piccolo gruppo di conquistadores vi erano pure indigeni cubani e
schiavi africani. A tale luogo fu imposto il nome di Villa de San Cristobal
de La Habana. Questa denominazione venne data sia per ricordare sia
l’ammiraglio Cristoforo Colombo (che in spagnolo si scrive Cristobal Colon)
sia per omaggiare il Cacicco Habaguanex (capo indigeno che comandava dalla
costa sud-caraibica alla costa nord-oceanica) il quale, assieme alla figlia
primogenita di nome Habana, accolse e protesse questi militari dopo un
tragico naufragio. (Ma evidentemente la storia e la leggenda si miscelano
tra di loro, come hanno scritto sia gli studiosi spagnoli che quelli
cubani). Appena un anno dopo la suddetta primitiva fondazione del 1514,
siccome la zona era infestata da insetti, gli spagnoli decisero di
trasferire il loro villaggio verso il centro dell’isola, risalendo il Rio
Quivican nel 1515. Poi spostarono di nuovo tende, armi e bagagli nel 1516,
fino alla sorgente del Rio Casiguaguas, che attualmente si chiama Rio
Almendares dal cognome di un vescovo spagnolo che qui amava bagnarsi
frequentemente. Quindi nel 1517 iniziarono a navigare lungo questo fiume
verso la direzione della costa nord-atlantica. Poi nel 1518 giunsero alla
foce del rio suddetto, ove attualmente c’è il tunnel stradale che collega
tra di loro i quartieri avaneri del Vedado e di Miramar, e dove è ben
visibile l’antico piccolo Fortino della Chorrera, progettato dagli
architetti militari romagnoli della Famiglia Antonelli al servizio della
Corona di Spagna. Quindi l’anno successivo si stanziarono definitivamente
nella vicinissima e vastissima “Baia de Puerto de Carenas”, dove la domenica
mattina del 16 novembre 1519 (dove ora c’è l’antico “Templete” di Plaza de
las Armas) vennero effettuate le cerimonie per il battesimo ufficiale della
città, con una Messa e con la nomina del Cabildo (che significa “governo
locale”). Il 1519 fu anche l’anno dell’incoronazione, in Spagna,
dell’Imperatore Carlo 5° d’Asburgo, erede di vastissimi domini spagnoli in
tutto il mondo. Chi desidera avere ulteriori dettagli sulla fondazione
dell’Avana deve leggersi il libro: “San Cristobal de La Habana”, dello
storico e geografo Antonio NuNez Jimenez, Ediciones Caribbeans Color, 1995,
La Habana, stampato in italiano dalla Mec Graphic di San Mauro Torinese,
(acquistabile in tutte le librerie internazionali dell’Avana Vecchia).
SEI NOMI AVANERI = Gli antichi cronisti
spagnoli al seguito dei conquistadores, tra cui il Frate Bartolomè de Las
Casas (presente a Cuba dal 1514 al 1520) scrissero il nome della futura
capitale cubana in differenti modi dato che non era stata stabilita una
grafia ufficiale, tra cui: Puerto e Castillo de San Cristoval de la Aana,
Santo Cristoval de la Vana, Sant Cristoval de La Havana, San Cristobal de La
Habana, Villa de San Cristobal de la Habana de la isla de Cuba. (Nell’800
“La Habana” e nel 900 “Ciudad de La Habana”). E i turisti italiani dovranno
scrivere o all’italiana “L’Avana”, o alla spagnola “La Habana”; mentre gli
inglesi scrivono “Havana”, i tedeschi “Havanna”, e i francesi “La Havane”.
