Gli attaccanti della Caserma Moncada escono
di prigione: una Vittoria
Popolare “La nostra libertà non sarà di festa, ma di lotta, nel dovere di combattere senza tregua sin dal primo giorno, con dedizione piena di ardore per una Patria senza despotismo nè miseria, il cui migliore destino nessuno e nulla potrà mai più cambiare”, disse Fidel. |
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17 maggio 2010 - M.Rojas www.granma.cu
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Prima ci fu la campagna popolare contro l’isolamento di Fidel nel Presidio Modelo dell’allora Isla de Pinos, nel momento in cui il panorama nazionale era torbido ed i media della stampa, in grandissima maggioranza, erano controllati o erano voce diretta della tirannia.
La campagna si fece sentire da un estremo all’altro dell’arcipelago, anche se solo eccezionalmente fu possibile far circolare degli stampati.
Si riconosceva il coraggio della risposta di Fidel al pubblico ministero, nel processo della Caserma Moncada: “Io credo nel popolo”.
Quasi immediatamente iniziò un’altra iniziativa a favore dell’amnistia, anche se Fidel aveva dichiarato chiaramente dall’Isola de Pinos che: “Non chiedo, né chiederò l’amnistia”.
Il gruppo delle Donne Martiane fu pioniere nella campagna.
Haydée Santamaría e Melba Hernández avevano scontato la loro condanna nel carcere femminile di Guanajay, e realizzavano il lavoro più urgente e più importante che Fidel aveva indicato: pubblicare l’allegato oggi famoso La storia mi assolverà.
Era indispensabile che il popolo sapesse quanto grande era stato il massacro degli assaltanti prigionieri, quel 26 di luglio, nella celle della Moncada ed in altri luoghi della provincia d’oriente, dopo aver sofferto terribili torture che la censura della stampa aveva taciuto.
Dalla prigione dell’Isola de Pinos, il Capo della Rivoluzione, che aveva già sferrato la sua prima battaglia contro la Caserma Moncada, scrisse ai suoi compagni come attuare per continuare la lotta.
Una frase di quella lettera a Melba e ad Haydée, diceva "(... ) senza movimento di massa non c’è rivoluzione”.
In quel momento il movimento di massa, di fatto, espresse il proprio appoggio per tutti quei compagni simpatizzanti, studenti, lavoratori e patrioti in generale, che si sommavano all’azione delle Donne Martiane.
Esisteva una realtà obiettiva: che nè il governo nè i suoi accompagnanti e tantomeno i partiti dell’opposizione ammettevano che partendo dal fatto concreto ed teorico del 26 di luglio, tutti avevano perso autorità e volevano un “atto di conciliazione” e le elezioni per mantenere ognuno il loro pezzetto di potere...
La mobilitazione popolare ebbe effetto, realizzata con enormi sacrifici, con una magra raccolta di denaro tra amici e simpatizzanti o sconosciuti individui del popolo che cominciavano a conoscere la verità del massacro e delle fucilazioni extragiudiziarie.
Il 15 maggio del 1955 - erano già passati 22 mesi di reclusione per i moncadisti nell’Isola de Pinos - Fidel ed i suoi compagni uscirono di prigione. Va saputo che la Legge d’Amnistia comprendeva tutte le cause comprese in un preciso periodo di tempo e non solo la Causa 37, che riguardava gli assaltanti rivoluzionari.
Nel processo per l’assalto alla Caserma Moncada, vittoria strategica del 26 di Luglio, Fidel divenne da accusato, l’accusatore, sin dalla prima udienza del 21 settembre del 1953.
Il giovane avvocato reclamò che si aprissero le cause criminali corrispondenti ai crimini commessi dagli accusati, che nella Legge d’Amnistia approvata avrebbero posto un sottile sostegno - un emendamento, avrebbero detto i congressisti nordamericani - mai discusso dai legislatori ed in virtù di questo “sostegno” si sottolineavano le cause in cui erano coinvolti i militari.
La continuata e vigorosa mobilitazione popolare aveva vinto la battaglia e le masse popolari riconobbero in Fidel il solo leader dell’opposizione che poteva realizzare una programma rivoluzionario nazionale liberatore, fondato in La storia mi assolverà.
La folla che lo ricevette nelle stazioni ferroviarie, nel viaggio da Batabanó a L’Avana, riempì tutti gli spazi possibili dei marciapiedi ed era il voto a suo favore delle forze popolari.
Celebrati i 55 anni dalla scarcerazione
di Fidel e dei moncadisti
Esteban Lazo ha presieduto la cerimonia
17 maggio 2010 - www.granma.cu (ain)
Esteban Lazo Hernández, membro del Burò Politico del Partito Comunista di Cuba, ha presieduto la cerimonia commemorativa della liberazione, nel 1955, de Fidel Castro e di un gruppo degli assaltanti della caserma Moncada.
Lazo, che è anche Vicepresidente del Consiglio di Stato, ha ricordato l’importante ruolo del movimento di massa per ottenere l’amnistia per i giovani che non lasciarono morire José Martí nel centenario della sua nascita, assaltando le due principali fortezze militari del governo dittatoriale.
Durante 580 giorni nel Presidio Modelo, considerati dai patrioti come periodo di preparazione morale e unità, soffersero le più avverse condizioni di isolamento, le peggiori vessazioni e torture fisiche e psicologiche.
Lazo ha parlato anche della posizione di principio mantenuta dal gruppo dei rivoluzionari che non cedettero al ricatto dell’indulto che offriva Fulgencio Batista, presidente golpista che tentò di umiliarli, stimolato dai suoi appetiti elettorali.
Estaban Lazo Hernández ha convocato i residenti nel municipio speciale ad affrontare i compiti urgenti per la sostenibilità dell’economia, applicando coscientemente la scienza e la tecnica, risparmiando, lavorando e non dimenticando la storia forgiata dai predecessori.
La pioniera di quinta elementare, Claudia Ramos Fernández, a nome dei suoi coetanei ha ringraziato gli assaltanti della caserma Moncada per aver dato loro la possibilità di vestire oggi l’uniforme rossa e bianca e l’orgoglio delle scudo, l’inno e la bandiera, che significano avere la Patria.
La giovane maestra Angélica María Santiesteban Padrón, ha ringraziato per la fortuna d’avere gesso, libri e matite per forgiare gli uomini di domani ed ha condannato la campagna mediatica orchestrata contro Cuba dagli Stati Uniti e dal Parlamento Europeo.
La cerimonia ha visto la concentrazione di 20000 compatrioti davanti alla scalinata da cui scesero i moncadistsi vittoriosi il 15 maggio del 1955, in una domenica piena di fervore popolare come allora, rallegrata oggi anche da danze, mostre di dipinti e interpretazioni artistiche.
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