Nota della Casa de las Américas

per la morte di Mario Benedetti

 

19 maggio 2009 - www.granma.cu

 

 

È  appena  morto  lo  scrittore  Mario  Benedetti.

 

 

L’Uruguay, e il mondo, hanno dato l’ultimo addio a Mario Benedetti   

 

20 maggio 09 - Alberto Salazar Gutierrez   

 

 

 

Migliaia di uruguaiani hanno salutato lo scrittore Mario Benedetti a nome proprio e in quello di milioni di persone di tutto il mondo, arricchite dall’ estetica del suo verbo e dall’etica della sua vita.

I resti di Benedetti sono stati trasportati da lavoratori e studenti sino al Pantheon Nazionale del Cimitero Centrale di Montevideo, in un eloquente silenzio rotto da un applauso rispettoso quando il feretro è giunto davanti al cimitero ed in alcuni istanti del saluto.

“Oggi seppelliamo un uomo che credeva nella speranza che le cose - quelle importanti come l’amore, la giustizia, la solidarietà, l’onestà, il rigore, l’impegno nella vita . possono essere realizzate”, ha detto Hugo Achugar, direttore di Cultura del Governo dell’Uruguay.

“Seppelliamo il suo corpo magro, i suoi baffi e il suo modo ironico di guardare i problemi del mondo e degli esseri umani, ha detto, ma tutto il resto, la sua scrittura, il suoi valori, quelli non li può seppellire nessuno”.

Il cantautore e amico intimo di Benedetti, Daniel Biglietti, ha ricordato il poeta morto domenica all’età di 88 anni.

“Siamo tutti costernati, come scrisse lui per la morte del Che, ma la sua penna ci lascia l’anima piena di versi semplici nella loro grandezza, come quelli del cubano José Martím che lui tanto ammirava”.

Viglietti ha risaltato l’esemplare modestia del poeta, una modestia che il suo amico, Eduardo Galeano, spiegava dicendo che Mario non si rendeva conto d’essere Mario Benedetti. 

Il cantautore ha assicurato che il prestigioso intellettuale sopravvive negli altri anche per il suo impegno nella lotta politica prima e dopo gli anni di piombo - la dittatura in Uruguay - ed ha ricordato gli anni di Benedetti in Cuba. 

“Sopravvive per il suo fermo appoggio alla Rivoluzione cubana, la sua tappa di lavoro nella Casa de las Américas, la sua amicizia con Haydée Santamaria e Roberto Fernández Retamar, tra i tanti compagni...”

“Mario non necessita che lo si idealizzi, perchè è un ideale in sè stesso”, ha detto ancora Biglietti, e dovremo abituarci ad incontrare nel ricordo la sua amicizia, la forza, il calore della sua parola”. 

La Ministra di Educazione e Cultura dell’Uruguay María Simón, ha detto che Benedetti è stato soprattutto un uomo in cui l’estetica, la politica, la morale, formavano un solo pezzo.

Al funerale erano presenti politici, compagni delle lotte politiche, personalità della cultura e dello sport, diplomatici e una legione di bambini e di studenti.

I resti sono stati collocati temporaneamente nel Panteon Nazionale e saranno poi trasferiti in un altro cimitero della capitale uruguayana, accanto alla tomba di sua moglie Luz, morta nel 2006.

 

La notizia è triste per le lettere latinoamericane.

 

Dalla metà degli anni quaranta, Benedetti ha tessuto un’opera vasta e diversa nella quale hanno avuto spazio non solo la poesia e la narrativa, che hanno conquistato milioni di lettori, ma anche il saggio, il teatro, la critica ed il giornalismo.

 

Accattivante, preciso e polemico, Benedetti aveva la capacità d’attrarre moltitudini che si riunivano per ascoltare, dovunque fosse, i suoi versi,  e nello stesso tempo sapeva generare accese discussioni intellettuali e politiche.

 

Le sue decine di libri integrano una delle opere più lette della letteratura latinoamericana della seconda metà del XX secolo.

 

È appena morto l’amico Mario Benedetti.

 

La notizia è dolorosa per coloro che hanno sempre contato sulla sua voce e la sua solidarietà. Dalla sua prima visita in Cuba, nel 1966, il suo impegno al progetto di costruzione di una nuova società è stato sempre esemplare.

 

Le sua convinzioni lo obbligarono all’esilio - che trascorse quasi sempre a L’Avana – e a difendere le sue idee che erano anche le nostre, in tutti i Forum in cui è stato presente.

 

Per il suo appoggio a Cuba è stato molestato senza che questo gl’impedisse di togliere per un solo momento il suo appoggio ad una Rivoluzione che considerava propria. 

 

È appena morto l’indimenticabile Mario Benedetti.

 

La notizia ci lascia costernati, per usare un’espressione che lo stesso Mario utilizzò per pennellare la sua poesia per il Che.

