Fernando Ravsberg è il corrispondente dall’Avana della BBC. L’articolo che
segue risiede in originale sul dominio del servizio pubblico inglese. Lo
traduco e lo pubblico per un paio di motivi che considero buoni. Il primo
è che parla di Cuba e delle donne cubane come chiunque conosca e ami Cuba
parla, ovvero esattamente all’opposto di come ne parlano le orde di
sficati che non escono da Varadero e dalla Habana vieja e credono di avere
il diritto di comprare tutto (anche le persone) solo perché hanno nel
portafoglio uno stipendio europeo. Il secondo motivo è che un articolo
come quello di Ravsberg non sarebbe pubblicabile su nessun giornale
italiano. I giornalisti italiani neanche pensano di poter esprimere
opinioni eterodosse su Cuba.
“Tutte le cubane sono puttane“, mi sputò con disprezzo un parrocchiano
in un bar di Barcellona appena sentì che io vivo a Cuba. Tale
generalizzazione mi è sembrata infame, anche se debbo riconoscere che è un
pregiudizio molto diffuso.
Così si percepisce Cuba dagli hotel e dai centri turistici circondati di
prostitute a caccia di maschi “di successo”, di quelli obbligati a fare un
viaggio di 5.000 km per poter avere una relazione sessuale, che inoltre
sono costretti a pagare.
Molti si sorprenderebbero se sapessero che a Cuba il
sesso è una delle poche cose gratuite e non razionate. Non deve essere
confortante per l’ego mascolino rendersi conto di aver pagato per qualcosa
che tutti i cubani fanno per piacere.
Non pretendo criticare le “jineteras”, ho un paio di buone amiche che si
dedicano al mestiere e sono per me altrettanto rispettabili come qualunque
altra donna. Ma anche loro sarebbero concordi nell’affermare che
rappresentano un’infima parte della popolazione femminile cubana.
Nel mio quartiere ci sono decine e decine di ragazze, alcune di quelle
sono state amiche e addirittura fidanzate dei miei figli e solo conosco
tre o quattro prostitute. Tutte le altre lavorano o studiano, si
innamorano di un cubanito e vanno alle feste sedute sul cestino della
bicicletta.
Potrei raccontare centinaia di aneddoti di donne cubane che lascerebbero a
bocca aperta a molti di questi sociologi da bar, perché quasi tutte nelle
loro relazioni personali mettono davanti al denaro l’amore e il sesso.
Conosco una donna sposata con un imprenditore spagnolo. Vivevano a Madrid
finché in uno dei suoi viaggi nell’isola conobbe un ragazzo cubano,
lavoratore manuale, con il quale adesso ha dei figli e sembrano felici
nonostante le tessere del razionamento.
Immagino che all’ex marito possa risultare difficile capire che lei abbia
preferito rinunciare a tutte le comodità che aveva in Spagna per tornare a
vivere come una cubana qualsiasi cambiando tutti i lussi materiali con i
semplici piaceri dell’anima e della carne.
In ogni modo è ben difficile che le difficoltà buttino giù una donna
cubana. Queste sono state il principale sostegno familiare durante la
crisi economica degli anni ‘90, quando bisognava inventare per cucinare
senza alimenti e lavare senza sapone.
In quegli anni si convertirono in una specie di “Gesù Cristo domestico”
che facevano il miracolo di moltiplicare pani e pesci perché la famiglia
trovasse ogni giorno a tavola il necessario per sopravvivere.
E tutte dovettero farlo mentre contemporaneamente si sviluppavano nel
lavoro, già che il 65% dei professionisti e tecnici a Cuba sono donne,
molte delle quali danno importanti contributi alle scienze, le lettere, le
arti, lo sport.
Sono donne inoltre più della metà di tutto il personale della salute
–medici, infermieri e tecnici- che prestano aiuto ad altri paesi, quelle
che girano per le montagne del Pakistan, per le selve del Guatemala e per
i quartieri poveri di Caracas.
E’ vero che sono un po’ differenti rispetto alle altre donne del
continente. Hanno un tasso molto alto di divorzi, considerano l’aborto
come un diritto e non sentono che il sesso sia peccato e pertanto fanno
l’amore senza sensi di colpa.
La moda non governa le loro vite né l’età le limita, si mettono quello che
a loro piace e nessuno le critica, si innamorano perfino nella terza età
quando molte delle loro sorelle nel mondo pensano che il loro unico
destino sia crescere i nipoti.
Sono madri molto amorose, nella coppia indipendenti, professionalmente
creative e molto passionali. In generale non sono donne che si possano
comprare e nemmeno tra le prostitute, quelle che si affittano, è difficile
trovarne una che si venda.
E’ che una donna cubana non è mai del tutto di uno, sceglie ogni giorno
della sua vita con chi stare e se il suo compagno aspira a essere rieletto
dovrà darle la passione e l’amore che merita. Per loro cambiare uomo non è
un trauma.
Non pochi stranieri hanno sofferto una disillusione quando hanno provato a
comprare una donna a Cuba. Adesso, nel mezzo della solitudine di un bar,
non riescono a capire in che cosa hanno fallito, però masticano e sputano
veleno, a chiunque possa sentirli che: “tutte le cubane sono puttane”.
http://www.bbc.co.uk/blogs/spanish/2009/03/topicos.html