Per il Giorno Internazionale dell’Infanzia Per i bambini lavoriamo... |
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1 giugno 2010 - www.granma.cu
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Oggi, Giorno Internazionale dell’Infanzia, ogni abitante di questo pianeta dovrebbe ricordare che i bambini vengono al mondo senza essere consultati, che non chiediamo la loro opinione per sapere se volevano o meno nascere e che, per questo, è responsabilità di ogni genitore, di ogni adulto, di ogni governo rendere realtà quello che scrisse il nostro
José Martí: "Per i bambini lavoriamo, perchè i bambini sono la speranza del mondo e vogliamo che ci amino e che ci vedano come una cosa del loro cuore".
Da “L’età d’oro”
di José Martí
Un gioco nuovo e altri giochi vecchi
Negli Stati Uniti c'è un gioco nuovo che si chiama il gioco dell'asino. In estate quando si sentono provenire molte risate da una casa, significa che lì stanno giocando all'asino. Non lo giocano solamente i bambini, ma anche le persone adulte.
Ed è davvero facile. Su un foglio di carta grande o su un pezzo di tela bianca si disegna un asino della grandezza di un cagnolino.
Si può dipingere con il carbone vegetale, perché il carbone di pietra non scrive : quello che scrive è l'altro, il carbone che si ottiene bruciando la legna degli alberi sotto una quantità di terra. Si può anche disegnare l'asinello con un pennello intinto nell'inchiostro perché non si deve riempire con il nero tutta la figura ma solamente disegnare le linee esterne. La coda si dipinge a parte su un pezzo di tela o di carta e poi si ritaglia perché sembri proprio una coda vera e quello è il gioco : si deve mettere la coda proprio dove deve stare! Non è così facile come sembra, perché a chi gioca si devono bendare gli occhi e lo si fa girare su se stesso almeno tre volte prima di lasciarlo andare. E questi va e va e la gente ride. Qualcuno mette la coda dell'asino sul collo o sulle costole o anche sulla fronte… Altri mettono la coda sulla porta credendo che è l'asino.
Negli Stati Uniti si dice che questo gioco è nuovo e non si era mai giocato prima, però non è tanto nuovo, ma è una maniera diversa di giocare alla gallina cieca. È curioso come i bambini di adesso giochino ai giochi dei bambini di una volta e la gente di popoli che non si sono mai incontrati giochi agli stessi giochi.
Si parla molto dei greci e dei romani che hanno vissuto duemila anni fa, ma i bambini romani giocavano alla palla come qui da noi e le bambine greche avevano bambole con i capelli veri come le bambine di oggi. In un’illustrazione si vedono le bambine greche che mettono le loro bambole davanti alla statua di Diana, che era come una santa di quei tempi, perché i greci credevano che in cielo ci fossero i santi e le bambine pregavano questa Diana perché concedesse loro una lunga vita, conservandole anche la bellezza. I bambini non portavano solamente bambole, perché questo maschietto dell'illustrazione che guarda la dea con l'espressione di un imperatore, le ha portato il suo carretto di legno, perché Diana lo usi per andare a cacciare, come faceva ogni mattina, si diceva. Chiaramente Diana non è mai esistita. Non è mai esistito nessuno degli dei che i greci pregavano con versi molto belli, con canti e processioni.
I greci furono come tutti i popoli nuovi che credono di essere i padroni del mondo, come credono i bambini; e poiché vedono che dal cielo provengono il calore del sole e la pioggia, che la terra dà il grano e il mais, che sulle montagne vivono gli uccelli e gli animali buoni da mangiare, pregano la terra e la pioggia, la montagna ed il sole, e danno loro il nome di uomini e di donne, li dipingono con l'apparenza di figure umane, perché credono che pensino e vogliano quello che loro stessi desiderano, e quindi debbono avere la stessa figura. Diana era la dea dei monti. Nel museo del Louvre a Parigi c'è una statua di Dana molto bella, che la rappresenta, mentre caccia accompagnata dal suo cane ed è così ben fatta che sembra stia camminando. Le gambe sembrano quelle di un uomo, perché si noti che era una dea camminatrice. Le bambine greche amavano tanto le proprie bambole che quando morivano venivano seppellite con queste.
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Per il Giorno Internazionale dell’Infanzia
“L’Età d’Oro” |
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29 maggio 2010 - J.Martì www.granma.cu
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Questa rivista è per i bambini e naturalmente anche per le bambine. Senza le bambine non si può vivere, come non può vivere il nostro pianeta senza la luce. Il bambino deve lavorare, viaggiare, studiare, essere forte, essere attraente. Il bambino può divenire affascinante anche se è brutto. Un bambino buono, intelligente e pulito è sempre bello. Però un bambino non è mai così bello come quando ha tra le sue mani di uomo forte un fiore per una sua amica o quando offre il braccio a sua sorella perché nessuno la offenda; così il bambino cresce e sembra un gigante, nasce per essere un cavaliere e la bambina nasce per essere madre. Questo giornale si pubblica per conversare una volta al mese come buoni amici con i cavalieri di domani e con le madri di domani, per raccontare alle bambine come è bello giocare con le bambole e intrattenere le visite e per dire ai bambini quello che devono sapere per diventare veri uomini. Racconteremo tutto quello che vorranno sapere in maniera chiara, perchè capiscano bene. Racconteremo tutto quello che hanno fatto gli uomini sinora. Per questo si pubblica L’Età d’Oro, perché i bambini americani sappiano come si viveva nel passato e come si vive adesso in America e nelle altre nazioni, come si costruiscono tante cose di vetro e di ferro, la macchine a vapore, i ponti girevoli, o come funziona la luce elettrica. Perché quando un bambino trova una pietra colorata, sappia perché è colorata e da dove deriva il colore, perché il bambino conosca i libri più famosi, dove si raccontano le battaglie e le religioni dei popoli antichi. Parleremo di tutto quello che si fa nei laboratori dove succedono cose rare e interessanti come nei racconti di magia, che sono magie ancora più belle delle altre. Diremo quello che si sa sul cielo, sulla terra e sulla profondità dei mari, racconteremo racconti comici e romanzi per bambini, per quando, dopo aver studiato molto o giocato troppo, vogliano riposare. Noi lavoriamo per i bambini, perché sono coloro che sanno amare, perché i bambini sono la speranza del mondo e noi vogliamo che ci amino e ci considerino pezzetti del loro cuore.