DOPO IL 500 L’AVANA DIVENTA CAPITALE (1519-1606)
= La domenica 16 novembre 1519, all’ombra di un grande albero sacro chiamato
“Ceiba” (ove ora c’è il “Templete” di Plaza de las Armas) venne celebrata la
messa di fondazione dell’Avana. Subito dopo, dal 1520 in poi, la città
iniziò a fare gola ai corsari sponsorizzati dai Re di Francia che in quei
tempi erano nemici dei Re di Spagna. E nel 1521 il primo corsaro che aggredì
un gruppo di navi spagnole partite da Cuba per la Spagna fu il navigatore
toscano Giovanni da Verrazzano, mercenario al servizio della corona
francese, il quale rubò i tesori che gli spagnoli avevano rapinato agli
aborigeni. Poi altri corsari francesi giunsero per tutti gli anni Venti al
fine di saccheggiare l’allora piccolo villaggio dell’Avana. Ma siccome nei
progetti della corona spagnola la baia avanera doveva diventare la base
delle flotte in partenza dall’America per la Spagna e viceversa, (all’andata
per scaricare negri, e al ritorno a portare ricchezze), nel 1540 i militari
spagnoli fecero costruire dagli schiavi il primo fortino della “Fuerza”, in
legno, di fronte alla ceiba sacra ove fu fondata la città. Ma nonostante la
presenza di questo forte, i corsari francesi continuarono a saccheggiare
l’Avana fino a metà Cinquecento. (In quel periodo gli iberici all’Avana
erano solamente 40, e possedevano 100 indigeni e 200 africani). Quindi nel
1553 i conquistadores decisero di trasferire nella baia avanera il loro
quartier generale militare, che in quel periodo aveva sede nella capitale di
allora, cioè Santiago de Cuba. Così nel 1554 varie milizie spagnole giunsero
all’Avana ma, nonostante la loro presenza, nel 1555 il corsaro francese
Jacques de Sores riuscì a incendiare numerose abitazioni. Fu dopo questo
evento che gli avaneri si trasferirono sul lato opposto della baia e
fondarono il villaggio di Guanabacoa, tuttora esistente e attraente. Il
suddetto fu l’ultimo saccheggio che le case dei militari avaneri subirono,
infatti nel biennio 1556-57 altri conquistadores spagnoli giunsero
all’Avana, al fine di fare costruire e ingrandire dagli schiavi un secondo
fortilizio nel ventennio 1558-77; stavolta non in legno ma in pietra, come
lo si ammira attualmente, e lo chiamarono “Castillo della Real Fuerza”. Per
tutti gli anni Ottanta del Cinquecento la cittadina avanera si ingrandì, e
nel 1592, quando il numero degli abitanti spagnoli arrivò a quasi mille (più
3.000 schiavi africani), giunse il decreto reale di nomina a “Ciudad”
(città), e nel 1607 quando gli abitanti spagnoli superarono il migliaio (più
6.000 schiavi negri), arrivò anche quello di nomina a “Capitale di Cuba”.
IL 600-700, FINO ALL’ARRIVO DEI BRITANNICI (1607-1763)
= Dopo la nomina ufficiale a Capitale, nella Baia dell’Avana
iniziarono a giungere ogni mese navi stracariche di schiavi africani che
furono utilizzati al fine di rafforzare e ingrandire la città. Ai lati della
rada sorsero vari cantieri navali per la costruzione dei velieri che
avrebbero poi dovuto navigare verso la Spagna con le stive piene di merci
preziose rapinate a popolazioni aborigene sottomesse (e anche verso l’Africa
per fare razzie di schiavi negri). E furono costruite pure nuovi fortini
militari, piccoli, medi e grandi: quello della Punta nell’anno 1600, quello
del Morro nel 1630, quello di Cojimar e quello della Chorrera nel 1645:
tutti progettati dagli architetti militari romagnoli della Famiglia
Antonelli. Sopra queste nuove fortezze, e sulle nuove navi, vennero piazzati
oltre mille cannoni (fusi nei forni di Guanabacoa col rame e coi materiali
provenienti dalle miniere dell’Oriente Cubano) i quali respinsero vari
tentativi di aggressione da parte dei feroci corsari al servizio delle
corone francesi, olandesi ed inglesi: questi ultimi diventati padroni della
vicina isola di Giamaica. Nel 1648 un’epidemia di febbre gialla colpì la
città, che restò con un terzo dei suoi abitanti. Nel ventennio 1650-70
l’Avana ricominciò a ripopolarsi e arrivò a circa 10.000 abitanti spagnoli,
più alcune decine di migliaia di schiavi africani. Nel 1674 i negri ebbero
il compito di iniziare la costruzione della grande muraglia periferica per
la protezione della città. Quindi nel 1728, quando la città cominciò ad
attirare i ricchi giovani intellettuali provenienti dalle cittadine di
provincia e dai villaggi di campagna (dove vivevano le famiglie dei
benestanti latifondisti spagnoli intenzionati ad acculturare i figli), il
Papa di Roma e il Re di Spagna autorizzarono la nascita della “Reale e
Pontificia Università di San Gerolamo”, all’interno del grande Convento di
San Giovanni in Laterano, situato dietro alla Chiesa Parrocchiale Maggiore
che era nella Piazza Maggiore dell’Avana Coloniale (ora Plaza de las Armas).
