Quando
il governo degli Stati Uniti
deve affrontare una seria
campagna di politica estera
spesso si trascina con se la
maggior parte dei media, che
quasi da nessuna parte è cosi
compatta come nei confronti del
Venezuela. Durante il periodo
precedente alla guerra in Iraq,
ci furono diversi giornalisti
che non si bevvero la storia
ufficiale, invece per quanto
riguarda il Venezuela, i media
sono come una giuria di 12
persone ma con un unico
cervello.
Da quando l'opposizione
venezuelana ha deciso di
affrontare la campagna
elettorale di settembre puntando
sull' elevato tasso di omicidi,
la stampa internazionale ci ha
riempiti di storie su questo
tema,
alcune molto esagerate.
Questo, in realtà, è un successo
sorprendente per le pubbliche
relazioni dell' opposizione
venezuelana proprietaria dei
maggiori media venezuelani,
misurati in termini di audience,
ma non della stampa
internazionale. Normalmente ci
vuole una notizia d'impatto,
come il 10000esimo omicidio o
una dichiarazione dalla Casa
Bianca, per far decollare una
campagna mediatica di tale
portata. Ma in questo caso è
bastata la decisione presa dall'
opposizione politica venezuelana
di fare degli omicidi il punto
principale della loro campagna
politica e
la stampa internazionale gli ha
dato corda.
Che le notizie dovessero essere
sempre e solo cattive era il
tema principale anche durante
l'espansione record dell'
economia venezuelana dal 2003 al
2008.
L'economia è cresciuta come mai
prima,
la povertà è stata dimezzata, ci
sono stati grandi progressi
nell'occupazione, la spesa
sociale pro capite è più che
triplicata e l'assistenza
sanitaria gratuita è stata
estesa a milioni di persone.
Dovrete cercare duramente per
trovare questi fatti principali
riportati dai mass media, anche
se i dati non sono in
discussione fra gli economisti
delle organizzazioni
internazionali che si occupano
di statistiche.
Per esempio, in maggio,
la Commissione Economica per
l'America Latina e i Caraibi (ECLAC)
delle Nazioni Unite
ha dichiarato che il Venezuela
ha ridotto la diseguaglianza
economica più di ogni altro
paese in America Latina tra il
2002 e il 2008, finendo con la
distribuzione del reddito più
equa della regione. Questo deve
ancora essere menzionato dalla
grande stampa internazionale.
Il Venezuela è entrato in
recessione nel 2009, e potete
immaginarvi quanta piu
attenzione sia stata dedicata
alla crescita del PIL ora,
rispetto a quando l' economia
Venezuelana andava più forte di
qualsiasi altra nell' emisfero.
Poi, a gennaio, il governo ha
svalutato la sua moneta, e la
stampa previde un enorme aumento
dell' inflazione,
circa piu del 60% quest' anno.
"Stagflation"- recessione con
una inflazione galoppante - è
diventata la nuova parola di
moda.
L' inflazione non è andata fuori
controllo, infatti negli ultimi
3 mesi è del 21% l' anno,
notevolmente inferiore rispetto
a prima della svalutazione.
Questo è un altro indicatore che
gli economisti citati dai grandi
media come fonti fidate hanno
una conoscenza limitata dell'
attuale funzionamento dell'
economia venezuelana.
Ora, sembra che il Venezuela
potrebbe essere emerso dalla
recessione
nel secondo trimestre dell'
anno. Su base stagionale annua
corretta, l' economia è
cresciuta del 5,2% nel secondo
trimestre. A giugno, la Morgan
Stanley ha stimato che l'
economia si sarebbe ridotta del
6,2% quest'anno e del 1,2% il
prossimo. Il Fondo Monetario
Internazionale (IMF) sta
stimando una rovinosa
depressione per il Venezuela:
crescita negativa del PIL pro
capite nei prossimi 5 anni. Vale
la pena notare che il IMF, con
le sue ripetute e estremamente
errate sottovalutazioni dell'
economia venezuelana durante
l'espansione, compete con gli
autori di
"DOW
36,000"
in quanto a
previsioni creative.
Tutto questo può sembrare
normale se lo compariamo alla
copertura della più grande
economia del mondo: gli Stati
Uniti, dove la stragrande
maggioranza dei media, in
qualche modo, ha mancato le due
più grandi bolle speculative
della storia - quella del
mercato azionario e quella del
mercato immobiliare.
