Cuba è
veramente un luogo sorprendente, con una quantità di contraddizioni evidenti,
con un mito di Fidel che sta in piedi come sta, con una costante e ripetuta
violazione delle libertà individuali e dei diritti umani, con una povertà
visibile e senza speranza, figlia anche di un embargo ormai insensato e fuori
dal tempo da parte degli Stati Uniti. Una vendetta arcaica che da troppo tempo
non ha alcun motivo d’essere. Si spera che Obama possa essere il presidente
che cancella, una volta per tutte, questo embargo che ormai è una bizzarria
della storia.
Ma Cuba è un paese sorprendente che di tanto in tanto ci insegna qualcosa. Con
tutti i suoi problemi economici, con tutta la sua povertà, con una situazione
di transizione al potere da Fidel al fratello Raul che si annuncia lunga e
travagliata, all’Avana hanno fatto un piccolo miracolo. La casa museo di
Ernest Hemingway, tra i più grandi scrittori di questo 900, che è all’Avana, è
stata interamente digitalizzata. Sono stati digitalizzati più di 2000
documenti, 3500 fotografie e 9000 volumi della biblioteca personale dello
scrittore, morto suicida nel luglio del 1961. Molti di quei documenti sono
assolutamente inediti, e il lavoro immenso che è stato fatto a Cuba sarà
fondamentale per tutti quegli studiosi che avrebbero avuto difficoltà per
recarsi all’Avana a consultare i documenti.
Un lavoro importante con molte domande. Perché un piccolo paese come Cuba, un
paese così difficile, decide di mettere in cantiere un lavoro così
impegnativo, dedicato a uno scrittore, che amava Cuba fino a considerarla una
seconda patria, ma non era uno scrittore di lingua spagnola? C’è qualcosa di
civile, e di bello in tutto questo, quel rispetto, che ancora trovi in paesi
che non stanno affogando nell’ipocrisia delle leggi del mercato (anche del
mercato culturalew), per la letteratura, l’arte, la musica. Io non so quanti
autori importanti italiani del Novecento hanno un archivio digitalizzato di
tutti i loro libri e di tutti i loro documenti. Temo pochissimi, e temo che
non diventeranno moltissimi in futuro. E devo dire che a Cuba questa volta non
si è fatto qualcosa soltanto per Hemingway, ma si è fatto molto per tutti
quelli che vorranno leggere e capire, in tutto il mondo, il grande scrittore
americano. Ed è una bella cosa.