Tutto filò liscio fino a metà 1762, quando la città fu invasa dai britannici
per undici mesi...
L’AVANA BRITANNICA PER QUASI UN ANNO (1762-1763)
= Nell’agosto del 1762 capitò all’Avana un fatto imprevisto: la città venne
assediata e conquistata da migliaia di marines inglesi (che erano una sorta
di nuovi corsari della Corte di Londra) i quali però occuparono solo la
capitale e la sua regione, ma non il resto dell’isola cubana. E se ne
andarono dopo quasi un anno, nel luglio 1763, non prima di avere ottenuto in
cambio, come riscatto, la vicinissima penisola della Florida, che era stata
possedimento dei Reali di Spagna per due secoli, fin dalla metà del
Cinquecento… E’ importante sottolineare che dopo il ritiro delle autorità
londinesi (le quali avevano abolito il monopolio commerciale spagnolo e
avevano liberalizzato i traffici cubani) sia nella capitale che nell’isola
proseguironono le nuove idee commerciali antimonopolistiche, le quali
favorirono i ricchi latifondisti cubani non più costretti a vendere alla
“Madre-Spagna”i loro prodotti coltivati nella “Colonia-Cuba”. E sarà proprio
grazie a questa imprevista liberalizzazione commerciale a favore delle
affamate casseforti dei proprietari terrieri cubani, se nei decenni
successivi si svilupperà nelle menti di questi reazionari l’idea
progressista di una patriottica Cuba-Libre staccata dalla colonialista
EspaNa-Madre.
DA META’ 700 A META’ 800 (1763-1847) = Dopo il
ritiro dei soldati britannici, i mercanti negrieri spagnoli svilupparono
all’Avana l’orribile e fiorente mercato di schiavi africani più grande del
mondo, avendo come base sicura i cantieri navali del gigantesco Porto
Carenas de La Habana. “La Chiave del Nuovo Mondo” fu il soprannome dato
all’Avana dai conquistadores spagnoli, e da allora il simbolo della città
ebbe, e ha tuttora, come immagini, uno scudo con una chiave e tre fortini:
Fuerza, Punta e Morro. Per evitare altre invasioni da parte dei britannici i
Reali di Spagna fecero costruire nuove fortezze all’Avana. A cavallo del
1770 fu raddoppiato il Castello del Morro grazie alla costruzione del
Castello della CabaNa, e furono edificati pure i due Castelli del Principe e
dell’Atares. (Inoltre, dopo il tramonto, veniva alzata fino all’alba una
lunga catena di sbarramento nel canale del porto, tra i Castelli del Morro e
della Punta). Ogni anno, nel semestre marzo-agosto, si riunivano nella baia
dell’Avana i galeoni che avrebbero poi attraversato, tutti insieme, l’Oceano
Atlantico per portare in Spagna le merci. Le stive erano piene di ori e
preziosi rapinati agli aborigeni latinoamericani. E nel semestre suddetto
l’Avana era sempre affollatissima di migliaia di marinai, militari,
commercianti, avventurieri, sacerdoti evangelizzatori, di caste suore e di
belle prostitute. Nei censimenti di fine Settecento, nella capitale e nei
suoi dintorni campagnoli, risultava residente una popolazione di oltre
100.000 abitanti (un terzo dentro le mura e due terzi fuori dalle mura) di
cui un terzo di liberi cittadini bianchi e due terzi di poveri schiavi
africani neri e mulatti. Questi ultimi lavoravano a costo-zero nelle
piantagioni della nobiltà locale proveniente dalla Spagna; e il commercio di
schiavi, di tabacco e di vari derivati dalla canna da zucchero (tra cui il
