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Che Guevara affrontò anche i fondatori della SIP La lettera inviata dal Comandante Guevara al direttore della rivista Bohemia nel 1959, in cui segnala che i padroni di Jules Dubois erano le grandi imprese multinazionali che sfruttano i popoli
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20 marzo '09 - C.G.Marcò www.granma.cu |
Le campagne della Società Interamericana della Stampa per spacciare le sue menzogne come verità non sono una novità, anche lo stesso Comandante Ernesto Che Guevera le affrontò e le smascherò.
In una lettera inviata il 23 maggio 1959 al dottor Miguel Angel Quevedo, allora direttore della rivista Bohemia, Che Guevara respinse la campagna d’infamie che, attraverso questa pubblicazione, diffondeva un redattore chiamato Jules Dubois.
Dubois era un giornalista statunitense, che nel “tempo libero” figurava anche come agente della CIA. Quest’individuo è stato uno dei fondatori della Società Interamericana della Stampa e l’edificio dell’organizzazione, a Miami, porta il suo nome, come incancellabile omaggio.
A continuazione vi presentiamo la lettera firmata dal Comandante Ernesto Guevara a pochi mesi dall’inizio della Rivoluzione cubana:
Lettera al Dr. Miguel Angel Quevedo, direttore della rivista Bohemia (23 maggio 1959)
L’Avana, 23 maggio 1959
Dr. Miguel Angel Quevedo Direttore della rivista Bohemia Città
Di mia considerazione:
Sperando nel suo tradizionale spirito democratico, nel rispetto alle norme della libertà di stampa, le rimetto queste righe di risposta al miserabile gangster internazionale che ha il pomposo titolo di redattore della pagina latinoamericana della rivista Bohemia.
Non è mia intenzione difendermi dalle fallaci accuse e dall’insidiosa puntualizzazione della mia nazionalità argentina; sono argentino e non rinnegherò mai la mia Patria d’origine (se mi perdona l’azzardo storico per la comparazione, nemmeno Maximo Gomez rinunciò alla sua Patria domenicana) ma mi sento cubano, indipendentemente dalle leggi che lo certificano o meno, perché come cubano ho condiviso i sacrifici di questo popolo nelle ore della lotta armata e condivido oggi le sue speranze nel momento delle realizzazioni. Non sono nemmeno comunista (se lo fossi lo affermerei ai quattro venti, come affermo la mia condizione di lottatore per le cause popolari e riaffermo la mia speranza che le armi degli stessi popoli di ogni paese ripuliscano il panorama americano dai dittatorucci). Succede che i padroni di Jules Dubois, l’United Fruit ed altre compagnie, ortofrutticole, minerarie, zootecniche, telefoniche o elettriche, in una parola sfruttatrici del popolo, hanno ordinato di lanciare la classica cortina delle bugie prezzolate.
Che non s’ ingannino gli schiavi né i padroni: la parola di Fidel Castro è stata definitiva, “se ci piacciono daremo armi anche al gatto”. E’ ovvio, Signor Dubois, che per dare armi al gatto bisogna prima insegnargli come usarle e non credo che incontrerà lei o gli altri schiavi che potranno venire in queste terre non incontrerete un gregge di agnelli intimoriti, incontrerete un popolo vibrante ed unito, disposto alla lotta fino all’ultimo proiettile, come ha detto il nostro Primo Ministro nella sua ultima conferenza stampa.
Gli uomini della Rivoluzione, al di sopra delle divergenze tattiche che possano esistere in determinati momenti, sono fermamente uniti e non serviranno le insidie né le minacce per separarli nel loro unico cammino verso la conquista dei grandi obiettivi del popolo di Cuba: Riforma Agraria, Riforma Doganale, Riforma Fiscale, la cui traduzione è l’industrializzazione del paese e la sua ultima conseguenza: il miglioramento del livello di vita del popolo, la liberazione nazionale, la dignità internazionale.
Riceva, Signor Quevedo, le dimostrazioni della mia considerazione, sebbene non possa congratularmi per lo sciacallo mascherato d’agnello che ha lasciato passare nelle pagine della sua rivista.
Ernesto Che Guevara Comandante – Capo del R.M.A.
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