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Cuba, il montatore Orson Welles e Bertolucci alla Scuola di Cinema
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22 maggio 2009 - www.granma.cu |
Il montatore italiano Roberto Perpignani, uno dei più influenti del suo paese negli ultimi 40 anni, ha assicurato che la Scuola del Cinema di San Antonio de los Baños continua ad essere un “luogo dell’utopia”.
Così la definì all’inizio uno dei suoi fondatori, l’argentino Fernando Birri, ha ricordato Perpignani, che è ancora una volta in questa Scuola, nella quale ha riposto grandi attese – ha detto – e che frequenta spesso, non solo come visitante ma per lavorarci.
Il suo nome è legato ad una costellazione di grandi, tra cui Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, nella sua tappa più trasgressiva, i fratelli Taviani, Alberto Latuada e Mauro Bolognini.
Voglio incanalare, qui, un processo di ricerca, ha confessato, affermando che, a suo giudizio, il linguaggio cinematografico si è fermato. “E’ stato realizzato tutto quello che si poteva – ha aggiunto – sebbene con la tecnologia possiamo inventare nuovamente la forma”.
Quando ancora non disponiamo delle soluzioni tecnologiche che ci promettono da molto tempo, ha detto dialogando con il personale della Scuola, “penso che lo schermo può non essere uno solo, come già succede con l’audio. L’immagine dovrebbe essere una suggestione più complessa. Discorso multivisione, lo chiamo così”, ha aggiunto.
In tal senso si muove la sperimentazione che vuole portare avanti a San Antonio. Il discorso attuale è, a suo giudizio, molto limitato, come se il cinema si potesse apprendere. Certo, bisogna conoscerlo bene, ma solo per arricchirlo, inventarlo nuovamente, provocarlo, ha detto.
Alludendo agli alunni della Scuola, li ha invitati ad implementare i suoi discorsi, essere provocatori e fare il cinema giovane di oggi. “Spetta a voi assumere responsabilmente questo compito”, ha raccomandato.
Con un invidiabile curriculum, Perpignani ha collaborato con i grandi della settima arte dagli anni ’60 del secolo scorso, quando cominciò a lavorare nei documentari girati in Spagna dal venerabile Orson Welles, e dopo nel montaggio del suo film “El Proceso”.
In seguito incontrò Bernardo Bertolucci e montò il suo film “Prima della Rivoluzione”, elogiato dagli allora critici della rivista francese “Cahier de Cinema” e definito da Pier Paolo Pasolini come puro flusso poetico. Dopo ha montato con Bertolucci un film inchiesta di tre ore “La via del petrolio”, e dopo un film quasi astratto, surrealista, Partner.
Con Bellocchio ha lavorato nella sua fase più trasgressiva, come “Pugni in tasca”. Negli anni ’70 ha condiviso con Franco Arcalli il montaggio di “Ultimo tango a Parigi”.
Perpignani è convito che “il nostro sguardo non può essere lo stesso di ieri. Quello che vediamo oggi nello schermo è pura ripetizione. Dobbiamo scoprire i nuovi temi”.
“Se lo sapessi, già lo starei facendo”, ha assicurato. Bisogna scoprirli. Dobbiamo ritornare agli archetipi della comunicazione che aspettano di essere sviluppati”.
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