liquore “rum”, detto “ron”) arricchì enormemente le famiglie dei mercanti e
dei latifondisti spagnoli. E così, dal 1770 in poi, grazie al lavoro degli
schiavi e agli enormi profitti sui prodotti, vennero costruiti (dai negri,
naturalmente) sontuosi edifici nella capitale: palazzi, teatri, circoli,
(riservati ai bianchi, naturalmente). Ma gli schiavi afrocubani finalmente
iniziarono giustamente a prendere coscienza e a ribellarsi sull’esempio di
quanto fatto dai negri della vicina colonia francese di Haiti nel 1791
(quando la Rivoluzione Francese diffuse in tutto il mondo le nuove tre
parole: “libertè, egalitè, fraternitè”). Per tutto il ventennio 1791-1811
all’Avana e a Cuba si ebbero isolati focolai di ribellione. Ma fu nel 1812
che scoppiò nella capitale la prima grande rivolta per l’abolizione della
schiavitù, capeggiata dal leader mulatto Jose Antonio Aponte che i
latifondisti poi impiccarono. Nel 1821 Padre Felix Varela Morales si recò
alla Corte della cattolicissima Spagna per chiedere la libertà agli schiavi
africani, ma le sue proposte vennero totalmente ignorate; e nel 1823,
perseguitato dagli spagnoli per le sue idee antischiaviste, anticolonialiste
e progressiste, Padre Varala si rifugiò negli Stati Uniti dove morirà povero
trent’anni dopo. Poi nel 1844 esplose un’altra sommossa antischiavista, dove
80 ribelli vennero fatti fucilare. E così, visto che i negri si stavano
sempre più organizzando per ribellarsi contro i bianchi (non solo all’Avana
ma in tutta Cuba) il 3 giugno 1847 i mercanti negrieri spagnoli fecero
arrivare all’Avana da Canton le prime navi piene di docili contadini cinesi
(non schiavi, ma schiavizzati) che andarono a vivere fuori le mura, nel
nuovo “Barrio Chino” dell’Avana.
GLI ULTIMI 50 ANNI DI DOMINAZIONE SPAGNOLA (1848-1898)
= A metà Ottocento l’Avana Coloniale era divisa in due zone cittadine: una
“Intramuros” e l’altra “Extramuros”; la prima zona era corrispondente
all’attuale Avana Vecchia (dentro l’antica muraglia) e la seconda zona era
la parte extraurbana con cantieri navali, viali periferici, giardini
botanici. Gli abitanti erano già 200.000, di cui 50.000 all’Avana Vecchia e
150.000 fuori dalle mura. In quel perido i proprietari terrieri
indipendentisti iniziariarono a progettare una Cuba-Libre, liberata dalle
tasse imposte dalla corona spagnola (sull’esempio delle ex colonie
liberatesi) e nel 1850 fecero arrivare all’Avana il generale italiano
Giuseppe Garibaldi, che sbarcò con il falso nome di Giuseppe Pane, sia per
rendergli omaggio che per chiedergli consigli. Pochi anni dopo questa
visita, il 28 gennaio del 1853, nacque all’Avana un futuro ammiratore
dell’eroe dei due mondi: Josè Martì. In una umile casetta coloniale situata
di fronte ai capannoni dei cantieri navali dell’Arsenale Navale (ove ora è
la stazione ferroviaria centrale avanera) venne alla luce il futuro poeta ed
eroe nazionale indipendentista cubano Josè Juliàn Martì Perez, il quale nel
1892 fonderà il Partito Rivoluzionario Cubano e darà vita a giornali
indipendentisti, e che poi sarà ucciso dai soldati spagnoli all’età di 42
anni, nel corso della sua prima battaglia armata, sui monti di Dos Rios,
vicino alla Sierra Maestra, nell’Oriente Cubano. Nel 1865 finalmente le
potenze imperiali europee, grazie alle spinte del Vaticano, decisero di
