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Celia Sánchez Manduley
I premi del concorso |
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17 giugno 2010 - www.granma.cu
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L’antico Convento di Belén, ne l’Avana Vecchia, è stato sede del commosso incontro di ascoltatori, amici e lavoratori di Radio Enciclopedia con i vincitori del Concorso “Celia per sempre…”
convocato dall’emittente culturale di Cuba, in omaggio al 90º anniversario della nascita di Celia Sánchez Manduley.
Il pomeriggio caldo e piovoso, la chitarra armoniosa e le canzoni de Enid Rosales; le voci femminili del coro de Belén; le parole di Elizabeth Palmeiro, moglie di Ramón Labañino; l’emozione di Giustino di Celmo; le poesie interpretate dai vincitori del concorso; i raconti e le testimonianze dei presenti hanno magicamente fatto sentire la presenza di Celia, dolce, ferma e vigilante.
Sempreviva, sempre, difendendo la Patria e la Rivoluzione.
Eberto Castillo Villavicencio, Felo Rojas, Luidmila Oramas Areces, Armando Hernández Bandinez; Bárbara Juana Vázquez Seguí ci hanno riportato la freschezza di Celia nelle loro poesie.
Mayra Pérez Caraballo ha commosso con le esperienze del progetto comunitario “Jardín de Celia”.
Verónica Berenguer Fleitas,Linnelis Barrera Zaldivar, Lisbet Labañino Palmeiro,Greta Bordòn, Ana Laura Alfonso e Elsis Yaniset Flores, tutte alunne di prima media, della Scuola “Fructuoso Rodríguez”, nel municipio Plaza, hanno mostrato come la spiritualità di Celia Sánchez germina e cresce con forza tra la gioventù cubana.
La voce dolce di Eugenia Palomares, vincitrice di un premio speciale per il suo lavoro Celia in Martí, ha chiuso le premiazioni.
Eugenia, filgia di un soldato ribelle morto in battaglia Eugenia, la bambina che Celia crebbe come un figlia propria, ha scoperto come nessun altro l’anima di Celia Sánchez Manduley, il fiore più autoctono della Rivoluzione. |
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Celia Sánchez, la nascita di un fiore |
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7 maggio 2010 - Elizabeth Reyes Tasé www.granma.cu
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Grande amante e alla difesa della natura, Celia Sánchez Manduleyha coniugato nella sua personalità e quotidianità la maggioranza degli attributi di un bocciolo di mariposa, fiore nazionale di Cuba e adorno preferito dell’eroina. Come il bozzolo della citata pianta, la sua vita e la sua opera sono simboli di rettitudine, unità, forza, rispetto e consacrazione ai più puri ideali dell’indipendenza della patria.
Originaria del paesino di Media Luna, ubicato nel municipio omonimo, nell’attuale provincia di Granma, incarna anche la delicatezza e l’eleganza delle femmine dell’Isola.
Nacque il nove maggio del 1920, che era il giorno nel quale si cominciò a celebrare a L’Avana il Giorno della Mamma, e i suoi genitori la chiamarono Celia Esther de los Desamparados (degli abbandonati, ndt), nome che sempre onorò.
Non ebbe figli biologici, ma fin da piccola protesse sempre i bambini, battezzandone molti, regalò giochi a tutto il paese e, spesso, organizzò feste infantili.
Questa forma appassionata di amare non era estranea a qualità tipicamente infantili, come per esempio il coraggio, l’iper-attività, la grande immaginazione o simpatiche malefatte.
Con la guida sicura di suo padre, il medico del paese, storico e politico di sinistra Manuel Sánchez Silveira, si forgiò il singolare carattere della futura eroina.
Nel 1956 organizzò la rete umana che salvò vari spedizionisti del yacht Granma, tra i quali Fidel Castro, Ernesto Che Guevara, Camilo Cienfuegos e Raúl Castro.
Come combattente clandestina compì rischiose missioni contro la tirannia di Fulgencio Batista e, nel 1957, fu la prima donna nell’Esercito Ribelle, tra le cui fila divenne una vera madre per i guerriglieri.