In questo caso ci furono
importanti eccezioni
(per esempio il New York Times
nel 2006), ma per quanto
riguarda il Venezuela - beh,
avete capito la situazione.
Di sicuro la continua crescita
del Venezuela non è assicurata;
dipenderà dagli impegni che il
governo farà per mantenere alti
i livelli di domanda aggregata.
In questo senso la sua prossima
situazione sarà simile a quella
di Stati Uniti, Eurozona e molte
altre economie sviluppate, la
loro ripresa economica è lenta e
ancora non certa.
Il Venezuela ha adeguate riserve
internazionali, un surplus nella
bilancia dei pagamenti, sta
commerciando, ha bassi livelli
di debito pubblico, e un bel po'
di capacità di debito estero se
necessario. Questo è stato
dimostrato più recentemente, ad
aprile, con un credito da 20
miliardi di dollari (circa il 6%
del PIL venezuelano) da parte
della Cina. In quanto tale, è
estremamente improbabile
imbattersi in ristrettezza di
cambio. Può quindi usare la
spesa pubblica e d'
investimento, per quanto è
necessario, per assicurarsi che
l' economia cresca
sufficientemente per aumentare
l' occupazione e il tenore di
vita, come era stato fatto prima
della recessione del 2009. (Il
nostro governo potrebbe fare lo
stesso negli Stati Uniti, anche
piu semplicemente - ma ciò non
pare nei programmi al momento.)
Tutto questo può proseguire per
molti anni.
Qualunque cosa succeda, da parte
dei media, ci possiamo aspettare
una completa copertura di solo
una parte della storia. Tenetelo
bene a mente: quando state
leggendo il New York Times o
state ascoltando NPR sul
Venezuela, state ricevendo le
notizie della Fox. Se volete
qualcosa di più equilibrato,
dovrete cercare sul Web.
Titolo originale: "Misreporting
Venezuela's economy"
Fonte: http://www.guardian.co.uk
Link 11.09.2010
Traduzione per
www.comedonchisciotte.org a cura
di REIO
IL BOMBARDAMENTO DI INFORMAZIONI
FALSE O
DEFORMATE CHE RIGUARDANO IL
VENEZUELA
EVA GOLINGER aporrea.org
Il Venezuela, in questi giorni
si è intensificato sia sui media
americani che sulla
stampa internazionale. Il
Venezuela subisce questo attacco
a ogni vigilia elettorale.
L'offensiva mediatica contro il
governo Chávez ha un solo
obbiettivo: sostenere gli sforzi
dell'opposizione per cacciare
dal gopotere il presidente
venezuelano. Dopo otto anni,
quelli che perseguono questo
obiettivo tentano di
giustificare colpi di stato,
sabotaggi economici, attentati
terroristici, assassinii di
personalità in vista,
manipolazioni elettorali, la
guerra psicologica e l'aumento
sproprozionato della presenza
militare Usa nella regione.
Ogni anno, Washington e le sue
diverse agenzie sperano di
raggiungere i loro scopi e
finanziano con milioni di
dollari i partiti politici, le
campagne e i candidati
dell'opposizione anti-Chávez. I
media internazionali portano
acqua a quel mulino. A forza di
titoloni e reportage distorti,
tentano di preparare l'opinione
pubblica mondiale a tollerare
qualunque decisione presa contro
Chávez. Stando a The Economist,
«il Venezuela ha l'economia
peggiore del mondo». Quanto al
New York Times - un riferimento
per molti giornali -, afferma
che «Caracas è più violenta
dell'Iraq». «Il Venezuela vanta
il tasso di omicidi più elevato
di tutto il continente
americano», aggiunge la rivista
Newsweek, affermando en passant
che «la popolarità di Chávez è
al suo minimo storico». Poco
importa che i dati non
corrispondano alla realtà o che
le fonti non siano attendibili,
quel che conta è dare l'immagine
di uno stato allo sfascio,
antidemocratico, isolato a
livello internazionale.
La televisione non è da meno.
