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Il Comandante è tornato alla  sua Università

 

07.09.10 - Leticia Martínez Hernández www.granma.cu (ain)

 

Sono passati 65 anni da quella mattina di settembre, quando le braccia aperte di una Alma Máter ancora abbandonata, ricevevano il giovane Fidel, quel ragazzo intrepido che arrivava con la voglia di mangiarsi il mondo e che divenne lì, il rivoluzionario, il martiano, il socialista di ieri e di oggi, lo stesso che un giorno  di un  altro settembre è tornato alla sua Università per parlare a  migliaia di giovani giunti sulla storica scalinata fin dall’alba alle 7.30 di una mattina più vivace dell’abituale, il Comandante in Capo è giunto a quella scalinata dove pensava di non ritornare mai più. 

 

Vestito con l'uniforme verde e il berretto di sempre un paio di occhiali diversi per vedere un pochino meglio ... quello che Fidel ha visto sono state migliaia di universitari che lo aspettavano impazienti molti dalla mezzanotte  da quando avevano saputo che lui aveva qualcosa da dire loro. Il leader della rivoluzione è tornato come sempre al podio ed allora tutti hanno ricordato quel 26 di luglio 2006, quando lo avevano visto parlare per l'ultima volta alla folla riunita ad  Holguín.  Sta bene ha commentato qualcuno al mio fianco  Está entero! in cubano e non ho potuto fare  ameno di assentire senza smettete di guardare quell'uomo che ha detto d'essere resuscitato e che è tanto lucido tanto preciso tento preveggente tanto gentile.

 

Fidel è apparso contento, contento con le migliaia di giovani che hanno festeggiato il suo ritorno all'Università de l'Avana; con Raúl Torres, il cantautore che gli ha  ricordato la *Pequeña Serenata Diurna* di Silvio  e quella certezza d’essere un uomo  felice; con Yoerky Sánchez, il giornalista che giocando con le parole ha dato uno scacco a  Obama; con Maidel Gómez, la presidentessa della Federazione Studentesca  Universitaria, che ha affermato che salvarsi non è la migliore soluzione è l’unica.

 

Quando è toccato parlare al Comandante,  un gran silenzio ha percorso la scalinata che ha unito tanta gente e l’emozione per il suo ritorno si è sommata  alla preoccupazione per la sua salute. Fidel è ritornato dopo quattro anni d’una malattia che, come lui stesso ha detto, lo ha portato al bordo della morte. Ma ha di nuovo lasciato tutti a bocca aperta.  

 

Era lì di nuovo, saggio, stratagico, dando lezioni ad un mondo troppo ubriaco  di potere, un mondo a cui termina il tempo, mentre accumula armi nucleari in cifre allarmanti, da pazzi.

 

“La pace con pace si paga”, ha detto Fidel con questo segnale d’avviso che annuncia sempre con il suo dito indice,  per poi ribattere: “Se vuoi la pace preparati a cambiare la tua coscienza!”

 

All’altro lato della tribuna visi giovanissimi ascoltavano attenti il messaggio di Fidel, e tra le fronti corrugate  per il destino incerto dell’umanità, si sono mescolati i sorrisi, quando il Comandante ha insistito per il bicchiere d’acqua che non arrivava o quando, con gentilezza, si è rallegrato che i suoi ascoltatori stavano all’ombra mentre  lui aveva il sole in fronte.

 

È stato grandioso l’incontro  del Comandante in Capo con la sua Università, 65 anni dopo, con i suoi giovani buoni, quelli di adesso, che si mettono in spalla le responsabilità di rendere tale il mondo migliore  di cui parla e che sogna sempre Fidel. 

 

Lui li ha ringraziati per l’appoggio di sempre,  li ha ringraziati per  il privilegio d’ascoltarlo di nuovo dalla scalinata di tante lotte.