Nella Sierra Maestra si preoccupò si preoccupò di ricopiare e conservare anche i più piccoli e apparentemente insignificanti pezzettini di carta o informazioni, che dopo il primo gennaio del 1959 aiutarono a raccontare la storia di quella tappa.
Quell’iniziativa aggiunse alla sua personalità un’altra proprietà del fiore mariposa, utilizzata dalle mambise per nascondere importanti messaggi e burlarsi del nemico durante le gesta indipendentiste cubane contro il giogo coloniale spagnolo.
Dopo il trionfo della Rivoluzione, Celia portò molti bambini della campagna nelle scuole della capitale del paese e li assistette in modo costante, facendo mostra del suo proverbiale umanismo e grande istinto materno.
Molti tra quelli che ebbero il privilegio di conoscerla hanno affermato che dalla sua morte, l’11 gennaio del 1980, sentono un vuoto; ma lei, fedele alla sua essenza di mariposa, continua a nascere spontaneamente e a moltiplicarsi in migliaia di donne e bambine di tutta l’Isola.
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Si inaugura il monumento a Celia Nel XXXX anniversario dell’Ospedale Ortopedico Frank País |
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12 gennaio 2010 - José A. de la Osa www.granma.cu
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L’inaugurazione di un monumento a Celia Sánchez Manduley ha avuto luogo ieri durante la celebrazione del XXXX anniversario dalla creazione del Complesso Scientifico Ortopedico Internazionale Frank País.
Anche i bambini sono andati al Cimitero Colón per onorare Celía.
Nel monumento, opera dello scultore Andrés González, appare un busto in rilievo di Celia che emerge da una farfalla, con un’iscrizione in bronzo che dice: “Il fiore più autentico della Rivoluzione”.
“Con questa bellissima opera realizzata in tuo onore – ha affermato Armando Hart Dávalos, direttore dell’Ufficio del Programma Martiano – siamo venuti a celebrare la vita che tu ci ispiri e che si moltiplica nelle mani del dottor Rodrigo Álvarez Cambras ed il suo contingente di oltre mille lavoratori della Salute”.
Con la presenza del ministro José Ramón Balaguer, del vicepresidente del Consiglio dei Ministri José Ramón Fernández e di altri dirigenti, Hart ha indicato che in questa data così speciale si dovrebbe parlare di Celia, di Frank País e di tutta l’opera di Fidel nella Salute, ma visto che farlo richiederebbe un tempo infinito, ha aggiunto, “le mie parole saranno dedicate a ringraziare tutti voi in questo XXXX anniversario”.
Fu un’idea del leader della Rivoluzione, ha poi spiegato, chiedere di occuparsi del corso e dell’esecuzione di queste opere alla nostra cara ed indimenticabile Celia, che riuscì a metterci la sua audacia, volontà e squisitezza, cosa che di fatto poi la convertì, prima, nella madrina del progetto, e poi, dell’istituzione.
Onori di fronte alla tua tomba
Nostalgia ed emozione hanno unito bambini, giovani, casalinghe, operai, compagni di lotta e famigliari, che in rappresentazione di tutta Cuba hanno reso tributo ieri mattina alla nostra cara Celia Sánchez con fiori, rincontri e canzoni davanti alla sua tomba nella necropoli di Colón.
“Molti aneddoti potremmo ricordare oggi di Celia, tuttavia, non possiamo dimenticare il suo costante apporto, coraggioso ed indispensabile, alla causa rivoluzionaria dai più diversi angoli o trincee, con la magia di convertire sempre l’eccezionale nel quotidiano”, ha ricordato Ana Yudit Area Sarmiento, prima segretaria dell’Unione dei Giovani Comunisti a Città dell’Avana.
All’omaggio hanno partecipato il generale di brigata Delsa Esther Puebla (Teté), Rolando Alfonso Borges, capo del Dipartimento Ideologico del Comitato Centrale del Partito, Lázara Mercedes López Acea, prima segretaria del Partito nella provincia, così come altri dirigenti della Rivoluzione e combattenti della Sierra.
