HOME AMERICA LATINA

Colombia

Notiziole

 

14 luglio 2010 - A.Riccio www.giannimina-latinoamerica.it

 

Ingrid Betancourt, dopo due anni di assenza, è tornata in Colombia solamente ai primi di luglio di quest’anno, per partecipare alla commemorazione del secondo anniversario dell’ “Operazione Scacco”, l’operativo militare governativo grazie al quale era stata riscattata dalle mani dei guerriglieri delle FARC dopo sei anni di reclusione.

 

Era stata liberata insieme  a tre contractor nordamericani e undici militari e credo che in molti la ricordano esultante, in buona salute e in tuta mimetica mentre ringraziava il generale Moya e tutto il governo per il brillante esito del riscatto avvenuto in maniera spettacolare, come in un film di Hollywood. Ingrid è stata la star delle celebrazioni, ma solo qualche giorno dopo è arrivata la notizia -incredibile e inopportuna - che la coraggiosa ex candidata presidenziale aveva incaricato i propri avvocati di chiedere al Governo colombiano un riscatto di sei milioni di euro, uno per ogni anno di prigionia. Si è scatenato l’inferno: l’eroina si è trasformata in un vampiro ingrato e succhia soldi e ci è voluto poco per ricordarle tanto per cominciare, l’imprudenza e la testardaggine con cui volle, nel febbraio del 2002, inoltrarsi in un territorio insicuro e minaccioso, quasi ad offrire l’occasione per quel sequestro eccellente appena tre giorni dopo la rottura del dialogo di pace avviato dal Presidente Pastrana. L’opinione pubblica ricorda anche che, dopo la sua liberazione, la Betancourt ha ricevuto molti ricchi premi, è stata addirittura candidata al Premio Nobel per a Pace ed ha girato il mondo per ringraziare per la solidarietà che aveva circondato il suo caso. Il governo ha sobriamente sintetizzato l’indignazione nazionale con queste parole: “E’ un gesto di ingratitudine e di opportunismo che merita il disprezzo dei colombiani e dell’opinione mondiale, [merita] il premio mondiale per l’ingratitudine e la sfacciataggine”. Anche i più decisi avversari del governo colombiano concordano su queste parole.

 

Forse pentita (ma chi può dirlo trattandosi di questo camaleontico personaggio), Betancourt si è fatta intervistare a New York da un popolare presentatore colombiano ed è scoppiata in lacrime dicendo che si è trattato di un equivoco e che in realtà era ricorsa alla legge solo per “aprire una strada” affinché altri ostaggi potessero essere indennizzati.

 

Per quanto faccia, credo che ormai Ingrid Betancourt non abbi più nessuna credibilità; di lei hanno parlato (male, malissimo) i contractor nordamericani liberati insieme a lei e la sua compagna di sventura, collaboratrice, segretaria ed amica Clara Rojas. Un caso mediatico, una storia a lieto fine con tutti gli ingredienti per commuovere l’opinione pubblica, finisce in questo modo squallido. Chissà se anche in questo frangente la nostra Ingrid troverà conforto nella preghiera e nella lettura della Bibbia dove dovrebbe rileggersi la pagina in cui viene adorato il vitello d’oro.