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Appoggio urgente per Leonard Peltier |
21 luglio '09 - www.granma.cu (PL) |
Ingiustamente incarcerato 34 anni fa nella prigione federale di Lewisburg, Pennsilvania, Leonard Peltier, leader del Movimento di Indios Americani (AIM), cittadino delle nazioni Ojibwa-Sioux della Riserva India di Turtle Mountain, in Nord Dakota, è in attesa, il prossimo 27 luglio, di una nuova udienza di fronte al Collegio delle Prigioni statunitensi, che deciderà o no la sua libertà su parola.
Peltier fu condannato a due catene perpetue a causa della falsa accusa di assassinio a due agenti dell’FBI, durante l’attacco che questo corpo repressivo di polizia realizzò il 26 giugno del 1975 contro la Riserva India di Pine Ridge, in Sud Dakota.
Vittima della persecuzione politica del Collegio Federale d’Indagine, Peltier è un simbolo dell’abuso e della repressione contro i popoli indigeni, visto che la presenza dell’AIM nel Pine Ridge si giustificava con la sollecitazione che il consiglio di anziani ed i residenti della riserva gli avevano sottoposto, chiedendo l’appoggio e la protezione dell’organizzazione che difendeva i diritti dei popoli aborigeni.
Si afferma che nei mesi precedenti uranio e carbone erano stati trovati nel luogo, e che nell’aggressione al popolo Lakota erano morti assassinati più di 250 persone dell’etnia, anche se altri parlano di una sessantina nel termine di appena 3 anni.
Fino ad oggi nessuno di questi crimini commessi dagli agenti federali e dei loro aiutanti sono stati investigati.
Usando come pretesto il furto di un paio di stivali, una dozzina di agenti dell’FBI circondarono ed attaccarono il ranch della famiglia Jumping Bull, creando un combattimento di ore, nelle quali morirono il nativo Joe Stuntz, e gli agenti Jack Coler e Ronald Williams. Tanto Peltier come altri membri dell’AIM riuscirono a scappare dal luogo, però furono arrestati Bob Robideau e Darrell “Dino” Butler, che furono processati in Rapid City, in Iowa, per la morte dei due federali, anche se la giuria di soli bianchi accordò che le azioni commesse erano in autodifesa.
Ansioso di trovare un responsabile e vittima per vendicare la morte dei propri uomini, l’FBI perseguitò con furore Leonard Peltier, - che era riuscito a scappare in Canada -, fabbricò false accuse contro di lui, ottenne l’estradizione e lo processò, assicurandogli due catene perpetue.
Come in altri processi di prigionieri politici negli Stati Uniti – i Cubani conoscono bene il caso dei Cinque: Gerardo Hernández, Ramón Labañino, René González, Antonio Guerrero e Fernando González -, il giudizio a Leonard Peltier fu viziato da irregolarità commesse tanto dalla procura quanto dall’FBI, incluse le falsificazioni di prove e le testimonianze forzate che poi vennero smentite, così come il deliberato occultamento di decine di migliaia di pagine del documento dell’FBI con il pretesto della “sicurezza nazionale”.
Condannato nel 1977, al dirigente indio vennero negate le possibilità d’appello per un nuovo giudizio, a dispetto della mala condotta dell’FBI, come ha segnalato recentemente l’organizzazione ANSWER, che reclama l’appoggio internazionale e quello statunitense per Leonard Peltier, il quale, in una dichiarazione del passato 27 giugno del 2009 ringraziava l’aiuto alla causa dei popoli indi ed a lui come prigioniero politico, da parte della gente che ama la libertà, la terra e la famiglia.
Peltier, che ha adesso 64 anni e che si sente un uomo con la speranza di riottenere, prima o poi, la sua libertà, denuncia anche l’insaziabile appetito dei potenti, dei malati d’indifferenza di fronte alla sofferenza umana, di quelli che, in nome della “religione” o della “libertà” mettono alcuni popoli contro altri, e allerta contro quelli che distruggono la Madre Terra, contro quelli che in questo Paese (Stati Uniti) hanno fallito nel rispettare la propria Costituzione, ed hanno creato nuove riserve chiamate Iraq e Afghanistan.
La salute di Leonard Peltier è ora precaria, nella sua lettera parla anche di un recente attacco di cuore e delle botte ricevute un anno fa approssimatamene.
Esiste un documentario intitolato Incidente in Oglala, prodotto da Robert Redford basato sui fatti avvenuti nella riserva de Pine Ridge nel 1975, che, come si dice in Wikipedia, “non è stata distribuito né nei cinema americani, né in quelli europei”. Non si è neppure riusciti ad ottenere la liberazione di chi viene qualificato come il più degno degli statunitensi originari, il capo sioux Leonald Peltier.
Le organizzazioni d’appoggio a Leonald Peltier esortano nella scrittura di lettere prima del 14 luglio al Collegio delle Prigioni e a tutte quelle autorità che possano fare giustizia.
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