Durante il pomeriggio ha avuto luogo un incontro nell’Ufficio di Questioni Storiche del Consiglio di Stato, fondato da Celia, dove amici, compagni di lavoro ed una rappresentazione delle “ragazzine” – che andarono a lavorare con Celia fin dalla tenera età – hanno condiviso con un gruppo di giovani aneddoti sull’insegnamento lasciato dall’eroina nel corso della sua vita.
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Celia Sánchez Manduley La Rivoluzione ha l’impronta di Celia |
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12 gennaio 2010 - Eugenio Pérez Almarales www.granma.cu
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“L’esempio di Celia Sánchez vive nei cubani di oggi e la sua eccezionale vita di rivoluzionaria dev’essere studiata di più dalle nuove generazioni”, ha detto nella casa natale dell’Eroina, a Media Luna, Yolanda Ferrer, segretaria generale della Federazione delle Donne Cubane.
A 30 anni dalla scomparsa fisica della grande rivoluzionaria la massima dirigente della FMC ha affermato che “l’anima della Rivoluzione ha l’impronta di Celia”, che ha definito “una delle grandi donne della storia di Cuba”.
Inoltre ha ricordato il ruolo protagonista della combattente in momenti trascendentali come l’appoggio allo sbarco dello yacht Granma, l’organizzazione degli aiuti ai combattenti clandestini e del popolo in generale all’Esercito Ribelle ed il fatto d’essere la prima donna ad andare sulla Sierra Maestra integrando le forze della guerriglia, pur conservando tutta la sua modestia e semplicità.
Yoalnda Ferrer ha segnalato la visione che permise a Celia di conservare preziosi documenti della lotta d’insurrezione e come, dopo il trionfo della Rivoluzione del 1959, continuò a lavorare alla protezione del patrimonio storico della nazione, assieme al disimpegno di altre importanti responsabilità nella direzione della Rivoluzione.
La giornata di omaggio è cominciata con l’offerta d’una corona di fiori posta di fronte al monumento dedicato a Celia nel Parco di Media Luna, dove si sono riunite migliaia di persone; poi si è svolto un colloquio nella Casa Memoriale dove nacque nel 1920.
Maritza Acuña, investigatrice e direttrice dell’istituzione, ha spiegato l’ influenza di Manuel Sánchez Silveira nella formazione patriottica di sua figlia Celia; Edemis Tamayo, fondatrice plotone Mariana Grajales, ha parlato della capacità d’organizzazione della brillante combattente nella Sierra Maestra, e Nelsy Babiel ha parlato del suo lavoro nell’Ufficio dei Temi storici del Consiglio di Stato.
Erano presenti all’omaggio Luis Virelles, primo segretario del Partito in Granma, Jesús Infante, presidente dell’Assemblea Provinciale del Poder Popular e Iris Betancourt, integrante del Consiglio di Stato.
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Celia Sánchez Manduley La più precisa immagine del popolo |
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11 gennaio 2010 - Pedro Álvarez Tabío www.granma.cu
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Costa fatica ammettere che sono già passati 30 anni da quando, con il cuore pieno di lacrime, il nostro popolo accompagnò Celia in quello che sarebbe stato non il suo ultimo, ma, come si dice con una frase ben nota, il suo primo riposo in una vita tutta dedicata alla Rivoluzione.
Ed è così non solo per la rapidità con cui è trascorsa la vita in questi anni carichi di lotta, sforzi e vittorie, ma soprattutto per quanto la sentiamo sempre presente tra di noi e quanto sentiamo vigente la sua opera feconda ed il suo esempio unico.
È tanto forte la sua presenza che noi che abbiamo avuto il privilegio eccezionale di conoscerla, ci pare di vederla ancora con il suo passo inquieto, il suo dolce sorriso, le sue parole sempre affettuose, la sua modestia esemplare, il suo orientamento sicuro per la soluzione dei problemi quotidiani di lavoro con esigenza implacabile per il compimento responsabile di ogni compito, con la sua passione accesa nella difesa dei principi etici, ideologici e politici, della nostra Rivoluzione, della sua Rivoluzione, per la quale ha dato il meglio di sè sino all’ultimo respiro nella sua vita combattente.
