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Scienziati statunitensi

contro il blocco

 

30 aprile 2010 - www.granma.cu

 

Noti scienziati statunitensi hanno sostenuto che gli Stati Uniti devono mettere fine alle restrizioni al commercio di medicine e prodotti medici che impongono a Cuba da 50 anni a causa di un blocco economico, dice la rivista scientifica Science, una delle più prestigiose del mondo.

 

Una politica ancora migliore sarebbe l’eliminazione totale del blocco commerciale, hanno scritto in un articolo d’opinione i professori Paul Drain e Michele Barry, della scuola di Medicina dell’Università di Stanford.

 

Gli autori sostengono che la fine di una simile politica permetterebbe agli Stati Uniti di approfittare ed apprendere dal sistema universale di assistenza medica cubano di grande successo.

 

A dispetto del mezzo secolo di blocco, scrivono Drain e Barry, Cuba detiene risultati migliori in termini di sanità della maggior parte delle nazioni d’America Latina. I suoi successi, aggiungono, sono comparabili a quelli dei paesi più sviluppati. Rispetto all’America Latina ed ai Caraibi, Cuba presenta la più alta aspettativa di vita (78,6 anni), come la maggiore densità di medici per abitanti (59 medici ogni 10mila persone).

 

Detiene anche il più basso tasso di mortalità infantile (5,0 per mille nati), e tra i bambini (7,0 per mille).

 

Allo stesso tempo Cuba ha uno dei maggiori indici di vaccinazione e di nascita assistita da specialisti della sanità in tutto il mondo.

 

Questi successi, continuano, si devono principalmente all’importanza che Cuba riserva all’assistenza medica primaria più che alle risorse finanziarie destinate al servizio medico nazionale.

 

Attraverso l’educazione popolare rispetto alla prevenzione di malattie e alla promozione nella salute, Cuba è stata capace di dipendere meno dalle risorse mediche per mantenere una popolazione sana.

 

In questo momento, l’adozione (da parte degli Stati Uniti) di alcune delle pratiche di successo cubane nella sanità pubblica potrebbe essere un primo passo verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali, hanno concluso gli autori.