Il traduttore si scusa per gli errori

 

Asilo politico di giocatori cubani: propaganda

mediatica del business sportivo
 
Questo testo é il sonoro del video:"Asilo politico di giocatori cubani: propaganda mediatica del business sportivo". Durata: 4:30. Gli interessi dei media nel gigantesco business dello sport convertono il caso dei 4 giocatori di basket cubani in elemento di propaganda.
www.cubainformacion.tv/index.php?option=com_content&task=view&id=11306&Itemid=86

 

16 settembre '09 - José Manzaneda Coordinatore di www.cubainformacion.tv

 


Nota preliminare: raccomando la lettura degli articoli di Javier Parra, in La Repubblica(1), e Pascual Serrano, in Rebellion(2) sul caso dei 4 giocatori di basket cubani che recentemente hanno chiesto asilo politico nelle Isole Canarie. Questo nuovo lavoro si concentra sull' utilizzo del caso come elemento di legittimazione degli interessi dei mezzi di comunicazione nel gigantesco business dello sport-spettacolo.
 

Il 17 agosto 2009, dopo la partita di basket Spagna-Cuba, giocata nelle isole Canarie, quattro giocatori della squadra nazionale cubana hanno deciso di non tornare al loro paese e hanno chiesto asilo politico al governo spagnolo(3).

 

Nessuno di loro ha mai sofferto persecuzione politica a Cuba, e salta subito agli occhi che la loro motivazione è economica: ottenere un buon contratto in una squadra professionistica. L'uso dell'asilo politico come una sotterfugio legale per raggiungere un obiettivo di ambizione personale può sembrare poco etico se si confronta la situazione di queste persone con quella di altri realmente minacciati o perseguitati a cui si nega tanto il diritto d'asilo come l'attenzione informativa. E' il caso, per esempio, di molte persone della Colombia, vittime di crimini di Stato che vengono taciuti dai media spagnoli con forti interessi economici forti in Colombia(4).

Può inoltre sembrare immorale utilizzare la figura del diritto di asilo per ottenere uno status legale privilegiato, mentre milioni di immigrati dell'America Latina, Africa o Asia sono perseguitati, espulsi o rischiano la loro vita nel tentativo di raggiungere l'Europa.
 

I media hanno, di nuovo, ingannato il pubblico in questo caso, tentando di addolcire la poco presentabile farsa dei giocatori cubani con argomenti per nulla credibili come la loro supposta ricerca di libertà o la loro nausea del sistema politico cubano. Curiosamente, queste persone, presentate in quasi tutti i media come vittime, sono giunte in Europa in un comodo volo commerciale, pagato dal sistema che ipoteticamente li perseguita(5).
 

Ma per spiegare questo trattamento informativo non possiamo dimenticare che i media sono i beneficiari diretti del gigantesco business dello sport professionistico. Il desiderio di passare al professionismo di pochi giocatori provenienti da un sistema dilettantistico come quello di Cuba  serve ai media per dispiegare la loro macchina propagandistica in difesa dello sport spettacolo e del business. Al margine dei contratti miliardari e le ossessive campagne pubblicitarie, ogni possibile alternativa è una rarità fuori dal tempo.

 

Questo pensiero unico imposto dai media, inoltre censura le migliaia di persone che criticano l'attuale mercificazione dello sport, che denunciano il furto, da parte di club milionari, di talenti sportivi formati con un enorme sforzo economico da nazioni del Terzo Mondo, come Cuba; o che hanno il coraggio di qualificare il comportamento dei citati atleti cubani citato come individualista e non solidale.
 

Ma alcuni media raggiungono il più sfacciato cinismo quando si tentano di far passare per solidarietà il business di club sportivi. Il quotidiano spagnolo ABC, in una notizia dal titolo "Il basket spagnolo solidarizza con i giocatori cubani" elogiava Manuel Rincon, titolare della società Clínicas Rincón e presidente della società di pallacanestro omonima per aver aiutato con 300 € i citati giocatori cubani (6).

 

L'impresario non ha nascosto, al quotidiano, la sua intenzione di contrattare , alcuni di loro, per il suo club, che equivale a convertire la sua "solidale" donazione di 300 euro in un redditizio investimento se si considera che la sua squadra gioca in seconda divisione e i cubani sono giocatori d'elite internazionale. In un altro quotidiano, "La Opinion de Malaga ", l'impresario adorna la sua operazione, senza neppure arrossire, affermando che il caso "trascende puramente il basket e si converte (...) in qualcosa di umanitario"(7).
  
Il furto di talenti sportivi formati nel Terzo Mondo e la critica al sistema sportivo  professionistico dovrebbero essere temi discutibili nei media. Ma queste sono, in questo come in molti altri casi, giudice e giuria, e esercitano, dal loro controllo dello spazio informativo, una censura totale e assoluta su ciò che potrebbe mettere in discussione la natura dei loro interessi. In questo caso il gigantesco business dello sport.

 

 

Note:

(1) Javier Parra, “¿Por qué lo llaman “asilo político” cuando quieren decir “más dinero”?”, La República, 27 de agosto de 2009 www.larepublica.es/javierparra/?p=228

(2) Pascual Serrano, “Deportistas cubanos”, Rebelión, 1 de septiembre de 2009 www.pascualserrano.net/noticias/deportistas-cubanos

(3) www.marca.com/2009/08/19/baloncesto/1250681693.html

(4) Decio Machado, “Prisa y Planeta blanquean la imagen de Uribe”, Diagonal, 21 de febrero de 2008 http://www.diagonalperiodico.net/spip.php?page=imprimir_articulo&id_article=5448

(5) Pedro Cabrera, “Desertores e inmigrantes ilegales”, JIT (web del Instituto Nacional de Deportes, Educación Física y Recreación de Cuba) www.jit.cu/home/news.asp?idNews=22258

(6) Daniel Herrera, “El baloncesto español se solidariza con los jugadores cubanos”, ABC, 29 de agosto de 2009 www.abc.es/20090829/canarias-canarias/baloncesto-espanol-solidariza-jugadores-20090829.html

(7) Rafael M. Guerra,”El Clínicas se interesa en la situación de los cubanos fugados”, La Opinión de Málaga, 27 de agosto de 2009 www.laopiniondemalaga.es/todo-deporte/2009/08/27/clinicas-interesa-situacion-cubanos-fugados/284830.html