All'inizio di settembre, la Cnn
ha trasmesso un reportage,
intitolato I Guardiani di Chávez
(visionabile su You Tube), che
associava il governo Chávez a
gruppi armati, criminali,
terroristi e paramilitari. Il 13
settembre, Patricia Janiot, la
star della Cnn in spagnolo, ha
intervistato in diretta un
terrorista in clandestinità,
presentandolo come uno «studente
perseguitato» dal governo
Chávez. Si trattava in realtà di
Raúl Díaz Peña, condannato nel
2008 per il coinvolgimento
nell'attentato contro le
ambasciate di Colombia e di
Spagna, compiuto il 25 febbraio
2003 a Caracas. Díaz Peña è
evaso di prigione il 5 settembre
e ha potuto entrare negli Usa
senza problema.
Una settimana dopo il suo
arrivo, la Cnn lo invitava nella
fascia oraria di massimo
ascolto. «Quanti altri
prigionieri politici ci sono in
Venezuela?» gli chiedeva la
giornalista che, alla fine
dell'intervista, ha anche
augurato «buona fortuna» al
terrorista, congratulandosi con
lui per essere riuscito a
sfuggire alla «terribile
dittatura di Chávez». Come fa un
canale televisivo internazionale
a intervistare in diretta un
individuo condannato per
terrorismo, un evaso, e ad
augurargli «buona fortuna»? È
possibile solo quando si tratta
di Venezuela. Due giorni dopo
questa intervista scandalosa
sulla Cnn, Fox News titola: «Il
Venezuela sospende il 'volo
terrorista' verso la Siria e
l'Iran». Nel reportage,
pubblicato anche sul suo sito
internet, Foxnews.com, il canale
americano classifica il
Venezuela come «uno dei tre
stati più compiacenti con i
terroristi, insieme a Siria e
Iran». A proposito di un volo
della compagnia aerea nazionale
Conviasa, la Fox afferma che
«l'aereo trasportava un carico
illegale e micidiale, nello
specifico esplosivi e materiale
radioattivo, e offriva un
passaggio sicuro a terroristi,
spie, esperti in armi e alti
responsabili dell'intelligence
iraniana, nonché a membri di
Hezbollah e di Hamas». Le fonti?
«Agenti segreti occidentali,
personalità dell'opposizione
venezuelana e una ex spia
iraniana che lavora per la Cia».
Il pericoloso reportage della
Fox, nel tentativo di associare
il Venezuela al terrorismo, va
ancora più lontano. «Reza
Khalili, ex guardiano della
rivoluzione iraniana, che faceva
la spia per conto della Cia, ha
dichiarato a Fox News che questi
'voli speciali' facevano parte
di una rete terrorista
internazionale diretta
dall'Iran, che si estende oggi
agli Stati uniti. Tehran si
serviva di questi voli per
creare una base operativa in
America».
La Fox accusa così il Venezuela
di fornire aiuto per la
costituzione di una «rete
terroristica» contro gli Usa.
Accuse simili possono provocare
guerre. Ma la cosa più
incredibile è che, nel corso di
quel reportage, una delle
principali fonti ha riconosciuto
di non avere prove a sostegno
delle sue affermazioni. «Peter
Brookes, un ex analista del
ministero americano della Difesa
e agente della Cia, che lavora
oggi per The Heritage Foundation
(un think tank di Washington),
ha affermato che quel volo
trasportava regolarmente tra
l'Iran e il Venezuela alcuni
alti responsabili dei guardiani
della rivoluzione che dovevano
essere impiegati nei servizi di
spionaggio del paese
latinoamericano». E concludeva:
«Non sappiamo con certezza cosa
succede, sappiamo solo che
avviene in gran segreto». Come
dire che quella fonte
riconosceva di non sapere niente
ma che, nel dubbio, si trattava
per forza di qualcosa di
negativo.
Ecco la logica che Fox News
utilizza per tentare di accusare
il Venezuela di terrorismo. Una
cosa stupida, ma anche molto
pericolosa.
Eva Golinger (Avvocata
venezuelana-americana, autrice
di «Crociata Usa contro il
Venezuela» (Zambon). Con Romain
Migus, dirige il Centro Estudios
Estrategicos (Cese). L'articolo
è tratto dall'agenzia
venezuelana Aporrea)
Fonte: www.ilmanifesto.it
25.09.2010
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