Quello che provoca il più grande stupore è che Celia continua a stare anche nei cuori dei rivoluzionari cubani che oggi non hanno un’età sufficiente per averla conosciuta, perchè per esempio, quando è apparsa la sua immagine nella cerimonia, nel Parco Céspedes di Santiago di Cuba, per la commemorazione del 40º anniversario del trionfo della Rivoluzione, quella piazza piena soprattutto di giovani che non l’avevano mai conosciuta, ha offerto la più sonora e sentita ovazione mai ascoltate?
Perchè, non ci sono dubbi, che anche se sono presenti oggi già due generazioni complete di cubani, Celia continua a stare nel loro cuore, ad essere la coscienza, lo spirito rivoluzionario del popolo? Ho sempre pensato che la proiezione di Celia nella storia più recente della Patria si possa riassumere in tre parole.
La prima: fedeltà. Fedeltà al popolo, alla Rivoluzione. Nel fondo il ruolo impegnato da Celia da quando pose il suo destino a lato del popolo non è stato altro che essere la più fedele interprete ed esecutrice del pensiero creatore dal Capo della Rivoluzione.
Il primo esempio che ci dà Celia è la sua lealtà incomparabile per Fidel, la sua identificazione assoluta con il suo pensiero e i sentimenti del Capo della Rivoluzione.
Dove non poteva andare Fidel, perchè non aveva abbastanza tempo, lì stava Celia; quello che non poteva conoscere per mancanza d’opportunità lo controllava lei; lo manteneva informato delle inquietudini, le preoccupazioni e gli interessi della popolazione, delle reazioni di fronte ai fatti della Rivoluzione, delle opinioni su alcune deficienze nella gestione dello Stato.
Ed il popolo, con il suo infallibile intuito, lo sapeva. Così come in Fidel, Celia vedeva il popolo ed in Celia il popolo vedeva Fidel.
In un memorabile incontro di alcuni anni fa, con i lavoratori del Consiglio di Stato, il Comandante in Capo si riferì a Celia con parole che riassmno nel miglior modo possibile quello che significa Celia per tutti i Rivoluzionari.
Disse Fidel: “Ho sempre avuto una fiducia illimitata (...) nelle cose che organizzava Celia, la cui mano, la cui idea non è assente in nulla che possiamo vedere (…)in qualsiasi compito; la forma in cui si dedicava; l’arte con cui faceva le cose; la precisione con cui le faceva; la forma in cui educava le compagne ed i compagni e soprattutto la considerazione che aveva di tutti, la forma di conoscere tutti, apprezzare il lavoro di tutti. Io avevo una gran fiducia in tutto quello che faceva quando organizzava, selezionava, aiutava ed educava.”
Queste parole c’impegnano a stare ogni giorno all’altezza di quello che Celia si aspettava da noi lavoratori rivoluzionari onesti, austeri, modesti e al disopra di tutto, fedeli al popolo, alla Rivoluzione e a Fidel.
Dire Celia è in secondo luogo dire dedizione, dedizione assoluta alla causa del popolo; dedizione totale all’opera della Rivoluzione e di Fidel, al lavoro creativo.
E dire Celia è dire sensibilità umana nella sua marcata capacità per sentire le preoccupazioni e le aspirazioni delle masse, per comprendere le ragioni di una domanda popolare, per condividere con il popolo il giubilo e i dolori grandi e piccoli. E individualmente la sua evidente facilità di calarsi nelle motivazioni di una condotta, per commuoversi genuinamente di fronte alla pena per uno o partecipare alla sua allegria, nella sua delicatezza e tatto nel tratto con gli altri, specialmente i più umili.
Il suo sorriso, la sua dolcezza e la sua energia, la forza di carattere, la sua generosità e la sua disposizione a comprendere.
Migliaia di aneddoti testimoniano questa sua qualità così bella, che fu la sua incapacità di rimanere indifferente di fronte a qualsiasi necessità individuale o sociale del popolo, e il popolo lo sapeva.
