Bolivia: la mano degli Stati Uniti
nel conflitto indigeno
15 luglio 2010 -
di APM su www.prensamercosur.com.ar www.lernesto.it
Nell’affrontare la delicata situazione con cui deve confrontarsi il
governo di Evo Morales, occorre avere ben presente la funzione
destabilizzatrice che assumono le organizzazioni non governative,
manipolate dai servizi di intelligence di Washington.
L’intromissione di Organizzazioni Non Governative (ONG) finanziate da
USAID,
agenzia degli Stati Uniti, che cercano di imporre i loro programmi ai
popoli indigeni, è stata denunciata dal ministro del Governo boliviano
Sacha Llorenti.
“In una lettera del 15 giugno scorso viene denunciata l’ingerenza di due
ONG: la Fondazione Amici della Natura (FAN) e l’Associazione Boliviana
per la Conservazione”, ha affermato il Ministro mostrando documenti
inviati dalla Centrale dei Popoli Indigeni del Beni (CPIB).
Llorenti ha spiegato che i documenti dimostrano che queste due ONG hanno
diretto la convocazione della mobilitazione degli indigeni di 10
Territori Comunitari di Origine (TCO) contro il Governo, con il pretesto
di dare avvio al cosiddetto Programma del Ramarro.
Le richieste indigene avanzate dalla Confederazione dei Popoli Indigeni
di Bolivia (CIDOP), per più posti nell’Assemblea Legislativa
Plurinazionale, causeranno una rappresentanza in eccesso dei popoli
delle terre basse del paese.
Allo stesso tempo, ha segnalato che le richieste nel segno delle
autonomie indigene pretendono di oltrepassare i limiti dipartimentali,
violando la Costituzione, “per la quale tanto ha lottato il popolo
boliviano e in particolare i popoli indigeni”.
“Abbiamo dunque richieste che non possono essere esaudite perché violano
la Costituzione”, ha dichiarato.
Llorenti ha detto che il governo varerà misure immediate per evitare
l’intromissione e difendere “in modo chiaro e obiettivo” la sovranità
del paese”.
“Dicono di collaborare a far fronte alle necessità che ha il popolo
boliviano, ma vengono utilizzati per altri fini che sono fini politici
di ingerenza. Questo, naturalmente, è un comportamento inammissibile”,
ha spiegato.
Il Ministro ha anche confermato che il dialogo rimane permanentemente
aperto, ma un dialogo “basato sulla sincerità, il rispetto, l’onestà e
la franchezza”.
D’altra parte, Llorenti ha informato che sono stati firmati accordi con
varie organizzazioni, tra cui l’Assemblea Del Popolo Guarany (APG), che
si trova nei dipartimenti di Santa Cruz, Chuquisaca e Tarija, con la
CPIB e affermato che ci sono progressi nelle trattative con la Centrale
dei Popoli Indigeni di La Paz (CEPILAP).
Il governo del presidente Evo Morales respinge apertamente la parola
d’ordine “Amazzonia senza petrolio”. “Interessi esterni diffondono
parole d’ordine come “Amazzonia senza petrolio” e “mai più pozzi
petroliferi”, in aperta opposizione all’approfondimento del processo
della nazionalizzazione e del miglioramento dell’economia nazionale”, ha
dichiarato Morales alla fine di giugno.
“La destra usa alcuni fratelli dirigenti per opporsi o per insistere su
alcune richieste di rilievo che non sono negoziabili: come quella che
tutte le terre demaniali e i parchi nazionali passino nelle mani di
alcuni fratelli indigeni; o che tutte le concessioni di legname, una
volta recuperate, passino a piccoli gruppi del movimento indigeno in
Bolivia. Sento che è un modo di opporsi alle politiche che stiamo
sviluppando”, ha lamentato Evo Morales.
Il presidente ha avvertito che espellerà dal paese l’Agenzia degli Stati
Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID), che ha accusato di
finanziare azioni politiche a danno del progredire della
nazionalizzazione degli idrocarburi.
“Poiché la destra non trova argomenti per opporsi al processo di
cambiamento, ora ricorre ad alcuni dirigenti contadini, indigeni e
originari, che sono pagati con le prebende di alcune ONG (organizzazioni
non governative) e fondazioni allo scopo di fomentare un clima di
conflitto con il governo a scapito del processo di unità che sta vivendo
il paese”, ha ammonito.
A Morales non “tremerebbe la mano nell’espellere questo strumento
dell’imperialismo che vuole pregiudicare il processo di cambiamento
finanziando mediante alcune ONG alcuni fratelli dirigenti sindacali
della campagna e della città”.
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