La vergogna del governo
degli Stati Uniti |
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26 febbraio 2010 - www.granma.cu
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Ogni quattro detenuti del mondo, uno è recluso nelle prigioni degli Stati Uniti. La composizione dei reclusi è profondamente razzista: uno di ogni 15 adulti negri è recluso; uno di ogni 9 ha tra 20 e 34 anni ed uno di ogni 36 è ispanico.
Due terzi dei condannati all’ergastolo sono negri o latini e nel caso dello Stato di New York, solo il 16,3% dei reclusi è di razza bianca.
Ogni anno muoiono 7000 persone nelle prigioni statunitensi e molte sono assassinate o si suicidano.
Le guardie nelle prigioni degli Stati Uniti usano regolarmente pistole Taser. In accordo con il rapporto di un’organizzazione, 230 cittadini degli USA sono morti per l’uso di questo tipo d’arma, dal 2001.
Nella denuncia si cita il caso di una prigione della contea di Garfield, nel Colorado, accusata d’utilizzare regolarmente queste pistole o polverizzatori di pepe contro gli occhi dei detenuti, e di legarli in posizioni dolorose per varie ore.
Di recente si è saputo che 72 persone hanno perso la vita, negli ultimi cinque anni, nelle prigioni di detenzione per migranti.
Una relazione resa nota dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, al termine del mandato di W. Bush, segnalava che c’erano 22480 reclusi nelle prigioni statali e federali, che erano portatori di HIV o malati confermati di SIDA e si stimava che 176 reclusi statali e 27 federali sono morti per cause relazionate al SIDA.
In accordo con un’informazione del Los Angeles Times del 20 settembre del 2007, sono stati registrati 426 casi di morte nelle prigioni della California nel 2006, per un trattamento medico giunto in ritardo.
Tra questi, 18 decessi sono stati considerati “evitabili” ed altri 48 come “possibilmente evitabili”. Un recluso diabetico di 41 anni, Rodolfo Ramos, è morto perchè lo avevano abbandonato solo, in mezzo alle sue feci, da una settimana: i funzionari della prigione non gli concessero l’accesso all’assistenza sanitaria, anche se conoscevano le sue condizioni di salute.
In almeno 40 Stati dell’Unione, le Corti trattano come adulti i nordamericani tra i 14 e i 18 anni e circa 200000 minorenni sono sottoposti negli Stati Uniti, a processi in tribunali per adulti, anche se è stato dimostrato il grave errore che rappresenta questo procedimento.
In tredici centri di detenzione di minorenni, negli Stati Uniti, si contano alti indici di abusi sessuali e come media, uno su tre dei giovani reclusi ha denunciato d’essere stato aggredito.
Inoltre nelle prigioni ci sono approssimatamente 283000 malati mentali, quattro volte più che negli ospedali psichiatrici.
Il 4,5% dei detenuti, nelle prigioni statali e federali, ha sofferto uno o più attacchi sessuali. Il 2.9% ha informato d’aver subito attacchi durante incidenti nei quali era coinvolto il personale delle installazioni penitenziarie, mentre lo 0,5% ha affermato d’aver subito attacchi sessuali da parte di altri prigionieri o del personale penitenziario.
Forme fisiche e dirette di brutalità e tortura contro i reclusi sono endemiche nelle prigioni degli Stati Uniti.
Pochi anni fa una pellicola britannica Torture: Americans Brutal Prisons (Torture: le prigioni brutali degli Stati Uniti), mostrava orribili scene nelle camere di sicurezza della Florida, Texas, Arizona e California, nelle quali le guardie colpivano severamente i detenuti, assassinandoli in vari casi con pistole Taser e pistole elettriche, con cani da combattimento, attacchi con prodotti chimici e pericolosi dispositivi per immobilizzare.
La cosa più dannosa della mancanza di comunicazione prolungata è che questo abuso mentale danneggia profondamente ed in modo allarmante i detenuti. Molti impazziscono - se non erano già malati mentali - o si suicidano per questi castighi disumani. Li mettono in unità di segregazione e molti in isolamento, ma il governo non permette d’accedere a questi dati.
La maggioranza dei detenuti degli USA, che sono in isolamento, lo sono stati per più di cinque anni.
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