abolire la vergogna della schiavitù, e quindi anche del mercato dei negri
africani. Ma di fatto nell’arcipelago cubano i negrieri iberici trafficarono
clandestinamente per un’altra trentina d’anni, prima di cambiare
definitivamente mestiere. Contemporaneamente, all’Avana, per tutto il
trentennio 1868-98 giunsero e si svilupparono gli echi delle tre guerre
d’indipendenza scoppiate nell’Oriente Cubano. Nel 1871 vennero fucilati otto
studenti di medicina, accusati dagli spagnoli di essere anticolonialisti,
antimperialisti e indipendentisti. Infine ci fu un episodio decisivo: nel
1898 dentro la baia avanera venne affondata (anzi “autoaffondata” su ordine
del governo Usa) la corazzata statunitense “Maine”, dove morirono circa 300
semplici marinai (gli ufficiali invece erano tutti scesi a terra poche ore
prima) e ciò servì da pretesto al governo neocolonialista statunitense per
dichiarare guerra al governo veterocolonialista spagnolo, al fine di
impadronirsi dell’arcipelago cubano, frustrando un trentennio di lotte
patriottiche … E il 1° gennaio 1899 l’isola di Cuba sarà liberata dal
colonialismo spagnolo, (ma giungeranno immediatamente i ricchissimi
capitalisti nordamericani).
L’AVANA ALL’AVANGUARDIA = Nell’800 e nel 900,
quasi tutte le grandi scoperte dell’umanità sono giunte all’Avana prima che
in altre città spagnole, come ad esempio il treno, il telegrafo, la macchina
a vapore, l’illuminazione a gas, la radio, la fotografia, il cinema, la
televisione. E anche il telefono, che fu inventato dall’italiano Antonio
Meucci all’Avana.
IL NOVECENTO AVANERO (1900-2000) = All’Avana
(in città e dintorni) i circa 300 mila abitanti dell’anno 1900 sono
decuplicati e diventati quasi 3 milioni nell’anno 2000. Nell’anno 1900 la
capitale cubana vide giungere nei suoi palazzi governativi una nuova classe
dirigente diretta dai governanti statunitensi (grazie all’emendamento del
senatore Oliver Platt nella Costituzione Repubblicana Cubana, che ammanetta
Cuba agli Usa). Ma in contrapposizione al neocolonialismo statunitense e ai
loro presidenti-fantoccio l’Avana vide anche nascere vari movimenti di
protesta, studenteschi e operai, soprattutto contro i due più feroci
dittatori: Gerardo Machado negli anni 20-30 e Fulgenzio Batista negli anni
40-50. E tutto ciò fino al 1° gennaio 1959, cioè fino a quando Cuba sarà
liberata dal neocolonialismo statunitense durato sei decenni. Nel periodo di
occupazione nordamericana 1899-1959, (a causa delle leggi riguardanti il
“proibizionismo antialcolico statunitense” 1919-1934), l’Avana era diventata
il centro mondiale dei traffici illeciti organizzati dai boss
italo-americani di Cosa Nostra (protetti dal corrotto dittatore cubano),
gestori di 300 casini e casinò frequentati da pedofili e giocatori
d’azzardo: (annualmente oltre 100.000, in una città di circa un milione di
abitanti). Ma la notte della fine dell’anno 1958 il dittatore mafioso e i
suoi complici malavitosi furono costretti a fuggire da Cuba. Con i loro
aerei privati scapparono all’estero portandosi dietro le ricche casse dello
stato cubano. E così il giorno dopo, il primo gennaio 1959, l’Avana vide la
sua liberazione grazie ai giovani partigiani “barbudos” comandati
dall’operaio avanero Camilo Cienfuegos e dal medico argentino “Che” Guevara.