 

Mario non è stato solo  un grande scrittore e un amico solidale.

 

È stato un infaticabile lavoratore della CASA, compito a cui aveva vincolato anche l’amata Luz – da quella prima visita alla quale partecipò come giurato del Premio Letterario.  Poi aveva ripetuto l’esperienza  integrando il Comitato di Collaborazione della rivista Casa e fondò nel 1967 il Centro d’Investigazioni Letterarie.

 

Nella CASA, che ha pubblicato diversi suoi titoli e più di un disco con la sua voce, e che ha accolto i suoi affollatissimi recitals poetici, lui ha lavorato per anni intensi di contributi, per darle quel profilo che nell’essenza conserva.

 

Per una triste coincidenza, Mario ci ha lasciato  quando la CASA compie i suoi primi 50 anni. Senza dubbio restano qui con noi la sua voce e i suoi ricordi, i suoi libri e quest’altra opera sua che è la CASA stessa.

 

 

 

Piangono le lettere: è

 

morto Mario Benedetti

 

18 maggio 2009 - S.Sanchez www.granma.cu

 

 

La nostalgia per la perdita di una così grande  figura non basta per abbracciare  oggi tutta la passione contenuta nella sua opera in Cuba, nell’America Latina ed anche in molti altri paesi.

 

Per coloro che seguivano da vicino la sua opera in quest’Isola dei Caraibi  a cui ha donato il più grande affetto, Mario Benedetti – morto domenica 17  nella sua casa in Uruguay a 88 anni, per via di una malattia all’intestino - va ben oltre la profondità del più infinito ricordo.

 

Grandissimo poeta, narratore, critico letterario, giornalista e cronista da Montevideo, un lavoro che svolse giovanissimo, Benedetti ha unito alla sua opera letteraria l’opposizione tenace alla dittatura militare (1973-1985).

 

Nel suo paese, e per questo dovette stare in esilio per dodici anni nei quali visse in Spagna, Argentina, Perù e Cuba, che lo ricevette come uno dei suoi figli migliori e dove dedicò parte importante del suo tempo alla Casa de las Américas.

 

“Cuba è sempre stata una parola molto importante per me, anche prima di viaggiare in questo paese. La Rivoluzione cubana per molti in Uruguay è stata un allarme che ci ha scosso, perchè abbiamo visto la possibilità d’affrontare in qualche modo questa pressione che è politica, economica, militare unilaterale... degli Stati Uniti”, dichiarò.  

 

Autore di più di 80 libri di poesia, romanzi, racconti, saggi e teatro, oltre alle sceneggiature cinematografiche e le cronache umoristiche, lo scrittore uruguaiano ha meritato Premi come il Regina Sofia di poesia ispanoamericana; il Méndez Pelayo, il latinoamericano José Martì, il Premio ALBA nella sua prima edizione...

 

Benedetti (Paso de los Toros, Dipartimento di Tacuarembó, in Uruguay, 14 settembre del 1920) ha denunciato con veemenza le minacce del presidente nordamericano George W. Bush contro Cuba ed il brutale blocco degli Stati Uniti, imposto per quasi cinque decenni al popolo cubano.

 

Nel 2005 alzò la voce per reclamate da Washington l’estradizione del terrorista Luis Posada Carriles

 

“È ovvio che non si tratta di un esiliato comune, ma di una assassino e se il governo degli Stati Uniti decide di dargli asilo, si trasforma automaticamente  in un alleato di questo crimine”, dichiarò e allo stesso modo ha reclamato la libertà per i Cinque Eroi.

 

Uno dei più proliferi integranti della detta Generazione del ’45, seppe catturare con il calore dei suoi testi vigorosi, penetranti e sensibili che lo hanno reso grande tra le figure della letteratura ispanoamericana.

 

Tra i suoi racconti di grande successo ricordiamo: La muerte y otras sorpresas (1968); Recuerdos olvidados (1988); Buzón del tiempo (1999); El porvenir de mi pasado (2003) e i drammi:  Reportaje (1958) e El viaje de salida (2008).

 

Tra i romanzi da non dimenticare: La tregua (1960); Gracias por el fuego (1965);  Las soledades de Babel (1991).

 

I saggi: Marcel Proust e altri saggi, (1951), Letras del continente mestizo (1967); Subdesarrollo y letras de osadía (1987);  Perplejidades de fin de siglo (1993).

 

Molti tra noi hanno tenuto sotto il cuscino in più d’una occasione le sue poesie ribelli, solidali e piene d’amore : Te quiero (1956); Ex presos (1980); Viento del exilio (1981),; El olvido está lleno de memoria (1995); El mundo que respiro (2001); Existir todavía (2003)…

 

Un virtuoso delle lettere è morto.

 

Viva il Poeta!