Quante volte abbiamo sentito: “Se Celia lo sa lo sistema, se Celia interviene si risolve”, ed era così.
Sensibilità rivoluzionaria era il suo esempio di costanza e di lavoro, l’intransigenza di fronte a cose fatte male, l’esigenza estrema per la qualità di un prodotto o un servizio il cui destinatario fosse il popolo, per la mancanza del compimento di un impegno stabilito, per la sua lotta contro l’indolenza e l’irresponsabilità in tutte le sfere del lavoro.
Sensibilità rivoluzionaria in Celia era la fiducia decisa che ebbe sempre nelle masse del popolo; la sua modestia era proverbiale e lo era anche la sua austerità.
E per quel che è l’esempio di una condotta personale austera e modesta e l’intolleranza del minor sintomo di debolezza in questo aspetto da parte di qualsiasi quadro rivoluzionario, Celia incarna oggi la coscienza e la morale della Rivoluzione…
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Celia Sánchez Manduley
sulla sua tomba |
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8 gennaio 2010 - Acela Caner Román www.granma.cu
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Il tempo passa inesorabilmente. Stanno per compiersi 30 anni da quel venerdì 11 gennaio 1980, quando il cuore di Celia Esther de los Desamparados Sánchez Manduley smise di battere.
Ricordo il grigio di quella mattina e l’insistente pioggerella che accompagnavano l’incredulità.
Il dolore e la tristezza impregnarono molto a fondo il cuore dei cubani e fu difficile accettare che quell’essere imprescindibile se n’era andato per sempre.
Nata il 9 maggio del 1920 a Media Luna, un paesino vicino al golfo di Guacanayabo, Celia crebbe e maturò tra le onde del mare dei Caraibi e le montagne della Sierra Maestra, tra Manzanillo e Pilón, tra gente semplice, patriota e rivoluzionaria.
Molto giovane, Celia ebbe vincoli diretti con i più umili tra gli abitanti della sua regione d’origine e con l’intellettualità più progressista del paese. Figlia d’un uomo di straordinaria cultura e bontà, il dottor Manuel Sánchez Silveira, Celia aiutava il padre nell’assistenza ai malati e nella lotta del nobile professionista per migliorare le condizioni di vita dei diseredati e per rendere più decente la politica nazionale.
Con lui Celia scalò il Turquino per collocare l’immagine di Martí sulla cima più alta della Patria, con la stessa volontà e persistenza con cui partecipava a tutte le investigazioni storiche e alle attività politiche che arricchivano lo spirito e la vita dello stimato medico rurale.
Celia, semplice e silenziosa, fu uno dei grandi pilastri del Movimento 26 di Luglio. Nella lotta clandestina lei organizzò le cellule rivoluzionarie di Pilón, Niquero e Manzanillo; preparò le condizioni per ricevere lo yacht Granma e fu la guida dei contadini della zona che intrapresero le ricerche dei ribelli della spedizione dispersi dopo le difficoltà terribili dello sbarco.
Celia fu anche la prima donna che andò sulla Sierra Maestra per combattere nell’Esercito Ribelle.
Instancabile, laboriosa, audace e discreta, si guadagnò l’affetto e la fiducia di tutti i combattenti.
Fidel lo disse così nel 1957: “E per quel che riguarda la Sierra, quando si scriverà la storia di questa tappa rivoluzionaria, nella copertina dovranno apparire due nomi: David e Norma”, cioè i nomi che usavano Frank País e Celia Sánchez come pseudonimi per la lotta.
Trentanni dopo la sua dipartita Celia Sánchez Manduley, la sensibile e fedele guardiana della storia rivoluzionaria e del pensiero di Fidel, le¡, quella che ha lavorato per la Patria socialista fino a quando ha avuto un alito di vita, segue presente in noi che non siamo rimasti abbandonati, perchè la sua luce ci illuminerà per sempre.
E ogni giorno, all’alba, la tomba della dolce Eroina della Patria riceve fiori freschi, simbolo dell’affetto e del rispetto del suo popolo. |
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