Invece Fidel e Raul Castro, che avevano appena liberato tutta la regione
dell’Oriente Cubano, giusero nell’Avana Capitale dopo una settimana. L’8
gennaio 1959 il Malecon vide sfilare i patrioti dell’Esercito Ribelle.
Purtroppo, subito dopo il trionfo della Revolucion Cubana (per quattro anni,
dal 1959 al 1962) all’Avana vi furono attentati e sabotaggi progettati della
Cia: scoppiarono bombe su navi europee cariche di aiuti, e molti aerei
statunitensi provenienti dalla Florida mitragliarono le strade avanere. E
gli Usa addirittura ruppero i rapporti diplomatici con Cuba, costringendo
inevitabilmente l’avvicinamento di Fidel Castro all’Unione Sovietica, il cui
governo fino a quel momento si era limitato ad osservare da lontano…
Concludendo: dal 1959 fino ad oggi, all’Avana sono cambiate tante cose.
Questa metropoli non è più la capitale mondiale della prostituzione
infantile, e dei casini e casinò. Oggi l’Avana è la capitale di un paese
povero ma dignitoso, studioso, laborioso, ingegnoso, (purtroppo ancora oggi
sottoposto ad un crudele cinquantennale “embargo” Usa). Da allora, all’Avana
sono state abbattute tutte le numerose bidonville che esistevano nei vecchi
quartieri centrali e periferici della città, e sono stati costruiti molti
moderni villaggi in nuovi quartieri cittadini, con scuole, ospedali,
fabbriche, musei, servizi, attrezzature sportive, e strutture turistiche
nazionali (in pesos nazionali) e internazionali (in nuovi euro). E dal 1960
ad oggi l’Avana, tra città e dintorni, ha visto raddoppiare i suoi abitanti:
erano un milione e mezzo dopo la vittoria della Rivoluzione, ed ora sono
quasi milioni. Il tutto coerentemente con i dati nazionali, dato che
nell’ultimo mezzo secolo l’arcipelago cubano ha visto raddoppiare i suoi
abitanti: nel 1960 erano quasi 6 milioni e ora sono quasi 12 milioni…
Invece, per quanto riguarda il turismo, occore ricordare che inizialmente,
nel ventennio 1960-80, a Cuba venne sviluppato solo il turismo nazionale e
quello delle delegazioni estere delle associazioni di amicizia Pro-Cuba. Poi
1980 il governo diede l’ok all’ingresso di massa dei turisti stranieri,
effettuando, lo stesso anno, la prima Fiera Turistica Cubana all’Avana. Poi
purtroppo, nel quindicennio 1992-2007, a causa del crollo del “Comecon”
(mercato comune dei paesi socialisti), a Cuba giunse un lungo “Periodo
Speciale” di difficoltà e austerità, e con alcuni attentati organizzati
dalla statunitense Cia contro il turismo cubano, in uno dei quali morì il
genovese Fabio Di Celmo, all’Hotel Copacabana dell’Avana Playa.
IL CAPODANNO AVANERO E’ UNA FESTIVITA’ QUINTUPLA
=
Il Primo Gennaio nella capitale è festa cinque volte per i seguenti motivi:
1)- Perché rammenta la fuga dei colonialisti spagnoli, (fine anno del 1898).
2)- Perché si celebra la cacciata del dittatore Batista, (fine anno del
1958).
3)- Perchè questa è la data dell’arrivo di “Che” e “Camilo”, (inizio anno
1959).
4)- Perché è una festa cattolica e santera (che festeggia la Vergine Maria).
5)- Perché si ricorda il CAPODANNO CRISTIANO (come pure in Europa).
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