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Ricetta honduregna in Venezuela?

Intervista con l'ambasciatrice della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Bolivia, Crisbeylee González

 

 

17.03.10 - di Ricardo Bajo H. da www.rebelion.org traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org

 

"È possibile che l'opposizione cerchi di riproporre dall'Assemblea Nazionale le sue note pratiche golpiste e di applicare la ricetta honduregna", dice l'ambasciatrice della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Crisbeylee Gónzalez, in relazione alle prossime elezioni legislative che alla fine di settembre si svolgeranno nel paese di Hugo Chávez.

 

Gónzalez, in carica da settembre dell'anno scorso (in sostituzione del precedente ambasciatore Julio Montes) è giornalista e maestra di professione e crede che il Venezuela sia "uno dei paesi con maggior libertà di espressione a livello mondiale". E confida che "i fratelli colombiani evitino una guerra nella regione".

 

Prima di arrivare in Bolivia all'inizio dell'era Evo, fu addetta stampa all'ambasciata di Santiago del Cile e si autodefinisce "venezuelana e latinoamericana di anima vita e cuore".

 

L'opposizione ha, il 26 settembre, l'opportunità di ritornare al Congresso dopo la fallita tattica di abbandono. Crede che l'opposizione abbia capito che abbandonare l'Assemblea Nazionale è stato un errore?

 

Bisogna tenere conto del carattere eterogeneo dell'opposizione. Senza dubbio le prossime elezioni rappresentano un'opportunità affinché espongano la propria agenda politica al paese e cerchino un spazio di costruzione diverso dalla violenza e dai colpi di Stato.

L'optare per non seguire le regole della democrazia ha significato solo il loro allontanamento dal campo politico.

Il problema si radica nel fatto che esistono ancora settori fascisti che scommettono sulla destabilizzazione del paese e sul rovesciamento del presidente Chávez.

È per questo motivo che i venezuelani allertano la comunità internazionale, poiché da parte di questi settori violenti e dalla loro alleanza con la destra mondiale continua ad esistere il pericolo di un attacco al processo rivoluzionario, pericolo che si riflette nell'installazione di sette basi militari statunitensi in territorio colombiano e nel finanziamento di gruppi violenti che agiscono contro il popolo venezuelano.

 

Quali sono i rischi per il governo di Chávez di non ottenere la maggioranza assoluta (i due terzi) oltre alla eventuale brusca frenata per l’approvazione delle leggi del progetto bolivariano?

 

È importante ricordare il ruolo giocato dall'opposizione durante il passato periodo legislativo, 2000-2004 e le sue azioni nello scenario di destabilizzazione degli anni 2001 e 2002, quando i suoi rappresentanti all'Assemblea ebbero una partecipazione attiva nel colpo di stato e nella crisi economica che spinse il paese in una profonda crisi, ma che il popolo superò con molta forza, riaffermando il proprio appoggio al Presidente.

Da questi fatti è possibile ipotizzare che l'opposizione cerchi di riproporre dall'Assemblea Nazionale le sue note pratiche golpiste e cerchi di applicare la "ricetta honduregna", nella quale un Congresso corrotto ordì un colpo di stato contro un Presidente democraticamente eletto e con un grande appoggio popolare.

È inoltre importante comprendere questo punto nelle sue dimensioni regionale e mondiali perché quando questi settori cercano di destabilizzare il Venezuela, stanno attaccando i paesi dell'Alba, l’ America Latina e tutti i paesi che internazionalmente lottano per la loro liberazione.

 

I problemi di blackout, la svalutazione del bolivar, le manifestazioni studentesche, le "chiusure" di alcuni mezzi di comunicazione dell’opposizione (per il mancato rispetto delle leggi vigenti) sono temi continuamente affrontati dai media, sia stranieri che venezuelani; qual è la reale situazione del paese ed il livello di popolarità su cui può contare attualmente il Presidente Chávez?

 

È deplorevole vedere come fenomeni naturali che sono il prodotto del riscaldamento globale al quale il capitalismo ci ha portato, sono utilizzati dall'opposizione per attaccare il Presidente Chávez e cercare di creare scontento nella popolazione, usando un settore degli studenti come "carne da cannone" per i propri piani di destabilizzazione. Questi settori continuano a scommettere su di un colpo economico attraverso un sabotaggio della produzione e ad una crescente speculazione.

Comunque dobbiamo evidenziare che, nonostante ciò, e nonostante la forte campagna mediatica internazionale contro la Rivoluzione Bolivariana, venezuelane e venezuelani, vicino al Presidente Chávez, continuiamo la nostra lotta per la costruzione di un sistema di relazioni politiche, economiche, sociali ed ambientali che permetta lo sviluppo armonico tra gli esseri umani ed il loro ambiente

 

Come giornalista, qual è la via per migliorare il diritto ad avere una informazione attendibile e quello di espressione della cittadinanza in Venezuela? 

 

In primo luogo dobbiamo precisare che il Venezuela è uno dei paesi con maggiore libertà di espressione a livello mondiale.

Le grandi imprese di comunicazione parlano di mancanza di libertà di informazione e di stampa nel nostro paese, mentre poi utilizzano i propri media per manipolare la realtà ed ingannare i popoli.

Questo è diventato un problema internazionale.

E’ un diritto essenziale delle persone potere accedere ad un'informazione attendibile e precisa, e lo si realizza anche grazie all'etica del giornalista e ai suoi obblighi nei confronti della realtà, in netto contrasto con la pratica lucrosa di concepire la notizia come una merce che si vende al migliore offerente.

In Venezuela abbiamo migliaia di esempi di questa pratica antietica, come ad esempio quello che è successo durante il colpo di Stato del 2002, parlo di Ponte Llaguno l’11 aprile 2002, quando si costruì una menzogna criminale con l'utilizzo delle telecamere e con la complicità negligente di alcuni media che si presero gioco del mondo intero.

Ma dal momento che la verità emerge sempre dalle profondità nelle quali la destra la vuole inabissare, quella bugia fu totalmente smontata.

Oggi nessuno di coloro che la crearono parla di questa vergogna dell'opposizione venezuelana.

 

La minaccia di un conflitto armato con la Colombia prosegue latente con continui attriti tra Uribe e Chávez. Se a questo aggiungiamo le 7 basi militari e la ripresa della IV Flotta, che ruolo avrebbe un Uribe ri-rieletto in questo panorama?

 

In primo luogo è importante separare il popolo dal governo colombiano.

Così come è importante e necessario sottolineare che l'installazione delle basi non è solo una minaccia contro il Venezuela bensì contro l’intero popolo latinoamericano.

In realtà quello che vogliamo è che il conflitto interno di questo fraterno paese possa essere superato con il dialogo, con la via della politica.

Tuttavia, siamo coscienti che gli USA stanno pianificando di approfondire i propri piani interventisti nella regione.

Ora, noi siamo un popolo pacifico, il nostro Presidente l'anno scorso, nella riunione di Bariloche, lanciò l'idea di dichiarare il Sud-America zona di pace, libera da basi militari, libera da interventi stranieri.

Confidiamo che i fratelli colombiani evitino una guerra nella regione.

Tuttavia, devo anche dirti che siamo disposti a difendere la nostra patria contro qualunque invasione venga e da dove venga, mascherata da quello che sia, ed è lì che il popolo darà ai gringos il più grosso colpo che abbiano mai ricevuto in questa regione.