Ciò che ha lasciato Katrina

 

19 settembre '09 - Pedro De La Hoz www.granma.cu

 

 

Quando il 29 agosto del 2005 un uragano di categoria 3 penetrò in territorio statunitense dalle coste dello Stato della Louisiana, New Orleans smise di essere ciò che fino a quel momento molti volevano credere che fosse: solo la mitica città del ragtime e degli albori del jazz, delle tranvie nottambule, dei nostalgici quartieri francesi, dell’aroma delle bouganville impregnato nella brina, del martedì grasso, dei papponi impeccabilmente vestiti, e delle esotiche prostitute.

 

Latrina uccise più di 1.800 persone, e precipitò New Orleans e i suoi paraggi in un caos senza precedenti. Ma oltre a questo, svelò la vulnerabilità dei poveri e degli emarginati rispetto all’imprevedibile, alle cattive gestioni, e alla noncuranza delle autorità federali. Il presidente George W. Bush, bestialmente insensibile, come di consuetudine, trascorse la giornata giocando a golf, e solo cinque giorni dopo si presentò sul luogo della catastrofe.

 

New Orleans si convertì in Katrinaville nel linguaggio dei dannati. Nel contesto della ripercussione dell’uragano, si sviluppa la miniserie K-ville, che ha occupato nelle ultime settimane il segmento finale della programmazione notturna di Cubavisión.

 

Il creatore della serie, Jonathan Lisco, e la sua équipe di realizzatori hanno mantenuto la realtà inalterata. Il miscuglio di dolore ed ira dei sopravvissuti, i danneggiamenti provocati dall’acqua e le dighe distrutte, i loschi affari degli speculatori, e l’ansia degli abitanti riempie lo schermo, mentre si esprime anche l’amore per la città, il desiderio di tornare a rialzarsi e la rivendicazione di un’identità che non ha nulla a che vedere con il folclore turistico dei protagonisti, in particolare della coppia di poliziotti interpretati da Anthony Anderson e Cole Hauser.

 

L’appassionata intensità di questo riflesso salva la serie al di sopra della trama poliziesca, anche se a voler guardar bene gli intrighi e le soluzioni quasi non presentano spunti originali. Lo stesso Lisco ha dato mostra di maggiore vigore realistico con un’altra delle sue creazioni: “Polizia di New York”, nella quale l’articolazione tra il tenore della narrazione poliziesca e la ricerca nella conflittualità sociale è molto più coerente che in K-ville.

 

Ciò nonostante, ci sono state scoperte innegabili tanto nella costruzione dei personaggi, quanto nella gestione di temi spinosi, che di solito negli Stati Uniti vengono definiti politicamente scorretti. In questo senso non smette di interessare il contrasto tra il legame viscerale del detective Boulet (Andreson) con le sue radici e l’impegno che va crescendo in Cobb (Hauser), arrivato nella città per espiare chissà quale atroce esperienza sofferta durante le guerre genocidi dell’impero in Iraq e Afghanistan.

 

E non è stato neppure male, anche se diluito in tinte romantiche, aver presentato magistralmente nell’ultima puntata la manipolazione dei grandi media intorno alle carenze sociali della comunità di New Orleans.

 

Nel maggio del 2008, la serie è stata cancellata dalla Fox lasciando molte cose in sospeso. Forze la parte migliore stava per arrivare e non era molto conveniente continuare a girare il dito in una piaga che avrebbe portato a qualcuno che ha dalla sua il potere della censura.