Quando un bambino vuol sapere qualcosa che non si trova in L’Età d’Oro ci deve scrivere come se fossimo vecchi amici e noi gli risponderemo. Non importa se nella lettera ci saranno errori di ortografia. L’importante è che il bambino voglia sapere. E se la lettera sarà ben scritta la pubblicheremo nella nostra rubrica con la sua firma, perché si sappia che è di un bambino capace. I bambini sanno più di quel che sembra e se dicessimo loro di scrivere tutto quello che sanno, quante cose belle scriverebbero! Per questo L’Età d’Oro organizza una gara letteraria che si terrà ogni sei mesi. Il bambino che manderà il lavoro migliore riceverà un bel premio in libri e dieci copie del numero de L’Età d’Oro con il suo componimento pubblicato. Egli scriverà cose della sua età per poter scrivere bene, perché per scrivere bene si deve sapere molto di una cosa.
Noi desideriamo che i bambini americani siano così: uomini che dicono quello che pensano e lo dicano bene; uomini eloquenti e sinceri.
Le bambine devono sapere quello che sanno i bambini per poter parlare insieme mentre crescono; è penoso pensare che un uomo debba uscire da casa sua per trovare una persona con la quale parlare perché le donne della casa si interessano solamente di mode e feste da ballo. Ci sono cose delicate e tenere che le bambine capiscono meglio e per loro scriveremo in maniera che piacerà sicuramente, perché L’Età d’Oro ha il suo mago che racconta che l’anima delle bambine assomiglia a un colibrì che svolazza tra i fiori Diremo loro cose che potrebbero leggere anche i colibrì, se sapessero leggere. E racconteremo come si fabbrica una gugliata di filo, come nasce una violetta, come le vecchiette italiane ricamano col tombolo. Le bambine ci possono scrivere chiedendoci quello che vogliono sapere, mandare i propri componimenti per le gare semestrali.
Di sicuro vinceranno le bambine!
Noi vogliamo che i bambini siano felici come i fratellini dei nostri disegni e che se un giorno un bambino americano ci incontrerà per il mondo ci stringerà la mano come a un vecchio amico dicendo forte perché tutti lo sentano: “Quest’uomo de L’Età d’Oro è stato un mio amico!”. |
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Felice Giorno Internazionale dell’Infanzia |
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27.05.10 - www.granma.cu (cubaminrex-AIN)
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Cuba il 1º giugno festeggerà felicemente il Giorno Internazionale dell’Infanzia e né la crisi globale, né le farse e il blocco imperiale, potranno cancellare il sorriso dei bambini cubani, felici e nel pieno esercizio di tutti i loro diritti.
Collettivi ed installazioni per i pionieri piazze, biblioteche, clubs di computazione e video, parchi, case per bambini orfani, ospedali e sale di Pediatria: dappertutto sarà festa, in un paese dove ogni giorno viene dedicato ai più piccoli, perché vivano appieno quell’età dorata che è l’infanzia.
Nel dicembre del 1954, l’Assemblea Generale della ONU accordò la celebrazione annuale di un Giorno Internazionale dell’Infanzia, d’intesa e fraternità tra tutti i bambini del mondo, in una data stabilita da ogni paese, e Cuba, già rivoluzionaria, scelse il 1º giugno con molte altre nazioni.
“Amore, allegría e fede in un mondo migliore, è il messaggio che da questa Cuba Libera, bastione della speranza conquistata e dell’ infanzia protetta, i bambini e gli adolescenti invieranno a tutti i confini del pianeta”, ha dichiarato alla AIN Keyla Estévez, vicepresidentessa dell’ Organizzazione dei Pioneri José Martí.
Ci saranno molte opzioni ricreative, culturali, sportive e didattiche a livello municipale, ed inoltre in ogni scuola ed in tutti i modi possibili di festeggiare, tra i quali le mostre nei circoli d’interesse che in questi giorni presentano i migliori frutti del lavoro di formazione vocazionale, nei Palazzi e nei collettivi dei pionieri.
Ci sarà l’incontro con il meglio della produzione artistica e letteraria per il pubblico infantile in Cuba e, specialmente, il IV Festival Internazionale dell’Audiovisivo per l’Infanzia e l’Adolescenza “Cubanima 2010”, incontro biennale organizzato dall’ICAIC e dai suoi studi di animazione.
La sede più importante del Giorno Internazionale dell’Infanzia sarà l’Ospedale Pediatrico William Soler, nella capitale, i cui 50 anni recentemente compiuti d’infaticabile lavoro in difesa della salute e la vita, saranno celebrati alla grande dai bambini cubani e dalle organizzazioni che li rappresentano.
La cantautrice Lidis Lamorú canterà per i piccoli ricoverati, le loro famiglie e l’eccellente collettivo dei lavoratori di quest’ospedale, per terminare una turne dedicata al IX Congresso dell’Unione dei Giovani Comunisti.
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