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Viva la Rivoluzione

 

1 gennaio 2010 - www.granma.cu

 

Viva la Rivoluzione

Il Primo di Gennaio!

Luminosa sorge la mattina.

Le ombre se ne sono andate! Sfolgora la luce

della redenta bandiera cubana.

L’aria si riempie  di allegri clamori.

S’incrociano le anime, i saluti e i baci,

e in tutte le tombe di nobili caduti

esplodono i fiori e cantano le ossa.

Passa un giubilante ciclone di bandiere

e di bracciali di giaietto e granata.

Muove l’entusiasmo balconi e marciapiedi,

grida anche la cornice di ogni finestra.

Alla luce del giorno si aprono le prigioni

e si aprono le braccia: si apre all’allegria

come una rosa rossa dentro i cuori

di madri malate di malinconia:

Giovani barbuti, ribelli diamanti

con l’uniforme olivo scendono dalle colline,

e per la loro dolcezza gli eroi trionfanti

sembrano un’armata e delle buone colombe.

Vengono vincitori della fame, delle pallottole e del freddo,

per l’occhio vigile dei contadini

e la custodia aperta di ogni bohío.

Vengono con un trionfo di fucile e aratro.

Vengono con il sorriso di fratello e d’amico.

Vengono con fragranza di vita rurale.

Vengono con le armi con cui il cieco nemico

toglieva l’ideale.

Vengono con ansia di popolo appassionato.

Vengono con l’aria e con le aurore

e, semplicemente, come chi ha compiuto 

un semplice dovere.

Non importa l’insetto, non importa la spina,

la sete consolata con la vite del monte,

il vento, la pioggia, la mano assassina

sempre minacciando all’orizzonte.

Solo importa Cuba! Solo importa il sogno

di cambiare il destino.

Oh, nuovo soldato che non  si acciglia

nè viene stupito di dar tu alla morte!

I bambini li guardano passare agguerriti

e pensano, cresciuti per l’ammirazione,

di vedere un re mago, ringiovanito,

e con cinque giorni  d’anticipo.

Passa sfolgorante Camilo Cienfuegos.

Illuminano il suo viso centro fuochi di gloria.

Passano capitani, abbronzati contadini

Che vengono dopo aver arato nella Storia.

Passano le mariane senza atre coron

Che i loro sacrifici: cubane marziali,

gardenie che divennero leonesse

al bacio di donna Mariana Grajales.

Con gli invasori, passa il Che Guevara,

Anime delle Ande che ha scalato il Turquino,

San Martín di fuoco a Santa Clara,

Maceo del Plata, Gómez argentino.

Già tra i mambises del valoroso Oriente,

Su un mare di popolo risplende un astro:

Già lo vediamo... vediamo la sua calda fronte,

il braccio vigoroso, il dolce sorriso di Castro.

Lo seguono raggianti Almeida e Raúl,

e applaudono il passaggio dell’eroe, le città bruciate,

le città ferite, che saranno curate,

ed avranno un cielo sereno e azzurro.

Fidel, fedelissimo germoglio martiano,

meraviglia dell’America, titano della prodezza,

che dalle cime bruciò le spine del piano,

e adesso irriga orchidee e fiori di montagna.

E questo, che la fiele diverrà miele,

Si chiama...

Fidel!

E questo che l’ortica divenga garofano,

si chiama...

Fidel!

E questo che la mia Patria non sia una truce caserma,

si chiama ...

Fidel!

e questo che la bestia è stata sconfitta per il bene dell’uomo,

e questo, questo che l’ombra si trasformi in luce,

questo ha un nome, solamente ha un nome...

Fidel Castro Ruz!

           

poema di Jesús Orta Ruíz, l’Indio Naborí

Gennaio del 1959