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La “morte” del Protocollo di Kyoto
25 novembre 2010 - www.granma.cu (cubadebate)
Queste parole sono state pronunciate dall’ambasciatore della Bolivia presso la ONU, Pablo Solón, e del Venezuela, Claudia Salerno, che hanno segnalato alla stampa che “alcuni paesi sviluppati stanno promuovendo la fine del Protocollo di Kioto” ed segnalato che questo “va a morire” se non si produrrà un secondo accordo vincolante.
I rappresentanti dell’ALBA hanno incolpato ancora una volta gli Stati Uniti del fallimento del Vertice di Copenaghen del dicembre scorso ed hanno accusato alcuni paesi di tentare di diminuire le aspettative poco tempo prima della Conferenza di Cancún, “dopo aver tentato, un anno fa di risolvere tutto, loro da soli, in una riunione in una piccola stanza”.
“Questi paesi trattarono d’imporci un documento alle tre di notte, dando 60 minuti per accettarlo, ma non lo abbiamo accettato e quello non accadrà di nuovo”, ha sottolineato Solón, riferendosi a quell’accordo tra gli Stati Uniti, l’India, Sudafrica e Cina a Copenaghen, al quale poi ha aderito l’Unione Europea, ma che ha escluso i paesi in via di sviluppo.
I rappresentanti di Bolivia e Venezuela non accettano la proposta di un tentativo a Cancún di realizzare accordi in temi meno polemici, nè tantomeno che pochi paesi comandino nel negoziato.
“Nelle Nazioni Unite negoziamo 190 paesi, tutti in posizione di uguaglianza e anche si può ottenere”, ha segnalato il rappresentante boliviano, e la venezuelana Claudia Salerno ha assicurato che approvare solo “il facile” significherebbe “tentare di mandare il messaggio politico che qualcosa si sta muovendo mentre in realtà non lo stanno facendo”.
In simili termini si è espresso il rappresentante di Cuba, Pedro Pedroso: “Gli USA sono un paese che non sta dentro il Protocollo di Kioto, e che vuole dire al resto del mondo quello che deve fare quando tutti si sono mossi e l’unico che non lo ha fatto sono loro”, ha sottolineato, “Soffriamo un problema globale, ed alcuni percepiscono che sono le nazioni ‘grandi’ quelle che devono decidere, quando siamo altri quelli più danneggiati ”, ha aggiunto il funzionario del Ministero degli Esteri cubano.
Claudia Salerno ha sottolineato che anche se la Cina è stata incolpata l’anno scorso di “tramare” l’accordo dei minimi di Copenaghen, nella sua opinione è un paese che invece sí ha dimostrato buona volontà nel momento di stabilire misure.
“La campagna degli Stati Uniti ha tentato di sviare l’attenzione verso i paesi emergenti, ma questi hanno dato mostra d’importanti impegni. La Cina, per esempio, non aspetta nessuno per fare quello che altri hanno promesso e non ho mai sentito dire che aspetterà gli Stati Uniti per vedere se loro ridurranno l’intensità di carbonio del 40%”, ha segnalato la Salerno.
La rappresentante del Venezuela, una delle grandi nazioni petrolifere del mondo, ha segnalato inoltre che non si crede che sia il greggio il grande problema per il riscaldamento globale.
“Esiste una serie di gas non regolati dal Protocollo di Kioto che hanno un potere di riscaldamento globale 5000 volte maggiore di una molecola di carbonio del petrolio, gli HCFC 22 e 23, associati a refrigeranti dei veicoli, arie condizionate e riscaldamenti che nei nostri paesi tropicali non esistono”, ha detto.
“La nostra posizione comune con l’Unione Europea, è che questi gas devono stare nella lista perchè lì è l’origine del problema”, ha aggiunto.
La diplomatica venezuelana ha anche reclamato a proposito delle false promesse di fondo per la mitigazione del cambio climatico che i paesi sviluppati hanno fatto alle nazioni in via di sviluppo.
“Sono promesse a vuoto: dei 30000 milioni di dollari si dovevano liberare 10000 milioni quest’anno e non è stato fatto nemmeno con il 10% di questa quantità ed una parte è un aiuto allo sviluppo riciclato. Un grande inganno”, ha assicurato.
Inoltre ha affermato che le promesse di denaro senza impegni di mitigazione nei paesi in via di sviluppo, non faranno altro che aggravare il problema.
Quello che necessitiamo è che si stabilisca il clima, perchè non esiste denaro nel pianeta che possa evitare un uragano”, ha segnalato ancora.
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